Lo sconosciuto dell'Eden
di
Claire1980
genere
etero
Camminò a passo spedito lungo il corridoio verso la grande vetrata all’ingresso, sentendosi osservata.
Si era registrata all'Hotel Eden un'ora prima, aveva lavorato un po' e si era preparata per la cena. La fame cominciava a farsi sentire.
Era sempre emozionata quando entrava in un locale indossando vestiti provocanti e si accorgeva se c'erano uomini che giravano la testa per darle una sbirciatina. A quale donna non piace essere ammirata?
Come sempre prima di una cena, quando trascorreva la notte in albergo, aveva prestato particolare attenzione al trucco e indossato abiti sensuali.
Entrò nel bar, dove era anche possibile mangiare. I suoi stivali risuonavano sul pavimento mentre camminava. Adorava gli stivali alti. Si sentiva femminile. Il clac clac dei tacchi significava "sto arrivando".
Le fu assegnato un tavolo vicino alla finestra che si affacciava sul bar dal bancone curvo. Lasciò che il suo sguardo scivolasse sugli altri ospiti.
C'era un gruppo di persone vestite in completi da ufficio, tre uomini e una donna, in attesa che gli fosse assegnato un tavolo. Due uomini stavano mangiando l'hamburger della casa e bevendo birra al tavolo dietro di lei.
La sala accoglieva altre compagnie che stavano mangiando.
Un uomo stava con le spalle al bar. Era vestito in modo casual, aveva un bel corpo e sembrava carino.
Si godeva con calma la sua birra. Sembrava fiducioso e a suo agio.
Stava guardando lo schermo televisivo sospeso: trasmettevano una partita di calcio. Quando si voltò i loro occhi si incontrarono, lo sguardo dell’uomo la penetrò.
Lo teneva d'occhio di nascosto, era bello. Lo spogliò mentalmente, chissà cosa nascondeva sotto quei pantaloni...
Gli sguardi discreti che lui lanciava nella sua direzione non gli sfuggivano. Hmmmm.....
I tavoli del bar si erano via via riempiti di uomini che mangiavano da soli o a due a due.
Il bel tenebroso si guardò intorno, puntò lo sguardo su di lei e le si avvicinò. Le chiese gentilmente se poteva sedersi al suo tavolo.
“Oh. Prego, faccia pure”, disse lei.
Si presentarono mentendo entrambi sui loro veri nomi. La guardò maliziosamente e le chiese se poteva offrirle un bicchiere di vino per avergli permesso di sedersi al suo tavolo.
Prima la domande di cortesia: "Sei sposata?”, “Dove vivi?". "Che lavoro fai?", e ulteriori leggeri quesiti di questo tipo. "Dormi spesso qui?", "Che cosa ti piace fare?", "Hai figli?".
Lei si fece portare una Caesar salad, al primo bicchiere di vino ne seguirono altri, Durante la cena la conversazione si fece sempre più civettuola con domande sempre più intime: “Sai una donna passionale?”, "Cosa ti manca?", "Hai mai tradito tuo marito", "Hai qualche fantasia sessuale?".
Lui la eccitava. Era divertente ed era facile parlargli assieme. Maschile e sexy. Avrebbe voluto baciarlo. Per assaggiarlo. Essere presa da lui.
Dopo il caffè si accordarono per un drink della buonanotte al bar. Si alzarono, lui le si avvicinò e lasciò scivolare la mano lungo la sua schiena.
La guardò negli occhi mentre sorrideva. "Sei adorabile".
Avrebbe voluto rispondergli "Lo so!", ma non lo fece. Scelse semplicemente di sorridere e ringraziare.
Rimasero al bar per un po', continuando a flirtare. Passando lì accanto avresti sentito l'elettricità nell’aria. Guardandola negli occhi lui si sporse verso di lei e le baciò dolcemente le labbra, una, due volte. Rimase sulle sue labbra. Lei aprì la bocca e accettò la sua lingua. Il suo sapore di caffè e cioccolato. Le loro labbra e le loro lingue giocarono dolcemente tra loro.
