Racconto 6 “La traviata”
di
Efabilandia
genere
etero
Capitolo 1
7 luglio sabato mattina ore 7.00. “Tesoro scendo per il mio allenamento mattutino quando ti svegli troverai tutto sul tavolo in cucina “. Alina fa un cenno con la testa tra il dormiveglia, la sera prima avevamo fatto veramente tardi per colpa del nuovo progetto e non aveva proprio voglia di svegliarsi. Finalmente alle 8.30 riesce ad alzarsi e in cucina per la sua tisana e trova un biglietto sul tavolo lo apre e dentro trova due biglietti per la sera stessa per la Traviata Terme di Caracalla.
Alina fissò i biglietti con un misto di incredulità e gioia. Non era mai stata a un'opera lirica e solo il pensiero di assistere a uno spettacolo così importante come La Traviata alle Terme di Caracalla le fece venire un brivido lungo la schiena. Sentiva un misto di emozione e ansia. “Cosa indosso?” fu il primo pensiero che le attraversò la mente, quasi sovrastando l'entusiasmo iniziale.
Alina non era mai stata una grande esperta di moda, e la prospettiva di un evento così elegante la metteva in agitazione. “Non posso sembrare fuori luogo… ma neanche esagerare,” si disse, mentre già immaginava gli sguardi degli altri ospiti, tutti perfettamente a proprio agio in abiti raffinati.
Si avvicinò all’armadio e cominciò a sfogliare nervosamente le grucce, osservando ogni abito con uno sguardo critico. “Questo è troppo semplice… Questo è troppo vistoso… E questo? No, troppo corto.” Non riusciva a decidere. Era come se nessun vestito fosse abbastanza adatto per un’occasione così speciale.
Poi si fermò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. “Aspetta,” si disse, “non è l’abito che conta. È il momento, l’esperienza. E lui…” Pensò a quanto amore e premura ci fosse dietro quel gesto. Aveva scelto quei biglietti per lei, per farle vivere qualcosa di unico.
Mentre Alina stava ancora cercando di decidere quale abito fosse più adatto, il suo telefono squillò.
“Buongiorno, amore mio,” dissi con tono dolce e un pizzico di mistero. “Stavo pensando… hai guardato bene in fondo all’armadio, a destra?”
Alina si bloccò. “In fondo all’armadio? A destra?” ripeté, confusa.
“Sì,” risposi, ridendo piano. “C’è una sorpresa per te.”
Incuriosita, Alina si avvicinò all’armadio e si accovacciò per guardare meglio. Ed eccola lì: una scatola di un rosso vivo, con la scritta “Valentino” in caratteri eleganti dorati. Per un attimo, non riuscì nemmeno a respirare. Valentino. Aprì con delicatezza la scatola, come se stesse maneggiando un tesoro prezioso, e ciò che vide la lasciò senza parole.
Era un abito nero, ma non un semplice abito nero. Era un capolavoro. Lungo, elegante, con un design che sembrava uscito direttamente da una fiaba. La parte anteriore era semplice, ma al contempo sensuale, con due strisce di tessuto di seta che si incontravano al collo, dove un delicato laccio di perle fungeva da reggiseno. Il laccio sembrava disegnato per abbracciare la pelle, aggiungendo un tocco di lusso senza pari.
La parte posteriore, però, era il vero capolavoro. Il vestito lasciava completamente scoperta la schiena, con il filo di perle che scendeva morbido lungo la pelle, creando un contrasto elegante e sensuale. Le perle si ricongiungevano in basso, sul sedere, in una gemma scintillante che sembrava unire l’intero abito in un dettaglio unico. Sul lato sinistro, uno spacco sensuale correva fino a metà coscia, lasciando intravedere le gambe in modo raffinato.
Alina non riusciva a staccare gli occhi da quell’opera d’arte. Le sue mani accarezzavano il tessuto, morbido come una nuvola, e il cuore le batteva all’impazzata. Non aveva mai visto, né tantomeno indossato, qualcosa di così splendido.
