7° - Hotel Smeraldo-Camera 302 [prima parte]
di
Metrox
genere
trio
7° - Vendetta
Trovo molto eccitante vedere così impegnate le due ragazze e pensare che si tratta del primo 69 lesbico della loro vita.
Mi sistemo in ginocchio sul letto, a gambe aperte sul viso di Simona. Prendo il boccettino dell’olio e ne verso una giusta quantità sul solco di pesca di Marina, tra le dita di Simona, che ora scivolano molto bene nell'orifizio, sì che Marina non si lamenta neanche troppo.
Ho spalmato dell’olio anche sul pene e ho srotolato più giù la pelle che ricopre il glande. Simona ha smesso di leccare, mi tocca i testicoli, le unghie sotto lo scroto, come le ha insegnato Marina.
Appoggio le mani sulle anche di Marina, punto il cazzo sul suo buco del culo, forzo piano finchè sento che inizia a dilatarsi. Continuo a spingere, i lamenti di Marina mi eccitano ma non mi preoccupano, vedo che il cazzo scivola dentro abbastanza liscio, Marina non dovrebbe provare troppo dolore. In ogni caso lei sa come farmi smettere, quando non le va più.
Sto pensando che Simona sta assistendo così da vicino a questa specie di violenza imposta ma accettata tacitamente, e il fatto che lei sia lì a guardare mi eccita da morire.
Seguo solo il mio istinto animale e sodomizzo Marina con una forza lenta ma continua finchè l’uccello penetra tutto nella sua pancia fino alla base, e pulsa, vivo, nelle sue viscere.
Marina lancia qualche grido soffocato, poi protesta in modo incomprensibile, affonda la testa tra le gambe di Simona e ingobbisce la schiena stringendo le natiche per il dolore. Io resto immobile, so che in poco tempo lo sfintere si adatta, e sarà Marina a dettarmi il movimento, quando si sentirà pronta.
Infatti, dopo nemmeno un minuto, Marina scuote un po’ il culo, capisco il segnale e inizio a muovermi dentro di lei, dapprima lentamente poi con maggior vigore.
Inculare Marina, oltre al piacere derivato dal pene strangolato in quel buco strettissimo, è anche una soddisfazione mentale, un senso di possesso formidabile, è prendere coscienza che quella parte del suo corpo mi è concessa e che posso usarla anche se va contro la sua funzione naturale. In un silenzioso processo condiviso, io e Marina sappiamo che lei ha la possibilità di accettare o rifiutare. Ed io ho il dovere assoluto di approvare qualsiasi sua decisione.
Naturalmente non faccio mai queste “profonde” considerazioni quando sto penetrando il culo di Marina, sono troppo preso dalla parte fisica della cosa, proprio come adesso che sto aumentando forza e velocità. Per contrastare le spinte, che a questo punto sono notevoli, ho artigliato le spalle di Marina, in questo modo sono certo di penetrare il suo culo ad ogni colpo con tutta la lunghezza del mio cazzo.
Marina grugnisce, ma non sono grugniti da godimento, sono versi di piacere misto a dolore che l’hanno perfino fatta smettere di slinguare la fica di Simona. Anzi, ha appoggiato una guancia proprio sul suo clitoride, il quale sta subendo una sollecitazione abbastanza inusuale.
Marina sta cedendo sotto i miei assalti sempre più estremi. Meglio che Simona si tolga da sotto il suo corpo, glielo dico forse con un po’ troppa veemenza, noto che la ragazza si sfila con movimenti lesti e rimane in ginocchio a guardarmi, quasi aspettasse che io le dica che cosa fare.
“Vai da Marina....accarezzale il viso, baciala...falle cosa vuoi...” riesco a farfugliare.
Simona esegue, solleva la testa di Marina e le accarezza i capelli, la bacia sul collo. Si guardano, Marina accenna un piccolo sorriso, ma subito sul suo volto riappare la contrazione della bocca causata dalla violenza della penetrazione.
