La zia sarta
di
RomanDeVil
genere
etero
Sin da quando ero bambino frequentavo la casa di zia Fuffi… beh, a dire il vero lei non era esattamente mia zia, ma la terza moglie di mio prozio Lino, il fratello di mia nonna.
Zia Francesca, detta Fuffi, era una sartina molto carina, dall'aria dolce; lui la sposò dopo che rimase vedovo per la seconda volta; lei all'epoca era molto più giovane di lui (all'epoca zio Lino aveva infatti circa 60 anni, seppure molto ben portati, mentre zia Fuffi ne aveva solo 26) e lo aveva sposato un po' per amore, un po' per «interesse», avendo zio Lino una consistente pensione di guerra.
Il loro matrimonio suscitò non poco clamore nel paese… ma, nonostante i normali alti e bassi, la loro unione era felice, tanto che ormai sono venti anni che vivono un tranquillo ménage coniugale.
Dicevo, frequentavo la casa di zia Fuffi e di zio Lino fin dall'infanzia. Zio Lino passava volentieri il suo tempo con me, mi parlava della II Guerra Mondiale e delle ferite da lui riportate al fronte, ed insegnandomi negli anni tutte le canzoni di trincea, anche quelle un po' più «goliardiche». Ogni volta che ripetevo bene una canzone, poi, mi dava un goccino di cordiale, di nascosto da tutti.
Un giorno, mentre stavo ricevendo il «giusto premio» da zio Lino, entrò zia Fuffi che rimproverò il marito molto aspramente; la situazione era molto comica, anche perché la zia era abituata a girare per casa in vestaglia piuttosto succinta (e possedeva una bella misura abbondante di tette), e nell'agitazione non si era accorta che il capezzolo sinistro faceva capolino dall'orlo della stessa; il marito aveva lo sguardo basso e non poteva notarlo, per cui solo io mi beai, eccitato, di quella vista.
Da allora incominciai a vedere zia Fuffi sotto un'altra luce: ero solo un ragazzino, è vero, ma da allora in poi una buona parte delle mie masturbazioni la dedicai a lei, e cercavo di spiarla per cogliere altri particolari del suo corpo.
Col tempo la zia Fuffi si è trasformata in una splendida signora; l'età non ha scalfito più di tanto la sua bellezza, anzi, direi che con la maturità abbia acquisito un qualcosa che l'ha resa ancora più arrapante ai miei occhi.
Nel maggio di alcuni anni dopo, per il mio 18° compleanno, mia nonna mi regalò due paia di pantaloni; ma, poiché la sua vista stava calando e non ce la faceva ad aggiustarmeli, chiese a zia Fuffi di farlo.
Così, un pomeriggio che ero stranamente solo in casa (perché la mia famiglia aveva accompagnato la mia nonnina da una anziana signora, sua amica), sentii suonare; ero molto scocciato perché mi stavo tirando una sega pensando a zia Fuffi. Andai comunque ad aprire con il pene ancora duro nelle mutande… e mi si presentò davanti proprio zia Fuffi, che era venuta a provarmi i pantaloni. La avvertii che ero solo e che gli altri sarebbero rientrati sul tardi; lei rispose che non faceva nulla, e mi chiese se le preparavo un caffé.
La zia Fuffi aveva anche una curiosa abitudine: ogni volta che veniva a casa nostra, come in quella di altri parenti stretti, si toglieva la gonna perché sosteneva che se no si stropicciava. Anche quel giorno porsi alla zia un attaccapanni per gonna e lei si sfilò la gonna grigia a tubo e rimase in sottoveste nera… ora, capirete che oltre al mio stato di erezione, che non era calato ma anzi reggeva saldamente, il ritrovarmi davanti la donna con cui avevo immaginato, solo pochi istanti prima, di compiere le più intriganti porcate mi mandò completamente nel pallone… mi ridestai soltanto perché la zia reclamava il caffè, che era ormai pronto.
La situazione tuttavia peggiorò ancora, perché mentre preparavo il caffé mi accorsi che alla zia, sedendosi, si era sollevata la sottana, e le si intravedevano ampie sezioni di cosce inguainate da un paio di calze nere velate, sorrette da un reggicalze dello stesso colore.
Dopo il caffè, la zia volle che provassi i pantaloni. Feci per andare in camera mia per sfilarmi quelli che avevo e indossare i nuovi, ma lei mi trattenne sostenendo che non ce n'era bisogno in quanto mi aveva visto nascere, per cui non c'era problema e potevo sfilarli con comodo davanti a lei. Provai ad insistere, ma insistette anche lei… e a quel punto fui praticamente forzato a togliermi i pantaloni, e non potei più mascherare l'erezione. Lei tuttavia non sembrò farci caso, e mi chiese di salire su una seggiola in modo da farle prendere le misure senza piegarsi.
A quel punto mi ritrovavo con il pube all'altezza del viso di lei, che si chinò e tracciò gli orli. Nel rialzarsi volle provare come mi stavano di cavallo, e sentii il palmo della sua mano premere sul mio scroto; la pressione era dolce, e il movimento circolare… io chiusi gli occhi, e lei lo notò.
"Che c'è, Mirko, stai male…?" chiese.
Non riuscivo a risponderle, anche perché la sua mano ora era proprio sulla mia patta.
"Mmmm… forse sono un po' stretti al cavallo… sbottonati, che proviamo l'altro paio; non scendere dalla sedia, però, così facciamo prima…" aggiunse lei.