Un sorriso incredulo le si dipinse sul volto, seguito da un’ondata di emozione. Era sopraffatta da quel gesto. Non era solo l’abito in sé – che già la lasciava senza parole – ma il pensiero dietro a tutto questo. Lui l’aveva voluta sorprendere, farla sentire speciale, regalarle un sogno.
“È troppo,” mormorò tra sé, con gli occhi lucidi. Ma in fondo, sapeva che quella sera sarebbe stata magica, e ora si sentiva pronta a viverla al meglio, con l’abito perfetto.
Alina, con il cuore che ancora batteva forte per l'emozione, non perse tempo e compose il numero per chiamarmi. Quando risposi, con tono calmo e caldo le diedi subito una sensazione di sicurezza.
“Amore, è incredibile… Non ho parole per ringraziarti. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto,” disse, cercando di contenere l’emozione nella voce.
“Mi fa piacere che ti piaccia,” risposi, con quella pacatezza che le faceva sempre sentire il mio amore. “Ma c’è una cosa importante, Alina…” feci una breve pausa, quasi a voler misurare l’effetto delle mie parole. “Questa sera dovrai indossarlo senza biancheria intima. Niente reggiseno, niente mutandine.”
Alina rimase per un attimo senza parole. Quelle parole la colpirono come un fulmine, lasciandola sorpresa e, al contempo, un po’ imbarazzata. Non era mai stata una persona particolarmente audace e l’idea la faceva sentire vulnerabile, quasi esposta.
“Perché?” chiese con un filo di voce, più per cercare di prendere tempo che per vera curiosità.
“Perché voglio che tu ti senta libera, sicura di te stessa. Voglio che questa serata sia speciale, per noi, e che tu possa vivere ogni momento pienamente, senza pensieri,” spiegai con una dolce fermezza che la fece sentire compresa.
Alina abbassò lo sguardo verso l’abito, che teneva ancora tra le mani. La leggerezza del tessuto, l’eleganza del design, tutto in quell’abito sembrava gridare libertà e sensualità. Si sentiva divisa tra il desiderio di seguire il suo consiglio e il timore di uscire dalla sua zona di comfort.
Poi fece un respiro profondo. Dentro di sé sapeva che quella serata sarebbe stata unica, un’occasione per scoprire un lato di sé che forse non aveva mai avuto il coraggio di esplorare. Si lasciò andare a un sorriso timido e, con un filo di voce ma una sorprendente determinazione, rispose: “Sì.”
Quella parola, semplice ma carica di significato, era un simbolo della sua volontà di fidarsi e di vivere l’esperienza senza riserve. Quando riattaccò, si sedette per un momento con l’abito tra le mani, il sorriso che si allargava sul suo volto. Sapeva che la serata avrebbe portato con sé non solo emozioni nuove, ma anche una versione di sé che forse non aveva mai conosciuto.
Quando tornai per pranzo, Alina era intenta a riflettere su come prepararsi per la serata. Ma non appena mi vide entrare con un sorriso di complicità, il cuore le batté ancora più forte. Dietro la schiena tenevo una scatola di colore marrone, con una scritta dorata che brillava sotto la luce del pomeriggio: Christian Louboutin.
"Allora, sei pronta per questa sera?" chiesi, con un sorriso che non lasciava trasparire altro se non l’entusiasmo di volerla sorprendere ancora.
Alina si girò , visibilmente emozionata, ma in un angolo della sua mente c’era ancora una piccola incertezza. "Devo ancora scegliere le scarpe da abbinarci…" rispose, un po’ imbarazzata, quasi temendo di non essere all’altezza dell’occasione.
Sorrisi e, senza dire una parola in più, le diedi la scatola. "Prendile, sono per te."