Simona si sistema a gambe incrociate davanti a Marina, le sorregge il viso con le mani sulle guance e la sbaciucchia come può, cercando di attutire i colpi per evitare di sbattere di nuovo il labbro sulla fronte di Marina. Come in una sorta di zoomata cinematografica fa scorrere lo sguardo oltre i suoi capelli arruffati, oltre le mie mani strette ad artiglio sulle sue spalle, oltre i muscoli tesi della sua schiena ...e mette a fuoco il mio petto, abbraccia con lo sguardo il mio ventre lucido di sudore, si perde nei miei movimenti cadenzati. Io la guardo, Simona è eccitatissima, le gote in fiamme, sembra fuori di sè.
Devo ammettere che anche per me la situazione è assolutamente nuova. Certo, non è la prima volta che prendo Marina da dietro, ma la vista di una ragazzina che assiste e in qualche modo partecipa mi da una carica notevole in più.
Le ordino di palpare le mammelle da latte di Marina, di mungerla allo stesso modo con cui si mungono le mucche.
Simona è interdetta, guarda Marina e lei le fa cenno di sì...” sì sì, fallo, non avere paura, è tutto ok...”
Allora Simona rivolge all’insù il palmo delle mani e afferra con delicatezza le due grosse mammelle pendenti, come se dovesse soppesarle. Le manipola, ne stringe la carne che cede tra le sue dita, se non le tocca per un attimo loro riprendono a sballonzolare avanti e indietro seguendo il ritmo delle mie spinte.
Marina ansima forte, ripete più volte “...sii decisa...non mi fai male...”, e Simona prende tra il pollice e l’indice i due capezzoli, li strizza e poi fa come ha visto fare dal contadino in quella gita scolastica di molti anni prima. Tira una mammella e poi l’altra, con un leggero strappo in basso, e si stupisce di quanto si allungano le tette di Marina. E’ un gioco divertente ed eccitante, ad ogni strattone il capezzolo sembra che si ingrossi, e pare che a Marina piaccia molto essere sollecitata in quel modo. Quel gioco dura qualche minuto poi si fa estremo giacchè Marina è obbligata a implorare “ahia, basta, mi fai male...”, ma Simona la ignora, non so quanto volontariamente, continua a tirare in basso, alternativamente, le sue poppe.
Marina è sottoposta a troppe stimolazioni che hanno superato la soglia del piacere e si sono trasformate in dolore, le fanno male sia il buco del culo che i capezzoli, e si distende sul letto a pancia sotto, gambe e braccia aperte e il viso affondato nel cuscino.
Io non riesco a a fermarmi, mi eccita vedere la schiena di Marina così tesa, e mi lascio andare pesantemente sul suo corpo spingendo con maggior violenza la mia verga durissima nel suo buco e i testicoli sbattono sonoramente sulla sua fica. Nascondo il viso tra i capelli di Marina, e mi tengo ben saldo sulle sue spalle.
Simona osserva a bocca aperta. Le chiedo di tirare su i capelli di Marina, sul collo, voglio la sua nuca libera. Simona lo fa, raccoglie per bene i suoi capelli e li tiene fermi con le mani. Poi usa l’elastico che tiene sul polso per legare così una crocchia sul capo di Marina. La sua nuca è per me di un erotismo sconvolgente, così bianca, sempre così nascosta ed ora così esposta alle mie voglie.
Marina ha la bocca sul cuscino, ma riesce a mormorare ”...lo so cosa vuoi fare... fallo....”
Io, senza smettere mai di impalarla, affondo i denti nella sua nuca. Un morso che non deve ferire, ma deve lasciare un segno profondo per qualche giorno. La mordo più volte, in punti diversi, e Marina ogni volta emette un grido soffocato con le dita che graffiano il lenzuolo.
Simona è affascinata da tanto animalesco furore, sento addosso il suo sguardo pieno di curiosità e di stupore. Non può fare a meno di paragonare certe scene che trattiene latenti nella memoria, forse viste alla tv, o chissà dove, in cui si vedono degli animali che si accoppiano, un leone che monta una leonessa, un toro che monta una mucca, ha visto anche uno stallone, una volta, ed era così impressionata dal membro del cavallo, così lungo, e da come saltava sulla groppa della cavalla.