Già dopo il primo bacio lei sentì un vuoto nello stomaco, “quel” vuoto nello stomaco.
Si stacco da lui e disse: “Non funzionerà. Tu sei sposato, io sono sposata.”
Lui si limitò a sorridere. Era così dannatamente carino, sicuro di sé e gentilmente esigente. Quando lui si sporse per un altro bacio, lei lo lasciò fare.
Finirono i loro drink mentre parlavano, flirtavano e si baciavano. Le mani dell’uomo le esplorarono la schiena e la parte bassa della schiena ancora e ancora. Carezze delicate.
Fu una cosa naturale che lui la seguisse nella sua stanza. Camminava un po' insicura, erano i baci o il vino?
Sapeva che questo avrebbe portato al sesso: aveva inviato dei segnali fin troppo espliciti. Fece un piccolo sorriso lascivo tra sé e sé.
Nella stanza, i loro baci e il vagare delle loro mani si fecero più intensi.
Si aiutarono a spogliarsi reciprocamente. La sollevò e la adagiò sul letto.
Il suo cazzo era già pronto. Stava rigido e bello sotto il suo ventre piatto e depilato.
Lui scivolò sul suo corpo e si sdraiò sopra di lei baciandola e mordicchiandole lievemente la pelle.
La girò in modo che fosse a quattro zampe con il culo impettito proprio davanti alla sua faccia.
Le baciò le natiche. Facendo scivolare la lingua tra le sue gambe trovò la fessura, ci infilò dentro la lingua. Mordicchiò le sue piccole labbra sporgenti.
Sentì la sua lingua che le stuzzicava la clitoride con leccate delicate e piccoli risucchi, sentì scivolare un dito nel suo buchino posteriore. Lui accarezzò l’ano dentro e fuori, delicatamente.
Si alzò e le afferrò saldamente i fianchi. Spinse il suo cazzo dentro la sua fica, duro e determinato. Scivolò dentro. E poi fuori. E poi ancora dentro. Lei gemette.
Tolse l’uccello e la leccò di nuovo. Fece lavorare la lingua con dolcezza e passione, leccò e succhiò tutto ciò che riusciva a leccare e succhiare.
Ancora una volta si alzò.
Lui si distese supino, lei gli salì sopra per un 69. Si baciarono, si leccarono, si toccarono.
Mentre esploravano i loro corpi, il suo desiderio cresceva e si diffondeva. Una sensazione di prurito si diffuse in tutto il suo corpo. Il suo corpo, le braccia e le gambe erano invasi dalla lussuria.
Le piaceva il suo cazzo in bocca. Lo succhiava e lasciava che la sua lingua giocasse scherzosamente. Non era grosso, ma la pelle della cappella era morbida e vellutata.
Lasciò scivolare la bocca sopra quell’uccello ancora, ancora. Con una mano gli massaggiava le palle.
La lussuria e il desiderio aumentarono. La voglia di liberarsi, esplodere, venire, urlare. Il desiderio che cresce, desiderio del suo cazzo, desiderio... il desiderio di essere scopata selvaggiamente, di sentirsi riempita, di sentire la sua lussuria, di sentire i suoi spasmi e di godersi lo sperma iniettato in profondità dentro di lei. Dove non arriva nient'altro. Nelle sue viscere.
Doveva sentirlo di nuovo dentro di sé. Si rigirarono. Lo guidò per finire nella classica posizione del missionario, "noiosa", bellissima. Dove poteva davvero sentirlo tutto. Dove i suoi sensi potevano goderselo. Goderselo con gli occhi, il naso, le labbra, la pelle, la punta delle dita e la figa.
Quando la penetrò, le sfuggì un profondo sospiro. Fu come una liberazione. Aprirsi e ricevere. Per sentirlo nel profondo. Sentì il suo peso, sentì la sua pelle contro la sua.
