Il generale

di
genere
orge

Mario, osservava Milano dalla sua terrazza, la più alta del vicinato, questo gli consentiva di prendere il sole completamente nudo, solo o in compagnia.
Ormai aveva superato la settantina ma si portava bene i suoi anni, fisico allenato dalla vita militare, nella quale era stato ufficiale della Folgore e mercenario in Africa; non aveva mai messo su famiglia, vivendo un’esistenza avventurosa.
Si stava preparando un cocktail a base di frutta e Aperol, quando il telefono squillò, era Laura, la sua vicina quarantenne, apprezzata segretaria in un’importante azienda, da quando aveva divorziato la sua vita era cambiata, a raccontarla sembrava proprio quella di un’altra persona, il sesso era diventato indispensabile, in poco più di due anni aveva messo insieme una serie di esperienze, che alla Laura precedente non sarebbe bastata una vita.
Mario era il suo vicino confidente, all’occorrente il suo autista ed il suo dispensatore di coccole, quello da chiamare quando si aveva voglia di un po’ di compagnia.
Il Generale, come amava chiamarlo lei, di riflesso la invitava a prendere il sole sulla sua terrazza nudi, spalmandosi la crema solare vicendevolmente, soffermandosi nei punti più intimi, perpetrando un gioco che a volte conduceva molto lontano.
“Ciao Generale!” disse Laura arrivando vestita solo di un pareo, che dopo aver baciato l’uomo, lasciò scivolare sulla sdraio, rimanendo completamente nuda.
Corpo sinuoso e sodo, altezza di poco inferiore al metro e settanta, capelli biondi con una morbida permanente, occhi chiari e luminosi, un sorriso adescatore, due seni piccoli ma tondi ed un profilo posteriore di notevole attrattiva.
“E’ molto caldo oggi, meglio mettersi subito la crema, non vorrei ti scottassi” disse l’uomo carezzandosi il braccio sinistro, sul quale campeggiava un tatuaggio con lo stemma della Folgore.
Laura si girò di spalle, aspettando le mani forti del Generale sul corpo, la crema scivolò lungo l’arco della schiena e subito trovò spazio fino alla curvatura delle natiche, dove finalmente la mano di Mario la fermò, cominciando a distribuirla sul culo con calma decisa, poi risalì lungo il costato massaggiando i seni, sormontati da punte di lance e infine scese sul pube glabro, dove insinuò due dita tra le labbra calde, Laura gemette e sorridendo bisbigliò “Porco!”, l’uomo continuò ancora qualche secondo e poi inchinandosi, scivolò sulle cosce tornite, concludendo con i piedi.
Fu’ poi la volta dell’uomo di farsi imburrare e Laura lo torturò, indugiando sul cazzo di notevoli dimensioni e sullo scroto completamente rasato, quando vide l’espressione del Generale farsi beata, mollò la presa, provocando una reazione di disappunto.
Si sedettero sulle sdraio, godendosi il sole estivo, in lontananza si sentivano le cicale frinire, il rumore della città non riusciva ad arrivare fin lassù, entrambi si addormentarono fin quando una cornacchia si posò sul cornicione gracchiando rumorosamente, allora Laura si alzò e andò in bagno; entrò nella doccia e aprì l’acqua tiepida, Mario la raggiunse poco dopo, la fece inginocchiare all’interno del box e col cazzo penzoloni, aspettò che cominciasse a succhiarglielo.
Laura iniziò a carezzarlo con la lingua per poi lasciarlo entrare tutto dentro di se, schiacciando la grossa punta gonfia sotto il palato, Mario le afferrò la testa, assecondando i suoi movimenti, poi la fece alzare e presa in braccio la portò in camera, la distese sul letto e allargandole le cosce iniziò a leccarle la fica, fradicia di umori, il clitoride svettava all’apice del Monte di Venere ed il Generale se ne impadronì come fosse stato un fortino nemico, lo succhiò con foga, mentre le mani di Laura avvinghiavano la sua testa calva, spingendola sempre più giù, verso il pertugio proibito, che l’uomo insalivò a lungo, poi, la prese di forza, mettendola alla pecorina sul letto e inculandola col grosso membro.
Laura mordeva il lenzuolo intriso di sudore e godeva.
All’improvviso, due nuove mani le carezzarono i seni, da dove arrivavano, non riusciva a capirlo, mentre il Generale con i pettorali contratti continuava a cingerla per i fianchi pompandola nelle viscere, queste nuove mani scesero fino al sesso fradicio, la testa spinta verso la spalliera non le consentiva di voltarsi e nessuna voce arricchiva l’aria, poi qualcuno la sollevò e si trovò faccia a faccia col terzo protagonista del pomeriggio, un uomo sui sessanta anni, probabilmente un amico di Mario, del quale non le aveva mai parlato, che adesso stava per entrare dentro di lei, per una doppia penetrazione che da tempo non praticava.
Si sentì riempita come il lobster roll che ogni tanto andava a mangiare con la sua amica Letizia, lei era l’aragosta, inforcata da due cazzi maturi ma resistenti.
Il piacere la raccolse prepotentemente, dopo essere venuta svariate volte in un’ora, accasciandosi sul corpo del suo amante più giovane, mentre Mario le annaffiava l’intestino con la sua lava bollente.
Dopo la doccia, si ritrovarono tutti e tre in cucina, c’era ancora qualcosa da soddisfare: la fame. [luglio 2018]

amanuense@blu.it

scritto il
2024-07-18
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