Incredibile visione
di
miaomiao7171
genere
zoofilia
Quella sera tornai a casa esausta, dopo aver assistito, quasi senza rendermene conto, ad un’incredibile quanto inaspettata scena di sesso.
Stavo passeggiando nelle stalle del maneggio dove mi reco ogni fine settimana quando ad un tratto sentii dei rumori provenire da uno dei box poco più avanti.
A quell’ora, solitamente, non c’è mai nessuno nelle stalle quindi ero molto curiosa di capire cosa stesse succedendo.
In un primo momento pensai che ci fosse il proprietario di qualche stallone che si accingeva a terminare la strigliatura del proprio animale prima di andarsene ma man mano che mi avvicinavo allo sportello del box i suoni che percepivo assomigliavano sempre più a dei gemiti di piacere.
Mi approcciai con molta cautela allo sportello di legno annerito e sbirciai senza fare il minimo rumore all’interno del box.
Rimasi scioccata e per qualche secondo non riuscii nemmeno a muovere un muscolo, con gli occhi sgranati e fissi sulla scena che mi si parava davanti.
All’interno della rimessa c’era uno splendido stallone nero con un enorme verga completamente sguainata che si stava montando una ragazza di colore, dai capelli viola, a pecorina.
Teneva le muscolose e lunghe gambe appoggiate sopra una tavola di legno, di quelle massicce che si usano nelle taverne.
Sotto il tavolo, accovacciata a quattro zampe e con il culo ben sollevato, la splendida mulatta, secondo me di una ventina di anni al massimo, si stava facendo sodomizzare dall’enorme mazza dello stallone.
Da come si dimenava era chiaro che non fosse la prima volta che lo faceva e prendeva quel lungo un cazzone senza il men che minimo lamento.
Allungai lo sguardo per vedere ancora meglio quella incredibile scena e notai che mentre si faceva trapanare il culo dalla verga ben eretta e durissima dello stallone con l’altra teneva in una mano una enorme carota che faceva scomparire, ad intervalli regolari, dentro la figa completamente divaricata e gocciolante.
Si vedevano intensi getti di pioggia dorata schizzare ovunque ogni volta che la carota usciva dalla sua figa eccitatissima e più il cavallo spingeva, più lei inondava la paglia intorno a lei di meravigliosi getti di calda e fumante pipì.
Lo stallone non la smetteva più di pompare con forza, la sue enorme verga entrava si e no per un terzo nell’ano ben lubrificato dai liquidi gocciolanti della ragazza ma lo spettacolo che ne derivava era eccitantissimo.
Mi sentivo accaldata e il mio respiro si faceva sempre più ansimante.
Prendeva quel cazzone senza battere ciglio, godeva come una pazza ad ogni spinta, si vedevano le ginocchia sollevarsi leggermente da terra ogni volta che il cazzone le veniva piantato a fondo, fino a quando un’enorme getto di liquido biancastro non le riempi lo sfintere e iniziò a fuoriuscire dallo stesso.
Con la passera ancora gocciolante la splendida cerbiatta si infilò completamente la carota nella stessa e contemporaneamente si gettò con la bocca sull’enorme cappella ancora colma di sperma equino, iniziando a succhiarla avidamente.
La bocca le si riempì completamente di quel denso liquido bianco-latte e poi ingoiò tutto in men che non si dica.
Avida recuperò tutto lo sperma che non era riuscita a deglutire con le dita della mano destra e se lo cosparse completamente sui seni, non disdegnando di strizzarsi gli splendidi capezzoli eretti che facevano capolino tra le due meravigliose e scure areole che si ritrovava.
Con l’altra mano estrasse senza indugio l’enorme carota dalla propria figa ancora gocciolante e la porse con soddisfazione allo stallone, che ben felice se la divorò in pochi istanti.
La sua figa schizzò nuovamente, copiosamente, ma questa volta fu molto attenta a dirigere il getto di pioggia dorata verso il cazzone dello stallone e poi, con entrambe le mani ben ancorate alla verga, iniziò a strofinare con forza tutta l’asta.
