Incontri - Flashback 2

di
genere
saffico


(Piccolo appunto da parte mia. Ho deciso per una struttura del racconto diciamo intrecciata: un capitolo sul presente, uno sul passato. Un lettore attento mi ha consigliato di differenziarli non solo con il titolo ma anche mettendo qualcosa che facesse riconoscere in quale momento si svolgessero gli eventi. Quindi da questo capitolo metterò all'inizio mese e anno di svolgimento degli eventi descritti e ovviamente ho anche modificato in tal senso i capitoli precedenti. Grazie a tutti voi della lettura. Flavia)


Aprile 2012

Ok. Ho preso tutto. La chiavetta con le slide, gli appunti, lo zainetto con le cose che i colleghi ci hanno chiesto, il trolley. "Hai tutto? Sicura?" "Si mamma, ho tutto. Tranquilla." "Ah beh, Flavia, io lo sono, sei tu che non mi sembri tranquilla." "Lo sai come vivo i viaggi in aereo. Almeno il numero del posto va bene." "Sempre tu e i tuoi numeri. Lo sapevo che non dovevo farti vedere quella serie!" Ridiamo. Ci abbracciamo. "Fai buon viaggio piccola mia. Ora vai che papà ti aspetta già in macchina e lo sai che se non arriva con almeno mezz'ora di anticipo non è tranquillo!"

Il caos dell'aeroporto mi riempie le orecchie. Sono con lo sguardo in alto a fissare il tabellone per scoprire il gate da raggiungere e non ti sento arrivare alle mie spalle. "Sei venuta ad aprire l'aeroporto o tuo padre ha resistito dall'arrivare ore prima?" Mi giro. Mi abbracci. Lascio il trolley e ricambio l'abbraccio. Un bacio sulla guancia. "Allora? Come stai? Emozionata?" Sei come sempre sicura di te. I tuoi occhi sorridono, pieni dell'emozione che speri di farmi vivere. Non faccio in tempo a rispondere, tanto sei fiume in piena. "Fai bene ad esserlo! Oggi conoscerai un sacco di colleghi! E soprattutto oggi facciamo vedere a tutti quanti i nostri risultati e quanto siano avanti ai loro!" Ci siamo staccate, ma le tue mani sono sempre su di me. Mi stringi le spalle. "E tutto questo per merito tuo, Flavia! Lo capisci, vero? Lo capisci che se una settimana fa non ti fosse venuta quella idea oggi non avremmo potuto portare nulla?" "È stata fortuna, prof." "No, Flavia, non è stata fortuna. È stato studio e passione. E tu ne hai da vendere!" Mi stringi di nuovo. Mi lascio andare al tuo abbraccio e appoggio la testa alla spalla. "Prof, so che forse la sto deludendo, mi spiace..." "Smettila di scusarti. La vita è fatta anche di queste cose." Mi accarezzi. Sono inebriata dal tuo profumo. "E poi ho ancora qualche mese per farti cambiare idea. Non crederai mica che mi arrenda così facilmente! Ho un sacco di armi dalla mia parte..." E mi baci dolcemente fra i capelli. Vorrei allontanarmi ma tu mi stringi. Ti stringo anche io. "E ora stabiliamo due regole per questo convegno. E per il dopo. Prima: non chiamarmi più prof. Basta semplicemente Maria. Va bene?" Annuisco. "Seconda regola: non darmi del lei. Sono mesi che te lo dico. Mi fai sentire più vecchia. E anche più autoritaria di quello che già sono di mio." Rido. Anche perchè tutta questa autorità che dici di avere ho sempre fatto fatica a vederla. "Allora sarò stata fortunata io, perchè io l'ho...ti ho sempre trovata più autorevole che autoritaria." "Solo autorevole?" Mi fissi. Sono in soggezione. Abbasso lo sguardo. "Lei è...tu sei sempre così gentile e premurosa con me. La migliore professoressa che abbia incontrato in tutto il corso di studi. Mi rispetta e quindi non le serve essere autoritaria." Sorridi e fingi di essere stupita. "Vorrà dire che forse dovrò essere più dura..." "Faccio fatica a vederla essere troppo dura con gli altri..." "Non sfidarmi piccolina, non sfidarmi. Anche perchè non sto parlando di altri in generale. Sto parlando di te, e di noi. Non scordare che ho sempre la tua tesi fra le mani..." Ma non riesci ad essere seria fino alla fine e scoppiamo a ridere insieme. Ci abbracciamo di nuovo.