Simona è preda di questi pensieri, che la turbano e la eccitano, ma che non sa frenare. In questo momento in me e Marina vede solo un maschio e una femmina che si accoppiano, con la non trascurabile differenza che il maschio sta inculando la femmina, e addirittura la sta mordendo, è una scena violenta cui lei sta assistendo eccitatissima.
A quanto poteva sapere, una donna non dovrebbe raggiungere un orgasmo in quel modo, ma è indubbio che Marina sembra proprio che sia prossima al godimento, ansima sempre più forte come se stesse arrivando all’estasi.
Non posso fare a meno di vedere Simona che, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, si sta masturbando. La scena cui sta assistendo la sta condizionando, riconosco nel suo volto la libidine che fa perdere ogni vergogna. Tiene le gambe molto divaricate, il dito medio della mano destra si muove velocissimo sul clitoride e l’indice dell’altra mano stimola il suo buchino tra le chiappe, spinta per imitazione a ciò cui sta assistendo.
Io mi sono bloccato perchè mi sono accorto che Marina ha iniziato a contrarre spasmodicamente sia lo sfintere che le chiappe, grugnendo forte nel cuscino. Non è questione di poco tempo, le contrazioni proseguono e si spengono molto, molto lentamente, ma non è così per il mio cazzo che, seppur immobile, continua a pulsare nella sua pancia. Non so se per Marina si è trattato di orgasmo vero e proprio, ma so per certo che sembra totalmente appagata.
Appena vedo che Marina si è acquietata, sfilo l'uccello dal suo culo senza badare al suo gemito prolungato che accompagna l'azione.
Voglio dedicarmi a Simona, per aiutarla nel godimento. Penso che le serva un abbraccio, lo faccio, le accarezzo il viso stravolto. ” Ci sei quasi, lo vedo...ti aiuto io, piccola, lasciati andare...” le sussurro. La prendo di peso e la faccio sdraiare, le allontano non senza fatica la mano dalla fica, ma curiosamente Simona continua a agitarla a vuoto per alcuni secondi come se stesse masturbando l’aria. Mi mette le braccia al collo, mi stringe fortissimo e continua a farfugliare “sì...sì...sì...”, ed io entro nella sua vagina e la chiavo con la medesima cadenza con cui inculavo Marina.
Subito sento sulle natiche carezze e piccoli morsi, realizzo che Marina si è ripresa. So che lei adora toccare il mio culo, spesso la lascio giocare, come adesso, con un dito. Mi piace che mi penetri un poco. Mi arresto un attimo, sento che mi versa dell’olio tra le chiappe e continua a massaggiare finchè il dito scivola dentro senza problemi.
Rivolgo di nuovo il pensiero a Simona sotto di me, racchiudo le sue tettine nelle mie mani, le strizzo i capezzoli, la pizzico sotto le ascelle e lei si lamenta, emette degli urletti acuti, squittisce ma non si divincola, allora io continuo a pizzicarle le ascelle e poi più giù la carne molle dei fianchi.
All’improvviso capisco che Marina sta spingendo il plug col diamante nel mio buco del culo, sta forzando lentamente ma inesorabilmente, e intanto mi sussurra all’orecchio “continua a scopare Simona, vero che è bellissima? non fermarti, lo so che ti piace la ragazzina....”
“Sì sì...” riesco solo a bofonchiare, mentre subisco la dilatazione, un dolore mai provato.
“Ti adoro, anche se sei un porco, adoro il tuo culo, lo sai...”
“Si...lo so...ma tu che cosa stai facendo?”
“Continua a scopare Simona...non fermarti...”
Il plug mi apre il buco come non credevo possibile, non riesco a non emettere un verso di dolore ma poi, superato il diametro massimo, mi scivola dentro fino al diamante.
Simona, pur sentendo imminente l’orgasmo, si rende conto che sta succedendo qualcosa di non previsto, Marina si avvicina, le da bacini sulla guancia e le comunica:
“Simona, lo sto sverginando...”
Simona è sotto i colpi del suo maschio, non ce la fa a rispondere, allora Marina le prende una mano e l’accompagna a toccarmi le chiappe, le dita sfiorano il diamante, e Simona si rende conto di ciò che ha fatto Marina.
