17 - La vita di Anna - Vacanza sola - Le dune

di
genere
etero

Questo racconto, per la prima metà è inventato.

Dopo una mattina a sonnecchiare e prendere il sole, volli passare qualche ora in quel posto che da tempo avevo adocchiato.
Sul litorale, vicino a casa mia, c’è un angolo spiaggia libera con dietro delle dune di sabbia che si saranno accumulate in anni di vento di mare invernale.
Una sorta di piccolo altipiano, dove alcuni ambulanti che facevano il mercato sulla battigia, avevano tende e le loro borse.
Da tempo li avevo notati, tutti ragazzotti alti e magri, quasi fossero tipo una squadra di basket.
Nel tardo pomeriggio, invece di andare allo stabilimento, salgo sulla duna e stendo il mio asciugamano a una decina di metri dalle tende, tutti erano in spiaggia alle bancarelle, ma non avevo fretta e qualcuno magari capitava.
Mi stendo a pancia in giù a prendere il sole nuda, tanto visto il posto nessuno sarebbe venuto li sopra.
Fingevo di dormire, ma tendevo le orecchie per sentire se qualcuno si avvicinava.
Due voci incomprensibili che parlottavano tra di loro, si sentivano sempre più forte man mano che si avvicinavano.
Cercavo di stare calma, ma il battito aumentava, e il calore nel ventre tradiva la mia eccitazione di farmi scoprire nuda da degli sconosciuti.
Il parlottare si tramutò in sorpresa nel vedermi, così finsi di svegliarmi per il rumore, e guardai i due ragazzi.
Chissà cosa penseranno e se capiranno quello che dico, proviamo.
- “Ciao, dormite qui? Mi capite? Scusate se mi sono messa vicino a voi, ma la spiaggia era piena.”
- “No problema! Nessuno mai viene qui.”
Cominciai a presentarmi, a chiedere i loro nomi, da dove venissero, da quanto tempo fossero in Italia e qualsiasi altra cosa li facesse parlare e diventare più amici.
Mentre uno parlava inginocchiato davanti a me, porsi la crema doposole all’amico: - “Ti va di spalmarmela?”
Un po’ titubante, prese il tubetto e fece uscire qualche goccia sulla schiena, cominciando a spalmarmela sulle spalle.
Dopo qualche attimo presi io il tubetto e lo strizzai poco sulle natiche: - “ Vai, vai.” gli dissi.
Mentre sentivo le sue mani scendere dalla schiena e massaggiarmi il sedere, finsi di stiracchiarmi finendo con le mani tra le gambe del suo amico.
Dimostrandomi sorpresa, tastai con una mano l’esterno dei boxer dandogli un cenno di approvazione.
- “Dove dovete andare a vendere stasera?”
- “No, sera non c’è mercato, domani sera c’è mercato.”
- “Ok allora vi invito a casa mia qui vicino, così potete lavarvi e mangiamo quello che volete.”
- “Noi piace Kebab e Coca Cola. Anche mio amico viene.”
- “Vada per Kebab e Coca Cola, io vi aspetto qui finché non avete finito, poi andiamo tutti insieme.”
Mentre tornano alla spiaggia, chiamo il Kebab da asporto e ordino Kebab e Coca Cola per quattro.
Comincia ad avvicinarsi la sera, la spiaggia si sta svuotando e vedo tutti i mercanti far su le loro cose per il giorno dopo.
Anche i miei nuovi amici stanno tornando alle tende con il loro sacco.
Saluto anche il nuovo arrivato, mi inginocchio ancora nuda e mi copro con un pareo a vestaglia, raccolgo la mia borsa e faccio strada verso casa.
Qualche centinaio di metri e apro il cancello del giardino, facendoli accomodare.
- “Ora potete usare la doccia e coprirvi con questi asciugamani.”
Uno alla volta si lavarono per bene, anche questo era un lusso per loro, e coprendosi con l’asciugamano annodato in vita attesero la cena.
Andai anch’io a farmi la doccia, tornando con solo con un corto accappatoio.
Giusto in tempo per accogliere il ragazzo che portava la cena.
- “Sedetevi che mangiamo finché è caldo.” Girai per il tavolo porgendo sui piatti il Kebab e scartandolo agitavo dolcemente il seno che si intravedeva sotto l’accappatoio.
Presi anche qualche birra fresca per me, e tornai a chiedere cose sul loro paese e sulla loro vita, mentre per il caldo abbassai l’accappatoio sulla sedia.
Anche loro chiesero cose su di me e perché fossi al mare da sola.
