Valentina la vicina 2a parte (e ultima)

di
genere
tradimenti

In due sorsi finisce il vino, mi torna il bicchiere «mi serviva un po’ di carica, chiudi che prendi freddo, grazie ci vediamo. Torno a lavoro altrimenti non finiamo più».
Saluto, chiudo la finestra e mi siedo in cucina. L’aria frizzantina di dicembre ha portato via il profumo di Paolo.
Penso a quello che ci siamo dette, quattro stringate informazioni: è avvocato, le piace leggere, ascolta un po’ di tutto, non le piace il rumore. Ad ogni cosa che diceva associavo Paolo a quelle frasi, anche a lui piace leggere, anche per lui musica varia e anche per Paolo il ‘casino’ è fastidioso. Sono messa male. Che idee stupide ti stai facendo in testa? Lui è tuo.
Basta vado a lavorare. Mi siedo e prendo un ritmo spedito, scrivo e quando rileggo mi piace quello che ho buttato giù, cosa che non mi capita quasi mai.
Alle 19.00 passa il mio amore a prendermi per andare a festeggiare: il suo progetto a vinto sulla concorrenza i lavori cominceranno a breve. Sono come sempre in netto ritardo, però sono truccata, ma devo trovare l’abito giusto per l’occasione. Il suono del campanello, sono in reggiseno e perizoma, non apro?, vado in stress, risuona il campanello, rivado in stress. Mi avvicino alla porta blindata sposto lo spioncino dall’altra parte due occhi azzurri.
Che cazz ci fa qui, adesso. Sono tardi e sono nel panico. Apro la porta e la lascio socchiusa «entra pure» mi giro e vado verso la camera, lei «posso. scusa mi hai già salvato la vita con il vinello stamattina» intanto apre ed entra in corridoio. «Mi riesci a prestare un caricabatterie del cellulare, con il trasloco non so più dove l’ho messo, mi risalvi la vita perché sto aspettando una telefonata importante»
«Vieni avanti è qui nel cassetto, vieni cerca tu io sono tardi e devo ancora vestirmi».
Mi raggiunge, sono ancora praticamente nuda, vedo che mi guarda, mi giro verso di lei «scusa sto cercando un vestito da mettermi» cercando un po’ di sdrammatizzare il momento. Ma in realtà non provo vergogna mi piace che i suoi occhi mi osservino. Cosa azz mi passa per la testa?. Lei cerca nel cassettino, io ormai in ritardo opto per il tubino nero di Versace che mi piace tantissimo, mi vesto. Lei trova il caricabatterie «scusami tanto ma sono in ritardissimo, hai trovato?» «si grazie, ti sta veramente bene quel vestito» L’accompagno alla porta la saluto, sulla porta ci guardiamo «eri bella anche prima» mi sorride mi sfiora la pelle del braccio e se ne va.
Sento un piccolo brivido e arrossisco un po’, lei se ne accorge e socchiude gli occhi.
Nella testa mi rimbomba l’ultima sua frase “eri bella anche prima” quando prima?, stamattina?, prima in perizoma? In testa come autoscontri i pensieri collidono, si impattano uno con l’altro senza portarmi a nulla.
Infilo le scarpe col tacco prendo il cappotto e fuggo fuori, fuggendo a quei pensieri.
Cena perfetta, pesce e crostacei squisiti, vino tanto e buono. Lui felice ed io euforica. Beviamo i caffè quasi di fretta sapendo, consapevoli che la perdizione dei nostri corpi ci aspetta. Fuori fa freddo i nostri respiri condensano in nuvolette grigie. Arriviamo a casa, c’è un dolce tepore, un sottile profumo d’incenso. Semino i vestiti lungo il corridoio e resto in perizoma lui mi abbraccia da dietro, le sue mani gelide: una cerca e trova il capezzolo che esplode per le sue dita gelate e per l’eccitazione; l’altra si infila dentro le mutandine. Ho la pelle d’oca. «Aspettami qui, spogliati, stasera sono la tua schiava». Veloce arrivo in cucina prendo due bicchieri, il ghiaccio, due fettine di lime, il gin e porto a livello con la tonica, quattro gocce di angostura ed è pronto.
Paolo prende il gin tonic fa un grande sorso, espira forte e dice «Ma tu chi sei? Chi ti ha fatto così perfetta? Stanotte ti faccio morire.» Sento l’asprigno del lime che scende fresco nella gola, lui mi sfila le mutandine, mi fa stendere nel letto e mi inizia e leccare la fica. Chiudo gli occhi, li riapro e vedo due occhi azzurri sopra di me ,quelli di Valentina. Paolo continua fino a farmi godere, e continua a leccare tutti i miei umori, saranno passati dieci minuti ma a me sembra un giorno.
Mi bacia la clitoride, lo mordicchia mi infila un dito dentro ‘la patatina’ fradicia e vengo ancora. Un veloce flash mi attraversa il cervello e guardo la sua testa tra le mie cosce, i suoi capelli lunghi ricci e neri e se fossero biondi e se ci fosse li Valentina con quella sua bocca perfetta?
Poi Paolo mi entra davanti e mi fa venire di nuovo ho la figa ipersensibile ad ogni contatto, ad ogni spinta del suo pene il mio corpo vibra. Mi giro mi metto a pecorina mi apro con le mani le chiappe «fammi morire davvero, ti voglio tutto.. brutto porco, mettimelo dietro»,
Bagnato dalla mia fica il suo lungo pene mi entra dentro facilmente, o meglio, all’inizio sento un dolore bruciante che mi fa lacrimare ma poi pian piano apprezzo la sua pienezza dentro me, il dolore si fa piacere, le lacrime diventano gemiti di puro, assoluto godimento. Quando con la mano mi fa roteare la clitoride schiacciandolo forte esplodiamo insieme E gli dei mi portano nell’Olimpo.
Ci sdraiamo, mi bacia in bocca, siamo ancora senza fiato. Ci laviamo torniamo a letto due ore e mezza di annullamento del resto del mondo, tranne Valentina ed i suoi occhi e la sua bocca. Cosa mi succede?, sto impazzendo?
Prima di spegnere la luce «Non so che film hai visto oggi? Ma continua a vederlo: “ti voglio tutto brutto porco, mettimelo dietro”.. che spettacolo» gli tiro un pugnetto sul petto, divento non rossa, praticamente viola e dolcemente con la testa appoggiata al suo petto «che stupidino che sei, lo sai quanto ti amo, mi manchi come una ruota alla bicicletta» «Vino bianco e gin tonic, senti che metafora, è di Pablo Neruda se non erro?». Ridiamo, gli mordo piano il capezzolo e nudi ci addormentiamo.