Spalanca gli occhi dalla sorpresa e mi bacia sulla bocca, con l'eccitazione che la travolge. Affonda le dita nei miei glutei e con movimenti del bacino mi incita a sbatterla più velocemente.
Lo so che le manca poco, ma il dolore all’ano mi disturba, nonostante Marina massaggi con le dita tutt’intorno al plug. Mi dilata un po’ le chiappe per agevolare lo scivolamento del maledetto attrezzo mentre lo muove su e giù.
Simona dopo poco inizia a tremare in tutto il corpo, sento sotto di me la sua pancia che si fa mobilissima e si tende a più riprese. La bacio a lungo finchè non spalanca la bocca, la sua lingua si irrigidisce e il respiro si fa veloce, la lascio libera di gridare il suo piacere, di entrare corpo e mente nel suo orgasmo, e mentre gode ficca le unghie nella mia schiena.
Anche per me è troppo, mi divincolo per non schizzarle dentro la vagina e, incurante del fastidio che mi permane nel culo, mi metto a cavalcioni sulle sue tettine. Lei sbarra gli occhi ancora preda dell’orgasmo, io ho l’intenzione di venire nella sua bocca, ma lei tiene serrate le labbra e volta il capo di scatto, sicchè la mia sborra si spande sulla guancia e le cola lungo il collo.
Con la mano stretta sul cazzo, e ancora confusamente eccitato, le intimo “apri la bocca!” ma Simona strizza gli occhi e scuote la testa in un diniego deciso, con un’espressione così dolce e speranzosa che mi sono reso conto che lei ha paura, non è pronta ad accettare tutto quello che può comportare il sesso che io e Marina possiamo darle.
Arriva l’ultima contrazione che scuote il corpo di Simona, poi serra la cosce e incrocia le gambe. Restiamo muti per diversi secondi, presi entrambi dalla spossatezza post-orgasmo, mentre i respiri gradualmente si placano.
Simona mi accarezza le natiche con delicatezza ed io provo un relax infinito. Nelle sue escursioni giunge infine a toccare il diamante, me lo spinge dentro di più, e più volte.
Quando io faccio una smorfia di dolore, lei mi guarda (sor)ridendo.
[PRIMA PARTE] Continua...
metr0pol@libero.it (dove 0 è uno zero)
Trovo molto eccitante vedere così impegnate le due ragazze e pensare che si tratta del primo 69 lesbico della loro vita.
Mi sistemo in ginocchio sul letto, a gambe aperte sul viso di Simona. Prendo il boccettino dell’olio e ne verso una giusta quantità sul solco di pesca di Marina, tra le dita di Simona, che ora scivolano molto bene nell'orifizio, sì che Marina non si lamenta neanche troppo.
Ho spalmato dell’olio anche sul pene e ho srotolato più giù la pelle che ricopre il glande. Simona ha smesso di leccare, mi tocca i testicoli, le unghie sotto lo scroto, come le ha insegnato Marina.
Appoggio le mani sulle anche di Marina, punto il cazzo sul suo buco del culo, forzo piano finchè sento che inizia a dilatarsi. Continuo a spingere, i lamenti di Marina mi eccitano ma non mi preoccupano, vedo che il cazzo scivola dentro abbastanza liscio, Marina non dovrebbe provare troppo dolore. In ogni caso lei sa come farmi smettere, quando non le va più.
Sto pensando che Simona sta assistendo così da vicino a questa specie di violenza imposta ma accettata tacitamente, e il fatto che lei sia lì a guardare mi eccita da morire.
Seguo solo il mio istinto animale e sodomizzo Marina con una forza lenta ma continua finchè l’uccello penetra tutto nella sua pancia fino alla base, e pulsa, vivo, nelle sue viscere.
Marina lancia qualche grido soffocato, poi protesta in modo incomprensibile, affonda la testa tra le gambe di Simona e ingobbisce la schiena stringendo le natiche per il dolore. Io resto immobile, so che in poco tempo lo sfintere si adatta, e sarà Marina a dettarmi il movimento, quando si sentirà pronta.
Infatti, dopo nemmeno un minuto, Marina scuote un po’ il culo, capisco il segnale e inizio a muovermi dentro di lei, dapprima lentamente poi con maggior vigore.