Si stavano amando senza pensieri, liberi. Lui la martellò col suo cazzo fino ad annebbiarle la mente. Scivolò fuori da lei e scese tra le sue gambe. Non sarebbe riuscita a trattenersi ancora a lungo, quando lui ricominciò a leccarla con la sua bellissima lingua.
Gli chiese di tornare dentro lei.
Sembrava una bambina a cui fosse stato il gelato. Lui La baciò. Le sollevò i fianchi. Sputò sulla mano e bagnò l’orifizio anale. Sputò sulla mano e cosparse di saliva la sua cappella ancora bagnata dai succhi vaginali. Con attenzione penetrò nel suo buchetto. Delicatamente e con molta cautela. Entrambi lavorarono con i loro addominali affinché il cazzo avesse più spazio e i movimenti diventarono più liberi e i loro addomi ballarono una danza comune. Gemette e dovette trattenersi di nuovo.
Sentì la sensazione di formicolio. Le girava la testa. Ad ogni movimento, strofinava sempre più intensamente l'addome contro il suo stomaco. Il suo intero addome era una vasta zona di desiderio sempre crescente, percepiva ogni tocco del suo corpo.
Sentì il suo orgasmo arrivare. Aumentare sempre di più, per esplodere in un piacere che indescrivibile con le parole. Un’increspatura, un’ondina, un’onda lunga. Una marosa, una mareggiata, un cavallone, uno tsunami!
Lui continuò a muoversi dentro di lei. Spinse dentro e fuori e dentro e dentro e dentro finché non sentì i suoi muscoli tendersi. Il suo respiro cambiò. Non era presente se non nel suo mondo di piacere.
Lo lasciò arrivare, il suo corpo tremava e con un gemito spruzzò dentro di lei. Il suo corpo ebbe uno squasso e poi si rilassò.
Lui giaceva pesante e sudato sopra di lei. La guardò con amore e gioia e la baciò dolcemente sulla bocca.
Lei disse: "È bello che tu abbia voluto venire da me, è da tanto che non lo fai."
Lui si girò sul fianco e disse: "È bello che tu abbia voluto giocare".
Si accoccolò beatamente al corpo familiare di suo marito con un piccolo sospiro di soddisfazione.
Si era registrata all'Hotel Eden un'ora prima, aveva lavorato un po' e si era preparata per la cena. La fame cominciava a farsi sentire.
Era sempre emozionata quando entrava in un locale indossando vestiti provocanti e si accorgeva se c'erano uomini che giravano la testa per darle una sbirciatina. A quale donna non piace essere ammirata?
Come sempre prima di una cena, quando trascorreva la notte in albergo, aveva prestato particolare attenzione al trucco e indossato abiti sensuali.
Entrò nel bar, dove era anche possibile mangiare. I suoi stivali risuonavano sul pavimento mentre camminava. Adorava gli stivali alti. Si sentiva femminile. Il clac clac dei tacchi significava "sto arrivando".
Le fu assegnato un tavolo vicino alla finestra che si affacciava sul bar dal bancone curvo. Lasciò che il suo sguardo scivolasse sugli altri ospiti.
C'era un gruppo di persone vestite in completi da ufficio, tre uomini e una donna, in attesa che gli fosse assegnato un tavolo. Due uomini stavano mangiando l'hamburger della casa e bevendo birra al tavolo dietro di lei.
La sala accoglieva altre compagnie che stavano mangiando.
Un uomo stava con le spalle al bar. Era vestito in modo casual, aveva un bel corpo e sembrava carino.
Si godeva con calma la sua birra. Sembrava fiducioso e a suo agio.
Stava guardando lo schermo televisivo sospeso: trasmettevano una partita di calcio. Quando si voltò i loro occhi si incontrarono, lo sguardo dell’uomo la penetrò.
Lo teneva d'occhio di nascosto, era bello. Lo spogliò mentalmente, chissà cosa nascondeva sotto quei pantaloni...
Gli sguardi discreti che lui lanciava nella sua direzione non gli sfuggivano. Hmmmm.....
I tavoli del bar si erano via via riempiti di uomini che mangiavano da soli o a due a due.
