Agente Lucy - 8 Daniel Uribe

di
genere
pulp

Mi scaricano ai suoi piedi.
Sbatto di muso. Ho le mani legate dietro la schiena ed ogni giuntura disarticolata manco mi fosse passato sopra un autotreno.
La sadovigliacca invece ha dormito ed è bella riposata davanti alla sua colazione.
Siamo ancora ancorati nella baia di Isla Grande.
L'oceano non s'è ancora risvegliato, ondeggia immobile. Il cielo è azzurro e l'isola verdissima, mi pare d'esser finita in una pubblicità di crociere. E lei, in bikini, occhiali da sole gucci e pareo corallo abbandonato sulla coscia, è una modella perfetta. È più sexy d'una pantera nera pronta a balzarti addosso. Ma io non ci casco, i gucci se li è messi per nascondere le occhiaie da bagordi.
È così vigliacca da offrirmi un biscotto: meglio di no, non è cosa, lo vomiterei. Per finale, dopo la maratona senza vincitori ed una sola sconfitta ho dovuto ciucciare cazzi mosci mentre pisciavano.
La lesbostronza ha un umorismo da stronza: si finge sorpresa per il mio stato e si china per scostarmi i capelli. “Cazzo, sei una merda! Tu devi imparare a controllarti. Ti sono piaciuti i miei ragazzi?”
Automaticamente poggia la mano sul pacco di Tuttostanco che s'è lasciato cadere sulla sedia accanto e fissa i vassoi della colazione: è stanco, non sa decidersi se far la fatica di mangiar qualcosa. La troiainvidiosa stringe tre chili di carne ammosciata ancora calda.
Mi fa rimettere in piedi dagli altri due.
Solo l'unica nuda lì in mezzo, a parte il collare ed il solito cinturone in vita. No, non sono imbarazzata, ma la sadolesbica mi fissa che non mi piace da dietro le lenti scure. Ommerda, questa non sa controllarsi.
“No, ti prego.” Piango come una verginella.
“Chi ti manda? Racconta.”
Occazzo!, sono una pirla, avrei dovuto inventarmi qualche palla, ma in due ore con lei e cinque di tumtumtum con i tre trivellatori non ci ho pensato proprio. Vado a braccio: “Il mio fidanzato... è stata una sua idea. Diceva che potevamo spolpare Vargas, quel porco milionario. M'ha detto lui di venire qui, è un mago dei computer ed era certo che Vargas avesse soldi nei paradisi fiscali... per lui è uno scherzo svuotarli. Ma aveva bisogno di almeno un bonifico e due o tre giorni di tempo per svuotare il conto. Io intanto dovevo distrarre Vargas.”
“È una cosa talmente idiota... Come si chiama?”
“Billy... Billy Sanders.” Invento.
“È una palla ridicola e un nome da coglione!... Sai perché non m'incazzo? Perché ho voglia di riportarti in palestra... mi hai ispirato un sacco di nuovi giochetti.”
Questa è tutta scema! “No!, credimi, m'ha ingannata! Io non volev...””
“Chiamalo.” Mi passa il cellulare.
“...!?... No, non ricordo il numero e poi non risponderebbe certo ad un numero sconosciuto.”
“Andate a prendere il suo cellulare.”
Okay non agitarti. Al Centro serviranno solo due minuti da quando il mio cellulare riprende la linea. Per loro è uno scherzo modificare la rubrica ed inserire delle chat fasulle. Sempre che a quest'ora non stiano ancora dormendo!
Cala una tensione imbarazzante.
Finalmente portano la cassetta di metallo e tirano fuori il mio cellulare. Due bip nell'orecchio mi dicono che al Centro non stanno dormendo e si sono già collegati. Bravi ragazzi, vi amo!, meritate un regalo... Ma ora avete bisogno di qualche minuto.
M'inginocchio ai suoi piedi. “Ti prego, non uccidermi, io non volevo, è stato lui, noi volevamo di fregare Vargas, non te, come potevo sapere.!