Inculare Marina, oltre al piacere derivato dal pene strangolato in quel buco strettissimo, è anche una soddisfazione mentale, un senso di possesso formidabile, è prendere coscienza che quella parte del suo corpo mi è concessa e che posso usarla anche se va contro la sua funzione naturale. In un silenzioso processo condiviso, io e Marina sappiamo che lei ha la possibilità di accettare o rifiutare. Ed io ho il dovere assoluto di approvare qualsiasi sua decisione.
Naturalmente non faccio mai queste “profonde” considerazioni quando sto penetrando il culo di Marina, sono troppo preso dalla parte fisica della cosa, proprio come adesso che sto aumentando forza e velocità. Per contrastare le spinte, che a questo punto sono notevoli, ho artigliato le spalle di Marina, in questo modo sono certo di penetrare il suo culo ad ogni colpo con tutta la lunghezza del mio cazzo.
Marina grugnisce, ma non sono grugniti da godimento, sono versi di piacere misto a dolore che l’hanno perfino fatta smettere di slinguare la fica di Simona. Anzi, ha appoggiato una guancia proprio sul suo clitoride, il quale sta subendo una sollecitazione abbastanza inusuale.
Marina sta cedendo sotto i miei assalti sempre più estremi. Meglio che Simona si tolga da sotto il suo corpo, glielo dico forse con un po’ troppa veemenza, noto che la ragazza si sfila con movimenti lesti e rimane in ginocchio a guardarmi, quasi aspettasse che io le dica che cosa fare.
“Vai da Marina....accarezzale il viso, baciala...falle cosa vuoi...” riesco a farfugliare.
Simona esegue, solleva la testa di Marina e le accarezza i capelli, la bacia sul collo. Si guardano, Marina accenna un piccolo sorriso, ma subito sul suo volto riappare la contrazione della bocca causata dalla violenza della penetrazione.
Simona si sistema a gambe incrociate davanti a Marina, le sorregge il viso con le mani sulle guance e la sbaciucchia come può, cercando di attutire i colpi per evitare di sbattere di nuovo il labbro sulla fronte di Marina. Come in una sorta di zoomata cinematografica fa scorrere lo sguardo oltre i suoi capelli arruffati, oltre le mie mani strette ad artiglio sulle sue spalle, oltre i muscoli tesi della sua schiena ...e mette a fuoco il mio petto, abbraccia con lo sguardo il mio ventre lucido di sudore, si perde nei miei movimenti cadenzati. Io la guardo, Simona è eccitatissima, le gote in fiamme, sembra fuori di sè.
Devo ammettere che anche per me la situazione è assolutamente nuova. Certo, non è la prima volta che prendo Marina da dietro, ma la vista di una ragazzina che assiste e in qualche modo partecipa mi da una carica notevole in più.
Le ordino di palpare le mammelle da latte di Marina, di mungerla allo stesso modo con cui si mungono le mucche.
Simona è interdetta, guarda Marina e lei le fa cenno di sì...” sì sì, fallo, non avere paura, è tutto ok...”
Allora Simona rivolge all’insù il palmo delle mani e afferra con delicatezza le due grosse mammelle pendenti, come se dovesse soppesarle. Le manipola, ne stringe la carne che cede tra le sue dita, se non le tocca per un attimo loro riprendono a sballonzolare avanti e indietro seguendo il ritmo delle mie spinte.
Marina ansima forte, ripete più volte “...sii decisa...non mi fai male...”, e Simona prende tra il pollice e l’indice i due capezzoli, li strizza e poi fa come ha visto fare dal contadino in quella gita scolastica di molti anni prima. Tira una mammella e poi l’altra, con un leggero strappo in basso, e si stupisce di quanto si allungano le tette di Marina. E’ un gioco divertente ed eccitante, ad ogni strattone il capezzolo sembra che si ingrossi, e pare che a Marina piaccia molto essere sollecitata in quel modo. Quel gioco dura qualche minuto poi si fa estremo giacchè Marina è obbligata a implorare “ahia, basta, mi fai male...”, ma Simona la ignora, non so quanto volontariamente, continua a tirare in basso, alternativamente, le sue poppe.
