Come sono diventato sottomesso a mia moglie Dodicesimo episodio STORIA VERA
di
DavideSebastiani
genere
dominazione
Ma finalmente qualcosa cominciò a cambiare in mia moglie. In modo molto graduale ma cambiò. E parlo di anni e non di pochi mesi. Dapprima accettò di indossare i capi in lattice che tanto mi facevano impazzire e che le avevo comprato nella speranza di vederglieli indosso. Perché mi eccitavano? Boh! Altro mistero della mia psiche. Questa fissazione ce l’avevo ben prima che internet si riempisse di foto di modelle fetish. Forse, vedere una donna vestita in quel modo mi dava la sensazione di trovarmi di fronte ad una femmina sicura dei propri mezzi e della propria bellezza. E di conseguenza dominante. Chissà. Credo che tutto sia nato dalla scena finale di Grease. Vi ricordate la metamorfosi di Olivia Newton John che passa dalla dolce Sandy alla donna aggressiva con giubbetto di pelle, pantaloni super aderenti e tacchi alti? Vi ricordate lei con la sigaretta in bocca? Lei che la getta a terra e poi la spegne con le sue scarpe col tacco alto? Beh, avevo circa undici anni, all’epoca. Eppure avevo capito che un giorno la mia donna avrebbe dovuto vestire in quel modo. Comunque sia, vedere una donna vestita in quel modo mi ha sempre fatto letteralmente uscire fuori di testa. Indosso a mia moglie poi, così alta, così tornita, erano perfetti. Pur non potendo parlare in quel periodo di vera e propria dominazione, si faceva sesso in modo differente, più focoso, più da amanti che da coppia sposata, con il sottoscritto eccitatissimo nel vedere la propria donna vestita in quel modo così spudoratamente sensuale. Mi ricordo la prima volta. Era già un paio di mesi che e avevo comprato alcuni capi in lattice ma non li aveva mai indossati e avevo perso la speranza di vederla vestita come nei miei sogni erotici. Quella sera, come accadeva un paio di volte a settimana, avevamo lasciato la bambina dai nonni per avere tutta la serata per noi. Immaginavo che avremmo fatto sesso in modo normale ma qualche dubbio mi venne quando notai che si era rinchiusa in camera. Dopo una decina di minuti abbondanti, si presentò nel salone dove stavo attendendo vestita con pantaloni di lattice neri e corpetto abbinato oltre che ovviamente con un paio di scarpe col tacco altissimo, truccata di tutto punto con un rossetto rosso che non era certo solita mettersi. Quando la vidi vestita in quel modo la salivazione mi si azzerò. Mi alzai e mi inginocchiai ai suoi piedi dicendole che ai miei occhi era una dea. Malgrado questo, lei sembrava ancora in difficoltà nel darmi ordini e soprattutto nel mettermi le mani addosso. Mi fece cenno di rialzarmi e pretese che la toccassi, cosa che ovviamente feci con molto piacere. Ero eccitato come non pensavo si potesse essere. Strofinavo il mio cazzo sulle sue gambe coperte dal lattice mentre le accarezzavo i seni ricoperti a malapena dal top. La baciavo su quella bocca abbellita dal rossetto purpureo per poi scendere sul collo e risalire sulle sue orecchie. La sentivo fremere. Le piaceva. Presi l’iniziativa senza che lei mi dicesse cosa fare. Mi aspettavo uno schiaffo, un gesto, una parola che mi ricordasse che lei era la padrona ma non avvenne niente. Era solo sesso. Lo facemmo sul divano ed eccitato com’ero durai una manciata di secondi. Mi attendevo di nuovo qualcosa, una sgridata per essermene venuto senza il suo consenso ma proprio non ci riusciva. Dopo una manciata di minuti però, ero di nuovo eccitato per la visione di lei così sensuale, visto che nel frattempo si era rivestita. Ci trasferimmo nella nostra camera e la feci mettere sopra di me. Pian piano ci spogliammo di nuovo e lei si impalò vogliosa sul mio cazzo. Provai a stimolarla
“ Sei bellissima padrona” Mi rispose con un sorriso. Era evidente che c’era qualcosa che le piaceva in tutto quello che stavamo facendo ma per quanto riguarda la dominazione ancora stavamo a zero. Proseguii con altre frasi dello stesso genere, le dicevo che poteva fare di me qualsiasi cosa e che se voleva poteva mettermi alla prova ma la sua reazione fu quasi nulla. Eroticamente invece rispondeva alla grande. Ebbe orgasmi multipli a dimostrazione che quella situazione non le era indifferente grazie anche al fatto che, essendo la seconda volta, la mia durata fu di gran lunga superiore alla prima. Prima di venirmene le chiesi il permesso di farlo e lei, da mogliettina devota invece che da padrona severa mi disse