Puzzo di sesso più che alla Sagra della Sborra di Cabot Cock e questo eccita la mia ninfolesbica. Mi tira su per il collare, come una cagna randagia. “Fai schifo, guardati!”
“No, ti prego, basta, non adesso, non farmi più male.” Questo risveglia la sadolesbica.
Con le unghie taglienti mi pizzica il capezzolo martoriato che basterebbe sfiorare per farmi lacrimare. Sussulto indietro.
“Che hai?! Mi pareva ti piacesse...” Mi tira per il cinturone e mi fa sedere in braccio. “Non mi ringrazi per stanotte?”
Struscia i suoi palloni contro i miei seni e mi sgancia il moschettone dietro la schiena, vuole essere abbracciata al collo. Mi vedo riflessa nei gucci, cazzo, sono davvero una merda. Mi lecca la guancia.
Oh cielo!, questa vuol giocare a far la perversa. Le sfioro le labbra e, porca puttana!, scatta una scossa quando si toccano le punte delle lingue. M'abbranca e stringe forte risvegliandomi mille dolori e gemiti, ma poi limoniamo dolcemente come due liceali a scuola sotto lo sguardo dei due stalloni. Tuttostanco invece non vuole guardare, ha paura di dover riprendere a lavorare e fa colazione svogliatamente seduto accanto a noi. Io... io cerco di non innamorarmi. “Come ti chiami?” chiedo e lei mi morde il labbro. Le annuso i capelli. 'Andiamo a dormire, sono a pezzi, ho sonno.” Bacia da dio. “Sei una cagna.”

La lesbopantera mi scolla controvoglia e prende il mio cellulare.
In cima alla rubrica trova subito il contatto di Billy con tanto di foto insieme in spiaggia. Mi si apre il cuore, al Centro hanno fatto in tempo ad aggiornare il cellulare: quello in spiaggia con me non è il mio fidanzato Billy, che esiste solo per far ingelosire la ninfolesbica, ma è Steven, il collega con cui c'ho fatto due giorni al mare. Ora Steve pretenderà il week end che gli ho promesso. Okay, ti amo, se mi tiri fuori di qui ti regalo un'intera vacanza!
Risponde lui.
“Billy, aiutamiiiiiii!”
“Lucy? Cosa succede?” È giustamente sorpreso, non ho un bell'aspetto, stanotte ho dormito poco.
La sado-a-me-non-mi-frega-nessuno lo zittisce: “Senti Billy, per la tua cagnetta le cose non vanno molto bene e peggioreranno se non mi racconti cosa volevate fare.”
“Chi sei? Dov'è Vargas?” Chiede Billy-Steve.
“Tu adesso mi racconti tutto altrimenti ti rispediamo la tua puttana un pezzo per volta e poi veniamo a prendere te.”
“Chi sei?, fatti vedere.”
“Sono una che una mezzasega come te non deve far incazzare. Parla o riattacco.”
Steven-Billy sa recitare e smozzica un po' alla volta la mia versione, integrandola con dati tecnici e circostanze che la rendono plausibile. La sadoinvestigatrice è incerta sul da farsi: gli ordina di restituire immediatamente la caparra più una penale inventata sul momento del duecento per cento.
Billy si rifiuta, Steve fa così bene lo stronzo che lo vorrei morto anch'io. “Non se ne parla e non vengo certo a riprendermi Lucy. Fatela partire col prossimo aereo ed io vi restituirò la caparra.”
“Non decidi tu. Invia il bonifico e comincia a correre. Sei morto.” Riattacca.
Riflette tre secondi e mi spinge via. “Solo una troia cazzodipendente come te poteva mettersi con quella merda di vigliacco.”
Ho deluso la sadolesbica e tutto il Lesbo Pride.

“Allora... quando Billy ti ridà i soldi, mi lasci andare?” Recito per benino.
Sorride maligna dietro i Gucci. “Ora sei di Uribe.”
“No, non è vero! Io non sono di nessuno... sono venuta solo per Vargas e non ti credo, non esiste nessun Urube!” Storpio il nome.