Mi sbottonai i pantaloni, e mi accorsi con terrore che il glande era uscito di lato dalle mutande (avevo indosso dei boxer larghi, del tipo non elasticizzato) e faceva capolino, congestionato; chiusi gli occhi, imbarazzatissimo, e mi aspettai un urlo o comunque un rimbrotto da parte di zia Fuffi… e invece sentii il palmo della sua mano che roteava lentamente sul glande, ma subito dopo lo scostò… io ero ancora con gli occhi chiusi, e a quel punto ero anche confuso da quella sua mossa. Poi, ad un tratto, sentii la sua lingua sul prepuzio e poi le sue labbra serrarsi intorno al mio glande; quindi la sentii scostare le mutande e iniziare a pompare…
Non riuscivo a crederci: avevo una bella 45enne, oltretutto protagonista principale dei miei sogni erotici, che mi stava facendo un pompino… il mio primo pompino! Iniziai ad accarezzarle i capelli biondi e a premerle la testa contro di me; lei pompava e roteava la lingua sul mio cazzo, e vidi che intanto aveva una mano in mezzo alle sue gambe… a quel punto venni, mormorando il suo nome, e le inondai la bocca.
Dopo aver ingoiato tutto la zia alzò il viso verso di me.
"Ma… ti rendi conto che potevi sporcare i pantaloni!!" mi disse, con tono quasi da rimprovero.
"Grazie a te, però, non è successo", le risposi, e mi avvicinai a lei per abbracciarla. Il mio pene le strofinò sulla sottoveste e lei mi allontanò con un balzo.
"No… così mi sporchi la sottana…" esclamò.
"Hai ragione! Levatela…" risposi, quasi senza pensarci.
Lei meditò un attimo, guardò il mio cazzo e poi si sbottonò la camicetta beige, se la tolse e si fece passare la sottana dalla testa, guadandomi fisso.
"E ora…" le dissi fissandole i seni attraverso il reggiseno, "…siediti e allarga le gambe".
Zia Fuffi si sedette su un divanetto, e io mi ingiocchiai di fronte a lei.
"Zia, voglio vederti il seno e leccartelo…".
"Ma cosa dici, Mirko… le mie tette saranno cascanti…" rispose, sganciandosi il reggiseno e mettendo in mostra un paio di tette che invece erano ancora belle sode, con due areole non molto larghe e i capezzoli semiturgidi, che presi subito in bocca e iniziai a succhiare.
Dopo un quarto d'ora che leccavo e succhiavo, la zia mi prese la testa e, guardandomi, mi disse con voce tremula: "Mirko, vai giù e leccami la patatina…" e inarcandosi si sfilò le mutandine.
Iniziai a lappare disordinatamente, lei allora mi guidò e mi insegnò a separare le grandi labbra, e dov'era il clitoride… aveva un buon sapore, e io continuavo a leccarle la fica e le cosce, e a suggerle il clitoride.
Dopo un po' sentii la zia fremere e dire: "…Le dita…". Non sapevo bene cosa fare, non mi aveva spiegato dove voleva le dita, gliene infilai prima uno e poi due nella vagina e le passai il mignolino sulla rosetta del culo… a quel punto lei venne in modo esplosivo, riempiendomi la bocca di fluidi.
Dopo circa un minuto, zia Fuffi tornò a respirare regolarmente, ed io la guardavo affascinato.
"Baciami, Mirko, bacia la tua zietta!" mi disse.
Avevo le labbra ancora impiastricciate dei suo umori, ma lei mi fece capire che non era poi così importante. La baciai, e sentì la sua lingua frullare contro la mia, e la sua mano che mi afferrava il cazzo.
In quel momento, però, sentii suonare alla porta; erano i miei, che per mia buona sorte si erano scordati le chiavi a casa. La zia corse in bagno con la sua roba, ed io mi aggiustai alla meglio i pantaloni ed andai ad aprire la porta.
Quando tornai in cucina, con mia nonna e mia madre, la zia era normalmente seduta, con solo un lieve rossore in viso. Si salutarono, e lei disse che era arrivata da poco e aveva iniziato a provarmi le braghe, poi guardando l'ora aggiunse che doveva scappare, e rivolta a me: "Grazie del caffè, Mirko, hai fatto gli onori di casa da bravo ometto… facciamo così, ti aspetto dopodomani a casa mia per provarti il primo paio di pantaloni cuciti".
- - -
Due giorni dopo, come d'accordo, mi recai a casa sua, speranzoso in cuor mio di approfondire la conoscenza con la zia.
Venne però ad aprirmi zio Lino, e le mie speranze parvero naufragare; mi portò in cucina e, ricordando di quando ero bambino, ci mettemmo a cantare, stonati come due campane, la «Canzone del Piave» con in mano due bicchierini di grappa. Al nostro «…non passa lo straniero… zumzum!!» finale accorse mia zia nella consueta vestaglia, ed esclamò rivolta a suo marito.
"Ma non la finisci mai di trovare una scusa per farti un'ombra di grappa…? E poi non dovevi andare alla bocciofila, che i tuoi amici ti staranno aspettando da un bel po'?".
Si vedeva che, nella coppia, era lei quella che lo faceva rigare dritto. Zio Lino, facendo buon viso, prese la giacca e uscendo mi disse: "Te la lascio, questa proibizionista…" e quindi, strizzandomi un occhio, sussurrò "… alla bocciofila non mi daranno problemi, se mi faccio un'ombra".