Marina è sottoposta a troppe stimolazioni che hanno superato la soglia del piacere e si sono trasformate in dolore, le fanno male sia il buco del culo che i capezzoli, e si distende sul letto a pancia sotto, gambe e braccia aperte e il viso affondato nel cuscino.
Io non riesco a a fermarmi, mi eccita vedere la schiena di Marina così tesa, e mi lascio andare pesantemente sul suo corpo spingendo con maggior violenza la mia verga durissima nel suo buco e i testicoli sbattono sonoramente sulla sua fica. Nascondo il viso tra i capelli di Marina, e mi tengo ben saldo sulle sue spalle.
Simona osserva a bocca aperta. Le chiedo di tirare su i capelli di Marina, sul collo, voglio la sua nuca libera. Simona lo fa, raccoglie per bene i suoi capelli e li tiene fermi con le mani. Poi usa l’elastico che tiene sul polso per legare così una crocchia sul capo di Marina. La sua nuca è per me di un erotismo sconvolgente, così bianca, sempre così nascosta ed ora così esposta alle mie voglie.
Marina ha la bocca sul cuscino, ma riesce a mormorare ”...lo so cosa vuoi fare... fallo....”
Io, senza smettere mai di impalarla, affondo i denti nella sua nuca. Un morso che non deve ferire, ma deve lasciare un segno profondo per qualche giorno. La mordo più volte, in punti diversi, e Marina ogni volta emette un grido soffocato con le dita che graffiano il lenzuolo.
Simona è affascinata da tanto animalesco furore, sento addosso il suo sguardo pieno di curiosità e di stupore. Non può fare a meno di paragonare certe scene che trattiene latenti nella memoria, forse viste alla tv, o chissà dove, in cui si vedono degli animali che si accoppiano, un leone che monta una leonessa, un toro che monta una mucca, ha visto anche uno stallone, una volta, ed era così impressionata dal membro del cavallo, così lungo, e da come saltava sulla groppa della cavalla.
Simona è preda di questi pensieri, che la turbano e la eccitano, ma che non sa frenare. In questo momento in me e Marina vede solo un maschio e una femmina che si accoppiano, con la non trascurabile differenza che il maschio sta inculando la femmina, e addirittura la sta mordendo, è una scena violenta cui lei sta assistendo eccitatissima.
A quanto poteva sapere, una donna non dovrebbe raggiungere un orgasmo in quel modo, ma è indubbio che Marina sembra proprio che sia prossima al godimento, ansima sempre più forte come se stesse arrivando all’estasi.
Non posso fare a meno di vedere Simona che, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, si sta masturbando. La scena cui sta assistendo la sta condizionando, riconosco nel suo volto la libidine che fa perdere ogni vergogna. Tiene le gambe molto divaricate, il dito medio della mano destra si muove velocissimo sul clitoride e l’indice dell’altra mano stimola il suo buchino tra le chiappe, spinta per imitazione a ciò cui sta assistendo.
Io mi sono bloccato perchè mi sono accorto che Marina ha iniziato a contrarre spasmodicamente sia lo sfintere che le chiappe, grugnendo forte nel cuscino. Non è questione di poco tempo, le contrazioni proseguono e si spengono molto, molto lentamente, ma non è così per il mio cazzo che, seppur immobile, continua a pulsare nella sua pancia. Non so se per Marina si è trattato di orgasmo vero e proprio, ma so per certo che sembra totalmente appagata.
Appena vedo che Marina si è acquietata, sfilo l'uccello dal suo culo senza badare al suo gemito prolungato che accompagna l'azione.
Voglio dedicarmi a Simona, per aiutarla nel godimento. Penso che le serva un abbraccio, lo faccio, le accarezzo il viso stravolto. ” Ci sei quasi, lo vedo...ti aiuto io, piccola, lasciati andare...” le sussurro. La prendo di peso e la faccio sdraiare, le allontano non senza fatica la mano dalla fica, ma curiosamente Simona continua a agitarla a vuoto per alcuni secondi come se stesse masturbando l’aria. Mi mette le braccia al collo, mi stringe fortissimo e continua a farfugliare “sì...sì...sì...”, ed io entro nella sua vagina e la chiavo con la medesima cadenza con cui inculavo Marina.