Servendo un giro di dolcetti, praticamente come mamma mi ha fatta, notai un rialzo degli asciugamani.
- “Posso vedere cos’hai li?” e spostai il lembo dell’asciugamano.
Beh, un bel salamotto: - “ E voi?”
Gli altri due si alzarono porgendomi l’asciugamano.
- “Che bella compagnia! Spostiamoci in giardino che vi voglio guardare.”
Tutti seduti su seggiole o lettino, avevano i piselli abbastanza turgidi, da farmi venire strane voglie.
- “Vi va se ci divertiamo un po’?”
I loro sorrisi mi diedero il via libera, accesi la radio per un sottofondo musicale e mi sedetti sul lettino vicino ad un ragazzo mettendogli la mano sulla coscia.
Avanti, indietro, avanti, indietro, con le carezze sulla gamba, sembrava che stessi caricando il suo pisello che si induriva sempre più.
Passai dalla coscia a prenderlo in mano continuando il movimento, avanti, indietro, avanti, indietro.
Anche un altro mi si avvicinò e cominciai anche con lui, avanti, indietro, avanti, indietro.
Pensando di averli stuzzicati, mi stesi sul lettino: - “Cominciate a leccare uno alla volta.”
Attimi di puro piacere, quei ragazzi mi leccavano tra le cosce con voglia, scopandomi con la lingua come fosse un morbido cazzetto.
Li feci andare avanti fino al mio primo orgasmo e poi rimasi li a guardarli per calmarmi un po’.
Anche loro mi guardavano, ma come a chiedermi: - “Non volevi che ci divertissimo? Ora tocca a noi!”
Tornai a sedermi sul lettino e poi ad inginocchiarmi a terra, presi il primo che avevo a tiro e lo portai alla bocca, succhiandolo e menandolo.
Non molto tempo, passai al successivo e poi ancora.
Cominciavano a spazientirsi e volevano passare al sodo, buttarono i cuscini del lettino a terra e io sopra.
Feci appena per alzarmi a gattoni che una mano mi si posò da dietro infilandomi due dita dentro.
Una bella sconquassata e poi direttamente il pisello a pompare.
Uno, due colpi, poi dieci, venti e il cambio con il suo amico,stessa solfa, ma ora uno mi venne davanti per mettermelo in bocca, dal sapore mi era appena uscito dalle gambe, una sorta di decompressione per lui.
Ancora colpi, ancora un cambio, poi mi alzai per sgranchirmi e calarmi sul ragazzo steso.
Adesso cavalcavo io, e guardando le stelle, sopra la siepe notai i miei due vicini ambulanti che anche loro non avevano mercato stasera e ci stavano guardando gasatissimi.
Mi salutavano per farsi notare, e io cavalcavo, mi salutavano ancora facendomi segno se potevano venire, e io cavalcavo.
Al cambio di cazzo, alzai un braccio per salutarli e in un secondo non li vidi più, in compenso dopo qualche attimo sentii aprire il cancelletto.
Di sicuro si conoscevano, qualche discorso a me incomprensibile e mi si spogliarono davanti.
- “Visto che siete qua, andate a lavarvi.” Poi feci solo mugugni.
Davanti a me i due nuovi arrivati, con ancora i piselli umidi che profumavano del mio sapone all’aloe.
Dalla foga facevo movimenti sconnessi tra cavalcare, succhiare e menare, non riuscivo a coordinarmi, così mi rimisero a gattoni per un altro giro, stando ferma non combinavo casini.
Sentivo che si parlavano, come a darsi indicazioni, mi accompagnarono su uno steso a terra per cavalcarlo e poi un altro mi venne dietro per entrarmi tra le natiche, a finire l’opera, uno mi entrò in bocca mentre mi tenevo con le braccia a terra.
Ero in estasi i ragazzi pompavano e si cambiavano da farla sembrare una scopata infinita, chissà cosa sentivano quelli che passavano per strada.
Anch’io avevo avuto il mio paio di orgasmi, non restava che accogliere i loro.
Mi inginocchiai sull’erba tornando a succhiare mentre si segavano verso di me, uno dopo l’altro mi prendevano la testa per infilarmi il cazzo in bocca e schizzarmi in gola i loro succhi.
Per riprendermi e cambiare gusto, mi alzai per aprirmi una birra, e gocciolante li guardai mentre si rivestivano.
Saluti e sorrisi – “Giorno non c’è mercato, veniamo Kebab, Ok?”
Ok, ok, una dose così a settimana non è male.