Sembrava quasi voler lavare via ogni segno di quell’amplesso appena consumato e a eliminare ogni traccia degli umori della sua vagina e del suo sfintere da quella verga per nasconderlo a qualcuno.
Il cavallo sembrava non fare a caso a quell’intenso massaggio che la ragazzina gli stava praticando e iniziò a mangiare distrattamente la biada che si trovava sul pavimento del box.
Decisi di ritrarmi evitando ogni minimo rumore, avevo paura di essere vista o sentita e lentamente mi allontanai dalla rimessa.
Restai nelle stalle, poco distante dalla scena a cui avevo appena assistito, e aspettai che la ragazzina uscisse dal box.
Passarono almeno 30 minuti poi vidi lo sportello spalancarsi e lei uscirne molto velocemente.
Chiuse il box con il chiavistello e iniziò a percorrere la stradina della stalla nella mia direzione.
Passandomi davanti fissò per pochi istanti i miei occhi, abbozzò un saluto e poi accennò un leggero sorriso, che mi dette l’impressione essere più di soddisfazione personale che di compiacenza verso la mia figura.
Aspettai che si allontanasse e mi diressi verso la macchina, salii e mi avviai verso casa.
Mentre guidavo ripensai intensamente a quella incredibile inculata a cui avevo appena assistito.
Vidi con molta chiarezza, nella mia mente, la verga dello stallone ben piantata nel culo della mulatta in calore e iniziai a sentirmi piuttosto umida tra le gambe.
Sentivo chiaramente i liquidi vaginali colare tra le cosce così allungai le dita della mano sinistra per raccoglierne qualche goccia.
Le portai alla bocca immaginando fossero pregne dello sperma dello stallone e leccai tutto avidamente.
Mi sentivo eccitatissima così decisi di fermarmi in una radura poco distante da casa mia e parcheggiai la macchina in modo da non essere vista da nessuno.
Tolsi le mutandine oramai fradice e le leccai avidamente, sentivo forte l’acre sapore della mia figa, mi piaceva da morire.
Iniziai a sgrillettarmi con impazienza: prima uno, poi due, poi tre dita entravano e uscivano dalla mia figa e poi dalla mia bocca.
Non riuscivo a dimenticare quello che avevo visto poco prima e le dita non mi bastavano.
Estrassi dalla borsa un preservativo e lo infilai alla leva del cambio della mia auto.
Non era molto lunga ma la consistenza non mi dispiaceva per niente, così allargai le gambe, mi collocai sopra di essa e mi lasciai cadere senza freno sulla dura manopola che sembrava fatta apposta per essere montata.
La scopai per parecchi minuti, con intensità, e senza la ben che minima interruzione, fino a quando non esplosi in un’ intensissimo orgasmo che mi portò perfino a squirtare qualche goccia di calda pipì.
Non mi sentivo ancora appagata così mi scostai leggermente in avanti e lentamente mi infilai completamente quello splendido giocattolino d’amore nel culetto.
Non mi ero mai masturbata l’ano in quel modo, qualche volta mi ero infilata un dito in profondità, ma mai nulla di quella consistenza.
Ma la scena di quella verga equina che stantuffava possentemente lo sfintere della ragazza non mi dava tregua quindi non riuscivo a fare a meno di riempirmi senza sosta le viscere.
Dopo pochi minuti squirtai nuovamente e caddi esausta sul sedile posteriore.
Fu la miglior scopata che mi ero mai donata fino ad oggi.
Mi rivestii velocemente e mi rimisi al volante.
Quella sera, nell’intimità del mio letto, cercai in rete dei siti dove potevo riassaporare quella splendida esperienza vissuta nel pomeriggio e mi masturbai nuovamente fino a quando Orfeo non mi accolse tra le sue braccia.
L’indomani ordinai via internet uno splendido esemplare di cazzo equino con cui soddisfare le mie voglie così da abituarmi a quelle dimensioni e nella consapevolezza che prima o poi avrei sicuramente testato la carne viva di uno stallone da monta.
