18 - Vacanza - Biker Ranch sorpresa

di
genere
orge

Mentre tornavo dal lungomare verso casa, sentivo rombi di moto che giravano in lontananza e mi tornò in mente qualche serata fà al Biker Ranch.
Più camminavo, più si sentivano forti i rombi e più sentivo un calore al petto e mi aumentava il battito.
Nel dopocena, nessuno si era proposto di accompagnarmi a casa. Strano.
Avvicinandomi a casa vedevo un movimento di fari. Strano.
Mi fermai a bordo strada cercando di capire la situazione e in quel momento un motociclista mi si fermò dietro e mi afferrò il braccio.
- “Eccoti qua tesoro! Siamo venuti a vedere se stai bene e se vuoi berti una birra in compagnia.” Tono che non richiedeva risposte.
Mi fece salire in moto e ci avvicinammo al gruppo.
- “Dai entriamo così staremo tranquilli.”
Andai al cancelletto, aprii ed entrai con i biker al seguito.
Presero possesso del giardino in un attimo, e decisi di collaborare come meglio potevo.
- “Che musica metto? Rock va bene?” Va bene, accendo la cassa e da Youtube metto la raccolta più lunga.
- “Però birre non ne ho per tutti.”
- “Ci va Armando a prenderne, tu intanto mettiti comoda, facci vedere un costumino e sarà meglio che sia eccezionale.”
Ok, vado a cambiarmi, cosa intenderà per “eccezionale” e soprattutto cosa intenderà per “sarà meglio che”, una rinfrescata in bagno e la solita cremina.
Guardo tra i miei costumi, che non sono molti, non trovo niente di strabiliante, quindi metto il mio preferito bikini giallo tutto tenuto con laccetti.
Cercavo di ragionare: loro conoscevano qualcuno dei miei nuovi amici, e con me stavano alle regole quindi se gli davo quello che volevano, magari tutto sarebbe filato liscio.
Uscendo, buttai sul tavolo un paio di confezioni di preservativi alla frutta.
- “Ah, eccola! Non male, ma vieni qua che manca un tocco.”
Quando gli andai vicino, allungò la mano per tirare il laccetto del reggiseno e toglierlo.
- Così è meglio, potevi arrivarci anche tu ah, ah, ah. Prendi le birre che hai che poi arriva Armando.”
Portai la confezione da 6 bottigliette che avevo, le aprii e le distribuii.
- “Una è per te, vieni qua che brindiamo. Un brindisi alla nostra cara amica che stasera non dirà ROSSO ah,ah,ah.”
Assunsi una faccia stupita mentre bevevo un sorso di birra, come pensavo conoscevano le mie regole e apparentemente le rispettavano, ma consigliandomi di non dire la parola di sicurezza, forse mi avvisavano che si sarebbero spinti al limite o quasi.
Ecco Armando con un frigo pieno di birre e ghiaccio, ora si era tutti al completo, loro si sentivano a casa propria, io un po’ attenta e pensierosa.
- “Comincia a distribuire che la serata è lunga.” Mi dissero.
Presi qualche bottiglia e le portai a quelli seduti sul lettino, non risparmiarono di palparmi il sedere al mio passaggio, tutti, quando ero nelle vicinanze, mi toccavano pesantemente.
- “Prenditi una birra e vieni qua!” Abbassandosi i pantaloni, capii che si cominciava. - “Dai, datti da fare bellezza!”
Mi avvicinai, inginocchiandomi posai la birra per abbassargli le mutande, non erano certo appena usciti da una doccia, mi versai un goccio di birra sulla mano prima di prenderlo per segarlo, di sicuro avrebbe alleviato l’odore.
Mi tirò per la testa ficcandomelo in bocca, è vero bagnato di birra non era male e mi rilassai per il problema risolto.
Succhiavo come sapevo fare , mentre mi accompagnava con la mano.
Intanto tutti si avvicinarono con i pantaloni calati e spostandomi di poco e sempre bagnandoli di birra, uno alla volta passarono tra le mie labbra per un a pompata rinvigorente.
Appoggiata direttamente a terra, le ginocchia cominciavano a farsi sentire, così mi sedetti sul lettino e provai con – “Adesso me la date voi una leccata?”
- “Ma che cazzo dici! Allarga le gambe che prima ti scopiamo la fica e poi il culo.”
Romanticismo zero, ma il messaggio era chiaro, decidevano loro cosa prendersi.
Tirati i laccetti dello slip e spinta sul lettino, il primo mi alzò le gambe sulle sue spalle e cominciò ad infilarsi tra le mie cosce.
