Come sono diventato sottomesso a mia moglie Tredicesimo episodio STORIA VERA
di
DavideSebastiani
genere
dominazione
E finalmente, proprio quando ormai avevo perso le speranze, accadde ciò che stravolse la mia vita. Era una sera che naturalmente eravamo da soli in casa. Una sera d’agosto, un agosto che trascorremmo a Roma senza andare in vacanza in quanto a lei era venuto a mancare il papà pochi mesi addietro e non se l’era sentita di lasciare sua madre da sola a Roma, nemmeno per andare nella nostra casa al mare e la bambina, ormai grandicella, era stata invitata da una sua amichetta a trascorrere qualche giorno al mare con lei e la sua famiglia. Una sera dove tra l’altro avevamo discusso piuttosto animatamente, come una coppia normale. Ero sul divano, incazzato un po’ con lei, a rimuginare su quella nostra strana situazione, riflettendo su come gestirla e se veramente non fosse il caso di abbandonare ogni velleità di sottomissione. Se nasci tondo non puoi morir quadrato e mia moglie non aveva l’anima della dominatrice. Ne dovevo prendere atto. Era una moglie straordinaria, una madre perfetta, un’atleta di grande talento ma come padrona non valeva una cicca. Ci aveva provato e di questo le ero comunque grato ma non c’era riuscita. Amen. A me interessava prima di tutto che lei fosse la mia donna, la mia compagna di vita ed ero convinto di poter fare a meno di tutto il resto. Anche della dominazione. E invece proprio mentre ero immerso in quei pensieri la vidi all’ingresso del salone. Era vestita normalmente, coi jeans e una canotta azzurrognola. Mi diede l’ordine di preparare la cena, ordine che io mi rifiutai di eseguire. Non era la prima volta che lo facevo. Era un mio sistema per stimolarla e di solito lei insisteva un po’, senza picchiarmi e senza alcun tipo di punizione finché non decidevo di accettare e provare per l’ennesima volta. Quella sera comunque, non le avevo obbedito non perché volessi stimolarla ma proprio perché non mi andava di giocare. Mi dicevo che non ero il suo cuoco e che se voleva un aiuto, da buon marito glie l’avrei dato ma se voleva approfittarsi di quella situazione per non fare nulla in cucina, aveva sbagliato di grosso. La dominazione non era e non doveva essere soltanto preparare la cena e ripulire la cucina. Al limite, visto che non mi dispiace mettermi ai fornelli, non avrei avuto nulla in contrario nel preparare quella cena ma senza quella finta dominazione che metteva in atto. Ma quella non era una sera normale. E soprattutto era lei a non essere quella di sempre. Venne vicino al divano, mi afferrò per un braccio facendomi alzare. Ci osservammo per qualche istante e capii che quella luce nei suoi occhi era diversa. E me ne resi conto quando, un istante dopo, mi afferrò e poi sbamm, mi ritrovai col culo sul pavimento e lei sopra di me. In piedi di fronte a lei avevo resistito soltanto pochissimi secondi, a dimostrazione di quanto fosse brava. Non ricordo che mossa avesse usato per mandarmi a terra. Quello che contava era che in quel momento rimasi davvero poco lucido. Aveva finalmente dato sfoggio della sua classe e altrettanto fece poi nella lotta a terra. Ero immobilizzato. Con le sue gambe teneva ben strette le mie mentre mi bloccava il gomito in una leva articolare. Credo che stesse effettuando un ashi gatame ma io e i nomi delle mosse non siamo mai andati molto d’accordo malgrado abbia visto centinaia di incontri e non posso esserne sicuro. Ad ogni modo la sua posizione era quasi perpendicolare alla mia. Quante volte l’avevo sognato un momento simile? Provai anche a reagire, cercando di togliermi da quella scomoda posizione ma l’unica cosa che riuscivo a fare era di farle stringere la leva procurandomi del dolore. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio
“ Ti avevo dato un ordine. Ti ricordi?” mi disse quasi sussurrando
“ Si” le risposi ancora incredulo. Lei però forzò la leva facendomi lanciare un grido di dolore
“ Non urlare altrimenti te lo stacco il braccio. Si cosa?” Non riuscivo a comprendere cosa volesse. Ero così preso da quella situazione che quasi non riuscivo a connettere e la mia incomprensione causò un altro lieve aumento della leva “Quando mi rispondi devi dire < si padrona>. E’ chiaro?”