Stavo passeggiando nelle stalle del maneggio dove mi reco ogni fine settimana quando ad un tratto sentii dei rumori provenire da uno dei box poco più avanti.
A quell’ora, solitamente, non c’è mai nessuno nelle stalle quindi ero molto curiosa di capire cosa stesse succedendo.
In un primo momento pensai che ci fosse il proprietario di qualche stallone che si accingeva a terminare la strigliatura del proprio animale prima di andarsene ma man mano che mi avvicinavo allo sportello del box i suoni che percepivo assomigliavano sempre più a dei gemiti di piacere.
Mi approcciai con molta cautela allo sportello di legno annerito e sbirciai senza fare il minimo rumore all’interno del box.
Rimasi scioccata e per qualche secondo non riuscii nemmeno a muovere un muscolo, con gli occhi sgranati e fissi sulla scena che mi si parava davanti.
All’interno della rimessa c’era uno splendido stallone nero con un enorme verga completamente sguainata che si stava montando una ragazza di colore, dai capelli viola, a pecorina.
Teneva le muscolose e lunghe gambe appoggiate sopra una tavola di legno, di quelle massicce che si usano nelle taverne.
Sotto il tavolo, accovacciata a quattro zampe e con il culo ben sollevato, la splendida mulatta, secondo me di una ventina di anni al massimo, si stava facendo sodomizzare dall’enorme mazza dello stallone.
Da come si dimenava era chiaro che non fosse la prima volta che lo faceva e prendeva quel lungo un cazzone senza il men che minimo lamento.
Allungai lo sguardo per vedere ancora meglio quella incredibile scena e notai che mentre si faceva trapanare il culo dalla verga ben eretta e durissima dello stallone con l’altra teneva in una mano una enorme carota che faceva scomparire, ad intervalli regolari, dentro la figa completamente divaricata e gocciolante.
Si vedevano intensi getti di pioggia dorata schizzare ovunque ogni volta che la carota usciva dalla sua figa eccitatissima e più il cavallo spingeva, più lei inondava la paglia intorno a lei di meravigliosi getti di calda e fumante pipì.
Lo stallone non la smetteva più di pompare con forza, la sue enorme verga entrava si e no per un terzo nell’ano ben lubrificato dai liquidi gocciolanti della ragazza ma lo spettacolo che ne derivava era eccitantissimo.
Mi sentivo accaldata e il mio respiro si faceva sempre più ansimante.
Prendeva quel cazzone senza battere ciglio, godeva come una pazza ad ogni spinta, si vedevano le ginocchia sollevarsi leggermente da terra ogni volta che il cazzone le veniva piantato a fondo, fino a quando un’enorme getto di liquido biancastro non le riempi lo sfintere e iniziò a fuoriuscire dallo stesso.
Con la passera ancora gocciolante la splendida cerbiatta si infilò completamente la carota nella stessa e contemporaneamente si gettò con la bocca sull’enorme cappella ancora colma di sperma equino, iniziando a succhiarla avidamente.
La bocca le si riempì completamente di quel denso liquido bianco-latte e poi ingoiò tutto in men che non si dica.
Avida recuperò tutto lo sperma che non era riuscita a deglutire con le dita della mano destra e se lo cosparse completamente sui seni, non disdegnando di strizzarsi gli splendidi capezzoli eretti che facevano capolino tra le due meravigliose e scure areole che si ritrovava.
Con l’altra mano estrasse senza indugio l’enorme carota dalla propria figa ancora gocciolante e la porse con soddisfazione allo stallone, che ben felice se la divorò in pochi istanti.
La sua figa schizzò nuovamente, copiosamente, ma questa volta fu molto attenta a dirigere il getto di pioggia dorata verso il cazzone dello stallone e poi, con entrambe le mani ben ancorate alla verga, iniziò a strofinare con forza tutta l’asta.