“Anche Vargas era di Uribe.”
“Ma chi è?! Io non l'ho mai conosciuto. Lasciami andare, sanno che sono qui ed ho un amico senatore!... ti prego!!!”
La lesbostronza gode a far la stronza. Si alza, cazzo se è alta anche senza tacchi!, e va verso il mio ex-divano. Da una gucciborsa tira fuori un satellitare. “Vuoi parlargli?”
Fa partire la chiamata, attende ascoltando all'orecchio. Le leggo le labbra, dice che sembro okay e me lo passa.
Non sto fingendo, le mani mi tremano davvero. Non sento nulla. “Pronto... pronto?”
“Ti ha fatto il culetto a strisce?”
Occazzo! “Chi è? Chi parla?”
“Non mi hai risposto.”
“... sì.”
“Bene, stanotte non ti ho vista e non so quando potrò vedere il filmato. Scusami, ma c'è stato un contrattempo, te ne sarai accorta... Odi anche tu quando le cose non vanno come dovrebbero?”
“... Io non c'entro nulla.”
“Lo so, non temere piccola mia, fra noi non cambia nulla.”
“Lasciami! Non dirò nulla, lo giuro, fammi tornare...”
“Ah, non vuoi restare?... Pazienza, se non vuoi chiudiamo subito qui.” Ha una voce da brividi.
“...? No!, io non...”
“No cosa?”
“No, sì!, se vuoi ci vediamo... Ma poi mi lasci andare?”
“Ahah, quante domande!... Allora t'aspetto. Sai?, stavo pensando che...”
Il satellitare è muto, ma non ha riattaccato. “Pronto... pronto?”
“Mi manchi, piccola. Vorrei essere lì con te. Scusami, mi spiace piccola... Spiace anche a te?”
Questo è pazzo, non so come rispondere! “Non è giusto...”, mormoro.
”Brava!, hai capito subito: non è giusto, noi meritiamo di divertirci! La mia è diventata una vita senza sale... Ti coprirò di soldi, piccola mia, ma adesso dammi tre minuti.”
“Tre minuti?!”
“Ma sì, mi bastano, non ho mai tempo, ma nella vita è sufficiente un pizzico di sale, tu capisci. Voglio iniziare la giornata pensando al tuo bel culetto, dillo alla nostra amica.”
Mi volto, la sadobastarda sta già versando una bottiglia d'acqua sull'asciugamano che tiene in mano. Questi due stronzi sono in telepatia! Mi chino a novanta sullo schienale del mio ex-divano, col satellitare stretto in mano. M'arrivano quattro cinque frustate che mi schizzano acqua fino al viso. Le natiche vanno in fiamme, si riaprono mille ferite della notte.
“Ti amo piccolina, non sai che piacere mi fai... Lo fai solo per me, vero?”
Non gli rispondo, ululo dal bruciore, ma è quello che vuol sentire.
“Bravissima, sei quel pizzico di sale che salva la mia vita.”
Questo è del tutto suonato! Ma cazzo, la mia naziamante svuota la saliera nel palmo della mano. Il brasiliano di fronte a me mi blocca le spalle. La bastarda mi friziona le chiappe da bastarda, grattandomele da fottuta bastarda, schegge di vetro brucerebbero meno.
“Ti aspetto piccola, non temere.”
Ti ucciderò Uribe.
Ma ora sono in panico, pura paranoia. Non ci vedo dalle lacrime, nemmeno riesco a piangere. Ho bisogno di poppare. M'aggrappo ai bermuda del brasiliano, glieli abbasso ed attendo che mi passi il bruciore succhiando un cazzo barzotto che si rianima lentamente.
La nazifetente mi tira via per i capelli. “Sei una cagna cazzodipendente. Va' a riposarti.”
Non le chiedo se viene a dormire con me. Non verrebbe.
Devo farmi vedere da uno bravo, sento che mi sto innamorando.
scritto il
2024-06-28
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