"Signore e signori benvenuti a bordo..." Mi sono seduta e subito mi sono sistemata la cintura. "Vedo che al 23A abbiamo una coraggiosa con cui viaggiare..." "Si, molto. Questo è un lato di me che ti toccherà scoprire oggi." Solo ora noto che anche tu hai già messo la cintura e hai in mano una pallina rossa di gomma. "Vedo che anche al 23B abbiamo coraggio in abbondanza!" Ma tu non accetti lo scherzo. Parlo cercando di farti cambiare espressione, mentre giochi con quella palla e con l'altra mano continui a strusciarti le gambe. L'aereo inizia a muoversi e si avvia verso la pista di decollo. "Dammi la mano." "Come?" Mi fissi. "Dammi la mano. Lo affrontiamo insieme." E apro il palmo sul bracciolo. Raccogli l'invito e mi stringi la mano. Ci fissiamo. "Ora appoggia la testa al sedile. Chiudi gli occhi. E respira con me. Quando allento la presa inspiri, quando stringo di nuovo espiri." L'aereo inizia a rullare. Tu stringi forte la mia mano. "Respira. Ascolta il mio respiro. Stai tranquilla." Decollo. "Respira..." Parlo, ma dubito che tu riesca a sentirmi. Così mi avvicino al tuo orecchio. "Respira. Dentro. Fuori. Lentamente. Respira." Sento la tua mano rilassarsi nella mia. Con la coda dell'occhio vedo l'aereo attraversare le rade nuvole sulla città. "Dai che ci siamo quasi. Stai andando alla grande Maria." Il mio sussurro nel tuo orecchio. L'occhio vede la tua pelle leggermente olivastra, così vicina che vorrei baciarla e leccarla. Il respiro è regolare e alza e abbassa il tuo seno prosperoso sotto una camicetta che fatica a contenerlo. L'aereo si posiziona in fase di crociera. Le spie delle cinture si spengono. "Visto? Sei stata bravissima." Ti giri a guardarmi. Siamo vicissime. "Flavia..." Io non so da dove trovo il coraggio e ti do un bacino sul naso. Tu lo arricci e sorridiamo insieme. "Ora puoi anche lasciarmi la mano...se vuoi..." Non ti muovi. Non mi muovo. Ci fissiamo. Chissà se leggi abbastanza in fondo nei miei occhi da capire. Io capisco il tuo stupore. E gli stessi brividi che ci passano dalle mani ancora strette. "Un goccio d'acqua, Maria?" "S...si...forse è meglio..." "Ok, questo primo giro lo offro io!"