Una volta che zio Lino fu uscito, mi sentii chiamare dalla zia, che mi diceva di raggiungerla in laboratorio. Era una stanza dove aveva i manichini e la macchina per cucire, con un balcone con vista su una collina ancora sbruciacchiata da un recente incendio. Lei era seduta alla macchina e stava rifinendo l'orlo dei miei pantaloni.
"Togliti le braghe, Mirko, che ho finito…" mi disse, e tagliando i fili con i denti si girò verso di me con le gambe accavallate, mostrandomi le cosce. Le obbedii, e rimasi in mutande… le mie speranze tornavano a crescere, così come il mio uccello; lei mi si avvicinò, e capii, dal leggero sobbalzare dei seni, che non aveva il reggiseno.
Allungai un braccio per prendermi i pantaloni, ma lei me lo afferrò e contestualmente posò l'altra mano sul pacco, strofinandolo.
"Allora, Mirko, vuoi proprio questi… o magari vuoi qualcos'altro…?" disse, sorridendomi e leccandosi le labbra.
"Zia, se me lo chiedi così…", risposi tutto d'un fiato.
"Ma bravo, vedo che ci stiamo svegliando…" replicò lei.
Prese i lembi della vestaglia e li spalancò, lasciandola cadere sul tappeto e rimanendo completamente nuda, perché non portava neanche le mutandine.
"Zia… mamma mia, che fica che sei…" le dissi, non capendo più nulla.
"Seee… sono solo complimenti. Se lo pensi davvero, allora dimostralo!".
Mi inginocchiai davanti a lei, che allargò le gambe, e iniziai a solleticarle con la lingua il pelo pubico, abbrancando con entrambe le mani i glutei e strizzandoglieli.
"Impari presto, a quanto pare…! Però, ti piace proprio leccare la fica… e pensare che tuo zio proprio non ne vuol sapere".
"E non sa cosa si perde, zia… ce l'hai così dolce…".
"Ma allora sei un golosone… e allora mangiamela!".
Mi immersi completamente nel suo boschetto pubico; stavolta volevo esplorarla centimetro per centimetro, come anche l'interno delle sue cosce; salivo e scendevo da una gamba all'altra, soffermandomi sempre un po' di più sulla sua fica. Lei si appoggiò alla macchina per cucire.
"Ma vuoi farmi proprio impazzire… sembri un formichiereeee…".
Avevo raggiunto il clitoride e glielo stavo spremendo tra le labbra.
"Oh santo cielo… Mirko… mi fai venire…eeeehh…" gridò, e mi spinse la testa contro il pube; io continuavo a leccarla, le infilai dentro due dita, che entrarono facilmente tanto era fradicia; cominciai a muoverle a spirale, lentamente; lei mi prese l'altra mano e se la portò sulle tetta, che iniziai a pastrugnare e spremere alternativamente.
Dopo dieci minuti di questo lavorìo la sentii venire.
"Sììì… seiiii bravissimo… oh mammaaaaaaaaa…" urlava. Si acccasciò sedendosi sul supporto della macchina per cucire; io risalii e ne approfittai per leccarle prima il solco tra i seni, poi il collo, e quindi ridiscesi verso i suoi capezzoli.
"Dammi un attimo di tregua… voglio sciacquarmi un po', mi sento un lago tra le gambe…" e così dicendo corse via dal laboratorio.
Io ero in condizioni pietose; il cazzo premeva contro gli slip facendomi piuttosto male, al ché me li tolsi e mi sedetti, aspettando la zia.
Erano passati circa dieci minuti, durante i quali, non vedendola tornare, mi stavo preoccupando sempre di più.
"Mirko, puoi venire un attimo in camera mia…?" sentii zia Fuffi chiamarmi dall'altro lato. Il tono di voce che aveva usato mi suonava piuttosto strano; ciò nonostante uscii nel corridoio, nudo dalla cintola in giù, e la raggiunsi in camera… e lì la vidi sul letto, inginocchiata a gambe larghe, che si ravviava i capelli con le mani.
"Avanti, avvicinati, non essere timido…".
Entrai, e una volta ai piedi del letto sentii chiudersi la porta dietro di me. Mi girai… e vidi, appoggiata alla porta, una donna di circa una quarantina d'anni di età, rossa naturale, come potei constatare subito, visto che era nuda… a parte un paio di autoreggenti nere a pois rossi che contrastavano con la pelle bianchissima.
"Mirko, lei è Roberta, la mia inquilina del piano di sopra… mi ha sentita gridare prima, ed è scesa a vedere se avevo bisogno di aiuto. Sai, siamo molto amiche, e suo marito è all'estero da circa due mesi…".
Non riuscivo a staccare gli occhi da quella peluria rossa, e da quelle tette… erano ancora più abbondanti di quelle di zia Fuffi, sicuramente una quinta, forse di più, leggermente a pera, con due capezzoli larghi e rosati.
La zia intanto proseguì: "…così ho pensato di non essere egoista; tu sei mio nipote e me lo farai un piacere, vero?".
Non avevo ancora detto una parola, ma il mio cazzo era ansioso di mettersi all'opera e la mia lingua di assaggiare quella passera fulva che avevo davanti.
"Beh, zia, a te non posso certo negarlo un piacere…!", e rivolgendomi all'altra: "Salve, Roberta, è un piacere conoscerla. Si accomodi pure sul letto, insieme a mia zia…".
Roberta aveva uno sguardo incendiario.
"Ciao Mirko, puoi darmi del tu… e, visto che tua zia mi ha detto che lo adori, vieni a leccarmi la fragolina…" mi rispose, e prese posto sul letto.
Era uno spettacolo stupendo: una bionda e una rossa, una di fianco all'altra, ginocchio contro ginocchio.
