L’isola prima parte

di
genere
dominazione

L’isola
Si sarebbe potuta definire uno sputo per quanto era piccola. In effetti era stata creata milioni di anni prima da uno sputo di lava del grande vulcano ora estinto.
Quel piccolo ammasso di lava era la mia isola.
L’avevo acquistata per poche migliaia di euro dall’amministrazione comunale e ne avevo fatto il mio rifugio nonché la mia sede di lavoro. Tutto alla luce del sole almeno all’apparenza. Un rispettabile imprenditore della capitale che acquista un lembo di terra disabitato senza acqua ne luce e ne fa un piccolo resort personale dotato di porticciolo ed eliporto. Avevo realizzato il mio sogno: vivere a poche ore dalla capitale ed essere comunque abbastanza isolato perché occhi indiscreti potessero vedere quale fosse effettivamente il mio lavoro principale. Già perché io che all’apparenza ero un imprenditore del lusso, in realtà ero un commerciante di esseri umani. Proprio così. Acquistavo esseri umani, li ricondizionavo rendendoli totalmente succubi della mia volontà ed infine li vendevo ai ricchi di tutto il mondo. Gli articoli più richiesti erano i giovani maschi e le giovani femmine di pelle bianca. Non era merce facile da reperire. Avevo centinaia di agenti sguinzagliati in ogni parte del mondo alla ricerca di materiale umano. Tutto filava liscio fino a quando non arrivarono Erica e suo fratello Marcus. Me li aveva procurati un agente italiano privo di scrupoli che aveva rapito i due giovani appena maggiorenni all’uscita di una famosa discoteca della loro città. Con una scusa l’uomo li aveva convinti a seguirlo e dopo averli drogati e infilati in una cassa completamente insonorizzata, li aveva portati nel piccolo aeroporto civile dove a bordo di un Cessna e poi di un elicottero erano arrivati sull’isola. Erano bastate poche ore di viaggio e le due bestiole erano già davanti a me ancora addormentate. Due bei esemplari. Lei bionda naturale con un seno ancora acerbo ma già sodo e un culetto che avrebbe fatto la gioia di ogni ricco a cui l’avrei proposta. Lui, il viso ancora imberbe, un corpo esile ma muscoloso e tonico. Un cazzo di discrete dimensioni che avrebbe fatto felice una ricca signora. Li feci chiudere in una delle stanze da letto che avevo fatto realizzare per i miei scopi. All’apparenza la mia sembrava una casa come le altre, ma in realtà era una prigione dorata. Al piano terra c’era tutto la zona living con due salotti di grandi dimensioni, una cucina da fare invidia ad uno chef stellato e due bagni per gli ospiti. Al primo piano le camere da letto ed il mio studio. La master room era esposta verso il mare. Una grande vetrata mi consentiva di osservare l’orizzonte. Le altre camere, destinate ai miei ospiti speciali, erano più piccole ma altrettanto confortevoli. Dotate di una finestra impossibile da aprire dall’interno con vetri antisfondamento che avrebbero impedito la fuga a chiunque vi fosse stato rinchiuso. Ogni camera aveva il suo bagno con una doccia di grandi dimensioni. Un sistema di telecamere a circuito chiuso mi permetteva di sapere sempre quello che i miei ospiti stessero facendo o dicendo. Al piano interrato avevo realizzato la palestra e l’area addestramento. Ogni soggetto, prima di essere venduto, doveva essere opportunamente ricondizionato. Erano pochi quelli che chiedevano di poterli acquistare ancora da educare e spesso era successo che la merce era fuggita o peggio che aveva ucciso il proprio padrone. Il ricondizionamento poteva durare anche mesi e tutto dipendeva da quanto era forte il carattere del soggetto. In genere evitavo la violenza e cercavo di rieducarli con la psicologia, ma quando capitavano i soggetti duri di comprendonio non esitavo ad usare le maniere forti.
Erica e Marcus dormirono per tutto il giorno e solo al tramonto ripresero conoscenza. Li osservavo dai monitor del mio studio. Li avevo lasciati dormire nudi, uno accanto all’altra. Fu Erica a svegliarsi per prima. Fece fatica a prendere coscienza di ciò che le stava accadendo. Cercò di svegliare il fratello che non reagiva ai suoi scuotimenti. Scesa dal letto ed andò alla finestra. Il sole era ormai calato del tutto e ciò che apparve agli occhi della ragazza era solo una fitta vegetazione scura.
Continua

scritto il
2024-07-17
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