Racconti libertini La svolta
di
AngelicaBella
genere
sentimentali
Il sogno mi ha fatto ricordare quanto è accaduto. E sono molto arrabbiata con mio zio. Se mi avesse sodomizzato da sveglia e con il mio consenso non avrei avuto obiezioni, ma si è approfittato di me e intendo fargliela pagare.
Sono con la zia e sono tentata di raccontargli quanto accaduto. Decido di non farlo. È troppo innamorata del marito.
Sono in veranda e suonano alla porta. Paolo mi comunica che è un ispettore di polizia. Chiedo al ragazzo di farlo passare. Si presenta davanti a me un bell’uomo dalla carnagione creola. Deve essere figlio di un bianco e di una nera. Dimostra una quarantina d’anni. Snello e curato in viso, porta un paio di baffi che cominciano ad avere qualche striatura di grigio. Gli vado incontro e gli porgo la mano. Lui me la bacia appoggiando le sue labbra bollenti. Un brivido mi percorre sulla schiena.
- Posso farle qualche domanda, mi chiede ?
- Certo ispettore, rispondo e gli lancio un’occhiata lasciva che non lascia nulla all’immaginazione.
Gli uomini sono tutti uguali. Basta un sorriso malizioso e non capiscono più nulla. E l’ispettore non è da meno. Prende in mano il suo taccuino, ne scorre le pagine e cerca di articolare la sua domanda. Quando alza gli occhi per parlare, incrocia il mio sguardo e dimentica la domanda. Ritorna al suo taccuino ma ormai è in mio potere. Infatti, rinuncia e mette via il taccuino.
- Posso offrirle qualcosa ispettore domando ?
- No, risponde lui.
È un no secco ma poco convinto.
- Nemmeno una limonata, incalzo ?
- Una limonata la prendo volentieri mi risponde sorridendomi e mostrandomi i suoi splendidi denti.
Prendo il piccolo campanello dal tavolo e chiamo qualcuno.
Arriva Paolo e gli chiedo di portare della limonata con due bicchieri.
Paolo si ecclissa.
L’ispettore ora sembra più tranquillo. Pare stia ritrovando il controllo.
Io però non mollo. Con la scusa di aggiustare la gonna mostro i miei piedi nudi.
L’ispettore non può fare a meno di notarli, cerca di nuovo il mio sguardo e io lo catturo.
- Lei è sposato ispettore domando a bruciapelo?
Lui stupito dalla mia domanda quasi balbetta la risposta.
- Sì, Miss... Non ricordo il suo nome.
- Può chiamarmi Ginevra ispettore rispondo.
- E lei può chiamarmi Frank ribatte lui.
- Con piacere Frank dico e gli mostro di nuovo il mio sorriso malizioso.
Paolo entra con la limonata la versa nei due bicchieri ed esce.
Mi porgo in avanti per porgergli il bicchiere e lui non perde l’occasione per guardarmi il seno.
Un altro punto per me penso.
- È molto tempo che vive con i suoi zii, miss Ginevra?
- Circa un mese, Frank.
Quando pronuncio il suo nome ci metto tutta la troia che c’è in me.
Lui deglutisce e beve ancora un sorso di limonata.
Io faccio lo stesso e inavvertitamente ma non troppo faccio cadere qualche goccia sul mio petto.
Il liquido scende lentamente e lo sguardo di lui segue il viaggio fino al mio seno con la bocca semi aperta.
- Posso sperare di poterla invitare ad una passeggiata nel parco uno di questi giorni ? L’ispettore si fa audace e io gli faccio condurre il gioco.
- Perché no, Frank dico.
Non voglio tirare subito il pesce che ha abboccato e quindi mi alzo per congedarlo.
- La ringrazio della visita Frank, dico e gli porgo la mano.
Lui la prende e la bacia di nuovo. Ora le sue labbra sono fredde per la limonata, ma il brivido arriva comunque. Stavolta non nella schiena ma in mezzo alle cosce. Lui si sofferma più del previsto con la bocca sulla mia mano e lo lascio fare.
