“La petite mort”
di
Wolfman
genere
poesie
Ricordo ancora la prima volta che vi ho assistito, acerbo, poco più che adolescente immerso in un paradiso da tempo sognato visto solo al cinema o su qualche rivista e lei esperta, matura, che come una mamma mi guidava “piano, si li, adesso più giù, bravo siiiiii”, le sue mani tra i miei lunghi capelli carezzavano il mio capo, la sorpresa nei miei occhi e quel monte di venere pieno di soffice peluria, goccioline di piacere che luccicavano e quando lei ha serrato le gambe intorno al mio collo quasi a volerlo spezzare, ho avuto paura, il suo corpo pervaso da tremolii incontrollabili e poi racchiusa come a proteggersi chissà da chi o da cosa, spaventato, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. E poi le sue palpebre si aprirono lente ed i suoi occhi che luccicavano di una luce diversa, un flebile sorriso sul viso, “bravo ragazzino ci sai fare davvero”.
Era lei era il mio primo incontro con “La Petite Mort”. E poi negli anni mi sono chiesto perché io non posso provarla, perché a noi uomini è preclusa ed ho capito il grande disegno io dovevo procurala e godere di quel momento unico. E cosi nel tempo ho visto mani che graffiavano, voci strozzata dal piacere, urla e insulti, dichiarazioni d’amore, occhi sgranati, occhi sbarrati, bocche semi aperte, lacrime di gioia, profumi diversi, sapori diversi ma sempre e solo un traguardo bellissimo, quei secondi o minuti dove l’anima lascia il corpo e vola scaraventata in un universo di piacere dove le stelle lussuriose accolgono a braccia aperte quel viaggio empirico unico e irripetibile. Ed io semplice spettatore discreto dopo aver causato il viaggio assisto e guardo e ne godo, come la prima volta come se fosse l’ultima a questo sconvolgente ma stupendo evento che i francesi chiamano “La Petite Mort”.
Dedicato a tutte le donne, le amiche, le amanti passate presenti e future ringraziandovi per questa insuperabile, unica, stupenda esperienza
Era lei era il mio primo incontro con “La Petite Mort”. E poi negli anni mi sono chiesto perché io non posso provarla, perché a noi uomini è preclusa ed ho capito il grande disegno io dovevo procurala e godere di quel momento unico. E cosi nel tempo ho visto mani che graffiavano, voci strozzata dal piacere, urla e insulti, dichiarazioni d’amore, occhi sgranati, occhi sbarrati, bocche semi aperte, lacrime di gioia, profumi diversi, sapori diversi ma sempre e solo un traguardo bellissimo, quei secondi o minuti dove l’anima lascia il corpo e vola scaraventata in un universo di piacere dove le stelle lussuriose accolgono a braccia aperte quel viaggio empirico unico e irripetibile. Ed io semplice spettatore discreto dopo aver causato il viaggio assisto e guardo e ne godo, come la prima volta come se fosse l’ultima a questo sconvolgente ma stupendo evento che i francesi chiamano “La Petite Mort”.
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