Decisi di smettere di preoccuparmi e di godermi gli avvenimenti, tanto quello che volevano se lo sarebbero preso lo stesso, e se non facevo la schizzinosa forse sarebbero rimasti nei limiti richiesti.
Uno dopo l’altro mi scoparono mentre qualcuno passava per una veloce succhiata, sarà stata l’eccitazione per la situazione, ma provai il mio primo orgasmo dopo cinque o sei di loro.
Indicandomi la poltrona gonfiabile… - “Vieni qua che proviamo il resto ah, ah, ah.”
Mi inginocchiai sulla poltrona a pecora, sporgendo dallo schienale.
Sentii sputarmi sul buchino e subito dopo premermi contro finchè spingendo non entrò tutto.
Si era messo il preservativo. In quell’attimo mi sopraggiunse un sentimento di tenerezza, visto che seguivano alla lettera le mie regole e mi sentii quasi rispettata anche se non lo davano a vedere.
Succhiavo mentre mi penetravano da dietro, a rotazione capitava un cazzo nuovo, il sapore di birra e frutta mi tranquillizzava e mi faceva sempre più sciogliere.
- “Guarda nel frigo se c’è qualcosa da mangiare che facciamo pausa.”
Aprirono il frigo prendendo qualche pezzo di pizza, e dei bocconcini che tenevo per i miei amici.
Con ancora un cazzo in culo, provai a dire: - “Là c’è il microonde.”
- “Ecco brava! Vieni a scaldarci ste robe.”
Andai in cucina, misi le pizze nel forno e mentre aspettavo mi pulii il sedere, tutto ok.
Un paio di infornate con il resto dei bocconcini, che già avevano un altro giro di birra e me ne portarono una anche a me.
- “Prendi qua, che fra un po’ si ricomincia.”
Apro un'altra scatola di preservativi sul tavolo e loro mi guardano sghignazzando.
Continuavo a provare a non preoccuparmi, visto come si erano comportati fin'ora, ma continuavano a bere birra, poi vodka, poi birra, non so quanto riuscissero a tenere l'alcool, ma sembravano sempre più agitati e incontrollabili.
Mi impensieriva il fatto che questo branco non cominciasse a vedermi come una preda e che dimenticassero le regole che fin'ora avevano rispettato.
Gironzolavo nuda raccogliendo bottiglie e preservativi vuoti, con la coda dell'occhio vedevo che mi osservavano sorridendo e sentivo che parlottavano.
- "Vedrai che stasera se la ricorda, ah,ah,ah.” Si dicevano.
Avrei comunque scoperto le loro intenzioni a breve.
- "Piccola, vieni qua che vediamo cosa fare.”
Mi avvicinai timidamente, mi tirò al suo fianco e con una mano mi palpava il sedere infilandosi tra le natiche.
- “Cosa proponete di fare per finire la serata?”
- “Io gli ripasserei il culo, mi è piaciuto.”
- “Vero, ma anche davanti non era male e poi succhia bene.”
- “Già, l'altra volta ha ingoiato tutto, ah, ah, ah.”
Li guardavo decidere cosa prendersi di me, e mi sentivo sola e indifesa.
- “Basta che non mi facciate del male.” Provai a dire.
- “Stai buona! Che ti divertirai anche tu. Chi è che ha il suo video a portata di mano?”
- “Aspetta ce l’ho qua il telefono.” E fece partire il video.
Sentivo la mia voce che concedeva loro di usarmi anche in più persone assieme, schiaffi legature, ecc. e loro esultavano.
- “Ok, vediamo di chiudere in bellezza, Antonio chiama i ragazzi che noi cominciamo.”
Dovevano venirne altri? Già non ero riuscita a contare i presenti perché si muovevano e mi fermavo a dodici, e avrei dovuto aspettarmene degli altri?
- “Piccola, vieni qua che ti facciamo la festa.”
Esitavo dalla preoccupazione, ma mi spinsero verso il lettino dove mi fecero distendere.
Li guardavo dal basso tutti attorno a me, mi presero le mani e le legarono ai piedi del lettino.
Ogni mossa, valutavo se effettivamente era tra le mie concessioni, e per ora lo erano anche quando mi coprirono gli occhi con un foulard attorcigliato.
Ero davanti a loro bendata e legata, l’adrenalina mi faceva aumentare il battito, anche quando sentii altre moto fermarsi davanti a casa ed un colpo di campana del campanile vicino.
Mi furono sollevate le gambe con credo delle cinture passate dietro le ginocchia e il collo, rimanendo così con le mie grazie in bella vista e posizione comoda.