Il bel tenebroso si guardò intorno, puntò lo sguardo su di lei e le si avvicinò. Le chiese gentilmente se poteva sedersi al suo tavolo.
“Oh. Prego, faccia pure”, disse lei.
Si presentarono mentendo entrambi sui loro veri nomi. La guardò maliziosamente e le chiese se poteva offrirle un bicchiere di vino per avergli permesso di sedersi al suo tavolo.
Prima la domande di cortesia: "Sei sposata?”, “Dove vivi?". "Che lavoro fai?", e ulteriori leggeri quesiti di questo tipo. "Dormi spesso qui?", "Che cosa ti piace fare?", "Hai figli?".
Lei si fece portare una Caesar salad, al primo bicchiere di vino ne seguirono altri, Durante la cena la conversazione si fece sempre più civettuola con domande sempre più intime: “Sai una donna passionale?”, "Cosa ti manca?", "Hai mai tradito tuo marito", "Hai qualche fantasia sessuale?".
Lui la eccitava. Era divertente ed era facile parlargli assieme. Maschile e sexy. Avrebbe voluto baciarlo. Per assaggiarlo. Essere presa da lui.
Dopo il caffè si accordarono per un drink della buonanotte al bar. Si alzarono, lui le si avvicinò e lasciò scivolare la mano lungo la sua schiena.
La guardò negli occhi mentre sorrideva. "Sei adorabile".
Avrebbe voluto rispondergli "Lo so!", ma non lo fece. Scelse semplicemente di sorridere e ringraziare.
Rimasero al bar per un po', continuando a flirtare. Passando lì accanto avresti sentito l'elettricità nell’aria. Guardandola negli occhi lui si sporse verso di lei e le baciò dolcemente le labbra, una, due volte. Rimase sulle sue labbra. Lei aprì la bocca e accettò la sua lingua. Il suo sapore di caffè e cioccolato. Le loro labbra e le loro lingue giocarono dolcemente tra loro.
Già dopo il primo bacio lei sentì un vuoto nello stomaco, “quel” vuoto nello stomaco.
Si stacco da lui e disse: “Non funzionerà. Tu sei sposato, io sono sposata.”
Lui si limitò a sorridere. Era così dannatamente carino, sicuro di sé e gentilmente esigente. Quando lui si sporse per un altro bacio, lei lo lasciò fare.
Finirono i loro drink mentre parlavano, flirtavano e si baciavano. Le mani dell’uomo le esplorarono la schiena e la parte bassa della schiena ancora e ancora. Carezze delicate.
Fu una cosa naturale che lui la seguisse nella sua stanza. Camminava un po' insicura, erano i baci o il vino?
Sapeva che questo avrebbe portato al sesso: aveva inviato dei segnali fin troppo espliciti. Fece un piccolo sorriso lascivo tra sé e sé.
Nella stanza, i loro baci e il vagare delle loro mani si fecero più intensi.
Si aiutarono a spogliarsi reciprocamente. La sollevò e la adagiò sul letto.
Il suo cazzo era già pronto. Stava rigido e bello sotto il suo ventre piatto e depilato.
Lui scivolò sul suo corpo e si sdraiò sopra di lei baciandola e mordicchiandole lievemente la pelle.
La girò in modo che fosse a quattro zampe con il culo impettito proprio davanti alla sua faccia.
Le baciò le natiche. Facendo scivolare la lingua tra le sue gambe trovò la fessura, ci infilò dentro la lingua. Mordicchiò le sue piccole labbra sporgenti.
Sentì la sua lingua che le stuzzicava la clitoride con leccate delicate e piccoli risucchi, sentì scivolare un dito nel suo buchino posteriore. Lui accarezzò l’ano dentro e fuori, delicatamente.
Si alzò e le afferrò saldamente i fianchi. Spinse il suo cazzo dentro la sua fica, duro e determinato. Scivolò dentro. E poi fuori. E poi ancora dentro. Lei gemette.