Sembrava quasi voler lavare via ogni segno di quell’amplesso appena consumato e a eliminare ogni traccia degli umori della sua vagina e del suo sfintere da quella verga per nasconderlo a qualcuno.
Il cavallo sembrava non fare a caso a quell’intenso massaggio che la ragazzina gli stava praticando e iniziò a mangiare distrattamente la biada che si trovava sul pavimento del box.
Decisi di ritrarmi evitando ogni minimo rumore, avevo paura di essere vista o sentita e lentamente mi allontanai dalla rimessa.
Restai nelle stalle, poco distante dalla scena a cui avevo appena assistito, e aspettai che la ragazzina uscisse dal box.
Passarono almeno 30 minuti poi vidi lo sportello spalancarsi e lei uscirne molto velocemente.
Chiuse il box con il chiavistello e iniziò a percorrere la stradina della stalla nella mia direzione.
Passandomi davanti fissò per pochi istanti i miei occhi, abbozzò un saluto e poi accennò un leggero sorriso, che mi dette l’impressione essere più di soddisfazione personale che di compiacenza verso la mia figura.
Aspettai che si allontanasse e mi diressi verso la macchina, salii e mi avviai verso casa.
Mentre guidavo ripensai intensamente a quella incredibile inculata a cui avevo appena assistito.
Vidi con molta chiarezza, nella mia mente, la verga dello stallone ben piantata nel culo della mulatta in calore e iniziai a sentirmi piuttosto umida tra le gambe.
Sentivo chiaramente i liquidi vaginali colare tra le cosce così allungai le dita della mano sinistra per raccoglierne qualche goccia.
Le portai alla bocca immaginando fossero pregne dello sperma dello stallone e leccai tutto avidamente.
Mi sentivo eccitatissima così decisi di fermarmi in una radura poco distante da casa mia e parcheggiai la macchina in modo da non essere vista da nessuno.
Tolsi le mutandine oramai fradice e le leccai avidamente, sentivo forte l’acre sapore della mia figa, mi piaceva da morire.
Iniziai a sgrillettarmi con impazienza: prima uno, poi due, poi tre dita entravano e uscivano dalla mia figa e poi dalla mia bocca.
Non riuscivo a dimenticare quello che avevo visto poco prima e le dita non mi bastavano.
Estrassi dalla borsa un preservativo e lo infilai alla leva del cambio della mia auto.
Non era molto lunga ma la consistenza non mi dispiaceva per niente, così allargai le gambe, mi collocai sopra di essa e mi lasciai cadere senza freno sulla dura manopola che sembrava fatta apposta per essere montata.
La scopai per parecchi minuti, con intensità, e senza la ben che minima interruzione, fino a quando non esplosi in un’ intensissimo orgasmo che mi portò perfino a squirtare qualche goccia di calda pipì.
Non mi sentivo ancora appagata così mi scostai leggermente in avanti e lentamente mi infilai completamente quello splendido giocattolino d’amore nel culetto.
Non mi ero mai masturbata l’ano in quel modo, qualche volta mi ero infilata un dito in profondità, ma mai nulla di quella consistenza.
Ma la scena di quella verga equina che stantuffava possentemente lo sfintere della ragazza non mi dava tregua quindi non riuscivo a fare a meno di riempirmi senza sosta le viscere.
Dopo pochi minuti squirtai nuovamente e caddi esausta sul sedile posteriore.
Fu la miglior scopata che mi ero mai donata fino ad oggi.
Mi rivestii velocemente e mi rimisi al volante.
Quella sera, nell’intimità del mio letto, cercai in rete dei siti dove potevo riassaporare quella splendida esperienza vissuta nel pomeriggio e mi masturbai nuovamente fino a quando Orfeo non mi accolse tra le sue braccia.
L’indomani ordinai via internet uno splendido esemplare di cazzo equino con cui soddisfare le mie voglie così da abituarmi a quelle dimensioni e nella consapevolezza che prima o poi avrei sicuramente testato la carne viva di uno stallone da monta.
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