Racconto S9-5: "Lingua di Fuoco"
di
Efabilandia
genere
etero
Capitolo 1 - L’Invocazione
La notte era densa, il cielo nero come inchiostro sopra la villa isolata. Alina mi aveva chiamato con un sussurro al telefono: “Ho bisogno di te. Stanotte. Villa sul lago, ore 22. Sarò tua.” Quelle parole mi avevano incendiato, e ora ero lì, davanti a lei, nella penombra dell’ingresso. Indossava una vestaglia di seta rossa, trasparente, che lasciava intravedere le sue autoreggenti nere e un tanga di pizzo. I suoi occhi brillavano di una dolce resa, e mi prese per mano, guidandomi verso una stanza che odorava di cera e desiderio.
Capitolo 2 - La Stanza della Tentazione
La stanza era avvolta da tende di velluto nero, illuminata solo da candele tremolanti. Un letto con lenzuola di seta cremisi dominava lo spazio, accanto a un tavolo con una frusta di pelle morbida, corde di seta e un flacone di olio al gelsomino. Alina si fermò al centro, la vestaglia che cadeva a terra, rivelando il suo corpo nudo tranne per le autoreggenti. “Voglio sentirti ovunque,” sussurrò, abbassando lo sguardo. “Prendimi come vuoi.”
Le accarezzai il viso, sollevandole il mento. “Ti fidi di me?” chiesi, e lei annuì, un sorriso vulnerabile sulle labbra. “Legami,” disse, e io presi le corde di seta, avvolgendole intorno ai suoi polsi e fissandole al baldacchino sopra il letto. Le sue braccia si sollevarono sopra la testa, il suo corpo esposto, un’offerta che mi fece pulsare di desiderio. “Sdraiati,” ordinai dolcemente, e lei si lasciò cadere sulla seta, le gambe appena divaricate, il respiro corto.
Capitolo 3 - L’Esplorazione Orale
Mi inginocchiai tra le sue cosce, il profumo del suo sesso che mi avvolgeva come una droga. Le baciai l’interno delle cosce, la seta delle autoreggenti contro le mie labbra, poi avvicinai la bocca alla sua vagina. Era già bagnata, le grandi labbra lucide di desiderio, e la mia lingua scivolò su di lei, assaporando il suo sapore dolce e salato. “Oh, sì,” gemette Alina, il corpo che si inarcava verso di me. Spinsi la lingua più a fondo, esplorando ogni piega, succhiando il suo clitoride con delicatezza prima di tuffarmi dentro di lei, leccandola fino a farla tremare.
Poi scesi più in basso, la mia lingua trovò il suo sedere, morbido e stretto. Lo sfiorai con la punta, bagnandolo con la saliva, e lei emise un gemito profondo, sorpresa e piacere mescolati. “Continua,” implorò, e io spinsi la lingua dentro, entrando lentamente nel suo anello, assaporando la sua intimità più segreta mentre le mie mani le accarezzavano i fianchi. Alina si contorceva, i suoi gemiti che riempivano la stanza, e io alternavo tra la sua vagina e il suo sedere, leccandola con una dedizione che la faceva vibrare.
Lei, però, non restava passiva. “Fammi assaggiarti,” sussurrò, e io mi alzai, slacciandomi i pantaloni. Il mio pene, duro e pulsante, si liberò davanti al suo viso, e lei lo prese in bocca con avidità, succhiandolo con forza mentre le sue labbra scivolavano lungo l’asta. La sua lingua danzava intorno alla punta, poi scendeva fino alla base, prendendomi tutto, un ritmo selvaggio che mi faceva gemere. “Sei incredibile,” dissi, e continuammo così, io che la leccavo dentro e fuori, lei che mi succhiava con una passione disperata, i nostri corpi in una danza orale di puro piacere.