Non sapevo se temere il peggio o fidarmi della loro onestà nei miei confronti.
- “Ok, mettetevi tutti il gommino e tenetevi per il brindisi finale. Marco ! Spiega tutto a quelli arrivati.”
Dal nulla sentii due mani appoggiarsi alle mie gambe, ed il primo ad infilarsi tra le cosce, pompava e io non potevo fare niente se non godermi quel trattamento.
Anche sul viso sentii profumo di pesca, aprii la bocca per accogliere il primo salame.
Non potendo muovermi, mi scopavano sia in fica che in bocca.
Un paio di minuti e il cambio di persone a scoparmi, appoggiandosi alle mie gambe, le cinghie mi alzavano la testa mandandomi in gola il cazzo che avevo in bocca.
Uno dopo l’altro pompavano tra le cosce e poi sempre a turno di nuovo tra le labbra.
Sentivo il gusto dei miei umori, ma notavo che nessuno andava avanti fino a sfogarsi, pensai che si tenessero per altri giri.
Avevo perso il conto, o forse non contavo neanche, quella situazione mi piaceva e ogni quattro o cinque, anche il mio ventre si sfogava in un orgasmo silenzioso.
- “Allora com’è? Ti piace? Dimmi la verità che ti piace.”
Sotto i colpi riuscivo a mugugnare qualche parola: - “ Si… mi piace… tanto… ancora…”
Continuavano a darsi il cambio e io a godere sotto quei colpi: - “Voglio… ancora… culo… nel… culo…”
- “Questo volevo sentire ah, ah, ah.” E mi arrivarono un paio di sculacciate.
Si ricominciava il giro, ma come da mia richiesta il cazzo infilò il mio secondo buchino.
Stavolta la scopata durava qualche attimo in più finchè sentivo l’uomo schizzarmi nelle viscere ed il palloncino trattenere tutto.
Dai movimenti capii che chi mi era tra le labbra si spostava dietro e prima di entrare mi toccavano un paio di sculacciate, poi la penetrazione.
Un trattamento costante, bocca, sculacciate, culo, sborrata e cominciava a dolorarmi.
Non so dire quanto siano andati avanti, ma le gambe alzate cominciavano a raffreddarsi per mancanza di circolazione.
Un’altra sculacciata ed un altro cazzo tra le natiche, neanche si fermava che sciolsero le cinghie delle gambe.
Un colpo, due, tre ed un’affondata con schizzo incorporato, pensai di essere alla fine.
- “Wow che cavalcata. Com’è andata? Ti è piaciuta?”
Tra la posizione e le continue penetrazioni ero sfinita, sentii ancora un tocco del vicino campanile, ma volli confermare.
- “Si… bello… bello…”
- Ok, allora per chiudere la serata, propongo un brindisi alla nostra nuova amica, per altre serate belle come questa. Apri la bocca piccola.”
Aprii le labbra aspettandomi un collo di bottiglia, ma all’inizio non capii cosa mi fosse entrato.
Uno alla volta si erano tolti i preservativi e mi stavano rovesciando il loro sperma direttamente in bocca.
Prima uno, poi due, poi tre, tutto sulla lingua, ingoiai appena in tempo per ricevere i successivi.
Ancora e ancora, ogni due o tre mandavo giù il succo di quella serata e di nuovo sentivo il battito alzarsi per l’eccitazione, fino alla fine.
Non so quanti ne avevo ingoiati, ma forse la serata era proprio terminata.
Mi slegarono i polsi e si rivestirono.
Rimasi qualche attimo a riposarmi prima di togliermi la benda dagli occhi.
- “Ciao, piccola. Passa a trovarci… o passeremo noi.”
Guardandoli andare via, avevo un sorriso in viso e mi tappai le orecchie per il casino che fecero con le moto.
Mi alzai ancora con le gambe tremolanti, dal frigo aprii una Coca per cambiarmi il gusto in bocca e andai a farmi una doccia ripensando a quello che era appena successo e lo feci anche a letto.
Al mattino, appena alzata, uscii in giardino per vedere il casino che era rimasto.
Radunai le decine di bottiglie vuote, presi un sacchetto e raccolsi i preservativi usati.
Uno, due, cinque, otto, tredici, diciassette, beh in effetti era un bel gruppo.


Scrivetemi le vostre impressioni.
Mi farebbe piacere se mi mandaste qualche riga su un'ipotetica situazione insolita, da creare o da far creare ai miei ragazzi a scarti@libero.it

scritto il
2024-11-18
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