6 - La vita di Anna - Al nuovo bar.

di
genere
orge

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Avevo già la mia “banda” di ragazzi che mi organizzavano serate speciali, ma ogni tanto mi arrangiavo da sola nella ricerca di amici, solo per il brivido dell’incertezza.
A causa del lavoro che momentaneamente mi costringeva a passare in un’altra sede ad un’oretta da casa, mi ero messa a capitare in un piccolo giovane bar di un paese.
Non mi era stato difficile socializzare, bastò scambiare due chiacchiere con la barista che dopo un paio di sere mi presentò alla compagnia di ragazzi che tutti i fine settimana si ritrovavano li, per poi spostarsi in qualche posto.
Erano tutti ragazzi sui venticinque trent’anni, alcune ragazze ed alcune coppie.
All’approssimarsi di una certa ora, ragazze e coppie si avviavano a ballare od in qualche locale, ed al bar rimanevano quei cinque o sei ragazzi indecisi in quale birreria andare a passare qualche oretta.
Quella sera decisi di rimanere li con loro per vedere dove andavano e se mi avrebbero invitata.
La decisione era difficile, perché c’era sempre qualcuno a cui non piaceva la proposta, ma dato che io ero nuova, mi chiesero di unirmi a loro e mi vollero mostrare un locale molto originale.
Essendo in cinque, prendemmo una sola macchina, perché se anche fossimo stati stretti ai ragazzi non sarebbe dispiaciuto.
Mi dissero che non era poco lontano, ma quella calda serata d’estate non creava problemi di nessun tipo.
Seduta in mezzo a due di loro cercavo di chiacchierare del più e del meno, mentre facendo finta di niente, ad ogni buca scivolavo un po’ sul sedile facendomi salire la minigonna.
Quando arrivammo alla birreria, mi accorsi che era veramente un posto strano ed originale, tutto centrato su navi e sirene.
All’interno una moltitudine di relitti, conchiglie e moltissimi oggetti.
Il titolare, quando ci vide entrare, ci venne incontro salutando calorosamente i ragazzi che erano con me ed evidentemente si conoscevano da qualche tempo.
Ci indicò un tavolo un po’ appartato promettendo di raggiungerci appena possibile.
Il tavolo rotondo, adornato di candele, aveva un centro tavola in tema con qualsiasi accessorio presente in quel buio locale.
Essendo l’unica ragazza del gruppo, i miei amici mi dedicavano molte attenzioni e mi spiegavano le varie peculiarità del posto.
Il padrone ci raggiunse come promesso, consigliandoci qualcosa di particolare da sgranocchiare e soprattutto da bere.
Lasciai che si occupassero di tutto e non feci una piega anche quando servirono un enorme bottiglione di birra scura da cui si spillava nei bicchieri.
Inutile dire che tutti si preoccupavano che il mio fosse sempre pieno, ed un po’ alla volta sentivo pericolosamente inebriarmi i sensi.
In poco più di un’ora passata li dentro mi fecero bere più di quello che mi ero prefissata e al momento di uscire dovettero tenermi per infilzare la porta ed arrivare alla macchina.
Una volta saliti, ero quasi assente se non fosse per il ridere che facevo.
Pian piano, mentre cercavo di accovacciarmi sul sedile posteriore tra i due ragazzi, mi muovevo apposta disordinatamente.
La minigonna si era alzata vertiginosamente diventando più simile ad una cintura, e quando mi sbilanciavo di lato ed un ragazzo allungava una mano per sorreggermi, cercavo di finirgli sopra con un seno perché potesse toccarmi casualmente.
L’euforia era al massimo, sempre ridendo dal calore che avevo in corpo mi tolsi la maglietta.
I ragazzi, vedendomi fare quel gesto e soprattutto che non avevo lo straccio di un reggiseno, cominciarono a confabulare e a gasarsi.
Vedendo che per il ritorno avevamo preso una strada di campagna, finsi mal d’auto e chiesi se potessero fermarsi un attimo.
Scesi per fare due passi e mentre mi addentravo su un prato, per stare ancora più fresca, sfilai la minigonna gettandola all’aria.
Coricatami nell’erba, mentre mi rotolavo piano, i ragazzi mi raggiunsero preoccupati, ma mi videro allegra e felice.
Quando chiesi se sapessero di cosa avevo voglia più di tutto in quel momento, tutti mi guardarono indecisi.
A quel punto mi fermai a pancia in su e dissi che avevo voglia di una bella scopata.
Dato che rimasero tutti leggermente allibiti, dopo un attimo chiesi se mi avessero accontentato loro o se avessi dovuto fare l’autostop.
Cogliendo l’occasione al volo, uno di loro diede l’esempio slacciandosi i pantaloni.
Vedendolo, mi alzai in ginocchio davanti a lui prendendogli il cazzo in mano e me lo ficcai in bocca per succhiarlo davanti agli altri.
Facendosi coraggio, tutti seguirono l’esempio del primo e mi si pararono davanti puntandomi.
Uno alla volta cercavo di accontentarli come più potevo, naturalmente speravo che non venissero così in fretta ed almeno non prima di avermeli ficcati tutti tra le gambe.
Per essere più pratica mi misi alla pecorina, così feci inginocchiare chi avevo davanti al solo scopo di permettere al primo volontario di penetrarmi senza problemi.
Infatti così avvenne: dopo avermi abbassato il tanga ed allargato le natiche, cominciò a farsi strada nella mia fichetta bagnata.
Forse la scarsità di rapporti che avevano avuto fino a quel giorno, li rendeva tutti particolarmente focosi ed impegnati, fattostà che mi stavo godendo intensamente quella scopata.
Prima di venire, i ragazzi estraevano il cazzo puntandomelo sulla schiena dove schizzavano i loro umori.
Li invitavo poi ad avvicinarsi, così che potessi ripulirli dalle ultime gocce che succhiavo avidamente.
Una volta accontentati tutti, ci sentivamo appagati da quel fuori programma, con qualche fazzolettino mi ripulii alla meglio e tornammo all’auto per rientrare verso il paese.
La stanchezza, si faceva sentire, passai le braccia dietro ai miei due vicini e chiesi se volessero succhiarmi le tette.
Divertiti dalla richiesta, mi alzarono la maglietta e si attaccarono ognuno al rispettivo capezzolo.
Uno di loro abbassò anche una mano fino ad entrarmi nelle mutande per titillarmi la fica, e quella mezz’oretta di strada la passai in una maniera dolcissima e piacevole.
Arrivati al bar di partenza, ormai chiuso, quel po’ di sbronza che avevo si era quasi dissolta.
Mi dissero che si erano divertiti, e che il tutto si poteva anche rifare, magari più comodamente.
- “ Anch’io mi sono divertita, ma non ho bisogno di incontri classici. La prossima volta alzate un po’ l’asticella”.
Restai seduta a guardare le stelle per un po’ e poi feci ritorno verso casa.
Una serata positiva, anche senza i miei ragazzi a guardarmi le spalle.
Deciderò la prossima volta se andare avanti o meno.
Ma penso di si.

scritto il
2024-09-13
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