Torre in H5: sesso matto - Capitolo 4

di
genere
etero

Luigi era abituato a vincere.
Era un giocatore, un cacciatore, uno stratega. Le donne cedevano, sempre. Si innamoravano o si legavano troppo, e lui sapeva quando tagliare il filo prima che lo stringessero al collo.
Ma Alessia non lo inseguiva. Non lo asfissiava con messaggi, non cercava certezze.
Dopo quella notte, sparì.
Di nuovo.
E questo lo mandava fuori di testa.
Primo movimento: invertire i ruoli.
Passò una settimana senza che né lui né lei facessero il primo passo. Luigi si disse che non gli importava. Che era solo un'altra avventura, un corpo caldo tra le sue lenzuola e nulla più.
Ma allora perché continuava a pensare a quel sorriso di sfida?
Perché ricordava il modo in cui lei gli aveva lasciato graffi sottili lungo la schiena?
E soprattutto, perché quella notte non era stata come le altre?
Con le altre donne, il sesso era un atto di potere. Lui comandava, loro obbedivano. Ma con Alessia… era stata una battaglia. E Luigi non sapeva se l’avesse vinta.
Fu lei a farsi viva, quando meno se lo aspettava.
Un messaggio, breve e diretto.
Alessia: Stasera. Ore 22. Non fare tardi.
Un indirizzo che lui non conosceva.
Niente spiegazioni.
Niente “come stai?”.
Niente “voglio rivederti.”
Solo un ordine.
E Luigi odiava ricevere ordini.
Ma ci andò comunque.
Secondo movimento: fuori dalla sua zona di comfort.
Quando arrivò, capì subito che Alessia lo stava mettendo alla prova.
Non era un ristorante elegante, non un bar esclusivo. No, era un piccolo locale underground, luci soffuse e un palco per la musica dal vivo. C’era un’aria elettrica, gente che beveva, rideva, parlava a voce alta.
E Alessia era lì, seduta al bancone, con lo stesso sorriso di chi sapeva esattamente cosa stava facendo.
Indossava un abito nero, ma questa volta corto, con una scollatura che lasciava poco all’immaginazione. Le gambe accavallate, un cocktail in mano, lo sguardo che lo attraversò come una lama.
Luigi si avvicinò, lasciando che il suo corpo parlasse per lui: postura rilassata, sorriso sicuro, l’aria di chi non si lascia intimidire.
Lei si voltò lentamente, prendendosi il suo tempo per guardarlo dall’alto in basso.
«Hai fatto tardi.»
Luigi si appoggiò al bancone accanto a lei, ordinando un whisky senza distogliere lo sguardo.
«Non sapevo fosse un appuntamento.»
Alessia ridacchiò, un suono basso, carico di malizia.
«Non lo è. Gli appuntamenti sono per quelli che cercano qualcosa di serio.»
Lo provocava. Lo stuzzicava.
E funzionava.
Terzo movimento: provocazione e dominio.
«Quindi cosa siamo, Alessia?»
Lei si girò verso di lui, il mento leggermente sollevato.
«Siamo due persone che si piacciono e che sanno cosa vogliono.»
«E cosa vuoi tu?»
Alessia prese un sorso del suo cocktail, lasciando che la tensione tra loro salisse ancora. Poi si alzò in piedi e si avvicinò a lui, il profumo della sua pelle mescolato all’alcol e alla sfida.
«Voglio vederti perdere il controllo.»
Luigi sentì un fuoco accendersi nel petto. Mai nessuna gli aveva detto una cosa del genere.
Tutte lo volevano dominante, sicuro, spietato. Ma Alessia? Lei voleva vederlo cedere.
E questo lo eccitava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Ultimo movimento: la notte della resa.
Si baciarono nel parcheggio, ma questa volta non fu lui a prendere il comando. Fu lei.
Gli infilò le dita nei capelli, tirandolo verso di sé con una forza che gli fece quasi perdere l’equilibrio. La sua lingua esplorò la sua bocca con una fame che non lasciava spazio a esitazioni.
Luigi sentì il sangue ribollire. Era abituato a comandare. Non a essere comandato.
Eppure, quando lei lo spinse contro la portiera della macchina, quando si strusciò contro di lui con un sorriso malizioso, capì che stavolta la partita era diversa.
Salì in macchina con lei, e non fece domande mentre guidava verso un posto che solo lei conosceva.
Quando arrivarono nel suo appartamento, Alessia non perse tempo. Lo spogliò con movimenti decisi, gli tolse la camicia con le unghie che graffiavano la sua pelle, lo spinse sul letto senza perdere il controllo per un solo istante.
Luigi l’afferrò per i fianchi, cercò di riprendere il comando. Ma Alessia si mosse sopra di lui con una sicurezza che lo lasciò senza parole.
Era lui a essere alla sua mercé.
E per la prima volta nella sua vita, non gli dispiacque affatto.
Il sesso fu un duello, un’esplosione di desiderio e di potere. Alessia lo provocava, lo faceva fremere, lo spingeva al limite. E quando lui pensò di aver ripreso il controllo, lei trovò un modo per farglielo perdere di nuovo.
Gemiti soffocati, respiri accelerati, un gioco di corpi e di menti che si intrecciavano senza che nessuno cedesse completamente.
Quando tutto finì, Alessia rimase sdraiata accanto a lui, il petto che si sollevava piano.
Si girò verso di lui, un sorriso soddisfatto sulle labbra rosse.
«Stasera hai perso.»
Luigi si voltò a guardarla, il corpo ancora scosso dal piacere, il fiato corto.
Sorrise.
«Forse.»
Ma nella sua testa, sapeva la verità.
Non aveva perso.
Non ancora.
scritto il
2025-02-27
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