Capitolo 4 - Le Frustate e il Tormento
Presi la frusta dal tavolo, le strisce di pelle morbida che scivolavano tra le mie dita. “Sei pronta?” chiesi, e Alina annuì, il respiro affannoso. Le divaricai le gambe, esponendo la sua vagina rosea e lucida, e feci cadere il primo colpo leggero, proprio sul clitoride. “Ahh!” gridò, un misto di dolore e piacere, e io mi chinai subito, leccandola dolcemente dove l’avevo colpita, la mia lingua che leniva la sensazione. Un secondo colpo, più deciso, sulla parte superiore delle sue labbra, seguito da un’altra leccata lunga e profonda, succhiando i suoi umori che colavano copiosi.
Continuai il gioco, alternando frustate delicate—sulle grandi labbra, sul monte di Venere, sul clitoride—e leccate lente, la mia lingua che esplorava ogni punto sensibile, portandola al confine dell’orgasmo. “Ti prego,” ansimava, “non fermarti.” Il suo corpo tremava, le corde che la tenevano ferma mentre il piacere montava, e io intensificai i colpi, poi mi tuffai di nuovo con la bocca, succhiandola con forza finché non la sentii contrarsi, vicina al limite.
Capitolo 5 - La Penetrazione e l’Orgasmo Violento
Slegai le sue mani, lasciandola libera ma ancora sottomessa al mio desiderio. “Voltati,” ordinai, e lei si mise a quattro zampe, il sedere alzato, la vagina grondante. Mi posizionai dietro di lei, il mio pene duro che premeva contro di lei, e la penetrai con un colpo deciso, affondando fino in fondo. “Sì!” urlò Alina, e io spinsi più forte, il ritmo intenso, quasi brutale, ogni affondo che la faceva gemere più forte. Le mie mani le afferrarono i fianchi, tirandola verso di me, il suono dei nostri corpi che si scontravano che riempiva la stanza.
“Sto per venire,” gridò, e io accelerai, sentendo i suoi muscoli stringermi come una morsa. Poi esplose: un orgasmo violento, il suo squirting che schizzò caldo e abbondante sulle mie cosce, sul letto, un fiotto che mi bagnò mentre continuavo a possederla. Il suo corpo si contrasse, tremando sotto di me, e io venni con lei, riempiendola con schizzi caldi, il piacere che ci univa in un’estasi selvaggia.
Capitolo 6 - La Vendetta di Alina
Ci sdraiammo per un momento, ansimanti, ma Alina si rialzò, un lampo malizioso negli occhi. “Quelle frustate me le pagherai,” disse, la voce roca ma decisa. Si avvicinò al tavolo, prendendo un grosso dildo nero da un cassetto, lungo e spesso, con una base che fissò a una cintura di pelle. “Ora tocca a me,” sussurrò, indossandola con un sorriso di sfida.
Mi fece sdraiare sulla schiena, le sue mani che mi spalmarono olio sul petto, scendendo fino al mio sedere. “Rilassati,” disse, e iniziò a massaggiarmi, le sue dita che mi preparavano, entrando lentamente dentro di me, una, poi due, poi tre, dilatandomi con una dolcezza crudele. Poi posizionò il dildo, la punta fredda contro di me, e spinse, entrando piano ma inesorabile. “Oh, Dio,” gemetti, il piacere e la sensazione di pienezza che mi travolgevano mentre lei affondava, centimetro dopo centimetro, il dildo che mi riempiva completamente.
Iniziò a muoversi, prima lenta, poi più veloce, le sue mani che mi accarezzavano il pene, masturbandomi con un ritmo sincronizzato. “Ti piace, vero?” sussurrò, e io annuii, incapace di parlare, il piacere che montava. Il dildo colpiva punti dentro di me che non sapevo esistessero, e mentre lei spingeva, profondo e deciso, il mio corpo si tese. “Vieni per me,” ordinò, e io esplosi, schizzando ovunque—sul mio stomaco, sul suo petto, sulla seta del letto—un orgasmo che mi fece urlare il suo nome mentre lei sorrideva, trionfante.
Epilogo
Ci accasciammo insieme, esausti, il suo corpo contro il mio, il dildo ancora tra noi come un trofeo della sua vendetta. Alina mi baciò, dolce e possessiva. “Siamo pari, ora,” sussurrò, accarezzandomi il viso. Le candele si consumavano lente, e noi restammo lì, intrecciati, un equilibrio perfetto di potere e resa, la notte che ci avvolgeva come seta.