“ Sì amore, vieni. Anche io non ce la faccio più” Beh, se non altro il mio ego maschile era compiaciuto. Ma potevamo dire solamente di aver inserito un certo tipo di abbigliamento nei nostri momenti di sesso perché tutto il resto latitava. E almeno su quello, cominciava a prenderci gusto. Mi chiedeva di comprarle altre cose come abiti, corsetti, catsuit, pantaloni di tutti i colori che io, con mio sommo piacere, mi affrettavo a reperire restando poi, per i giorni che ci separavano dal momento in cui saremmo rimasti soli, con il desiderio pazzesco di vederglieli indosso. Cominciavo a scoprire una personalità di mia moglie diversa da quella della ragazzina che avevo conosciuto e dalla giovane donna che avevo sposato. C’era più sensualità in lei, come se quel tipo di abbigliamento avesse contribuito a tirargliela fuori. Mi chiedeva di fotografarla, ad esempio. Rimasi di stucco ma l’accontentavo volentieri e poi ci riguardavamo quelle foto insieme. Lei sicuramente compiaciuta e io orgoglioso e mentalmente eccitato. E per una donna che i tacchi alti li metteva solo ai matrimoni e vestiva quasi esclusivamente in jeans o comunque mai con abiti sensuali nella vita di tutti i giorni, era un cambiamento epocale. Poi cominciarono ad arrivare anche i primi ordini che però vertevano quasi esclusivamente sul prepararle la cena e servirla. La strada era ancora lunga e la mia soddisfazione relativa ma si iniziava a fare qualcosa. Cominciava a farsi prendere la mano ma mancava l’elemento per me imprescindibile: essere sconfitto da lei nella lotta e sentire sulla mia pelle la sua superiorità. Come ho sostenuto più volte, la mia mentalità prevedeva la mia sottomissione solamente in caso di autentica superiorità da parte sua. Io dovevo sentirla sulla mia pelle quella superiorità e questo non accadeva rendendomi il tutto come… una scena fasulla, artificiosa, che non riusciva ad eccitarmi né fisicamente e né tantomeno psicologicamente e l’unica cosa che riusciva ad eccitarmi rimaneva lei come donna, in special modo quando, e lo faceva sempre più spesso, indossava i suoi abiti in lattice e le scarpe col tacco altissimo. Vederla infatti una quindicina di centimetri più alta di me mi mandava in estasi. Era pur sempre una forma di superiorità, almeno ai miei occhi. Alzare la testa per guardarla negli occhi o per baciarla mi faceva sentire minuscolo nei suoi confronti ed era, o dovrei dire è, una sensazione meravigliosa per il sottoscritto. Ma il tempo di attesa stava quasi per terminare.
“ Sei bellissima padrona” Mi rispose con un sorriso. Era evidente che c’era qualcosa che le piaceva in tutto quello che stavamo facendo ma per quanto riguarda la dominazione ancora stavamo a zero. Proseguii con altre frasi dello stesso genere, le dicevo che poteva fare di me qualsiasi cosa e che se voleva poteva mettermi alla prova ma la sua reazione fu quasi nulla. Eroticamente invece rispondeva alla grande. Ebbe orgasmi multipli a dimostrazione che quella situazione non le era indifferente grazie anche al fatto che, essendo la seconda volta, la mia durata fu di gran lunga superiore alla prima. Prima di venirmene le chiesi il permesso di farlo e lei, da mogliettina devota invece che da padrona severa mi disse
“ Sì amore, vieni. Anche io non ce la faccio più” Beh, se non altro il mio ego maschile era compiaciuto. Ma potevamo dire solamente di aver inserito un certo tipo di abbigliamento nei nostri momenti di sesso perché tutto il resto latitava. E almeno su quello, cominciava a prenderci gusto. Mi chiedeva di comprarle altre cose come abiti, corsetti, catsuit, pantaloni di tutti i colori che io, con mio sommo piacere, mi affrettavo a reperire restando poi, per i giorni che ci separavano dal momento in cui saremmo rimasti soli, con il desiderio pazzesco di vederglieli indosso. Cominciavo a scoprire una personalità di mia moglie diversa da quella della ragazzina che avevo conosciuto e dalla giovane donna che avevo sposato. C’era più sensualità in lei, come se quel tipo di abbigliamento avesse contribuito a tirargliela fuori. Mi chiedeva di fotografarla, ad esempio. Rimasi di stucco ma l’accontentavo volentieri e poi ci riguardavamo quelle foto insieme. Lei sicuramente compiaciuta e io orgoglioso e mentalmente eccitato. E per una donna che i tacchi alti li metteva solo ai matrimoni e vestiva quasi esclusivamente in jeans o comunque mai con abiti sensuali nella vita di tutti i giorni, era un cambiamento epocale. Poi cominciarono ad arrivare anche i primi ordini che però vertevano quasi esclusivamente sul prepararle la cena e servirla. La strada era ancora lunga e la mia soddisfazione relativa ma si iniziava a fare qualcosa. Cominciava a farsi prendere la mano ma mancava l’elemento per me imprescindibile: essere sconfitto da lei nella lotta e sentire sulla mia pelle la sua superiorità. Come ho sostenuto più volte, la mia mentalità prevedeva la mia sottomissione solamente in caso di autentica superiorità da parte sua. Io dovevo sentirla sulla mia pelle quella superiorità e questo non accadeva rendendomi il tutto come… una scena fasulla, artificiosa, che non riusciva ad eccitarmi né fisicamente e né tantomeno psicologicamente e l’unica cosa che riusciva ad eccitarmi rimaneva lei come donna, in special modo quando, e lo faceva sempre più spesso, indossava i suoi abiti in lattice e le scarpe col tacco altissimo. Vederla infatti una quindicina di centimetri più alta di me mi mandava in estasi. Era pur sempre una forma di superiorità, almeno ai miei occhi. Alzare la testa per guardarla negli occhi o per baciarla mi faceva sentire minuscolo nei suoi confronti ed era, o dovrei dire è, una sensazione meravigliosa per il sottoscritto. Ma il tempo di attesa stava quasi per terminare.
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