Subito sento sulle natiche carezze e piccoli morsi, realizzo che Marina si è ripresa. So che lei adora toccare il mio culo, spesso la lascio giocare, come adesso, con un dito. Mi piace che mi penetri un poco. Mi arresto un attimo, sento che mi versa dell’olio tra le chiappe e continua a massaggiare finchè il dito scivola dentro senza problemi.
Rivolgo di nuovo il pensiero a Simona sotto di me, racchiudo le sue tettine nelle mie mani, le strizzo i capezzoli, la pizzico sotto le ascelle e lei si lamenta, emette degli urletti acuti, squittisce ma non si divincola, allora io continuo a pizzicarle le ascelle e poi più giù la carne molle dei fianchi.
All’improvviso capisco che Marina sta spingendo il plug col diamante nel mio buco del culo, sta forzando lentamente ma inesorabilmente, e intanto mi sussurra all’orecchio “continua a scopare Simona, vero che è bellissima? non fermarti, lo so che ti piace la ragazzina....”
“Sì sì...” riesco solo a bofonchiare, mentre subisco la dilatazione, un dolore mai provato.
“Ti adoro, anche se sei un porco, adoro il tuo culo, lo sai...”
“Si...lo so...ma tu che cosa stai facendo?”
“Continua a scopare Simona...non fermarti...”
Il plug mi apre il buco come non credevo possibile, non riesco a non emettere un verso di dolore ma poi, superato il diametro massimo, mi scivola dentro fino al diamante.
Simona, pur sentendo imminente l’orgasmo, si rende conto che sta succedendo qualcosa di non previsto, Marina si avvicina, le da bacini sulla guancia e le comunica:
“Simona, lo sto sverginando...”
Simona è sotto i colpi del suo maschio, non ce la fa a rispondere, allora Marina le prende una mano e l’accompagna a toccarmi le chiappe, le dita sfiorano il diamante, e Simona si rende conto di ciò che ha fatto Marina.
Spalanca gli occhi dalla sorpresa e mi bacia sulla bocca, con l'eccitazione che la travolge. Affonda le dita nei miei glutei e con movimenti del bacino mi incita a sbatterla più velocemente.
Lo so che le manca poco, ma il dolore all’ano mi disturba, nonostante Marina massaggi con le dita tutt’intorno al plug. Mi dilata un po’ le chiappe per agevolare lo scivolamento del maledetto attrezzo mentre lo muove su e giù.
Simona dopo poco inizia a tremare in tutto il corpo, sento sotto di me la sua pancia che si fa mobilissima e si tende a più riprese. La bacio a lungo finchè non spalanca la bocca, la sua lingua si irrigidisce e il respiro si fa veloce, la lascio libera di gridare il suo piacere, di entrare corpo e mente nel suo orgasmo, e mentre gode ficca le unghie nella mia schiena.
Anche per me è troppo, mi divincolo per non schizzarle dentro la vagina e, incurante del fastidio che mi permane nel culo, mi metto a cavalcioni sulle sue tettine. Lei sbarra gli occhi ancora preda dell’orgasmo, io ho l’intenzione di venire nella sua bocca, ma lei tiene serrate le labbra e volta il capo di scatto, sicchè la mia sborra si spande sulla guancia e le cola lungo il collo.
Con la mano stretta sul cazzo, e ancora confusamente eccitato, le intimo “apri la bocca!” ma Simona strizza gli occhi e scuote la testa in un diniego deciso, con un’espressione così dolce e speranzosa che mi sono reso conto che lei ha paura, non è pronta ad accettare tutto quello che può comportare il sesso che io e Marina possiamo darle.
Arriva l’ultima contrazione che scuote il corpo di Simona, poi serra la cosce e incrocia le gambe. Restiamo muti per diversi secondi, presi entrambi dalla spossatezza post-orgasmo, mentre i respiri gradualmente si placano.
Simona mi accarezza le natiche con delicatezza ed io provo un relax infinito. Nelle sue escursioni giunge infine a toccare il diamante, me lo spinge dentro di più, e più volte.
Quando io faccio una smorfia di dolore, lei mi guarda (sor)ridendo.
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