L'anima celata

di
genere
confessioni

Era una delle donne più attraenti che aveva conosciuto, forse la più attraente, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, seduti in una caffè sul lungomare, con i raggi del sole obliqui che penetravano attraverso la vetrata, vestita da una tenda di lino.
Aveva voluto un flûte di prosecco, lui aveva preso un caffè, che poi aveva zuccherato abbondantemente: “la vita è già tanto amara, che almeno il caffè lo voglio dolce” amava ripetere, spesso più a se stesso che agli altri.
Il suo volto dimostrava più degli anni che aveva, ma gli occhi celavano il suo mondo a tutti, come uno scrigno.
La desiderava, in maniera a volte dolorosa, immaginava di mescolarsi all’odore della sua pelle, fino a tatuarselo dentro l’anima.
Strisciare tra le sue cosce e leccare tutto ciò che trovava fino al centro del suo piacere, quel fiore spalancato che l’aspettava, pronto a ingoiarlo completamente, come se potesse entrarle dentro con tutto se stesso e perdersi all’interno.
La fica come accesso ai suoi segreti.
Poi pensò ad una cosa che mai l’avrebbe sfiorato solo qualche mese prima: rinunciare al suo corpo, per averla completamente, attraverso la sua storia.
Lui non l’avrebbe sfiorata neppure con un dito e lei in cambio di questo irrispettoso dono, gli avrebbe raccontato tutta la sua vita, mettendosi a nudo più di quanto non avrebbe potuto fare togliendosi i vestiti.
Sarebbe stata sua per sempre. [ottobre 2018]

amanuense@blu.it


scritto il
2024-07-29
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