La seconda lezione

di
genere
dominazione

In un precedente racconto vi ho detto della prima volta in cui ho bevuto lo sperma di un uomo. Dopo quella prima lezione, lo zio prese a venire a trovare me e sua figlia ogni pomeriggio ed ogni notte. Dopo aver scopato la zia, con il cazzo ancora pieno dei suoi umori veniva da noi e ci costringeva a succhiarglielo e leccarglielo. Mia cugina l’aveva già preso sia nella figa che nel culo ma a me questa fortuna non era ancora capitata. Un giorno che mia zia e mia cugina erano dovute andare in paese per una visita medica, restai da sola con lo zio. Attesi per un po' di tempo che venisse a trovarmi e non vedendolo lo cercai nella sua stanza. Non c’era neanche lì. Presi a girovagare per l’aia quando sentii dei rumori nella stalla. Entrai e vidi lo zio che stava dando da mangiare ai cavalli. Quando mi vide, mi sorrise e mi fece cenno con la mano di avvicinarmi a lui. Appena fui vicina ai due animali non potei fare a meno di notare le dimensioni del loro cazzo. Mio zio se ne accorse e mi diede della puttanella viziosa. Io diventai rossa di vergogna e feci per andarmene. Lo zio mi trattenne, mi strinse a sé e mi baciò sulla bocca infilandomi in bocca la lingua ruvida. Io non reagii e poco dopo mi spinse verso il basso. Si slacciò i pantaloni e subito il suo cazzo duro svettò davanti alla mia bocca. Sapevo già cosa fare e presi a succhiargli il cazzo come mi aveva insegnato. Lui mi fece i complimenti e mi disse che era arrivato il momento di fare un passo in avanti nella mia formazione. Staccò la mia bocca dal suo uccello e mi spinse sotto le zampe di Furia il cavallo di mia cugina. Io reagii rifiutandomi e lui per tutta risposta mi diede un ceffone che mi fece diventare sorda per qualche istante. Capii che non potevo rifiutarmi e mi accucciai sotto le zampe del cavallo. Avevo paura che scalciasse ma lo zio lo teneva fermo. Mi disse di prendere in mano il cazzo di Furia e di scappellarlo. Ero come ipnotizzata ed esegui senza fiatare. La cappella rossa e lucente della bestia era già umida e l’odore non era cattivo, anzi sapeva di selvatico. Lo zio mi ordinò di leccare la cappella ed io ormai in balia dei sensi lo feci. Il sapore era buono e infilai la cappella in bocca, ma il cavallo eccitato spinse in avanti ed il suo cazzo entrò per altri cinque centimetri. Lo zio mi insultò dicendomi di tirare fuori l’uccello dalla bocca se non volevo morire soffocata. Obbedii e lui mi prese per un braccio e mi tirò via da sotto la bestia. Mi diede un altro ceffone e mi ordinò di girarmi. Io obbedii terrorizzata e lui mi sollevò il vestito di cotone leggero. Indossavo un minuscolo slip rosa che lui strappò con un solo gesto lasciando la mia figa esposta. Si posizionò dietro di me e strusciò la cappella fra le mie grandi labbra già bagnate dall’eccitazione. Dopo pochi strusciamenti sentii i miei umori colarmi tra le cosce. Lo zio se ne accorse e mi diede della puttana ninfomane. Un colpo secco mi arrivò sulle natiche e subito dopo lo zio appoggiò il suo cazzo all’imboccatura della mia figa, mi prese per i fianchi e mi tirò indietro consentendo al suo uccello di penetrami. Un lieve dolore e un immediato piacere. così persi la mia verginità. Lo zio continuò a penetrarmi con sempre maggiore irruenza. Non mi venne dentro, uscì qualche secondo prima sborra e scaricò sulla mia schiena una enorme quantità di sborra. Infine, mi costrinse a leccargli il cazzo per pulirlo dei residui di sperma. Prima di mandarmi in camera a lavarmi mi promise che presto avrebbe sverginato anche il mio culo. Quella sera raccontai tutto a mia cugina che eccitata mi fece leccare la sua figa fino a quando non raggiunse l’orgasmo. Mi sentivo una troia ed ero felice per questo.
scritto il
2024-07-30
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