La notte era densa, il cielo nero come inchiostro sopra la villa isolata. Alina mi aveva chiamato con un sussurro al telefono: “Ho bisogno di te. Stanotte. Villa sul lago, ore 22. Sarò tua.” Quelle parole mi avevano incendiato, e ora ero lì, davanti a lei, nella penombra dell’ingresso. Indossava una vestaglia di seta rossa, trasparente, che lasciava intravedere le sue autoreggenti nere e un tanga di pizzo. I suoi occhi brillavano di una dolce resa, e mi prese per mano, guidandomi verso una stanza che odorava di cera e desiderio.
Capitolo 2 - La Stanza della Tentazione
La stanza era avvolta da tende di velluto nero, illuminata solo da candele tremolanti. Un letto con lenzuola di seta cremisi dominava lo spazio, accanto a un tavolo con una frusta di pelle morbida, corde di seta e un flacone di olio al gelsomino. Alina si fermò al centro, la vestaglia che cadeva a terra, rivelando il suo corpo nudo tranne per le autoreggenti. “Voglio sentirti ovunque,” sussurrò, abbassando lo sguardo. “Prendimi come vuoi.”
Le accarezzai il viso, sollevandole il mento. “Ti fidi di me?” chiesi, e lei annuì, un sorriso vulnerabile sulle labbra. “Legami,” disse, e io presi le corde di seta, avvolgendole intorno ai suoi polsi e fissandole al baldacchino sopra il letto. Le sue braccia si sollevarono sopra la testa, il suo corpo esposto, un’offerta che mi fece pulsare di desiderio. “Sdraiati,” ordinai dolcemente, e lei si lasciò cadere sulla seta, le gambe appena divaricate, il respiro corto.
Capitolo 3 - L’Esplorazione Orale
Mi inginocchiai tra le sue cosce, il profumo del suo sesso che mi avvolgeva come una droga. Le baciai l’interno delle cosce, la seta delle autoreggenti contro le mie labbra, poi avvicinai la bocca alla sua vagina. Era già bagnata, le grandi labbra lucide di desiderio, e la mia lingua scivolò su di lei, assaporando il suo sapore dolce e salato. “Oh, sì,” gemette Alina, il corpo che si inarcava verso di me. Spinsi la lingua più a fondo, esplorando ogni piega, succhiando il suo clitoride con delicatezza prima di tuffarmi dentro di lei, leccandola fino a farla tremare.
Poi scesi più in basso, la mia lingua trovò il suo sedere, morbido e stretto. Lo sfiorai con la punta, bagnandolo con la saliva, e lei emise un gemito profondo, sorpresa e piacere mescolati. “Continua,” implorò, e io spinsi la lingua dentro, entrando lentamente nel suo anello, assaporando la sua intimità più segreta mentre le mie mani le accarezzavano i fianchi. Alina si contorceva, i suoi gemiti che riempivano la stanza, e io alternavo tra la sua vagina e il suo sedere, leccandola con una dedizione che la faceva vibrare.
Lei, però, non restava passiva. “Fammi assaggiarti,” sussurrò, e io mi alzai, slacciandomi i pantaloni. Il mio pene, duro e pulsante, si liberò davanti al suo viso, e lei lo prese in bocca con avidità, succhiandolo con forza mentre le sue labbra scivolavano lungo l’asta. La sua lingua danzava intorno alla punta, poi scendeva fino alla base, prendendomi tutto, un ritmo selvaggio che mi faceva gemere. “Sei incredibile,” dissi, e continuammo così, io che la leccavo dentro e fuori, lei che mi succhiava con una passione disperata, i nostri corpi in una danza orale di puro piacere.
Capitolo 4 - Le Frustate e il Tormento
Presi la frusta dal tavolo, le strisce di pelle morbida che scivolavano tra le mie dita. “Sei pronta?” chiesi, e Alina annuì, il respiro affannoso. Le divaricai le gambe, esponendo la sua vagina rosea e lucida, e feci cadere il primo colpo leggero, proprio sul clitoride. “Ahh!” gridò, un misto di dolore e piacere, e io mi chinai subito, leccandola dolcemente dove l’avevo colpita, la mia lingua che leniva la sensazione. Un secondo colpo, più deciso, sulla parte superiore delle sue labbra, seguito da un’altra leccata lunga e profonda, succhiando i suoi umori che colavano copiosi.