“ Si padrona. E’ chiaro” Respiravo affannosamente mentre il fratellino si era inturgidito al massimo delle sue potenzialità. Stavo soccombendo di fronte a mia moglie, stavo provando sulla mia pelle cosa fosse in grado di fare. Dio, che sensazione! Ero nelle sue mani nel vero senso della parola
“ Allora? Cosa devi fare?” insistette lei
“ Devo preparare la cena” risposi assaporando finalmente quella sensazione che avevo desiderato per una vita; essere costretto con la forza dalla mia donna a fare qualcosa. Qualunque cosa. Non ho mai avuto il bisogno di fare una determinata pratica. Per me la sottomissione è semplicemente obbedire. Lei comunque insisteva a tenermi in quella posizione e, conoscendola, sapevo perfettamente che non sarei mai riuscito a liberarmi
“ E deve anche essere di mio gradimento altrimenti poi le prendi di nuovo. E sai perché? Perché sono più forte di te. Avanti, dillo. Chi è più forte tra noi due?”
“ Tu, padrona. Sei più forte di me e devo obbedire” Sorrise. Anche lei stava iniziando a respirare affannosamente e non certo per la fatica di bloccarmi che per lei doveva essere abbastanza semplice ma perché era evidente che quella situazione nuova la stava intrigando. Dal canto mio, stare in quella posizione, continuava ad essere la cosa più fantastica che avessi mai provato, malgrado il dolore che la leva mi infliggeva. Comunque, decise che come prima volta poteva bastare e rilasciò prima le mie gambe rilassandosi col busto che prima era arcuato per dar maggior forza alla sua leva e quindi si poggiò quasi completamente sopra di me. In quella nuova posizione poteva sentire la mia erezione palpitante. Era davvero compiaciuta. Liberò anche il mio braccio e poi sentii la sua voce che era diventata roca dall’eccitazione
“ Adesso spogliati, subito. Voglio che tu mi soddisfi” Mi sembrava di vivere un film. Mia moglie che parlava in quel modo? Sembrava assurdo e invece era la realtà. Si rialzò comunque lasciandomi completamente frastornato. In una manciata di secondi obbedii al suo ordine e mi ritrovai nudo, ancora per terra mentre anche lei si toglieva i suoi abiti. Interamente nuda troneggiava sopra di me. E come se non bastasse mi mise anche un piede sullo stomaco in segno di victory pose. Poi venne sopra di me. Avrei voluto dirle che saremmo stati più comodi sul divano o, meglio ancora, sul letto ma decisi di lasciar fare tutto a lei. Mi voleva sul pavimento? Ebbene, lo avremmo fatto sul pavimento. Ricordo che mi teneva le braccia sopra la testa, quasi per impedirmi di compiere anche un solo gesto mentre lei mi baciava quasi dappertutto. Avevo il cazzo che era ormai dritto come un palo e se volevo una prova di quanto la dominazione potesse influire sulla mia eccitazione ne avevo avuta la conferma. Si fece penetrare e in quel momento il mio unico pensiero era che dovevo far di tutto per soddisfarla. Solo questo contava per me. La vedevo muoversi sopra di me, cavalcarmi e io dovevo fare i conti con la mia eccitazione enorme che mi stava portando rapidamente all’eiaculazione. Ma la cosa straordinaria era lei. Quando diceva che c’era qualcosa che le piaceva era sincera e in quel momento, liberatasi finalmente dai suoi tabù, poteva dar sfogo all’eccitazione che il potere nei miei confronti le provocava. Sentivo il suo piacere ed ero ebbro di gioia al pensiero che glie lo stessi procurando. Le chiesi il permesso di venirmene ma mia moglie era davvero un’altra donna
