I racconti di Angelica. - La storia di Charlotte Terza parte -

di
genere
trio

20. Charlotte
Per consumare il matrimonio di don Jose, Lita ed io ci sistemammo ai fianchi del vecchio.
Lui nudo e supino, con la verga eretta e dura come il marmo.
Noi nude e già eccitate.
Presi in mano la mazza dell’uomo ed abbassai la pelle per scoprire glande e prepuzio.
Poi mi sollevai e vi posi sopra le mie labbra, iniziando a leccare e succhiare.
Lita si unì al mio lavoro, occupandosi dello scroto molle ma con dentro due grossi testicoli.
Lo accarezzò delicatamente e con le dita giocò per un po’ con le due sfere imperfette.
La sua mano si unì alla mia per dare sollievo alla verga ed anche la sua bocca prese a leccare e succhiare la sua parte di glande.
L’eccitazione dell’uomo era alle stelle e per paura che consumasse subito il suo seme, abbandonammo senza preavviso l’uccello.
Egli rimase scontento dell’interruzione ma sorrise quando ponendomi sopra il suo ventre mi infilai senza alcuna difficoltà la sua verga dentro la mia figa.
I miei umori caldi e densi colarono sui testicoli dell’uomo.
Lita prontamente li asciugò con la lingua provocando al marito un ulteriore gemito di piacere.
Lo feci entrare ed uscire più volte finché non fu perfettamente lucido e lubrificato.
Lita prese quindi il mio posto.
Sollevata dal corpo dell’uomo, quasi in piedi sul letto si strusciò la cappella dell’uomo sull’uscio del suo sesso e quando sentì scorrere sulle sue cosce il calore del suo umore la fece entrare dentro di sé.
Con un gesto repentino si lasciò andare permettendo alla lunga verga di percorrere per intero il suo sesso, fino far toccare i due pube.
Un leggero e quasi impercettibile dolore l’aveva sorpresa quando il pene dell’uomo aveva rotto la membrana della verginità, ma dopo era stato solo piacere.
Prima che il marito raggiungesse l’orgasmo, Lita si sollevò e fece uscire il pene dell’uomo.
Don Jose poté constatare la presenza di una macchia rosa mischiata al succo della donna ed ebbe la certezza della illibatezza della propria consorte.
Da quel momento in poi una orgia di corpi, umori, sudori e sperma si realizzarono fra quelle lenzuola.
Don Jose ebbe anche modo di deflorare anche l’ano di Lita riversando una grossa boccata di sperma nell’intestino della donna.
Io dal canto mio leccai e fui leccata, succhiai e fui succhiata, bevvi e fui bevuta.
Esausti ci abbandonammo ad un sonno ristoratore.
Durante la notte di nuovo il desiderio dell’uomo ci destò e di nuovo ricominciammo a farci penetrare.
Don Jose riempi il mio utero e quello della moglie e di nuovo riempi il mio culo e quello della moglie.
Durante un ultimo e potente orgasmo avvenne l’irreparabile.
Per l’intesa fatica il muscolo cardiaco di don Jose smise di pompare sangue e in pochi secondi l’uomo passò a miglior vita, rendendo. Lita una giovane vedova e me una donna libera.
Dopo il funerale di Don Jose tornai a casa.
Lita avrebbe voluto che restassi, ma io volevo tornare alla vita libera.
Avevo solo diciotto anni e mi sentivo donna.
A casa trovai tutto cambiato.
La mamma aveva deciso che il matrimonio con papà non poteva continuare.
Di comune accordo papà si trasferì nella casa di Bastiano e Bastiano nel letto di mamma.
L’uomo come già detto, non aveva tutte le rotelle a posto, ma a letto ci sapeva fare e la sua mazza era sempre pronta all’uso.
Quando tornai a casa, temetti di interrompere il nuovo ménage.
Rimisi a posto la mia camera da letto e la prima notte dormii sola.
Abituata a fare sesso a tutte le ore del giorno e della notte questa improvvisa astinenza mi mandò in depressione.
Quando al mattino mi alzai, mamma si accorse del mio stato e mandò subito a chiamare Bastiano nei campi.
L’uomo arrivò in pochi minuti.
Era abituato a sentirsi richiamare a casa per soddisfare le voglie improvvise di Adela.
Appena entrò in casa, mia madre lo mandò a lavarsi.
“Per bene”, gli urlò. “ soprattutto l’uccello ed il culo”.
Io e mamma nell’attesa di sdraiammo nude sul letto e incominciammo ad accarezzarci.
Io già sentivo i miei umori colarmi fuori.
Bastiano entrò nudo e con il cazzo già in erezione.
Mi avventai su di lei e glielo presi in bocca.
Esagerai e il pover’uomo mi venne in bocca riempendomi di sperma caldo e denso.
Ingoiai e ripresi a pompare.
“Piano”, sussurrò mia madre.
“Piano”, risposi e mollai la presa.
Mia madre mi fece sdraiare supina e invitò Bastiano a mettersi sopra di me.
Il suo grande corpo mi copriva per intero.
Allargai bene le cosce.
Lui prese il suo cazzo duro e lo infilò senza indugio dentro di me.
Non ricordavo l’enorme lunghezza del membro dell’uomo e quando arrivò in fondo mi sembrò di averlo in gola.
I miei umori lubrificavano il pistone che andava avanti e indietro come quello di una locomotiva a vapore.
Instancabile Bastiano mi percorse per molti minuti, concedendomi numerosi orgasmi.
Quando lo sentii ingrossarsi lo feci scivolare fuori e mi girai offrendogli il mio secondo pertugio.
Bastiano mi allargò le natiche e sputò sopra il mio ano un po’ della sua saliva, poi con delicatezza si appoggiò ed entrò lentamente dentro il mio intestino.
Sentire un cazzo così lungo e duro dentro di me, mi provocò un ulteriore orgasmo.
Fu lungo ed intenso. Liberatorio.
Bastiano non resistette a lungo e dopo aver affondato ancora una volta fino in fondo il suo pene riempì le mie budella del suo sperma.
Per nulla ammosciato il cazzo dell’uomo restava dentro di me.
Il mio sfintere lo stringeva trattenendolo.
Poi lentamente l’erezione terminò e lui uscì accasciandosi esausto in mezzo a noi.
La mamma si alzò, uscì dalla stanza e tornò pochi secondi dopo con una pezza di cotone bagnata con la quale pulì il cazzo di Bastiano sporco della mia merda.
Terminata l’operazione, il cazzo dell’uomo era ritornato di nuovo duro.
Mamma annusò la cappella dell’uomo e sorrise.
Poi si pose a cavalcioni e si infilò dentro il pene.
Iniziò a muovere in senso circolare il ventre.
Bastiano mugolava dal piacere.
La mamma appoggiò il suo petto a quello dell’uomo baciandolo avidamente.
Io soddisfatta li lasciai al loro amplesso.
Continua
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2024-07-06
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