Alina, con mani tremanti ma decise, prese la scatola e la aprì, quasi non credendo a ciò che stava per scoprire. All’interno c’erano un paio di scarpe da sogno: un paio di Kate nere, con tacco 10, dalla forma elegante e affusolata. La suola rossa, distintiva del marchio, brillava come una promessa di perfezione. Erano bellissime, magnifiche. Il suo cuore si fermò un attimo, e il mondo intorno a lei sembrò svanire.
Rimase senza parole, lo sguardo fisso su quelle scarpe straordinarie, come se non riuscisse a credere che stesse per indossare un paio di Louboutin.
Poi, senza pensarci due volte, si alzò e mi gettò le sue braccia al collo. Era un'emozione che non sapeva come descrivere, un’ondata di felicità che la travolse in un abbraccio incontrollabile. Iniziò a baciarmi senza sosta, con una passione che non aveva mai provato prima. Mi baciò sulla bocca, sul collo, sentendo la gioia che la invadeva come una corrente elettrica.
Sorpreso ma felice, ricambio i baci, stringendola più forte. Alina non riusciva a fermarsi: ogni bacio sembrava un’esplosione di emozioni, un modo per esprimere la gratitudine e la felicità di sentirsi così amata e desiderata. Restò a baciarmi per oltre due minuti, senza fretta, senza pensieri, come se quel momento fosse l’unico che contasse.
Quando finalmente si staccò, i suoi occhi brillavano di felicità. "Non avrei mai immaginato… È tutto così perfetto," disse, la voce tremante per l’emozione.
La guardai con un sorriso pieno di tenerezza. "Era solo l’inizio," risposi, accarezzandole il viso con dolcezza. "Questa sera sarà ancora più speciale, lo prometto."
Alina sorrise, ancora immersa nell'emozione di quel momento speciale. “Vado a provare tutto così, così vedrai come mi sta,” disse, cercando di sdrammatizzare, ma la sua voce tradiva un pizzico di eccitazione.
“Aspetta,” dissi, trattenendola gentilmente per un braccio. “Lasciami la sorpresa di vederti così questa sera, bella e libera. Sarà ancora più speciale, te lo prometto.”
Alina mi guardò negli occhi, sentendo il calore della sua presenza e l’intensità di ciò che si stavano preparando a vivere insieme. In quel momento, c’era una complicità che andava oltre le parole, un’intesa che sembrava capace di farli volare via dal mondo esterno e portarli in un luogo solo loro.
Tutta l’atmosfera che ci circondava, il regalo, la sorpresa, la cura con cui le aveva pensato ogni dettaglio, avevano creato un'aria di eccitazione e desiderio reciproco, ma anche di profonda connessione. Alina si sentiva più viva che mai, come se stesse vivendo un sogno, una magia che li univa.
Con un sorriso timido ma complice, Alina si avvicinò e mi baciò sulla bocca, un bacio dolce e pieno di significato, come se volesse dire grazie per ogni piccolo gesto che l’aveva fatta sentire speciale. La guardai, sorpreso dalla sua spontaneità, ma felice di vederla così. Di li a poco le nostre mano iniziarono a cercarsi, avide si protrassero verso il basso ventre. Alina afferrò con la mano il crescente piacere e cominciò a stringerlo forte e poi con lenti movimenti su e giù mentre le mia dita si facevano strada tra le grandi labbra per poi penetrarla in profondità. Non riuscivamo a staccare le nostre bocche, con le mani ci aiutavano per spogliarci vicendevolmente. Quando finalmente nudi il mio sesso fu libero Alina si inginocchiò per prenderlo in bocca. Mentre lo succhiava con lo sguardo cercava i miei occhi per vedere il mio piacere. I movimenti della sua bocca erano caldi e sensuali e le sue mani continuavano a massaggiare i testicoli facendoli gonfiare sempre più di desiderio. Era difficile resistere a quelle attenzioni intime, profonde e calde di