“ Ancora no. Te lo dirò io quando potrai farlo” Dovetti dar fondo a tutta l’esperienza maturata in quegli anni. Le chiesi se potevo almeno essere io a muovermi, sia pur rimanendo sotto di lei e acconsentì. In quel modo, potevo quindi gestire meglio la mia eccitazione. I miei movimenti erano quindi rallentati ma strofinando il mio pene sulle sue pareti vaginali riuscivo comunque a darle piacere senza venirmene. E quando lei, dopo l’ennesimo orgasmo mi diede il permesso di godere, esplosi nell’eiaculazione più potente che avessi mai avuto in vita mia. Era stato tutto come nei miei sogni. Sconfitto e poi usato come oggetto sessuale dalla donna che amavo. E’ vero, anche io avevo goduto ma lo consideravo come la logica conseguenza del suo dominio. Rimanemmo in quella posizione per alcuni minuti senza dire nulla ma i nostri sguardi dicevano tutto. Io con la schiena sul pavimento e lei col busto eretto sopra di me, con i nostri respiri affannati a fare da colonna sonora a quel momento. Aspettavo che lei mi dicesse cosa fare ma la sua reazione mi colse di sorpresa. Mi strinse di nuovo con le sue gambe sul busto afferrandomi di nuovo il braccio per farmi una leva articolare simile a quella che mi aveva fatto in precedenza. Ancora una volta mi venne da urlare e stavolta mi colpì con uno schiaffo. Uno schiaffo dato con tutta la sua forza che non era affatto poca per essere una donna. Il suo primo schiaffo
“ Ti avevo avvertito che non dovevi urlare. Oppure pensi che sia tutta finzione?”
“ Scusa padrona. Non lo farò più”
“ Ne sono sicura. E adesso che devi fare?”
“ Prepararti la cena, padrona”
“ E poi?”
“ E poi servirti come meriti” Un bel sorriso si formò sulla sua bocca e mi lasciò per poi tirarsi su
“ Puoi anche alzarti ma la prossima volta non ti lascerò se prima non implori pietà. Capito bene?”
“ Si padrona” risposi. E penso che in quel momento se mi avessero chiesto di dire quale fosse il mio nome avrei risposto ugualmente < si padrona> perché ero del tutto intronato ed erano le uniche parole che sarei riuscito a proferire. Avevo desiderato quella situazione per oltre trent’anni. L’avevo sognata, immaginata, sperata e non mi aveva deluso. Era stata proprio come me l’aspettavo: semplicemente meravigliosa. Sentirsi in balia di una donna, della mia donna, non avrebbe potuto avere prezzo. Mi alzai e la osservai. Mi sembrava un’altra persona e sentivo il mio cuore che batteva all’impazzata proprio come quando, tanti anni prima a casa sua, mi disse che era una campionessa di judo. La vedevo più bella. No di più, la vedevo meravigliosa e sentivo che in quel momento le appartenevo, che avrei fatto qualunque cosa mi avesse ordinato semplicemente perché era giusto che lo facessi. Perché lo meritava. Era tutto lì il nocciolo della questione. La mia eventuale padrona doveva meritarsi la mia sottomissione nello stesso modo in cui io mi sarei dovuto meritare la sua dominazione. E lei, mia moglie, finalmente era diventata dominante. Almeno per come avevo sempre immaginato io la dominazione. E la mia assoluta obbedienza sarebbe stata la logica conseguenza.
Ma quella splendida, meravigliosa prima volta era ben lontana dall’essere terminata.