** Questo è quello che avrei preferito succedesse, invece quella volta non arrivai neanche a sera.


Quel tardo pomeriggio, con la voglia di osare, eliminai lo stabilimento, salendo sulla duna e stendendo il mio asciugamano a una decina di metri dalle tende, tutti erano in spiaggia alle bancarelle, ma non avevo fretta e qualcuno magari capitava.
Mi stendo a pancia in giù a prendere il sole nuda, tanto visto il posto nessun turista sarebbe venuto li sopra.
Fingevo di dormire, ma tendevo le orecchie per sentire se qualcuno si avvicinava.
Due voci incomprensibili che parlottavano tra di loro, si sentivano sempre più forte man mano che si avvicinavano.
Cercavo di stare calma, ma il battito aumentava, e il calore nel ventre tradiva la mia eccitazione di farmi scoprire nuda da degli sconosciuti per di più stranieri.
Il parlottare si tramutò in sorpresa nel vedermi, così finsi di svegliarmi per il rumore, e guardai i due ragazzi.
Chissà cosa penseranno e se capiranno quello che dico, proviamo.
- “Ciao, dormite qui? Scusate se mi sono messa vicino a voi, ma la spiaggia era piena. Mi capite?”
- “No problema! Nessuno mai viene qui.”
Cercando di far sembrare la mia nudità normale, cominciai a presentarmi, a chiedere i loro nomi, da dove venissero, da quanto tempo fossero in Italia e qualsiasi altra cosa li facesse parlare e diventare più amici.
Mi alzai, sedendomi di lato, tanto per espormi, avvicinai la borsa e tornai a stendermi di nuovo, ma un po’ più vicino.
Mentre uno parlava inginocchiato davanti a me, porsi la crema doposole all’amico: - “Ti va di spalmarmela?”
Un po’ titubante, prese il tubetto e fece uscire qualche goccia sulla schiena, cominciando a spalmarmela sulle spalle.
Dopo qualche attimo presi io il tubetto e lo strizzai poco sulle natiche: - “ Vai, vai.” gli dissi.
Mentre sentivo le sue mani scendere dalla schiena e massaggiarmi il sedere, finsi di stiracchiarmi finendo con le mani tra le gambe del suo amico.
Dimostrandomi sorpresa, tastai con una mano l’esterno dei bermuda dandogli un cenno di approvazione.
- “Posso toccare? Voglio vedere se è vero quello che dicono di voi.”
Il suo movimento con cui allargava un po’ le ginocchia, mi diede il consenso, così infilai una mano tra coscia e pantaloncini fino ad arrivare al suo pisello.
Non aveva slip, tutto era contenuto dalla retina dei bermuda, fu facile farlo uscire di traverso per toccarlo meglio mentre si irrigidiva.
Vista la scena, l’altro si mise a cavalcioni delle mie gambe e massaggiava e palpava con sempre più vigore il mio sedere.
Portai una mano anche dietro e sempre dalla braga raggiunsi il suo pacco ormai turgido.
- “Mi sembra che nella leggenda, ci sia un fondo di verità!” Esclamai, ma ai loro sguardi interroganti, tradussi: - “E’ vero, sono belli grossi.”
Vista la mia disponibilità, cominciavano a prendersi qualche libertà in più, facendo uscire, prima uno poi l’altro i piselli da una delle braghe larghe.
Sentivo uno appoggiato sulla coscia mentre non smetteva di palparmi, e l’altro davanti appoggiato all’asciugamano lo accarezzavo con due dita.
Ero venuta apposta per una cosa del genere: - “Mi passi la borsa, grazie.”
Avevo solo l’indispensabile, fazzolettini umidi, crema solare e preservativi alla pesca.
- “Sai cos’è? E tu lo sai? Ok li infiliamo per bene.”
Aprii la confezione, ne diedi uno a quello dietro e a quello davanti lo misi io.
Un rapido controllo con la mano dietro e la coda dell’occhio e lo tirai puntandomelo nel punto giusto.
Con tutta quella crema tra le cosce, entrò scivolando per qualche centimetro, poi avanzò un pochino con le ginocchia facendolo entrare ulteriormente.
Restava fermo, come se volesse capire se gradissi o no, una leggera sculettata lo convinse a continuare.
Dentro e fuori lentamente, e apprezzavo le entrate prolungate.
Mi distrassi dalle sensazioni crescenti, concentrandomi su quello che avevo nella mano.
Muovevo piano avanti e indietro cercando di gustarmelo con gli occhi, tirai indietro pelle e gomma e feci cenno di avvicinarsi per raggiungerlo con la bocca.
Il gusto pesca del preservativo attenuava l’odore muschiato che usciva dalle braghe, ma il lento scivolìo di quel cazzo tra le mie labbra non lo rendeva sgradevole.
Dietro si compivano movimenti ampi e composti per non farsi notare, davanti toccavo le palle e succhiavo come se la gomma potesse scomparire.
Momenti che sembravano lunghissimi ero quasi assorta in quelle sensazioni, un mugugno ed il palloncino tra le gambe accolse lo sperma del ragazzo che continuava sempre più scivoloso.
A sentire questo, aumentai il ritmo della lingua e con l’ultimo risucchio, anche il palloncino in bocca si riempì di caldi schizzi.
Bella atmosfera, il debole sole della sera, la brezza che scorreva sul mio corpo, l’essere completamente nuda in un luogo pubblico non troppo appartato e avere due persone dentro di me, mi faceva sentire appagata anche se un mio orgasmo era molto lontano.
Tornai a sedermi sull’asciugamano, sempre in silenzio mi misi il copricostume e vedendo arrivare altri loro compagni, mi defilai in fretta salutandoli.
Forse ero stata fortunata a trovare due ragazzi tranquilli, ma avrei voluto ripetere l’esperienza e ne uscivo emotivamente soddisfatta.
Tornai verso casa, coperta dal solo copricostume alquanto trasparente, sorridevo per quanto mi sentivo zoccola e nessuno per la strada se lo sarebbe immaginato.


Scrivetemi le vostre impressioni.
Mi farebbe piacere se mi mandaste qualche riga su un'ipotetica situazione insolita, da creare o da far creare ai miei ragazzi a scarti@libero.it
scritto il
2024-11-13
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