Alina; senza scomporsi dalla posizione ci ritrovammo sul divano di pelle nera che era nel salone. Al contatto con la pelle fredda del divano Alina mollò per un attimo la presa e fu il momento in cui la dagiai sul divano e potei finalmente aprire le gambe e cominciare a baciarle la vulva infilando la lingua fin dentro la vagina quasi a volerle toccare il punto G. Alina sentiva quel caldo corpo umido accarezzarle le pareti interne del suo sesso e si scioglieva in abbondanti umori di eccitazione che le colavano dappertutto. “Anche io voglio leccarlo ti prego”, cosi mi avvicinai al suo volto ed Alina fece scivolare quel pene grosso e gonfio tutto nella sua bocca sforzandosi di ingoiarlo tutto fino ad arrivare alla base dei testicoli. La situazione era veramente di eccitazione crescente, Alina riceveva piacere e dava piacere come succedeva me ed entrambi volevano riempire la bocca dell’altro con il nostro orgasmo. Quando 4 dita si infilarono nella vagina di Alina la dilatazione le procurò delle scosse di piacere talmente forti che insieme al piacere che le dava la lingua che le leccava il clito la fecero esplodere in un orgasmo violento e forte che schizzo nella mia bocca. Mentre schizzava aveva tutti i muscoli contratti e quasi non si accorse che stava quasi mordendo il mio pene che aveva in bocca. Il suo orgasmo si prolungò per qualche minuto poi mollo la prese del pene ma continuò a leccare i testicoli e a mordicchiarli. Alina adorava dare i morsi ai testicoli era una sua piccola vendetta quando aveva l’orgasmo prima di me. “ora ho io un regalo per te “. Rimasi senza parole, Alina sali su suo petto e poi mise la sua vulva sulla mia bocca e cominciò una dolce danza avanti ed indietro avanti ed indietro mentre continuava a colare i suoi caldi umori dell’orgasmo appena avuto nella mia bocca. Io avevo gli occhi chiusi, ricevevo quel nettare dal suo amore e non desiderava altro, il suo paradiso era sulla mia bocca ed era caldo, profumato e dolce. Alina continuava a muoversi dolcemente e la sua eccitazione era nuovamente alta, “amore apri bene la bocca”. Senza aprire gli occhi obbedii e da li a qualche attimo Alina cominciò ad inondare la mia bocca con il caldo liquido dorato della sua pipi. Era cosi eccitante che ebbi subito una violenta erezione e per poco non arrivavo ed Alina si eccitò tantissimo vedendo il suo uomo che beveva di lei. Osservò colare ogni goccia ed osservo il suo volto felice ed eccitato che continuava a leccarla tutta. Quando ebbe finito di liberarsi della sua pioggia dorata si ritrovò con delle vampate di piacere che la scuotevano in modo inusuale. In fondo pensava di fare un regalo ma si era ritrovata sull’orlo di un suo orgasmo. Quando la mia lingua comincio a leccarle dolcemente la rosellina del sedere nuovamente cominciò a sciogliersi non ci credeva, sentiva la vagina pulsare e l’orgasmo arrivarle, ma come era possibile. Me ne accorsi e le misi due dita nella vagina per aiutarla ed in un attimo ebbe nuovamente un orgasmo ma questa volta letteralmente squirtò inondando il petto di il mio petto. Non credeva possibile la cosa, liberarsi della sua pioggia dorata aveva liberato una parte di se che non conosceva e che le dava tanto piacere. Ora ero io a chiedere di poter avere il mio orgasmo e la feci scivolare prima sul petto e poi sempre più giù fece in modo che il pene le scivolasse nella vagina. Lo feci scivolare lentamente senza fretta dando tempo alla vagina ci accoglierlo allargandosi piano piano. Dopo poco fu tutto dentro e la punta toccava nettamente l’utero. Alina quando sentì la profondità sul suo utero ebbe un sussulto di piacere. Conosceva quella sensazione ma