“ Ti avevo dato un ordine. Ti ricordi?” mi disse quasi sussurrando
“ Si” le risposi ancora incredulo. Lei però forzò la leva facendomi lanciare un grido di dolore
“ Non urlare altrimenti te lo stacco il braccio. Si cosa?” Non riuscivo a comprendere cosa volesse. Ero così preso da quella situazione che quasi non riuscivo a connettere e la mia incomprensione causò un altro lieve aumento della leva “Quando mi rispondi devi dire < si padrona>. E’ chiaro?”
“ Si padrona. E’ chiaro” Respiravo affannosamente mentre il fratellino si era inturgidito al massimo delle sue potenzialità. Stavo soccombendo di fronte a mia moglie, stavo provando sulla mia pelle cosa fosse in grado di fare. Dio, che sensazione! Ero nelle sue mani nel vero senso della parola
“ Allora? Cosa devi fare?” insistette lei
“ Devo preparare la cena” risposi assaporando finalmente quella sensazione che avevo desiderato per una vita; essere costretto con la forza dalla mia donna a fare qualcosa. Qualunque cosa. Non ho mai avuto il bisogno di fare una determinata pratica. Per me la sottomissione è semplicemente obbedire. Lei comunque insisteva a tenermi in quella posizione e, conoscendola, sapevo perfettamente che non sarei mai riuscito a liberarmi
“ E deve anche essere di mio gradimento altrimenti poi le prendi di nuovo. E sai perché? Perché sono più forte di te. Avanti, dillo. Chi è più forte tra noi due?”
“ Tu, padrona. Sei più forte di me e devo obbedire” Sorrise. Anche lei stava iniziando a respirare affannosamente e non certo per la fatica di bloccarmi che per lei doveva essere abbastanza semplice ma perché era evidente che quella situazione nuova la stava intrigando. Dal canto mio, stare in quella posizione, continuava ad essere la cosa più fantastica che avessi mai provato, malgrado il dolore che la leva mi infliggeva. Comunque, decise che come prima volta poteva bastare e rilasciò prima le mie gambe rilassandosi col busto che prima era arcuato per dar maggior forza alla sua leva e quindi si poggiò quasi completamente sopra di me. In quella nuova posizione poteva sentire la mia erezione palpitante. Era davvero compiaciuta. Liberò anche il mio braccio e poi sentii la sua voce che era diventata roca dall’eccitazione
“ Adesso spogliati, subito. Voglio che tu mi soddisfi” Mi sembrava di vivere un film. Mia moglie che parlava in quel modo? Sembrava assurdo e invece era la realtà. Si rialzò comunque lasciandomi completamente frastornato. In una manciata di secondi obbedii al suo ordine e mi ritrovai nudo, ancora per terra mentre anche lei si toglieva i suoi abiti. Interamente nuda troneggiava sopra di me. E come se non bastasse mi mise anche un piede sullo stomaco in segno di victory pose. Poi venne sopra di me. Avrei voluto dirle che saremmo stati più comodi sul divano o, meglio ancora, sul letto ma decisi di lasciar fare tutto a lei. Mi voleva sul pavimento? Ebbene, lo avremmo fatto sul pavimento. Ricordo che mi teneva le braccia sopra la testa, quasi per impedirmi di compiere anche un solo gesto mentre lei mi baciava quasi dappertutto. Avevo il cazzo che era ormai dritto come un palo e se volevo una prova di quanto la dominazione potesse influire sulla mia eccitazione ne avevo avuta la conferma. Si fece penetrare e in quel momento il mio unico pensiero era che dovevo far di tutto per soddisfarla. Solo questo contava per me. La vedevo muoversi sopra di me, cavalcarmi e io dovevo fare i conti con la mia eccitazione enorme che mi stava portando rapidamente all’eiaculazione. Ma la cosa straordinaria era lei. Quando diceva che c’era qualcosa che le piaceva era sincera e in quel momento, liberatasi finalmente dai suoi tabù, poteva dar sfogo all’eccitazione che il potere nei miei confronti le provocava. Sentivo il suo piacere ed ero ebbro di gioia al pensiero che glie lo stessi procurando. Le chiesi il permesso di venirmene ma mia moglie era davvero un’altra donna
