Racconti libertini 5

di
genere
dominazione

Appena pronta Ginevra scese nella sala dove gli zii la stavano aspettando per andare a pranzo.
Ginevra indossava uno stupendo abito primaverile che metteva come sempre in risalto le sue forme sinuose.
Appena lo zio la vide entrare il ricordo della notte appena trascorsa e della deflorazione anale della nipote, sentì il suo membro erigersi per l’eccitazione.
Ginevra salutò gli zii con un casto bacio sulla guancia.
I tre si trasferirono nella piccola sala da pranzo adiacente.
Durante il pasto Ginevra chiese notizie della sua cameriera Caterina e lo zio fu costretto a raccontare quanto era accaduto la notte precedente.
Ginevra rimase stupita di non ricordare l’accaduto e acconsentì affinché lo zio punisse adeguatamente la serva.
Lo zio confermò alle donne che avrebbe provveduto egli stesso nel pomeriggio e che se lo ritenevano opportuno avrebbero potuto assistere.
Dopo pranzo Ginevra si ritirò nella sua camera. Ad attenderla c’era Paolo il cameriere intento a rassettare la stanza.
Ginevra ordinò al giovane di aiutarla a spogliarsi ed egli obbedì senza proferire parola.
Rimasta in mutandine e reggiseno la ragazza, chiese al cameriere di riporre l’abito appena tolto nell’armadio in quanto nel pomeriggio ne avrebbe indossato un altro.
Mentre il cameriere eseguiva l’ordine Ginevra si tolse la biancheria intima restando completamente nuda davanti al giovane che arrossì.
Ginevra gli ordinò di spogliarsi e lui seppur titubante eseguì.
Appena fu anche lui nudo, Ginevra gli ordinò di inginocchiarsi ai suoi piedi e baciarli.
Il ragazzo con una spaventosa erezione fra le gambe obbedì al desiderio della ragazza.
Sentire le labbra del giovane sfiorargli la pelle provocò a Ginevra un brivido per tutto il corpo.
Dopo pochi istanti Ginevra si mosse verso il letto e chiese al giovane di alzarsi e di prendere dal suo armadio uno dei suoi foulard di seta.
Il giovane trovò prontamente quanto richiesto e lo porse alla ragazza che gli chiese di avvicinarsi.
Il giovane stava davanti a lei con il membro eretto.
Lo fece inginocchiare davanti a sé e dopo avergli avvolto intorno al collo il foulard di seta senza stringerlo, allargò le cosce mostrando il suo sesso già bagnato per l’eccitazione e con un gesto repentino spinse la testa del giovane contro di lei e gli ordinò di leccarla e succhiarla.
Mentre il giovane obbediva all’ordine Ginevra iniziò lentamente a tirare le estremità del foulard stringendo il collo del giovane che preso rimase senza fiato.
Ginevra invasata dal piacere che il ragazzo le stava dando con la lingua continuava a stringergli il collo.
Quando giunse finalmente l’orgasmo lasciò andare il foulard liberando il giovane dalla morsa soffocante.
Ginevra mentre stringeva il collo del giovane aveva sentito il suo membro diventare ancora più duro e spruzzare il suo seme sui suoi piedi.
Ginevra decise in quell’istante che quel ragazzo sarebbe diventato suo schiavo.
Prese il viso del giovane e avvicinò le labbra alle sue regalandogli un casto bacio, poi lo fece alzare e avvicinare al bordo del letto in maniera che potesse prendere in bocca il suo membro ancora duro.
Ginevra iniziò a leccargli la punta del pene con lentezza ed usando la sola punta della lingua. Ad ogni leccata che riceveva il giovane emetteva un gemito di piacere e per non consentirgli di avere un orgasmo Ginevra strinse forte vicino al pube il pene. Dall’uretra uscì il liquido seminale della precedente eiaculazione e Ginevra lo leccò ingoiandolo.
Continuò a torturare il giovane senza fargli mai raggiungere l’orgasmo mentre lei con la mano si toccava il sesso bagnato per l’eccitazione.
Appena Ginevra raggiunse l’orgasmo smise di leccale il membro del giovane impedendogli di venire a sua volta.
Paolo pose una mano sul suo sesso per masturbarsi ma Ginevra glielo impedì. Lo fece inginocchiare davanti a sé e dopo aver spinto di nuovo la testa in mezzo alle sue gambe gli fece bere i suoi umori mischiati all’urina che le era uscita durante l’orgasmo.
Soddisfatta del servizio, congedò il ragazzo vietandogli di darsi piacere e minacciandolo che, se non avesse obbedito a quell’ordine lo avrebbe punito severamente.
Dopo che il cameriere uscì dalla stanza Ginevra si sdraiò sul letto e in breve tempo si addormentò.
Continua
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2024-07-02
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