Come sono diventato sottomesso a mia moglie Undicesimo episodio STORIA VERA

di
genere
dominazione

Accettai ovviamente l’invito a baciarla. Non ero stato una conquista difficilissima. Mi prese la mano, si accertò che la bimba dormisse profondamente e facemmo l’amore. Io, dopo otto mesi che non lo facevo, avevo un desiderio pazzesco e probabilmente la prima volta non fui all’altezza delle mie performances migliori ma M. invece sembrava ugualmente al settimo cielo e dopo mi chiese di dormire di nuovo accanto a lei e prima di addormentarsi mi disse
“ Per quella cosa, io sarei disposta ad accontentarti ma prima voglio sapere tutto quanto. Niente più segreti tra di noi” Rimasi quasi senza fiato. Avrei avuto finalmente ciò che desideravo? E l’avrei avuto proprio con la donna che amavo? Beh, non andò proprio tutto liscio. Ci rimettemmo insieme, e quella era, bene o male, la cosa che contava di più e dopo, per diverse sere e per diverse ore, parlammo dei miei desideri. Ci furono anche momenti di tensione che però, dopo l’esperienza passata, superammo brillantemente. Lei aveva equivocato. Nella sua totale ignoranza in materia, pensava che io fossi un masochista, uno che amava solamente esser picchiato e il fatto che io prevedessi anche diverse altre situazioni, in primis la dominazione ma anche certe situazioni per lei completamente fuori luogo, tipo schiaffi e punizioni, la lasciarono piuttosto interdetta. Ma finalmente potei spiegarle che per me sarebbe stato solamente un modo diverso di amarla e questo sembrò rassicurarla. Ed era la verità, del resto. Per me la sottomissione era, è, e sarà soltanto un atto d’amore verso la mia donna, proprio come sognavo da bambino. E lei poté finalmente dirmi che il motivo per cui aveva preso la decisione di lasciarmi non era tanto per averle confessato chi fossi nella realtà ma per il fatto che lei riteneva che io l’avessi sposata soltanto per le sue qualità atletiche e non per amore nei suoi confronti. Quelle lunghe ore a parlare furono comunque importantissime in quanto riuscirono finalmente a sgombrare ogni equivoco tra di noi. Io naturalmente le ribadii che ero innamorato di lei come donna e non per ciò che avrebbe potuto rappresentare e lei accettò per buona la mia versione che era comunque la sacrosanta verità. Per me contava lei prima di tutto ma non potei nasconderle che se ci fosse stato anche altro……. Beh, non è che mi sarebbe dispiaciuto. Ricordo la frase che le dissi
“ E se tu fossi stata una chef e io un buongustaio? Mi avresti accusato di averti sposata solo perché cucini bene e non avrei il diritto di desiderare un piatto prelibato?” Si fece una risata e dovette riconoscere che il paragone era azzeccato. Non le nascosi infatti che ero stato attratto anche dalle sue doti sportive così come avevo sempre apprezzato le sue caratteristiche fisiche, la sua altezza ma l’amore… L’amore era solo per la donna nel suo insieme.
Le avevo quindi raccontato tutto. Ma proprio tutto. Sia delle mie fantasie che del bdsm in generale anche se, a dir la verità, all’epoca non è che conoscessi molto del bdsm e non nascondo che certe pratiche le trovavo assurde. Inutile sottolineare come per lei fu trovarsi di fronte ad un mondo del tutto sconosciuto che la meravigliò notevolmente. Per fortuna, il mio personale modo di vedere la dominazione era, e lo scoprii in seguito, abbastanza anomala ma tutto sommato si richiamava molto alla vita di coppia e poteva passare anche semplicemente per uno strano preliminare prima del sesso e questo facilitò probabilmente la sua accettazione. Alla fine, la sua decisione fu quella di dividere completamente la vita normale da quelli che avremmo chiamato semplicemente e forse in modo erroneo < giochi>. Se è vero che io avevo bisogno di una donna forte e dominante in determinati momenti, lei aveva bisogno di un uomo altrettanto dominante nella vita di tutti i giorni e quindi quello sembrava il giusto compromesso.

Ma anche così, fu complicato ugualmente. Malgrado la sua buona volontà, lei non riusciva a darmi ordini e soprattutto non riusciva a picchiarmi o comunque a dimostrarmi la sua superiorità, cosa per me basilare nella mia eventuale sottomissione. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata ma io sono anomalo. Più unico che raro e psicologicamente non riuscirei ad accettare una dominazione da parte di una donna < normale> Io devo vederla superiore soprattutto da un punto di vista fisico e lei, mia moglie, era una delle poche donne al mondo capace di realizzare quel mio strambo desiderio. Lei, una campionessa di judo capace di mandare col culo per terra chiunque. Invece, ogni volta mi diceva che la prossima volta sarebbe andata meglio ma mi sembrava di essere tra i protagonisti del libro < Il deserto dei tartari> dove i soldati aspettano inutilmente un attacco nemico che non ci sarà mai. Io aspettavo la sua dominazione che non c’era mai o non era comunque ciò che io mi attendevo e che desideravo. E quello fu per me peggio di prima che io le facessi la mia confessione. In quel periodo, soffrivo veramente. Mi dicevo che sarebbe stato meglio che lei mi avesse detto che, con suo sommo dispiacere, avrebbe preferito che fossimo soltanto una coppia normale. Io l’avrei accettata e mi sarei messo l’anima in pace. In quel modo invece, ogni volta che rimanevamo da soli per me era una grossa delusione. Vivevo di speranze che non si realizzavano mai. Non ci riusciva. Più volte le dissi che non importava, che a me andava bene anche una normale vita di coppia ma era proprio lei che insisteva
“ Mi piace. Lo so che c’è qualcosa in tutto questo che mi piace. Devo solo sbloccarmi” ripeteva come un disco rotto. Fu proprio in quel periodo che decisi di andare in terapia. Quella situazione era davvero tremenda per me. Raccontai a quel terapista i miei desideri ma soprattutto le mie speranze, speranze che avevo riposto in mia moglie ma che erano lontane dall’essere realizzate. E se mia moglie aveva il disco rotto, lo psicologo non era da meno. Mi ripeteva < Come ti senti?> < Cosa vorresti da tua moglie?> Cristo, te l’ho detto il primo giorno che sono venuto qui. Lei mi ha detto che avrebbe acconsentito a realizzare i miei desideri e invece non lo fa. E mi fa star male quell’attesa che non viene mai realizzata. Tutto qui. Non fu quindi una bell’esperienza. Forse non era lo psicologo giusto ma dopo meno di un anno me ne andai senza aver concluso niente e dopo aver buttato i miei soldi. Io in effetti, non avevo problemi con quei miei desideri strani. Ci avevo sempre convissuto abbastanza serenamente. Li avevo, certo, ma non avevo mai pensato di essere anormale. Erano parte di me. Mi dicevo che facevano parte della mia sfera sessuale ma non come un impedimento ma come un’aggiunta in quanto anche il sesso cosiddetto ovvero normale mi piaceva molto. Ciò che invece in quel periodo mi faceva sentire frustrato era quell’attesa, quelle speranze sempre vanificate. Ad ogni modo, da quel momento, il mio rapporto con la psicanalisi fu decisamente negativo.

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2023-09-11
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