ogni volta era come la prima volta. Si abbasso su di me e mi baciò. La mia bocca sapeva un po’ di pioggia dorata ma si era quasi del tutto mescolata a tutti gli umori vaginali che mi aveva colato fin giù nella gola. La tenevo ferma per i fianchi in modo da non farla muovere e cominciai a penetrarla con colpi sempre più forti da sotto. Lei era li a cavallo del pene che la stava aprendo tutta, i suoi umori continuavano a colare ed io sentivo bene mentre scendevano lungo tutto il pene e poi sui testicoli. Alina prendeva tutti quei colpi nella vagina con continui spasmi di piacere e più lui spingeva forte più lei godeva. Poi mi spostati e feci mettere Alina piegata sul bracciolo del divano, poi mi posizionai dietro di lei e ripresi a pomparla forte nella vagina da dietro. Quella posizione faceva sentire Alina molto esposto e la faceva sentire molto sexy porcellina e desiderata “ti prego non ti fermare spingi più forte”. La sua voce incitava il movimento che si fece molto forte quasi violento ed Alina lo accoglieva con sempre crescente piacere, era nuovamente sul punto di un orgasmo non ci poteva credere. Io le tenevo stretto i seni ed i capezzoli e continuavo con ritmo a spingere con forza. La vagina stava cedendo sotto quei colpi quando le infilo un dito nel sedere. Lei prova a ribellarsi ma la posizione gli impedisce ogni movimento e quei colpi la tenevano inchiodata al bracciolo. Il dito si fa subito strada dentro ed arrivato al punto desiderato si ferma e fa spazio al secondo dito che scivola dentro senza ostacoli. Quella dilatazione anale le manda il tilt il sistema di controllo, Alina sente l’orgasma che arriva come un’onda in piena e non riesce a controllarlo. Dopo poco comincia a muovere il sedere per sentire più dentro le dita, è un movimento lento ma io lo percepisco e l’aiuto nella penetrazione “amore è bellissimo essere dentro di te così”. Alina fa un sospiro “si vero amore mio non ti fermare fammi godere così mi piace sentirmi aperta da te ovunque, sono tua arrivami dentro l’utero”. Aumentati il ritmo in modo deciso ed entrambi eravamo prossimi all’orgasmo. Arrivammo insieme, gli umori di lei si mischiano con il mio sperma che le invade letteralmente l’utero. Alina sente quei fiotti caldi di sperma colpirla dentro e stringe le gambe quasi per trattenere tutto dentro insieme al pene. Restiamo li fermi per un attimo con le dita sempre nel sedere di Alina. Poi delicatamente ci separano e nuovamente le nostre lingue si intrecciano in un bacio passionale. “Amore mi hai fatto godere tanto “ ed io sorridendo “Anche tu Alina mi hai fatto godere e poi il tuo regalo è stato veramente speciale”.
Entrambi ci ricomponiamo e ci prepariamo per pranzare.
Alina, con un sorriso soddisfatto, aveva preparato un pranzo semplice ma ricco di sapore, pensando a un piatto che potesse combinare leggerezza e gusto. Le verdure al forno erano perfettamente dorate, disposte su un vassoio con una leggera spolverata di rosmarino e timo, che sprigionavano un profumo avvolgente. Peperoni, zucchine, melanzane e patate si mescolavano armoniosamente, con la cottura che aveva esaltato i loro sapori naturali, mentre un filo d'olio extravergine di oliva e una spruzzata di aceto balsamico aggiungevano una nota di freschezza.
Il pollo, cucinato in una salsa speciale preparata con miele, senape, limone e un pizzico di pepe nero, era tenero e saporito. La salsa aveva una consistenza vellutata e leggermente dolce, che si abbinava perfettamente alla carne, creando un contrasto delizioso con le verdure. Ogni boccone era una combinazione perfetta di sapori dolci e salati, che scivolavano via con una delicatezza sorprendente.
