Cornuto e contento

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Cornuto e contento
Ho conosciuto Mariolina per caso. Ero seduto al tavolo di un bar e lei era in quello affianco che parlava con un’amica. La sua voce era squillante e seppur parlasse sottovoce si sentiva tutto ciò che sussurrava all’amica. Le diceva che suo marito si era infrocito per i cani e la trascurava. Incuriosito ho teso l’orecchio e ho capito che il marito, un certo Lorenzo, aveva aperto un allevamento di dogo argentini e passava più tempo con i cani che con la moglie che si sentiva trascurata. Mariolina, che gli amici chiamavano Lina, era una donna sui trent’anni bassa con un grande culo e tette enormi. Il viso era bello e le labbra carnose adatte sicuramente a fare dei pompini imperiali. Non era italiana, ma parlava molto bene la nostra lingua. I folti capelli ricci e i tratti somatici sudamericani la facevano assomigliare ad un’attrice famosa di cui adesso non ricordo il nome. Ad un certo punto della loro chiacchera l’amica ricevette una telefonata e per rispondere si alzò allontanandosi. Io incrociai lo sguardo di Mariolina e subito capii che tutto il discorso era stato fatto proprio perché io ascoltassi. Mi sorrise e, fingendosi timida, si scusò per la sua voce squillante. Io la tranquillizzai ma non le diedi spago. Volevo vedere dove andava a parare.
L’amica ritornò e disse a Mariolina che doveva correre a casa di corsa dalla suocera che non stava bene, offrendosi di accompagnarla alla prima fermata della metropolitana. Mariolina rifiutò l’offerta della amica dicendole che avrebbe trovato un passaggio per casa e nel dire queste parole mi guardò con la faccia da porca. L’amica non insistette e scappò via dopo averla salutata. Appena l’amica scomparve dalla nostra vista Lina si alzò e mi disse che, se fossi stato pronto saremmo potuti andare. Io chiesi con finta ingenuità dove e lei mi rispose con schiettezza: a scopare ovvio.
Io abitavo lì vicino e vivevo da solo e quindi senza nessuna altra remora ci incamminammo verso casa. Appena entrati nell’appartamento Mariolina mi saltò letteralmente addosso. Piccola e leggera la sollevai e mentre limonavano come forsennanti la portai in camera. Appena fui davanti al letto la lanciai letteralmente sul materasso. Indossava una gonna che nell’atterrare si sollevò fino a scoprire le mutande già umide. Slacciai la cintura e in pochi secondi ero nudo dal ventre in giù mentre lei si era sfilata le mutande e dopo aver sollevato in alto la gonna aveva allargato le gambe. La sua figa luccicava per gli umori e in men che non si dica ero dentro di lei. La pompai per un bel po’ e quando finalmente raggiunse l’orgasmo uscii e terminai di spogliarmi. Lei fece lo stesso mostrandomi finalmente le belle tette dalle aureole scure e larghe. La feci mettere a pecora e la penetrai da dietro. Spingevo come un forsennato e sentivo il mio cazzo toccare il fondo del suo utero. Ad un certo punto il suo cellulare prese a vibrare sul letto. Sul display comparve la foto di un giovane e la scritta Lorenzo. Era il marito. Lei prese il telefono e rispose. Io stavo per tirarmi indietro, ma lei strinse le cosce come per trattenermi. Restai fermo un istante poi lei cominciò ad andare avanti indietro con il culo consentendo al mio cazzo di penetrarla mentre lei continuava a parlare tranquillamente con il marito. Le raccontava che aveva conosciuto un signore che era interessato a comprare uno dei cuccioli di dogo e si sentiva dall’altra parte del telefono la voce contenta del marito. Io, nel frattempo, mi godevo lo spettacolo di quel culo fantastico e nell’osservare l’orifizio anale mi venne voglia di provare anche il secondo canale. Bloccai con le mani le sue natiche e dopo essere uscito dalla sua figa duro e bagnato puntai la cappella sul buco dl culo e senza troppa fatica entrai. Lei presa alla sprovvista lanciò un gemito. Il marito dall’altra parte le chiese cosa le era successo e lei ridendo disse che l’aveva punta un insetto. Anche il marito rise e lei lo salutò in fretta dicendole che era arrivata alla cassa e doveva pagare. Appena chiusa la conversazione, Mariolina mi coprì di insulti a cui non diedi peso. Le diedi un paio di schiaffi sulle natiche e spinsi il mio uccello fino in fondo. Quella sera tornai a casa con un cucciolo di dogo argentino. Sono diventato amico di Lorenzo che, essendo sempre più infrocito per i suoi cani, mi consente di scopargli la moglie senza alcun sotterfugio. Forse in cuor suo vorrebbe essere scopato anche lui. Vedrò se fargli questo regalo.

scritto il
2024-07-27
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