Tutto va benissimo. Con Paolo è sempre più bello starci insieme, adoro ogni momento , ogni attimo di noi. Il libro prende sempre più forma, il mio editore è su di giri e come Paperon de Paperoni aspettando la pubblicazione.
Io e Valentina siamo uscite spesso insieme in questo periodo ed ho scoperto, che oltre alla sua bellezza esplosiva, è una ragazza dolce, delicata.
Quando non sto con lei ogni tanto mi sorprendo a pensarla.
La notte di capodanno io e Paolo abbiamo invitato un po’ amici per festeggiare, dopo il brindisi di mezzanotte eravamo tutti ‘appena più di brilli’. All’una con la musica che andava a mille, suona il campanello, vado ad aprire. Mi sento trascinare fuori dall’uscio, «volevo farti gli auguri, buon anno Alice!» al buio riconosco la voce di Valentina, sorridente, mezza ubriaca come tutti noi «Entra dai» stavamo quasi gridando con la musica non si sentiva nulla «No devo tornare ad una festa, e poi c’è un sacco di gente, non mi va» torno dentro prendo le sigarette «dai vengo io fuori che ci fumiamo un cicca insieme almeno».
Usciamo mi racconta un po’ della sua serata intanto ci passiamo la sigaretta, eravamo dietro la casa al buio quando la sua mano mi accarezza il viso, si avvicina con il suo e piano mi dice «Buon anno» e li le nostre labbra si sono unite. Poi con le mie mani le ho cinto la schiena e l’ho avvicinata e le nostre lingue hanno iniziato ad intrecciarsi.
Non volevo staccarmi da lei, quell’inaspettato momento mi ha fatto eccitare e sentivo un forte calore che dallo stomaco scendeva tra le mie cosce. Mi ha mordicchiato il labbro facendomi un po’ male e mia ha sussurrato all’orecchio «tu, sei bellissima». Si è girata ed è uscita dal giardino. Sono rientrata alla festa e nessuno aveva badato alla mia assenza, solo Stefania, una mia amica, mi ha chiesto «cosa hai fatto al labbro?» «Niente mi sono morsa per sbaglio». Poi mi sono fatta un gin tonic per uccidere tutte quelle tentazioni. Cosa avrei fatto se fossi stata sola con lei? Ma quanto mi avevano eccitato le sue labbra?, i suoi occhi smaniosi di me: insomma quanto mi era piaciuto quel bacio? Tanto da perdersi.
Per tutto il giorno dopo, fingendo di star male per le varie bibite bevute non mi è servito il tagliettino sulle labbra per farmi ricordare quel momento, per farmi pensare a Valentina. La domanda che mi scavava dentro era: l’avrei rifatto? Si.

