Racconto S13: "Il rientro in Italia"

di
genere
etero

Capitolo 1 - L’Arrivo all’Aeroporto
Era l’una di notte, l’aria fresca dell’autunno che si insinuava nell’aeroporto di Fiumicino mentre aspettavo Alina al gate degli arrivi. Dopo cinque giorni di trasferta a Cagliari, la immaginavo stanca, ma quando la vidi uscire, il mio cuore saltò un battito. Era un’esplosione di sensualità, vestita sportiva ma irresistibilmente sexy: jeans aderenti che le fasciavano le cosce toniche e il sedere perfetto, una maglietta nera scollata che rivelava la curva generosa dei suoi seni, i capezzoli appena accennati sotto il tessuto leggero. I capelli castani le cadevano mossi sulle spalle, e un sorriso malizioso le illuminava il viso, gli occhi scuri che brillavano di un desiderio che mi colpì come un’onda. Portava una giacca leggera aperta e sneakers bianche, ma nulla toglieva alla sua aura magnetica: era una donna che sapeva di essere guardata, e lo adorava.
Mi corse incontro, buttandomi le braccia al collo, e mi baciò con una passione che mi fece tremare. Le sue labbra erano calde, morbide, la lingua che si insinuava nella mia bocca con un’urgenza che mi accese subito. “Mi sei mancato,” sussurrò, sfiorandomi il collo con le dita, un tocco che mi mandò un brivido lungo la schiena. La sua valigia rotolò a terra mentre mi stringeva, e io la presi per i fianchi, sentendo il calore del suo corpo attraverso i jeans.
Capitolo 2 - La Provocazione in Macchina
Salimmo in macchina, l’atmosfera già carica di tensione erotica mentre avviavo il motore. Alina non perse tempo: si sporse verso di me, la mano destra che scivolava sul mio petto, poi più in basso, sfiorandomi l’inguine sopra i pantaloni. “Cinque giorni senza di te… sono stata una disperata,” disse, la voce roca di desiderio, e mi baciò il collo, le labbra che succhiavano piano la pelle mentre guidavo sulla strada buia verso casa. Le sue dita si chiusero sul mio pene, già duro sotto il tessuto, e lo strinse con una pressione leggera ma decisa, facendomi gemere.
“Alina… sto guidando,” protestai debolmente, ma lei rise, un suono caldo e provocatorio, e si avvicinò ancora, la lingua che mi sfiorava l’orecchio. “Non resisto,” sussurrò, slacciandomi la cintura con una mano abile mentre l’altra mi accarezzava il viso. Liberò il mio sesso, duro e pulsante, e si chinò su di me, le sue labbra che lo avvolgevano con un calore umido che mi fece quasi sbandare. Lo prese in bocca, succhiandolo con una fame selvaggia, la lingua che danzava sulla punta mentre lo spingeva in gola, un movimento profondo che mi strappò un gemito. “Cazzo, Alina,” ansimai, le mani che stringevano il volante mentre cercavo di mantenere il controllo della macchina.
Non ce la feci più: dopo pochi minuti, il piacere era troppo, e accostai in un autogrill sulla strada, il parcheggio semideserto illuminato solo da qualche lampione. Spensi il motore, il respiro corto, e lei alzò gli occhi su di me, il mio pene ancora tra le sue labbra, un sorriso malizioso che mi diceva tutto.
Capitolo 3 - Il Primo Orgasmo nell’Autogrill*
Alina si raddrizzò, le mani che armeggiavano con i jeans aderenti mentre mi guardava con occhi affamati. Li slacciò con un gesto rapido, abbassandoli insieme alle mutandine nere fino alle caviglie, rivelando la sua vagina lucida di desiderio, il monte di Venere depilato che brillava sotto la luce fioca dell’abitacolo. “Spostati indietro,” ordinò, e io feci scivolare il sedile del guidatore al massimo, il cuore che batteva forte mentre lei si arrampicava su di me.
Salì a cavalcioni, le cosce aperte sopra le mie, e prese il mio pene con una mano, accarezzandolo contro le sue grandi labbra bagnate prima di infilarlo dentro con un movimento lento e deliberato. “Oh, sì,” gemette, la testa che si reclinava all’indietro mentre lo sentiva scivolare tutto dentro, la sua vagina che mi avvolgeva, calda e stretta, un abbraccio di seta liquida che mi fece tremare. Cominciò a muoversi, un ritmo forte e deciso, le mani che si appoggiavano al mio petto mentre si sollevava e si abbassava, ogni colpo che la faceva gemere più forte. “Mi sei mancato così tanto,” ansimava, i seni che ondeggiavano sotto la maglietta scollata, i capezzoli duri che spingevano contro il tessuto.