“ Ancora no. Te lo dirò io quando potrai farlo” Dovetti dar fondo a tutta l’esperienza maturata in quegli anni. Le chiesi se potevo almeno essere io a muovermi, sia pur rimanendo sotto di lei e acconsentì. In quel modo, potevo quindi gestire meglio la mia eccitazione. I miei movimenti erano quindi rallentati ma strofinando il mio pene sulle sue pareti vaginali riuscivo comunque a darle piacere senza venirmene. E quando lei, dopo l’ennesimo orgasmo mi diede il permesso di godere, esplosi nell’eiaculazione più potente che avessi mai avuto in vita mia. Era stato tutto come nei miei sogni. Sconfitto e poi usato come oggetto sessuale dalla donna che amavo. E’ vero, anche io avevo goduto ma lo consideravo come la logica conseguenza del suo dominio. Rimanemmo in quella posizione per alcuni minuti senza dire nulla ma i nostri sguardi dicevano tutto. Io con la schiena sul pavimento e lei col busto eretto sopra di me, con i nostri respiri affannati a fare da colonna sonora a quel momento. Aspettavo che lei mi dicesse cosa fare ma la sua reazione mi colse di sorpresa. Mi strinse di nuovo con le sue gambe sul busto afferrandomi di nuovo il braccio per farmi una leva articolare simile a quella che mi aveva fatto in precedenza. Ancora una volta mi venne da urlare e stavolta mi colpì con uno schiaffo. Uno schiaffo dato con tutta la sua forza che non era affatto poca per essere una donna. Il suo primo schiaffo
“ Ti avevo avvertito che non dovevi urlare. Oppure pensi che sia tutta finzione?”
“ Scusa padrona. Non lo farò più”
“ Ne sono sicura. E adesso che devi fare?”
“ Prepararti la cena, padrona”
“ E poi?”
“ E poi servirti come meriti” Un bel sorriso si formò sulla sua bocca e mi lasciò per poi tirarsi su
“ Puoi anche alzarti ma la prossima volta non ti lascerò se prima non implori pietà. Capito bene?”
“ Si padrona” risposi. E penso che in quel momento se mi avessero chiesto di dire quale fosse il mio nome avrei risposto ugualmente < si padrona> perché ero del tutto intronato ed erano le uniche parole che sarei riuscito a proferire. Avevo desiderato quella situazione per oltre trent’anni. L’avevo sognata, immaginata, sperata e non mi aveva deluso. Era stata proprio come me l’aspettavo: semplicemente meravigliosa. Sentirsi in balia di una donna, della mia donna, non avrebbe potuto avere prezzo. Mi alzai e la osservai. Mi sembrava un’altra persona e sentivo il mio cuore che batteva all’impazzata proprio come quando, tanti anni prima a casa sua, mi disse che era una campionessa di judo. La vedevo più bella. No di più, la vedevo meravigliosa e sentivo che in quel momento le appartenevo, che avrei fatto qualunque cosa mi avesse ordinato semplicemente perché era giusto che lo facessi. Perché lo meritava. Era tutto lì il nocciolo della questione. La mia eventuale padrona doveva meritarsi la mia sottomissione nello stesso modo in cui io mi sarei dovuto meritare la sua dominazione. E lei, mia moglie, finalmente era diventata dominante. Almeno per come avevo sempre immaginato io la dominazione. E la mia assoluta obbedienza sarebbe stata la logica conseguenza.
Ma quella splendida, meravigliosa prima volta era ben lontana dall’essere terminata.
2
voti
voti
valutazione
3.5
3.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Come sono diventato sottomesso a mia moglie Dodicesimo episodio STORIA VERA
Commenti dei lettori al racconto erotico