Al momento di uscire si volta ancora verso di me e mi fa un cenno di saluto con la mano.
Io ricambio il saluto e ordino a Paolo di chiudere la porta.
Sono con la zia e sono tentata di raccontargli quanto accaduto. Decido di non farlo. È troppo innamorata del marito.
Sono in veranda e suonano alla porta. Paolo mi comunica che è un ispettore di polizia. Chiedo al ragazzo di farlo passare. Si presenta davanti a me un bell’uomo dalla carnagione creola. Deve essere figlio di un bianco e di una nera. Dimostra una quarantina d’anni. Snello e curato in viso, porta un paio di baffi che cominciano ad avere qualche striatura di grigio. Gli vado incontro e gli porgo la mano. Lui me la bacia appoggiando le sue labbra bollenti. Un brivido mi percorre sulla schiena.
- Posso farle qualche domanda, mi chiede ?
- Certo ispettore, rispondo e gli lancio un’occhiata lasciva che non lascia nulla all’immaginazione.
Gli uomini sono tutti uguali. Basta un sorriso malizioso e non capiscono più nulla. E l’ispettore non è da meno. Prende in mano il suo taccuino, ne scorre le pagine e cerca di articolare la sua domanda. Quando alza gli occhi per parlare, incrocia il mio sguardo e dimentica la domanda. Ritorna al suo taccuino ma ormai è in mio potere. Infatti, rinuncia e mette via il taccuino.
- Posso offrirle qualcosa ispettore domando ?
- No, risponde lui.
È un no secco ma poco convinto.
- Nemmeno una limonata, incalzo ?
- Una limonata la prendo volentieri mi risponde sorridendomi e mostrandomi i suoi splendidi denti.
Prendo il piccolo campanello dal tavolo e chiamo qualcuno.
Arriva Paolo e gli chiedo di portare della limonata con due bicchieri.
Paolo si ecclissa.
L’ispettore ora sembra più tranquillo. Pare stia ritrovando il controllo.
Io però non mollo. Con la scusa di aggiustare la gonna mostro i miei piedi nudi.
L’ispettore non può fare a meno di notarli, cerca di nuovo il mio sguardo e io lo catturo.
- Lei è sposato ispettore domando a bruciapelo?
Lui stupito dalla mia domanda quasi balbetta la risposta.
- Sì, Miss... Non ricordo il suo nome.
- Può chiamarmi Ginevra ispettore rispondo.
- E lei può chiamarmi Frank ribatte lui.
- Con piacere Frank dico e gli mostro di nuovo il mio sorriso malizioso.
Paolo entra con la limonata la versa nei due bicchieri ed esce.
Mi porgo in avanti per porgergli il bicchiere e lui non perde l’occasione per guardarmi il seno.
Un altro punto per me penso.
- È molto tempo che vive con i suoi zii, miss Ginevra?
- Circa un mese, Frank.
Quando pronuncio il suo nome ci metto tutta la troia che c’è in me.
Lui deglutisce e beve ancora un sorso di limonata.
Io faccio lo stesso e inavvertitamente ma non troppo faccio cadere qualche goccia sul mio petto.
Il liquido scende lentamente e lo sguardo di lui segue il viaggio fino al mio seno con la bocca semi aperta.
- Posso sperare di poterla invitare ad una passeggiata nel parco uno di questi giorni ? L’ispettore si fa audace e io gli faccio condurre il gioco.
- Perché no, Frank dico.
Non voglio tirare subito il pesce che ha abboccato e quindi mi alzo per congedarlo.
- La ringrazio della visita Frank, dico e gli porgo la mano.
Lui la prende e la bacia di nuovo. Ora le sue labbra sono fredde per la limonata, ma il brivido arriva comunque. Stavolta non nella schiena ma in mezzo alle cosce. Lui si sofferma più del previsto con la bocca sulla mia mano e lo lascio fare.
Al momento di uscire si volta ancora verso di me e mi fa un cenno di saluto con la mano.
Io ricambio il saluto e ordino a Paolo di chiudere la porta.
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