E’ arrivato aprile il mio libro sta andando alla grande, l’editore mi ha già fissato le scadenze per un altro romanzo, con Paolo è sempre amore, stiamo provando ad avere un bambino ma questo ha un po’ turbato la nostra ‘innata voglia’, nel cercarsi, nel conquistarsi e nel desiderarsi. C’è molta meno passione quando devi seguire il calendario delle ovulazioni. I nostri peccaminosi giochi sono diventati più una sorta di esercizio ginnico. Lui ha un forte istinto paterno, e nei giorni, dove dovrei essere al massimo della produzione di ovuli mi scopa la mattina, torna casa per pranzo e mi scopa e la sera mi scopa. ‘Copuliamo’ questo è il termine giusto, mi mette a gambe aperte, la banale posizione del ‘missionario’, si tocca fin che gli diventa duro, mi ‘sbatte’ per uno o due minuti e viene. Poi mi alza le gambe per migliorare l’afflusso di sperma nel mio utero. Risultato, zero voglia, zero ‘bacini’, zero ‘giochini’ che io adoro. Sono un po’ stufa, mi sento io una missionaria.

Di quel bacio, io e Valentina non abbiamo mai parlato, però quando siamo vicine sento un’energia che mi fa battere forte il cuore. Chissà cosa pensa lei di me?
Usciamo spesso insieme andiamo a fare shopping, beviamo un caffè spesso tra mille risate ci ‘sfondiamo’ di aperitivi e torniamo a casa con le guance che ci fanno fin male dal troppo ridere.
Quando succede Paolo mi guarda stranito. Ogni tanto con la Vale ci sfioriamo le mani, le guance o i capelli tipo «guarda che hai qualcosa sul labbro» e con le sua mano mi accarezza rapida la bocca, altre volte camminando una in fianco all’altra ci prendiamo sotto braccio ed al contatto con quel corpo a volte sento le curve dei suoi seni e i miei battiti aumentano, il respiro si velocizza, arrossisco. E lei mi guarda nel occhi, lo capisce, e io vorrei tornare all’una del primo dell’anno. Quanto vorrei baciarla, dio quanto mi piace. Chissà se le dicessi di queste mie piccole?, o grandi? tentazioni, cosa succederebbe? Non mi vorrebbe più vedere, credo.