"Beh, prima gli ospiti…" disse zia Fuffi.
Mi sdraiai con il viso in mezzo alle cosce di Roberta… che cosce fantastiche!! Le accarezzai e solleticai l'interno cosce e il perineo, spingendomi verso la fica che già colava un rivoletto lucente. Lo assaggiai… era più dolce di quello di mia zia. Mi tuffai per assaggiare il nettare direttamente dalla fonte, mentre lei mugolava e stringeva la mano di mia zia che, in ginocchio accanto a lei, si godeva la scena. Il clitoride di Roerta era sporgente, di un rosa acceso; lo rollai tra le dita lentamente, mentra leccavo le sue labbra esterne, leggermente più lunghe rispetto a quelle di zia Fuffi.
"Oooohhh… Fuffiiii, che bellooo… mi ero quasi dimenticata cosa si provaaaaahh…" le si ruppe la voce.
"Su, lecca, ragazzo mio, lecca…" aggiunse mia zia.
Alzai un attimo la testa e la guardai; mi venne in mente un'idea porca…
"Leccale le tette, zia…".
"Ma… ma Mirko, che cosa dici…?".
"Leccale le tette, oppure non gioco più con voi…".
Mi sentivo forte, in controllo, e avevo voglia di vedere mia zia fare qualcosa di estremamente libidinoso e per lei sporco. Lei si oscurò in viso, ma poi prese le tette di Berta tra le mani.
"Fuffi… nooohh… mmmm… cosa mi fai?…".
"L'hai sentito… vuoi che si fermi? Non vuoi godere, e poi magari prenderti una bella dose di cazzo…?". Detto questo, cominciò a leccare i capezzoli dell'amica, a turno.
"Fuuuufffiii… ooohhh sssììiiii, sei proprio braaavaaahh…".
"Sto pensandi ai tuoi capezzoli come a due piccoli cazzi… e a me piace leccare il cazzo, vero Mirko?".
Intanto stavo introducendo un dito nella vagina di Roberta, che era strettissima… lei non resistette più, prese la testa di zia Fuffi e soffocò il suo grido di piacere tra le sue labbra, baciandola appassionatamente.
Ero molto contento di me… ma ora anche il mio cazzo voleva la sua dose di soddisfazione; così mi distesi sul letto a gambe larghe.
"Vieni qui, Roberta, ora cavalcami… e tu, zia, aiutala a posizionarsi su di me".
Roberta si sistemò a cavalcioni su di me, ed io presi a massaggiarle le tette; intanto sentivo una mano di zia Fuffi che mi impugnava l'asta e l'altra che mi massaggiava le palle.
"Sono belle piene, credo che ce ne sarà per tutte e due…" esclamò, rivolta alla sua amica rossa che si stava calando sul mio uccello, infilandoselo poco alla volta.
"Aaahh… che bel cazzo che hai, Mirko… e quanto è duro…oooohhh… mio marito se lo sogna, un cazzo così… a lui non viene così duro nemmeno col Viagra…" mi disse Roberta.
"Oooohhh… anche tu hai una fica fantastica, Roberta… così stretta… mmmmhhh… non potevo sperare in una migliore per la mia prima volta…" le risposi.
Zia Fuffi trasalì.
"Che porca… mi stai sverginando il nipote… non è giusto, era mio!".
"Eddài, zia…" le dissi, "…tu sei stata il mio primo pompino e la mia prima leccata, e me lo ricorderò sempre… ma stai tranquilla, che poi tocca anche a te!".
"A proposito…" disse zia Fuffi, girandosi verso l'amica, "…dato che mi hai tolto la primizia, ora tocca a te leccarmele!" e nel frattempo si sedette con la fica sulla mia faccia, sollecitando l'intervento della mia lingua.
La situazione era al calore bianco: Roberta mi stava cavalcando alla grande, e la zia Fuffi mi sfregava fica e culo sulla bocca… dopo diversi minuti Berta fu la prima a venire, sussurrando tra i denti: "Aaaaahhh, sììì… sono una troiaaa…" e abbandonandosi su di me.
Zia Fuffi colse al volo l'occasione che le si presentava: si sollevò da me e si accostò a lei, quindi la disarcionò e si impalò lei sul mio uccello.
"Hai ragione, Berta, è proprio un gran cazzo quello di Mirko… grosso e duro!".
Cominciò a muoversi, all'inizio più lentamente, per evitare di farmi venire troppo presto… ma poi, spinta dal piacere, iniziò ad accelerare il ritmo… fino a ché, dopo qualche minuto, mi accorsi di essere prossimo all'orgasmo e l'avvisai.
"Zia Fuffi, sto per venire… togliti…".
La mia voce era stravolta e le orecchie mi ronzavano; la sentii appena rispondere.
"Prendo la pillola, vienimi dentro…oo…oohhh…".
Godemmo insieme, mentre la riempivo di sborra, che colava anche all'esterno insieme ai suoi umori. Roberta, presa da un raptus, leccò sia le mie palle che la fica della zia, ripulendo tutto.
Ci ritrovammo tutti e tre sul letto, stanchi morti ma abbracciati.
"Zia, sei stupenda… e tu, Roberta… sei stata fantastica… mmmhh… è stato bellissimo diventare uomo con voi. Sappiate che per voi sarò sempre pronto, se e quando lo vorrete…".
"Guarda che ti prendiamo in parola, ometto…" rispose Roberta, stringendomi il cazzo.
Zia Fuffi sorrise e mi diede un bacio sulla bocca; poi guardò l'orologio, e sbuffò tristemente.