La guardavo, ipnotizzato, il suo corpo che si contorceva sopra di me, il profumo del suo sesso che si mescolava all’aria viziata della macchina, un odore dolce e selvaggio che mi riempiva i sensi. Le afferrai i fianchi, spingendola giù con forza, e lei accelerò, il suono dei nostri corpi che si scontravano che echeggiava nell’abitacolo. “Sto venendo,” urlò piano, le dita che si stringevano alla mia camicia mentre il suo primo orgasmo la travolgeva, un’esplosione che le fece contrarre la vagina intorno a me, un fiotto caldo che mi bagnava le cosce mentre si muoveva ancora, prolungando il piacere con gemiti rochi che mi mandavano in estasi.
Capitolo 4 - Il Secondo Orgasmo Anale*
Ansimante, Alina si fermò un momento, il viso arrossato, gli occhi velati di piacere. Ma non era finita. Mi guardò con un sorriso provocatorio, poi prese il mio pene, ancora duro e lucido dei suoi umori, e lo spostò verso il suo sedere. “Voglio sentirti qui,” sussurrò, la voce carica di desiderio, e lo fece scivolare contro la sua rosellina, lubrificata dai suoi stessi umori. Con un movimento lento, se lo lasciò entrare, un gemito profondo che le sfuggì mentre il mio sesso la apriva, centimetro dopo centimetro, fino a che non fu tutto dentro, il suo sedere stretto che mi stringeva con una pressione che mi fece gemere.
Riprese a muoversi, le mani che si appoggiavano al cruscotto per bilanciarsi, il ritmo che cresceva mentre si sollevava e si abbassava, il mio pene che la possedeva anale con una passione selvaggia. “È così… pieno,” ansimò, il corpo che tremava mentre si abbandonava al piacere, le cosce che si tendevano a ogni affondo. Con una mano si toccò il clitoride, sfregandolo rapido e deciso, le dita che scivolavano sui suoi umori mentre mi cavalcava, il suo sedere che si stringeva intorno a me, amplificando ogni sensazione.
“Sto per venire ancora,” gemette, il ritmo che si faceva forsennato, e io la afferrai per i fianchi, spingendola giù con forza mentre il mio orgasmo montava. “Vieni con me,” ringhiai, e lei urlò, un secondo orgasmo che la travolse, il suo sedere che pulsava intorno al mio pene mentre lo squirting le sfuggiva di nuovo, bagnandomi il ventre con un fiotto caldo e dolce. Esplosi con lei, schizzi di sperma che le riempivano il sedere, un calore che la fece tremare mentre ci contorcevamo insieme, i nostri gemiti che riempivano la macchina, il profumo del sesso che saturava l’aria, un misto di sudore, umori e piacere selvaggio.
Capitolo 5 - Il Ritorno alla Passione
Alina si sfilò da me, il mio pene ancora duro e ricoperto di sperma che colava lento, lucido nella penombra. Si chinò su di me, le labbra che lo sfioravano con una dolcezza erotica. “Mi è mancato questo,” sussurrò, e iniziò a leccarlo, la lingua che scivolava sulla punta, poi lungo l’asta, succhiando ogni traccia del mio sperma e dei suoi umori con una dedizione che mi fece gemere ancora. “Sei delizioso,” disse, guardandomi con occhi pieni di desiderio mentre lo prendeva in bocca, pulendolo con una passione lenta e sensuale, il suo sapore che si mescolava al mio sulle sue labbra.
Epilogo - La Strada del Desiderio
Ci ricomponemmo, i jeans di Alina di nuovo al loro posto, la maglietta scollata che rivelava ancora il suo respiro affannoso. Ripresi a guidare, la mano di lei sul mio ginocchio, un sorriso complice che ci legava mentre il profumo del nostro sesso aleggiava ancora nell’abitacolo. “Questa è solo la prima notte,” sussurrò, e io sapevo che il ritorno da Cagliari aveva acceso un fuoco che non si sarebbe spento facilmente.

scritto il
2025-03-06
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