In questi mesi non ho mai visto, oltre ad un paio di suoi colleghi, entrare a casa sua, In questi giorni però vedo spesso una stupenda ragazza di colore andare e venire e questo mi fa male: sono addirittura gelosa di lei? Di qualcosa che magari ho solo immaginato?
Paolo si sta insospettendo ieri «Però tu e la nostra vicina state sempre insieme. Come mai non l’ho mai vista con un uomo? Eppure una come lei potrebbe ciò che vuole.» la miglior difesa è l’attacco ho pensato così, stizzita ho risposto «perché ti piacerebbe fartela? Brutto stronzo io qua a gambe aperte ogni due ore per darti un figlio e tu pensi a lei?» e il dialogo si è interrotto.

Poi una sera, Paolo era a Milano per una settimana per supervisionare i lavori del nuovo suo progetto, io e la Vale (quando la chiamo così la sento fin più vicina, che stupida che sono?) abbiamo organizzato a casa sua: pizza, ‘cento birre di quelle buone’, gelato pop corn e film sul divano.
Venti minuti prima ero elettrizzata, continuavo a cambiarmi; “devo solo andare a vedere un film a dieci metri da casa”. Allora ho deciso: tuta grigia, canottierina leggera in raso nera: insomma molto easy.
Abbiamo ‘ingurgitato’ le pizze e ‘tracannato’ un bel po’ di birre. Stavamo benissimo: battute, risate mi sentivo leggera. Lei vestiva con dei leggins azzurri ed un top bianco che lasciava la pancia scoperta. Quando si è piegata per prendere le pizza dal forno ho visto l’elastico del perizoma uscire di un po’ dai pantaloncini.. credevo di morire, mi sono eccitata e o sentito tra le mie cosce avvampare il calore.
Dopo il caffè è spuntata dal freezer una bottiglia di Branca Menta. «abbiamo fatto ‘ventinove’ e facciamo ‘trenta’» è andata in camera ed è tornata con una cannetta pronta e io da mezza sapientona «erba o fumo?» «vedrai ti piacerà».
Paradisi virtuali, una calma, una rilassatezza totalizzante mi ha preso.
Abbiamo bevuto un bicchierino di amaro, due, e siamo andate sul divano. Messo su il dvd “Pulp fiction” di Tarantino, film visto cento volte da entrambe, ma poco contava. Mi ha preso un senso di dolce delicatezza «posso» e lei «certo» ed ho appoggiato il mio viso sulle sue cosce guardando lo schermo della tv. Sentivo nella nuca il calore del suo ‘pancino’. Ero calma, con la testa rallentata, mi sono girata verso di lei e delicatamente le ho appoggiato le labbra appena sotto l’ombelico mentre lei mi accarezzava i capelli. Ho iniziato a baciarle la pancia, sentivo i suoi brividi. Io andavo piano: baciavo e soffiavo per farle venire la pelle d’oca. Vedevo i capezzoli sotto il top farsi duri, reclamare anche loro i miei baci così le ho alzato la magliettina e con la lingua li leccavo in piccoli cerchi e li succhiavo piano. Poi le nostre bocche si sono incontrate è stato stupendo. Sempre con una calma serafica ed un desiderio che ardeva come lava sotto un vulcano ci siamo trovate nude, completamente vestite solo della nostra pelle. La sua era morbida, liscia e calda «sei stupenda non sai da quanto tempo io volev.. » non ho finito la parola che lei «anch’io dal primo momento che ti ho vista».
Penso che l’ho leccata e baciata in ogni punto del suo corpo, senza smania, quasi a nutrirmi del suo calore e di quelle sensazioni che mi regalava.
Le toccavo i suoi seni grossi e sodi e con le dita piano le schiacciavo i capezzoli turgidi e lei gemeva e si lasciava guidare dalle mie fantasie. Ora con il mio viso ero arrivata tra le sue cosce, aveva una fica perfetta, un triangolo di biondi e morbidi peli sormonta la sua clitoride rosa racchiuso dalle grandi labbra che si aprivano ad ogni passaggio della mia lingua mostrandomi le piccole labbra ed il suo buchino. E mi diceva con voce rapita «è bellissimo, così mi fai godere, mi fai impazzire» e la mia bocca si riempiva dei sui fluidi amandoli. Prendevo un sorso di Branca Mente gelato e lo spargevo lì e lei gemeva per il contrasto tra freddo di quell’amaro, che la faceva rabbrividire, ed il calore che la mia lingua distribuiva. Poi ho visto i capelli biondi tra le mie di gambe e quella bocca mi ha portato verso posti della mente inesplorati, verso vette di orgasmi impensabili.
Ci siamo amate tutta la notte ed abbiamo continuato la mattina dopo aver dormito nude e abbracciate. Mai nella mia vita un senso di completezza, senza quel dover rincorrere, soddisfare quasi per dovere un uomo. Era tutto naturale.
Prima di uscire mi ha detto «Adesso abbiamo fatto trentuno» e sorridendo sono uscita.