Continuai il gioco, alternando frustate delicate—sulle grandi labbra, sul monte di Venere, sul clitoride—e leccate lente, la mia lingua che esplorava ogni punto sensibile, portandola al confine dell’orgasmo. “Ti prego,” ansimava, “non fermarti.” Il suo corpo tremava, le corde che la tenevano ferma mentre il piacere montava, e io intensificai i colpi, poi mi tuffai di nuovo con la bocca, succhiandola con forza finché non la sentii contrarsi, vicina al limite.
Capitolo 5 - La Penetrazione e l’Orgasmo Violento
Slegai le sue mani, lasciandola libera ma ancora sottomessa al mio desiderio. “Voltati,” ordinai, e lei si mise a quattro zampe, il sedere alzato, la vagina grondante. Mi posizionai dietro di lei, il mio pene duro che premeva contro di lei, e la penetrai con un colpo deciso, affondando fino in fondo. “Sì!” urlò Alina, e io spinsi più forte, il ritmo intenso, quasi brutale, ogni affondo che la faceva gemere più forte. Le mie mani le afferrarono i fianchi, tirandola verso di me, il suono dei nostri corpi che si scontravano che riempiva la stanza.
“Sto per venire,” gridò, e io accelerai, sentendo i suoi muscoli stringermi come una morsa. Poi esplose: un orgasmo violento, il suo squirting che schizzò caldo e abbondante sulle mie cosce, sul letto, un fiotto che mi bagnò mentre continuavo a possederla. Il suo corpo si contrasse, tremando sotto di me, e io venni con lei, riempiendola con schizzi caldi, il piacere che ci univa in un’estasi selvaggia.
Capitolo 6 - La Vendetta di Alina
Ci sdraiammo per un momento, ansimanti, ma Alina si rialzò, un lampo malizioso negli occhi. “Quelle frustate me le pagherai,” disse, la voce roca ma decisa. Si avvicinò al tavolo, prendendo un grosso dildo nero da un cassetto, lungo e spesso, con una base che fissò a una cintura di pelle. “Ora tocca a me,” sussurrò, indossandola con un sorriso di sfida.
Mi fece sdraiare sulla schiena, le sue mani che mi spalmarono olio sul petto, scendendo fino al mio sedere. “Rilassati,” disse, e iniziò a massaggiarmi, le sue dita che mi preparavano, entrando lentamente dentro di me, una, poi due, poi tre, dilatandomi con una dolcezza crudele. Poi posizionò il dildo, la punta fredda contro di me, e spinse, entrando piano ma inesorabile. “Oh, Dio,” gemetti, il piacere e la sensazione di pienezza che mi travolgevano mentre lei affondava, centimetro dopo centimetro, il dildo che mi riempiva completamente.
Iniziò a muoversi, prima lenta, poi più veloce, le sue mani che mi accarezzavano il pene, masturbandomi con un ritmo sincronizzato. “Ti piace, vero?” sussurrò, e io annuii, incapace di parlare, il piacere che montava. Il dildo colpiva punti dentro di me che non sapevo esistessero, e mentre lei spingeva, profondo e deciso, il mio corpo si tese. “Vieni per me,” ordinò, e io esplosi, schizzando ovunque—sul mio stomaco, sul suo petto, sulla seta del letto—un orgasmo che mi fece urlare il suo nome mentre lei sorrideva, trionfante.
Epilogo
Ci accasciammo insieme, esausti, il suo corpo contro il mio, il dildo ancora tra noi come un trofeo della sua vendetta. Alina mi baciò, dolce e possessiva. “Siamo pari, ora,” sussurrò, accarezzandomi il viso. Le candele si consumavano lente, e noi restammo lì, intrecciati, un equilibrio perfetto di potere e resa, la notte che ci avvolgeva come seta.
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