"Dai, ora rivestitevi, che sta per rientrare mio marito…".
Zia Francesca, detta Fuffi, era una sartina molto carina, dall'aria dolce; lui la sposò dopo che rimase vedovo per la seconda volta; lei all'epoca era molto più giovane di lui (all'epoca zio Lino aveva infatti circa 60 anni, seppure molto ben portati, mentre zia Fuffi ne aveva solo 26) e lo aveva sposato un po' per amore, un po' per «interesse», avendo zio Lino una consistente pensione di guerra.
Il loro matrimonio suscitò non poco clamore nel paese… ma, nonostante i normali alti e bassi, la loro unione era felice, tanto che ormai sono venti anni che vivono un tranquillo ménage coniugale.
Dicevo, frequentavo la casa di zia Fuffi e di zio Lino fin dall'infanzia. Zio Lino passava volentieri il suo tempo con me, mi parlava della II Guerra Mondiale e delle ferite da lui riportate al fronte, ed insegnandomi negli anni tutte le canzoni di trincea, anche quelle un po' più «goliardiche». Ogni volta che ripetevo bene una canzone, poi, mi dava un goccino di cordiale, di nascosto da tutti.
Un giorno, mentre stavo ricevendo il «giusto premio» da zio Lino, entrò zia Fuffi che rimproverò il marito molto aspramente; la situazione era molto comica, anche perché la zia era abituata a girare per casa in vestaglia piuttosto succinta (e possedeva una bella misura abbondante di tette), e nell'agitazione non si era accorta che il capezzolo sinistro faceva capolino dall'orlo della stessa; il marito aveva lo sguardo basso e non poteva notarlo, per cui solo io mi beai, eccitato, di quella vista.
Da allora incominciai a vedere zia Fuffi sotto un'altra luce: ero solo un ragazzino, è vero, ma da allora in poi una buona parte delle mie masturbazioni la dedicai a lei, e cercavo di spiarla per cogliere altri particolari del suo corpo.
Col tempo la zia Fuffi si è trasformata in una splendida signora; l'età non ha scalfito più di tanto la sua bellezza, anzi, direi che con la maturità abbia acquisito un qualcosa che l'ha resa ancora più arrapante ai miei occhi.
Nel maggio di alcuni anni dopo, per il mio 18° compleanno, mia nonna mi regalò due paia di pantaloni; ma, poiché la sua vista stava calando e non ce la faceva ad aggiustarmeli, chiese a zia Fuffi di farlo.
Così, un pomeriggio che ero stranamente solo in casa (perché la mia famiglia aveva accompagnato la mia nonnina da una anziana signora, sua amica), sentii suonare; ero molto scocciato perché mi stavo tirando una sega pensando a zia Fuffi. Andai comunque ad aprire con il pene ancora duro nelle mutande… e mi si presentò davanti proprio zia Fuffi, che era venuta a provarmi i pantaloni. La avvertii che ero solo e che gli altri sarebbero rientrati sul tardi; lei rispose che non faceva nulla, e mi chiese se le preparavo un caffé.
La zia Fuffi aveva anche una curiosa abitudine: ogni volta che veniva a casa nostra, come in quella di altri parenti stretti, si toglieva la gonna perché sosteneva che se no si stropicciava. Anche quel giorno porsi alla zia un attaccapanni per gonna e lei si sfilò la gonna grigia a tubo e rimase in sottoveste nera… ora, capirete che oltre al mio stato di erezione, che non era calato ma anzi reggeva saldamente, il ritrovarmi davanti la donna con cui avevo immaginato, solo pochi istanti prima, di compiere le più intriganti porcate mi mandò completamente nel pallone… mi ridestai soltanto perché la zia reclamava il caffè, che era ormai pronto.
La situazione tuttavia peggiorò ancora, perché mentre preparavo il caffé mi accorsi che alla zia, sedendosi, si era sollevata la sottana, e le si intravedevano ampie sezioni di cosce inguainate da un paio di calze nere velate, sorrette da un reggicalze dello stesso colore.
Dopo il caffè, la zia volle che provassi i pantaloni. Feci per andare in camera mia per sfilarmi quelli che avevo e indossare i nuovi, ma lei mi trattenne sostenendo che non ce n'era bisogno in quanto mi aveva visto nascere, per cui non c'era problema e potevo sfilarli con comodo davanti a lei. Provai ad insistere, ma insistette anche lei… e a quel punto fui praticamente forzato a togliermi i pantaloni, e non potei più mascherare l'erezione. Lei tuttavia non sembrò farci caso, e mi chiese di salire su una seggiola in modo da farle prendere le misure senza piegarsi.
A quel punto mi ritrovavo con il pube all'altezza del viso di lei, che si chinò e tracciò gli orli. Nel rialzarsi volle provare come mi stavano di cavallo, e sentii il palmo della sua mano premere sul mio scroto; la pressione era dolce, e il movimento circolare… io chiusi gli occhi, e lei lo notò.
"Che c'è, Mirko, stai male…?" chiese.
Non riuscivo a risponderle, anche perché la sua mano ora era proprio sulla mia patta.
"Mmmm… forse sono un po' stretti al cavallo… sbottonati, che proviamo l'altro paio; non scendere dalla sedia, però, così facciamo prima…" aggiunse lei.