Il volo continua. Ad un certo punto mi accorgo che due ragazzi davanti a noi continua a girarsi e guardarci. "Secondo te pensano che siamo amanti?" "Scusa???" "Quei due al 22C e D. Continuano a girarsi. Pensano siamo amanti o semplicemente non hanno il coraggio di avvicinarsi e provarci? Oppure c'è anche la possibilità che stiano puntando il pupazzo di Winnie della bimba dietro di noi!" Tu ridendo alzi gli occhi dagli appunti che stavi leggendo e li rivolgi verso di loro. Come se fossi in aula, è bastato un tuo sguardo per rimetterli al loro posto. Poi torni a guardarmi. "Sto scoprendo una Flavia nuova. Non fosse che è fra le cose che più odio fare, mi verrebbe da dire che dovrei farti volare più spesso!" "In verità sto semplicemente esorcizzando la paura che ho anch'io. Anche io odio volare. Comunque non credevo di dare quest'impressione sempre così seriosa." "Tu non sei seriosa, Flavia. Tu sembri, o sei, sempre incazzata. È diverso." Stavo bevendo mentre ti sento dire questa frase e rischio di strozzarmi scoppiando a ridere. "Ma non è vero!!!" "Certo che è vero! Sono mesi che lavoriamo insieme e sono mesi che giornalmente ce l'hai con qualcuno: i tuoi, la politica, i tuoi compagni di corso." Sorrido e mi giro verso il finestrino. "Siamo ancora sul mare. Quanto mancherà?" "Si si. Brava. Cambia discorso. Ma tanto non demordo. Dicevo: sei incazzata con tutto il mondo. Solo su due argomenti non vedo mai rabbia. Anzi, sono proprio due argomenti di cui non parli mai: me e gli uomini." Mi giro e ti fisso. "Non è vero. E poi cosa dovrei dire di te? Te l'ho detto prima cosa penso. E te lo dico da sempre. Quindi è normale che non ne parli mai da incazzata, come dici tu." "Ok, te lo concedo. Ma gli uomini? Non hai un fidanzato? Non te ne sento mai parlare." Un velo di tristezza deve attraversare il mio volto. Lo capisco dal tuo cambio di espressione. Mi metti una mano sulla mia e ti scusi. "Non preoccuparti Maria. È un periodo così." La tua mano mi scalda, dentro e fuori. Ti avvicini. Cercando il mio sguardo. "I periodi passano. È tutto ok. E anche gli uomini passano. E non sempre meritano tutta questa attenzione." Ti fisso gli occhi e le labbra. Sei così bella e dolce. Sembri così perfetta e degna di tutte le attenzioni del mondo. "E le donne?" "Scusami?" "Nulla. Lascia stare." Lo fai e torni a leggere gli appunti. Senza lasciarmi la mano.

Annunciano la discesa. Come se ormai fosse la cosa più naturale del mondo, le nostre mani sono unite sul bracciolo. Ci guardiamo e sorridiamo. Tu hai dimenticato la pallina anti-stress nello zaino. "Respira Maria." "Respiriamo Flavia." Mi appoggio allo schienale e giro lo sguardo al finestrino. Attraversiamo le nuvole e appare un tratto di mare cristallino che segue tutta la costa. "Le donne sono come gli uomini." Il tuo sussurro all'orecchio è sorpresa e brivido. "Amiamo, desideriamo, abbiamo passioni, prendiamo e lasciamo. Anche io ho avuto le mie delusioni. E anche io ho deluso qualcuno." Ancora il tuo sussurro. Mi giro verso di te. "Mi chiedevi delle donne. Ti sto rispondendo." "Non volevo, scusami." "Scusa di che? È verità ormai conosciuta che io sappia più di donne che di uomini." Sarà effetto delle oscillazioni dell'aereo ma la distanza fra noi mi sembra sempre di meno. Mi sembra di sentire il tuo fiato vicino al volto. "Maria..." "Si?" "Io non..." Siamo vicinissime. "Tu non devi pensare a nulla. Tu devi essere Flavia. La mia Flavia." Le mani strette fra loro. L'altra tua mano appoggiata sul mio ginocchio. "Respira Flavia. Stiamo atterrando e tutto sta andando bene." Mi baci sul naso. Ho gli occhi chiusi. E attendo quello che ormai desidero più di ogni altra cosa al mondo. Proprio nel momento in cui l'aereo tocca terra e un applauso mi riporta alla realtà. Apro gli occhi e ti ho davanti. "Brava Flavia mia." "Si." "Cosa?" "Tua."



scritto il
2024-04-02
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