Mi accadde a Pasquetta.

di
genere
etero

Ero stato al mio paese di nascità a trascorrere la Pasqua insieme ai miei familiari ed il giorno dopo stavo salendo in macchina per ritornare a Roma dove lavoravo. Appena uscito dalle mura che proteggevano il paese, vidi una giovane vestita in modo assai castigato che m'incuriosì subito per come era appunto acchittata. Notai che stava facendo il classico movimento che fa la mano chiudendo il pugno e col pollice ben evidenziato... il classico "fare l'autostop," così mi fermai e le chiesi dove voleva andare. Mi disse che doveva raggiungere Roma ed allora la invitai a salire sulla mia auto. Salì impacciatissima per la gonna larga e lunga che celavano il corpo e, dopo che si presentò: " mi chiamo Addolorata ed ho passato la Pasqua con i miei ed ora devo tornare a Roma dove sto vivendo il noviziato che poi mi farà prendere i voti diventando così Suora!", infine mi presentai "Checco!" aggiungendo poi che ero infermiere all'Ospedale Santo Spirito. Mi parlò della preparazione che stava vivendo ogni giorno ma si sentiva poco sicura, poco convinta a lasciare la vita libertina e movimentata ed allora mi fece tante domande, in quanto sapeva ben poco dei sentimenti, del sesso vedendomi come uomo preso dal lavoro che secondo lei mi provocava tante tentazioni sopratutto nel potere vedere donne belle, formose che magari dovevo spogliare per soccorrerle, vedendo così bei sederi dove praticavo punture ed ero così sempre in tentazione. Dopo la sua lunga chiacchierata le feci capire che ormai nulla mi scomponeva, eccitava come fossi un ragazzino davanti ad un corpo femminile sinuoso ecc. Poi confessò che era illibata e nulla perciò sapeva sul fare l'amore e così via. La giornata primaverile era caldissima ed ambedue stavamo sudando assai ed allora, giunti finalmente in città, le proposi di andare a casa mia dove avrebbe potuto rinfrescare con una doccia e lì lei stranamente accettò stupendomi per la sua disinvoltura con cui si accingeva ad entrare in casa mia dove ero covninto invece che mai avrebbe accettato simile proposta. Entrammo in casa e dopo una bibita fresca, l'accompagnai al bagno dove le diedi accappatoio ed altro, poi chiusi la porta andandomene in cucina a bermi una birra. Quando sentii che stava canticchiando, mi prese la curiosità di vederla nuda ed andai a sbirciare al buco della serratura che mi permetteva di vedere interamente il suo corpo che, libero dei castigatissimi indumenti, mi svelò un paio di cosce affusolate, fianchi ben formati ed un culo da sogno. Alla faccia della "racchiotta" dal viso brufoloso e un pò baffuta e lì dovetti riconoscere che era sacrosanta verità nella frase " donna baffuta sempre assai piaciuta!" e, caspita in verita che figona che era!! Quando uscì dal bagno, si presentò in accappatoio e parlando poi del solito più o meno, mi disse che giunta al Monastero, avrebbe dovuto farsi praticare una iniezione ricostituente mane aveva una gran paura perchè la Suora Rosa aveva una delicatezza da scaricatore di porto ma doveva starci e zitta poi. Le chiesi subito se aveva con se il farmaco da iniettare e mi rispose di sì che a casa sua glielo aveva fatto sua madre ed allora me lo feci dare e preparai subito la siringa poi le chiesi di scoprirsi la natica e lei...fece cadere in terra l'accappatoio rimanendo completamente nuda ma...per lei io ero un infermiere (!?!), quindi che problema c'era? La feci sdraiare sul lettone e, dopo averle massaggiato a lungo il culetto con cotone imbevuto di alcool, con un rapido e leggerissimo colpo le infilai l'ago indolore sulla natica ed iniettai il farmaco per poi riprendere a massaggiare nuovamente il meraviglioso culo e lei mi chiese come mai la massaggiavo ancora e non le facevo la puntura. La guardai negli occhi terrorizzata nell'osservare il minaccioso ago e le feci vedere la siringa già vuota, chiarendole che io la puntura gliela avevo già fatta senza che sentisse alcun dolore. Mi guardò strabiliata dal mio operare e si mise a sedere sul letto chiedendomi come poteva sdebitarsi con me. Fui subito deciso a farle presente che mi piaceva molto il suo culo e glielo avrei penetrato tanto volentieri...però poi ripensandoci aggiunsi che valeva la pena a quel punto di iniziare a farle conoscere il gioco dell'amora penetrandola prima nella fighetta assai pelosina e lei abbassò lo sguardo timidamente e mi confermò di non essere pratica di sesso ed allora la feci alzare in piedi e l'abbracciai infilandole poi la lingua in bocca e lei stava lì, immobile, quasi incapace di reagire ma io dirigei il gioco cominciando ad accarezzarla sui seni ben prosperosie dai capezzoli turgidi. La baciai sulle guance scendendo sul collo, sui lobi delle orecchie mordicchiandoli un poco con dolcezza, scendendo poi all'ombelico passando alla figa che sentivo già inumidita dagli umori e gliela leccai facendola subito godere smaniando con ardore. La feci girare a pancia sotto leccandole il forellino del culetto e poi le presi una mano guidandola ad afferrarmi il cazzo carezzandolo poi delicatamente ed in seguito le misi il cazzone davanti alla sua bocca dove poi c'nfilai il batacchione che vidi stava osservando quasi con curiosità e paura insieme, date le mie generose dimensioni. Le guidai il movimento del su e giù e le dissi di insalivarlo il più possibile per poterla penetrare in figa senza attrito doloroso ed allora la sentii che me lo stava letteralmente innondando e intanto le stavo sgrillettando il clitoride che iniziava piano piano a drizzarsi anche lui, poi mi distesi sopra di lei abbracciandola ai fianchi, baciandola in bocca slinguandola alungo poi le feci spalancare le cosce vellutate e puntai il cazzo come fosse un fucile che sta per sparare davanti alla figa grondante di umori e palpitante come fa il cuore. Glielo infilai lentamente, dolcemente, tutto fino a sentire che stavo toccando la sua verginità: l'imene ed allora, per abbreviare il possederla dolorosamente, le diedi un piccolo colpo lacerando l'elasticissima membrana ma lei ugualmente lasciò andare uno strillo di dolore che pensavo di averle evitato, invece provò gran dolore ma comunque poi mi abbracciò al collo dandomi teneri piccoli baci sulle labbra e poi mi chiese di rimanere così abbracciati teneramente. Rimanemmo così per molto tempo, poi, suonò il mezzogiorno e lei mi guardò negli occhi, dicendomi poi che il meraviglioso momento vissuto con me, aveva cambiato la sua scelta di vita: avrebbe lasciato il Monastero e quindi mi chiedeva se la potevo aiutare a trovarle un lavoro a Roma ed un posto dove vivere libera da ogni vincolo. Mi venne da commuovermi al vederla così ferma, decisa e, dopo una lunga silenziosa pausa, le offrii di convivere con me lì e poi avremmo pensato ad un lavoro adatto per lei. Lei mi tempestò di abbracci, baci ed infine mi sussurrò all'orecchio che la fighina era tutta per me ed in futuro ci sarebbe stato il momento di dedicarmi al paffuto, vellutato culetto.
scritto il
2024-03-30
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