Mi sbottonai i pantaloni, e mi accorsi con terrore che il glande era uscito di lato dalle mutande (avevo indosso dei boxer larghi, del tipo non elasticizzato) e faceva capolino, congestionato; chiusi gli occhi, imbarazzatissimo, e mi aspettai un urlo o comunque un rimbrotto da parte di zia Fuffi… e invece sentii il palmo della sua mano che roteava lentamente sul glande, ma subito dopo lo scostò… io ero ancora con gli occhi chiusi, e a quel punto ero anche confuso da quella sua mossa. Poi, ad un tratto, sentii la sua lingua sul prepuzio e poi le sue labbra serrarsi intorno al mio glande; quindi la sentii scostare le mutande e iniziare a pompare…
Non riuscivo a crederci: avevo una bella 45enne, oltretutto protagonista principale dei miei sogni erotici, che mi stava facendo un pompino… il mio primo pompino! Iniziai ad accarezzarle i capelli biondi e a premerle la testa contro di me; lei pompava e roteava la lingua sul mio cazzo, e vidi che intanto aveva una mano in mezzo alle sue gambe… a quel punto venni, mormorando il suo nome, e le inondai la bocca.
Dopo aver ingoiato tutto la zia alzò il viso verso di me.
"Ma… ti rendi conto che potevi sporcare i pantaloni!!" mi disse, con tono quasi da rimprovero.
"Grazie a te, però, non è successo", le risposi, e mi avvicinai a lei per abbracciarla. Il mio pene le strofinò sulla sottoveste e lei mi allontanò con un balzo.
"No… così mi sporchi la sottana…" esclamò.
"Hai ragione! Levatela…" risposi, quasi senza pensarci.
Lei meditò un attimo, guardò il mio cazzo e poi si sbottonò la camicetta beige, se la tolse e si fece passare la sottana dalla testa, guadandomi fisso.
"E ora…" le dissi fissandole i seni attraverso il reggiseno, "…siediti e allarga le gambe".
Zia Fuffi si sedette su un divanetto, e io mi ingiocchiai di fronte a lei.
"Zia, voglio vederti il seno e leccartelo…".
"Ma cosa dici, Mirko… le mie tette saranno cascanti…" rispose, sganciandosi il reggiseno e mettendo in mostra un paio di tette che invece erano ancora belle sode, con due areole non molto larghe e i capezzoli semiturgidi, che presi subito in bocca e iniziai a succhiare.
Dopo un quarto d'ora che leccavo e succhiavo, la zia mi prese la testa e, guardandomi, mi disse con voce tremula: "Mirko, vai giù e leccami la patatina…" e inarcandosi si sfilò le mutandine.
Iniziai a lappare disordinatamente, lei allora mi guidò e mi insegnò a separare le grandi labbra, e dov'era il clitoride… aveva un buon sapore, e io continuavo a leccarle la fica e le cosce, e a suggerle il clitoride.
Dopo un po' sentii la zia fremere e dire: "…Le dita…". Non sapevo bene cosa fare, non mi aveva spiegato dove voleva le dita, gliene infilai prima uno e poi due nella vagina e le passai il mignolino sulla rosetta del culo… a quel punto lei venne in modo esplosivo, riempiendomi la bocca di fluidi.
Dopo circa un minuto, zia Fuffi tornò a respirare regolarmente, ed io la guardavo affascinato.
"Baciami, Mirko, bacia la tua zietta!" mi disse.
Avevo le labbra ancora impiastricciate dei suo umori, ma lei mi fece capire che non era poi così importante. La baciai, e sentì la sua lingua frullare contro la mia, e la sua mano che mi afferrava il cazzo.
In quel momento, però, sentii suonare alla porta; erano i miei, che per mia buona sorte si erano scordati le chiavi a casa. La zia corse in bagno con la sua roba, ed io mi aggiustai alla meglio i pantaloni ed andai ad aprire la porta.
Quando tornai in cucina, con mia nonna e mia madre, la zia era normalmente seduta, con solo un lieve rossore in viso. Si salutarono, e lei disse che era arrivata da poco e aveva iniziato a provarmi le braghe, poi guardando l'ora aggiunse che doveva scappare, e rivolta a me: "Grazie del caffè, Mirko, hai fatto gli onori di casa da bravo ometto… facciamo così, ti aspetto dopodomani a casa mia per provarti il primo paio di pantaloni cuciti".
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Due giorni dopo, come d'accordo, mi recai a casa sua, speranzoso in cuor mio di approfondire la conoscenza con la zia.
Venne però ad aprirmi zio Lino, e le mie speranze parvero naufragare; mi portò in cucina e, ricordando di quando ero bambino, ci mettemmo a cantare, stonati come due campane, la «Canzone del Piave» con in mano due bicchierini di grappa. Al nostro «…non passa lo straniero… zumzum!!» finale accorse mia zia nella consueta vestaglia, ed esclamò rivolta a suo marito.
"Ma non la finisci mai di trovare una scusa per farti un'ombra di grappa…? E poi non dovevi andare alla bocciofila, che i tuoi amici ti staranno aspettando da un bel po'?".
Si vedeva che, nella coppia, era lei quella che lo faceva rigare dritto. Zio Lino, facendo buon viso, prese la giacca e uscendo mi disse: "Te la lascio, questa proibizionista…" e quindi, strizzandomi un occhio, sussurrò "… alla bocciofila non mi daranno problemi, se mi faccio un'ombra".
Una volta che zio Lino fu uscito, mi sentii chiamare dalla zia, che mi diceva di raggiungerla in laboratorio. Era una stanza dove aveva i manichini e la macchina per cucire, con un balcone con vista su una collina ancora sbruciacchiata da un recente incendio. Lei era seduta alla macchina e stava rifinendo l'orlo dei miei pantaloni.
