Torre in H5: sesso matto - Capitolo 3

di
genere
etero

Luigi aveva una regola fondamentale: non inseguire mai.
Era una questione di principio. Se una donna gli sfuggiva, semplicemente passava oltre. Non aveva bisogno di rincorrere nessuno.
Ma Alessia era diversa.
Non era una preda che fuggiva. Era una cacciatrice che si divertiva a farsi inseguire, solo per vedere fin dove lui sarebbe stato disposto ad arrivare.
E questo rendeva tutto più eccitante.
Dopo quella sera al bar, lei sparì. Niente messaggi, niente chiamate. Un’altra si sarebbe fatta viva, avrebbe trovato una scusa per rivederlo. Ma Alessia no.
Luigi capì il messaggio. Se la voleva, doveva guadagnarsela.
Primo movimento: scoprire il terreno di gioco.
Non le scrisse. Non le chiese di uscire. Sarebbe stato troppo facile per lei dire di no.
Invece, fece quello che sapeva fare meglio: studiò il campo.
La trovò la settimana dopo in un altro locale, uno di quelli con luci soffuse e musica jazz in sottofondo. Non era sola. Un uomo le parlava all’orecchio, troppo vicino, troppo sicuro di sé.
Luigi sorrise. Perfetto.
Si avvicinò lentamente, prendendosi il suo tempo. Quando fu abbastanza vicino, fece qualcosa di inaspettato. Passò accanto a lei senza fermarsi. Nessuna occhiata, nessun cenno, niente.
E funzionò.
Pochi secondi dopo, la sentì dietro di sé.
«Ignorarmi? Interessante mossa.»
Luigi si voltò con calma, il bicchiere ancora in mano.
«Non ti ho ignorata. Ho semplicemente scelto di non riconoscerti.»
Alessia rise, inclinando appena la testa. «Quindi ora siamo due sconosciuti?»
Luigi fece un passo verso di lei, riducendo lo spazio tra i loro corpi.
«Solo fino a quando decidi di cambiare le regole.»
Lei lo scrutò per qualche secondo, poi sorrise.
«Forse lo farò. Ma non stasera.»
E con quello, se ne andò di nuovo.
Luigi sentì un fuoco ardere dentro di lui. La partita era ancora aperta.
Secondo movimento: capovolgere la situazione.
Se voleva vincere, doveva farle capire che non era solo un altro uomo disposto a seguirla ovunque. Così, la lasciò nel dubbio. Niente più incontri casuali. Niente messaggi.
La ignorò completamente.
E poi, una sera, arrivò il messaggio.
Alessia: Hai già perso interesse? Che delusione.
Luigi sorrise. Eccola.
Aspettò mezz’ora prima di rispondere.
Luigi: Pensavo fossi tu a dover cambiare le regole.
La risposta arrivò subito.
Alessia: E se lo avessi fatto?
Luigi finse di pensarci. Poi, con un sorriso malizioso, scrisse solo un indirizzo. Il suo.
Lei visualizzò il messaggio. Non rispose.
Ma due ore dopo, il campanello suonò.
Ultimo movimento: la resa.
Quando aprì la porta, Alessia era lì, bellissima come la ricordava. Tacchi alti, labbra rosse, il vestito nero che lasciava scoperta la schiena.
«Non dovrei essere qui,» disse, incrociando le braccia.
Luigi la guardò con calma, appoggiandosi allo stipite della porta.
«E allora perché lo sei?»
Silenzio. Poi, lentamente, Alessia fece un passo dentro, chiudendo la porta dietro di sé.
Fu lei a baciarlo per prima. Un bacio lento, profondo, carico di tensione. Luigi la prese per la vita, la spinse contro il muro, le mani che scivolavano lungo il corpo con una sicurezza che la fece tremare.
«Dimmi che mi vuoi,» sussurrò contro le sue labbra.
Alessia lo guardò negli occhi, mordendosi il labbro.
«Voglio vedere se sei all’altezza.»
Luigi sorrise. Oh, lo era.
La sollevò con facilità, facendola gemere di sorpresa quando la portò in camera da letto. La fece cadere sul materasso, poi si tolse lentamente la camicia, osservando il modo in cui gli occhi di lei brillavano di desiderio.
Si chinò sopra di lei, le labbra che sfioravano la sua pelle, le mani che percorrevano il suo corpo con una lentezza esasperante. La sentì fremere sotto il suo tocco, il respiro spezzato dall’attesa.
Quando finalmente la prese, fu un’esplosione di passione. Nessuna dolcezza, nessuna esitazione. Solo due corpi che si cercavano, che si sfidavano in un gioco di potere e desiderio.
Alessia si muoveva con sicurezza, ogni suo movimento un invito a spingersi oltre, a perdere il controllo. Luigi affondò le dita nei suoi fianchi, la fece inarcare sotto di lui, il ritmo tra loro che cresceva sempre di più fino a diventare frenetico.
Gemiti soffocati, respiri spezzati, il piacere che li travolse in un’ondata intensa e irresistibile.
E quando tutto finì, Alessia rimase sdraiata accanto a lui, il petto che si sollevava ancora velocemente.
Si voltò verso di lui, con un sorriso soddisfatto.
«Niente male.»
Luigi ridacchiò, passando una mano tra i capelli scompigliati.
«Volevo dimostrarti che ero all’altezza.»
Lei lo guardò, mordendosi il labbro inferiore.
«Forse dovrai dimostrarmelo di nuovo.»
Luigi sapeva esattamente cosa significava.
La partita non era finita.
Era appena iniziata.
scritto il
2025-02-26
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