8 - La vita di Anna - Festa d'addio

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Uno dei miei ragazzi, Luca, mi ha portato ad una festa d’addio tra i dipendenti di una grossa impresa edile in cui lavorò fino a qualche mese fa e che è fallita in febbraio di quest'anno (capita, se poi ci si mettono Covid e 110%...).
Questa festicciola, una specie di rimpatrio prima di lasciarsi più o meno definitivamente, è stata fatta nei locali della ditta stessa, naturalmente lo sapevano solo gli invitati ed i custodi.
Quando arrivammo, c'erano già alcune persone che gironzolavano per i tavoli che ci accolsero calorosamente e nei successivi minuti tutti gli ex dipendenti si fecero presenti.
Luca mi presentò a tutti come una sua amica e mi fece conoscere tanta gente simpatica, ma sai com'è, non conoscevo nessuno, dopo un po’ cominciavo ad annoiarmi e lui se ne accorse.
Parlò con il custode e, per distrarmi, mi fece una visita guidata dell'azienda.
Vedemmo il magazzino, gli uffici, che avevano tutti le pareti di vetro e per finire arrivammo all'appartamento del custode.
Una volta li, mi strinse contro il muro chiedendomi, a bassa voce, se avevo voglia di giocare un po’, tanto li saremmo stati tranquilli.
Quella richiesta mi prese un po’ alla sprovvista perché non me l'aspettavo, ma visto che lui sa quasi sempre quello che fa gli dissi di si, chiedendogli poi cosa avesse in mente.
Mi accompagnò nella camera da letto, guardò nell'armadio e prese tre o quattro cravatte.
Mentre mi bendava con una di queste, mi disse che era una delle cose che gli avevo chiesto.
Mi sfilò la maglia elastica, mi fece sdraiare sul letto e con altre cravatte mi legò i polsi alla testiera del letto.
Da quel momento, per capire cosa succedeva, dovevo affidarmi solamente a quello che sentivo in giro e non era molto.
Ci fu qualche attimo di silenzio totale, poi lo sentii armeggiare con il citofono e mi disse che qualche suo vecchio collega, visti i miei racconti, aveva chiesto di potermi conoscere un po’ meglio degli altri.
Dopo un po’ sentii qualche presenza nella stanza, la porta chiudersi e Luca raccomandare il massimo silenzio.
Non sapevo quanti fossero e soprattutto quali delle persone conosciute poco prima.
Sentii accarezzarmi lentamente dal seno ai fianchi e subito dopo sfilarmi la gonna.
La palpata continuava inesorabile ed io mi godevo più che potevo quei massaggi, stirandomi e contorcendomi in preda all'eccitazione di non conoscere chi mi stava guardando e toccando.
Qualcuno mi fece sentire un paio di forbici, me le appoggiò sulla guancia e poi scese lungo il collo, passando tra le tette, sulla pancia fermandosi sulla fica.
Rimasi quasi immobile sotto quelle fredde lame: le sentivo armeggiare tra le gambe e tagliare la tela delle mutandine proprio dove serviva.
Una mano mi frugava nella fica, allargai le gambe sotto la spinta delle mani e dopo qualche attimo di ditalino sentii entrare il primo cazzo.
La scopata continuava lenta e profonda, come se volesse gustarsela fino in fondo, senza strafare.
Ero in estasi nel silenzio assoluto, e poco mancò che lanciassi un grido quando qualcosa mi si posò sulla guancia.
Non vedevo niente, ma un odore di sesso mi riempiva il naso.
Quello che si stava muovendo sulle labbra era un’altro cazzo ed il fagotto di carne che mi sfiorava il naso conteneva un paio di testicoli pieni.
Il primo continuava a colpirmi all'inguine, ed il secondo s'infilò fino in fondo alla mia gola.
Andava e veniva tra le mie labbra nel modo in cui avrebbe preso d'assalto un qualsiasi altro orifizio, palpandomi le tette e senza lasciarmi alcuna iniziativa.
Ogni tanto si davano il cambio per potermi infilzare in fica ed in bocca un po’ ciascuno, forse ne ha approfittato anche Luca, ma non me lo ha mai detto, come non mi ha mai detto quanti e quali fossero i suoi amici.
Anche il mio sederino li attirava, e lo vollero provare all'unanimità.
Con poca fatica mi girarono a pancia in giù mettendomi più o meno a pecora, con le ginocchia molto larghe.
Feci appena in tempo a girare i polsi ancora legati e ad aggrapparmi alla testiera del letto, che tagliati gli elastici sui fianchi dello slip e quindi liberato il campo di battaglia, la prima fava cercava di entrarmi tra le natiche.
L'abbondante apporto di saliva sul mio buchino lo permise facilmente, quel cazzo si addentrò piano piano fino in fondo e poi iniziò a fottermi tenendomi con le mani ai lati del bacino (una vera goduria).
Anche qui, ogni tanto, cambiava chi mi infilzava in fica o tra le natiche.
La calma con cui mi usavano, mi fece perdere la cognizione del tempo, mi rigirarono a pancia in su e ricominciarono uno alla volta a penetrarmi anche di nuovo nel culo dopo avermi ben alzato verso di loro.
Uno alla volta scaricarono il loro caldo sperma su di me: chi sul ventre, chi spalmandola poi con il cazzo sulle tette e chi direttamente sul viso e tra le labbra.
Credo di aver contato quattro o cinque sborrate, anche se una poteva essere di Luca.
Dopo un po’, il mio amicone mi slegò le mani, mi sussurrò dov'era il bagno per rinfrescarmi e poi la strada per scendere.
Avevo paura di togliermi la benda e magari di trovarmi un mucchio di persone che mi avevano guardata per tutto il tempo, ma non fu così.
Non c'era anima viva, andai a ripulirmi per poi ridiscendere alla festa, naturalmente senza mutandine dato che erano in brandelli.
Arrivai nel salone, tutto sembrava come un'oretta prima, ma da quel momento, per me l'atmosfera era totalmente cambiata: ora ogni volta che avevo davanti qualcuno pensavo che forse mi aveva appena scopata e questo mi provocava una strana sensazione di impotenza, quasi inferiorità condita da eccitazione.
Cercavo di capire dagli sguardi e dai sorrisi chi potessero essere, ma non riuscii a scorgere particolari atteggiamenti.
Rimasi così col dubbio che quelli con cui parlavo, sapessero più cose su di me di quello che pensavo, ed è stato strano ed eccitante.
Comunque mi divertii abbastanza anche ad accavallare le gambe, ogni tanto, stando seduta sul comodo divano ed attirando non pochi sguardi.


Le "avventure" che racconto, se non specificato, mi sono successe realmente.
Potreste scrivermi qualche riga su un'ipotetica situazione insolita, da creare o da far creare ai miei ragazzi a
scarti@libero.it

scritto il
2024-09-15
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