"Togliti le braghe, Mirko, che ho finito…" mi disse, e tagliando i fili con i denti si girò verso di me con le gambe accavallate, mostrandomi le cosce. Le obbedii, e rimasi in mutande… le mie speranze tornavano a crescere, così come il mio uccello; lei mi si avvicinò, e capii, dal leggero sobbalzare dei seni, che non aveva il reggiseno.
Allungai un braccio per prendermi i pantaloni, ma lei me lo afferrò e contestualmente posò l'altra mano sul pacco, strofinandolo.
"Allora, Mirko, vuoi proprio questi… o magari vuoi qualcos'altro…?" disse, sorridendomi e leccandosi le labbra.
"Zia, se me lo chiedi così…", risposi tutto d'un fiato.
"Ma bravo, vedo che ci stiamo svegliando…" replicò lei.
Prese i lembi della vestaglia e li spalancò, lasciandola cadere sul tappeto e rimanendo completamente nuda, perché non portava neanche le mutandine.
"Zia… mamma mia, che fica che sei…" le dissi, non capendo più nulla.
"Seee… sono solo complimenti. Se lo pensi davvero, allora dimostralo!".
Mi inginocchiai davanti a lei, che allargò le gambe, e iniziai a solleticarle con la lingua il pelo pubico, abbrancando con entrambe le mani i glutei e strizzandoglieli.
"Impari presto, a quanto pare…! Però, ti piace proprio leccare la fica… e pensare che tuo zio proprio non ne vuol sapere".
"E non sa cosa si perde, zia… ce l'hai così dolce…".
"Ma allora sei un golosone… e allora mangiamela!".
Mi immersi completamente nel suo boschetto pubico; stavolta volevo esplorarla centimetro per centimetro, come anche l'interno delle sue cosce; salivo e scendevo da una gamba all'altra, soffermandomi sempre un po' di più sulla sua fica. Lei si appoggiò alla macchina per cucire.
"Ma vuoi farmi proprio impazzire… sembri un formichiereeee…".
Avevo raggiunto il clitoride e glielo stavo spremendo tra le labbra.
"Oh santo cielo… Mirko… mi fai venire…eeeehh…" gridò, e mi spinse la testa contro il pube; io continuavo a leccarla, le infilai dentro due dita, che entrarono facilmente tanto era fradicia; cominciai a muoverle a spirale, lentamente; lei mi prese l'altra mano e se la portò sulle tetta, che iniziai a pastrugnare e spremere alternativamente.
Dopo dieci minuti di questo lavorìo la sentii venire.
"Sììì… seiiii bravissimo… oh mammaaaaaaaaa…" urlava. Si acccasciò sedendosi sul supporto della macchina per cucire; io risalii e ne approfittai per leccarle prima il solco tra i seni, poi il collo, e quindi ridiscesi verso i suoi capezzoli.
"Dammi un attimo di tregua… voglio sciacquarmi un po', mi sento un lago tra le gambe…" e così dicendo corse via dal laboratorio.
Io ero in condizioni pietose; il cazzo premeva contro gli slip facendomi piuttosto male, al ché me li tolsi e mi sedetti, aspettando la zia.
Erano passati circa dieci minuti, durante i quali, non vedendola tornare, mi stavo preoccupando sempre di più.
"Mirko, puoi venire un attimo in camera mia…?" sentii zia Fuffi chiamarmi dall'altro lato. Il tono di voce che aveva usato mi suonava piuttosto strano; ciò nonostante uscii nel corridoio, nudo dalla cintola in giù, e la raggiunsi in camera… e lì la vidi sul letto, inginocchiata a gambe larghe, che si ravviava i capelli con le mani.
"Avanti, avvicinati, non essere timido…".
Entrai, e una volta ai piedi del letto sentii chiudersi la porta dietro di me. Mi girai… e vidi, appoggiata alla porta, una donna di circa una quarantina d'anni di età, rossa naturale, come potei constatare subito, visto che era nuda… a parte un paio di autoreggenti nere a pois rossi che contrastavano con la pelle bianchissima.
"Mirko, lei è Roberta, la mia inquilina del piano di sopra… mi ha sentita gridare prima, ed è scesa a vedere se avevo bisogno di aiuto. Sai, siamo molto amiche, e suo marito è all'estero da circa due mesi…".
Non riuscivo a staccare gli occhi da quella peluria rossa, e da quelle tette… erano ancora più abbondanti di quelle di zia Fuffi, sicuramente una quinta, forse di più, leggermente a pera, con due capezzoli larghi e rosati.
La zia intanto proseguì: "…così ho pensato di non essere egoista; tu sei mio nipote e me lo farai un piacere, vero?".
Non avevo ancora detto una parola, ma il mio cazzo era ansioso di mettersi all'opera e la mia lingua di assaggiare quella passera fulva che avevo davanti.
"Beh, zia, a te non posso certo negarlo un piacere…!", e rivolgendomi all'altra: "Salve, Roberta, è un piacere conoscerla. Si accomodi pure sul letto, insieme a mia zia…".
Roberta aveva uno sguardo incendiario.
"Ciao Mirko, puoi darmi del tu… e, visto che tua zia mi ha detto che lo adori, vieni a leccarmi la fragolina…" mi rispose, e prese posto sul letto.
Era uno spettacolo stupendo: una bionda e una rossa, una di fianco all'altra, ginocchio contro ginocchio.
"Beh, prima gli ospiti…" disse zia Fuffi.