Tolse l’uccello e la leccò di nuovo. Fece lavorare la lingua con dolcezza e passione, leccò e succhiò tutto ciò che riusciva a leccare e succhiare.
Ancora una volta si alzò.
Lui si distese supino, lei gli salì sopra per un 69. Si baciarono, si leccarono, si toccarono.
Mentre esploravano i loro corpi, il suo desiderio cresceva e si diffondeva. Una sensazione di prurito si diffuse in tutto il suo corpo. Il suo corpo, le braccia e le gambe erano invasi dalla lussuria.
Le piaceva il suo cazzo in bocca. Lo succhiava e lasciava che la sua lingua giocasse scherzosamente. Non era grosso, ma la pelle della cappella era morbida e vellutata.
Lasciò scivolare la bocca sopra quell’uccello ancora, ancora. Con una mano gli massaggiava le palle.
La lussuria e il desiderio aumentarono. La voglia di liberarsi, esplodere, venire, urlare. Il desiderio che cresce, desiderio del suo cazzo, desiderio... il desiderio di essere scopata selvaggiamente, di sentirsi riempita, di sentire la sua lussuria, di sentire i suoi spasmi e di godersi lo sperma iniettato in profondità dentro di lei. Dove non arriva nient'altro. Nelle sue viscere.
Doveva sentirlo di nuovo dentro di sé. Si rigirarono. Lo guidò per finire nella classica posizione del missionario, "noiosa", bellissima. Dove poteva davvero sentirlo tutto. Dove i suoi sensi potevano goderselo. Goderselo con gli occhi, il naso, le labbra, la pelle, la punta delle dita e la figa.
Quando la penetrò, le sfuggì un profondo sospiro. Fu come una liberazione. Aprirsi e ricevere. Per sentirlo nel profondo. Sentì il suo peso, sentì la sua pelle contro la sua.
Si stavano amando senza pensieri, liberi. Lui la martellò col suo cazzo fino ad annebbiarle la mente. Scivolò fuori da lei e scese tra le sue gambe. Non sarebbe riuscita a trattenersi ancora a lungo, quando lui ricominciò a leccarla con la sua bellissima lingua.
Gli chiese di tornare dentro lei.
Sembrava una bambina a cui fosse stato il gelato. Lui La baciò. Le sollevò i fianchi. Sputò sulla mano e bagnò l’orifizio anale. Sputò sulla mano e cosparse di saliva la sua cappella ancora bagnata dai succhi vaginali. Con attenzione penetrò nel suo buchetto. Delicatamente e con molta cautela. Entrambi lavorarono con i loro addominali affinché il cazzo avesse più spazio e i movimenti diventarono più liberi e i loro addomi ballarono una danza comune. Gemette e dovette trattenersi di nuovo.
Sentì la sensazione di formicolio. Le girava la testa. Ad ogni movimento, strofinava sempre più intensamente l'addome contro il suo stomaco. Il suo intero addome era una vasta zona di desiderio sempre crescente, percepiva ogni tocco del suo corpo.
Sentì il suo orgasmo arrivare. Aumentare sempre di più, per esplodere in un piacere che indescrivibile con le parole. Un’increspatura, un’ondina, un’onda lunga. Una marosa, una mareggiata, un cavallone, uno tsunami!
Lui continuò a muoversi dentro di lei. Spinse dentro e fuori e dentro e dentro e dentro finché non sentì i suoi muscoli tendersi. Il suo respiro cambiò. Non era presente se non nel suo mondo di piacere.
Lo lasciò arrivare, il suo corpo tremava e con un gemito spruzzò dentro di lei. Il suo corpo ebbe uno squasso e poi si rilassò.
Lui giaceva pesante e sudato sopra di lei. La guardò con amore e gioia e la baciò dolcemente sulla bocca.
Lei disse: "È bello che tu abbia voluto venire da me, è da tanto che non lo fai."
Lui si girò sul fianco e disse: "È bello che tu abbia voluto giocare".
Si accoccolò beatamente al corpo familiare di suo marito con un piccolo sospiro di soddisfazione.
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