Ogni volta che io e Vale vediamo la bottiglia di Branca Menta ridiamo.
Adoro quel corpo e mi sento adorata. E lo abbiamo fatto tante altre volte, Paolo seguiva il cantiere ed era spesso a Milano.
Ovvio qualcosa è cambiato, come un vaso quando i cocci non si possono più incollare. Amo Paolo? Voglio ancora andare avanti in questa ‘caccia’ ad un figlio? Amo forse Vale?. Amo Paolo, ma amo più Valentina, ne sono certa.

Da un giorno all’altro Valentina è scomparsa, sparita.
Poi un suo biglietto:” Non ti posso spiegare mi dispiace tanto”. Tutto qui? Di sicuro centra la ragazza di colore, è andata via con lei? La testa mi scoppia, stamattina ho litigato con Paolo che è ancora a caccia di un figlio e non sa che un mese fa o ripreso a prendere la pillola.
Ma sono lesbica? Non lo so cosa sono so solo che senza Valentina mi manca l’ossigeno.

Dopo due mesi ho capito tutto, sullo sfondo del palcoscenico il principale attore è stato Paolo, a voluto incontrare Valentina in una caffè in centro.
Gli ha mostrato delle foto in cui, io e lei, ci baciavamo ed ha fatto partire il suo ricatto: lei non doveva più vedermi.
Gli avrebbe svenduto un appartamento più grande in città.
Se fosse rimasta a vivere vicino a noi avrebbe spedito ai suoi genitori quelle foto, suo padre è uno dei più grandi avvocati della regione ed è un fanatico religioso. Valentina lavora proprio per lui come associato. Si sarebbe creato uno scandalo.
Dopo sfuriate e gigantesche litigate sentendomi dire dall’uomo che ho amato più di me stessa «Sei una lurida puttana ho letto i messaggi con Luca, scopi ancora con lui? Ho scoperto la scatola di pillole sotto i tuoi perizomi da vacca. Altro che figlio, ora fallo con Valentina. Sporca lesbica» a quel punto, piangendo ho fatto una piccola valigia «mi dispiace per come siano andate le cose, io ti ho amato e ti amo ancora ma senza di lei non riesco a vivere. Forse per colpa tua l’ho persa e di questo non ti perdonerò mai. Passo con calma a prendere il resto delle mie cose. Ti prego non cercarmi.»
Sono nel suo nuovo appartamento ho suonato, ha aperto e ci siamo baciate «ti stavo venendo a cercare per chiederti scusa, ho avuto paura.. Da ieri ho aperto il mio studio di avvocati»

Adesso che sono passati tanti giorni vivo ancora con i sensi di colpa per Paolo, per come l’ho tradito ma ho scoperto un mondo nuovo impermeato solo di dolcezza, delicatezza e di un amore autentico.
Ora, io e la ‘mia’ Vale abitiamo insieme. Non mi sento etichettata, non sono una lesbica sono solo una donna che non poteva non amare la sua vicina!
scritto il
2024-10-25
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