Mi sdraiai con il viso in mezzo alle cosce di Roberta… che cosce fantastiche!! Le accarezzai e solleticai l'interno cosce e il perineo, spingendomi verso la fica che già colava un rivoletto lucente. Lo assaggiai… era più dolce di quello di mia zia. Mi tuffai per assaggiare il nettare direttamente dalla fonte, mentre lei mugolava e stringeva la mano di mia zia che, in ginocchio accanto a lei, si godeva la scena. Il clitoride di Roerta era sporgente, di un rosa acceso; lo rollai tra le dita lentamente, mentra leccavo le sue labbra esterne, leggermente più lunghe rispetto a quelle di zia Fuffi.
"Oooohhh… Fuffiiii, che bellooo… mi ero quasi dimenticata cosa si provaaaaahh…" le si ruppe la voce.
"Su, lecca, ragazzo mio, lecca…" aggiunse mia zia.
Alzai un attimo la testa e la guardai; mi venne in mente un'idea porca…
"Leccale le tette, zia…".
"Ma… ma Mirko, che cosa dici…?".
"Leccale le tette, oppure non gioco più con voi…".
Mi sentivo forte, in controllo, e avevo voglia di vedere mia zia fare qualcosa di estremamente libidinoso e per lei sporco. Lei si oscurò in viso, ma poi prese le tette di Berta tra le mani.
"Fuffi… nooohh… mmmm… cosa mi fai?…".
"L'hai sentito… vuoi che si fermi? Non vuoi godere, e poi magari prenderti una bella dose di cazzo…?". Detto questo, cominciò a leccare i capezzoli dell'amica, a turno.
"Fuuuufffiii… ooohhh sssììiiii, sei proprio braaavaaahh…".
"Sto pensandi ai tuoi capezzoli come a due piccoli cazzi… e a me piace leccare il cazzo, vero Mirko?".
Intanto stavo introducendo un dito nella vagina di Roberta, che era strettissima… lei non resistette più, prese la testa di zia Fuffi e soffocò il suo grido di piacere tra le sue labbra, baciandola appassionatamente.
Ero molto contento di me… ma ora anche il mio cazzo voleva la sua dose di soddisfazione; così mi distesi sul letto a gambe larghe.
"Vieni qui, Roberta, ora cavalcami… e tu, zia, aiutala a posizionarsi su di me".
Roberta si sistemò a cavalcioni su di me, ed io presi a massaggiarle le tette; intanto sentivo una mano di zia Fuffi che mi impugnava l'asta e l'altra che mi massaggiava le palle.
"Sono belle piene, credo che ce ne sarà per tutte e due…" esclamò, rivolta alla sua amica rossa che si stava calando sul mio uccello, infilandoselo poco alla volta.
"Aaahh… che bel cazzo che hai, Mirko… e quanto è duro…oooohhh… mio marito se lo sogna, un cazzo così… a lui non viene così duro nemmeno col Viagra…" mi disse Roberta.
"Oooohhh… anche tu hai una fica fantastica, Roberta… così stretta… mmmmhhh… non potevo sperare in una migliore per la mia prima volta…" le risposi.
Zia Fuffi trasalì.
"Che porca… mi stai sverginando il nipote… non è giusto, era mio!".
"Eddài, zia…" le dissi, "…tu sei stata il mio primo pompino e la mia prima leccata, e me lo ricorderò sempre… ma stai tranquilla, che poi tocca anche a te!".
"A proposito…" disse zia Fuffi, girandosi verso l'amica, "…dato che mi hai tolto la primizia, ora tocca a te leccarmele!" e nel frattempo si sedette con la fica sulla mia faccia, sollecitando l'intervento della mia lingua.
La situazione era al calore bianco: Roberta mi stava cavalcando alla grande, e la zia Fuffi mi sfregava fica e culo sulla bocca… dopo diversi minuti Berta fu la prima a venire, sussurrando tra i denti: "Aaaaahhh, sììì… sono una troiaaa…" e abbandonandosi su di me.
Zia Fuffi colse al volo l'occasione che le si presentava: si sollevò da me e si accostò a lei, quindi la disarcionò e si impalò lei sul mio uccello.
"Hai ragione, Berta, è proprio un gran cazzo quello di Mirko… grosso e duro!".
Cominciò a muoversi, all'inizio più lentamente, per evitare di farmi venire troppo presto… ma poi, spinta dal piacere, iniziò ad accelerare il ritmo… fino a ché, dopo qualche minuto, mi accorsi di essere prossimo all'orgasmo e l'avvisai.
"Zia Fuffi, sto per venire… togliti…".
La mia voce era stravolta e le orecchie mi ronzavano; la sentii appena rispondere.
"Prendo la pillola, vienimi dentro…oo…oohhh…".
Godemmo insieme, mentre la riempivo di sborra, che colava anche all'esterno insieme ai suoi umori. Roberta, presa da un raptus, leccò sia le mie palle che la fica della zia, ripulendo tutto.
Ci ritrovammo tutti e tre sul letto, stanchi morti ma abbracciati.
"Zia, sei stupenda… e tu, Roberta… sei stata fantastica… mmmhh… è stato bellissimo diventare uomo con voi. Sappiate che per voi sarò sempre pronto, se e quando lo vorrete…".
"Guarda che ti prendiamo in parola, ometto…" rispose Roberta, stringendomi il cazzo.
Zia Fuffi sorrise e mi diede un bacio sulla bocca; poi guardò l'orologio, e sbuffò tristemente.
"Dai, ora rivestitevi, che sta per rientrare mio marito…".
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