Seduti a tavola, ci scambiammo sguardi complici e sorrisi, mentre gustavano il pasto con calma, apprezzando il momento di intimità e serenità che stavano vivendo insieme. Era un pranzo tranquillo, ma pieno di quella calda complicità che rendeva ogni gesto speciale.
Dopo aver finito, ci alzammo e ci sedemmo insieme al tavolo del soggiorno, dove stavamo lavorando al progetto dei campi da tennis e della club house. La discussione si fece vivace, mentre parlavamo degli aspetti pratici e creativi del progetto. Alina, con la sua solita attenzione ai dettagli, aveva immaginato uno spazio che non solo fosse funzionale, ma che potesse anche offrire un'esperienza unica a chi l'avesse vissuto. La club house, con all’interno degli appartamenti destinati a un B&B, avrebbe dovuto essere accogliente, con un'atmosfera che mescolasse eleganza e comfort.
Sparsi su un grande tavolo, c'erano schizzi e piani dettagliati. Ogni sezione del progetto veniva discussa con cura, dai materiali da utilizzare per i campi da tennis, che dovevano essere perfetti per garantire una buona esperienza agli utenti, alla disposizione degli appartamenti, che dovevano offrire un rifugio accogliente e confortevole per chi desiderava passare del tempo nella zona.
Entrambi ci perdevamo nel lavoro, con la stessa passione che mettevamo in ogni cosa che facevano insieme, trovando nel progetto non solo un'opportunità di crescita professionale, ma anche un modo per continuare a costruire qualcosa di speciale insieme.
Capitolo 2
La sera arriva, avvolgendo ogni cosa in una luce morbida e calda. Alina si prepara con cura, indossando il suo splendido vestito e le scarpe abbinate, lasciando volutamente da parte mutandine e reggiseno. Ogni gesto è misurato, ogni dettaglio studiato. Nell’atrio di casa, l’aspettavo con il mio abito elegante di Zegna, una camicia impeccabile di Borrelli e scarpe lucide di Campanile, un'immagine di raffinatezza e stile.
Quando Alina compare, la sua presenza lo lascia senza parole. È una visione. Il suo corpo perfetto è esaltato dal vestito, che accarezza le sue forme e svela la candida curva della schiena. Il profumo di Alina, più intenso del solito, si diffonde rapidamente nell’aria, conquistando ogni angolo della casa, come se annunciasse la magia della serata che sta per iniziare.
Io la guardo, incapace di nascondere un sorriso che mescola ammirazione e complicità. Con un gesto sicuro le porge un sacchetto elegante, quasi cerimonioso, e con un tono morbido le dice: "Ora tocca a te indossare anche questo, che conosci già molto bene."
Alina, incuriosita, prende il sacchetto e ne osserva il contenuto. All’interno c’è un nuovo ovetto nero, simile al precedente ma visibilmente più grande, della dimensione di un uovo da cucina. Le sue dita sfiorano la superficie liscia dell'oggetto, mentre un sorriso enigmatico si disegna sulle sue labbra.
La serata prometteva di essere indimenticabile.
Alina con fare deciso e provocatorio dritta dinanzi a me alza il vestito mostrando che sotto è effettivamente nuda, mette provocatoriamente l’ovetto in bocca sfidando il suo sguardo, e lo infila tutto nella vagina dopo di che abbassa il vestito e sorride. Poi con estrema naturalezza scosta le due coperture del vestito che le fanno da reggiseno e dice “Ora tocca a te vieni a succhiarmi i capezzoli”. Non mi aspettavo questa richiesta pur se l’avevo sempre desiderata e senza indugiare mi avvicino a lei succhiando entrambi i capezzoli con dolcezza e con forza e poi con dolcezza e poi con forza come un succhiotto e poi con dolcezza, poi la sfioro tra le gambe, ma lei si ritrae “non ti ho detto che puoi toccarla anche se ha voglia di te”. Cosi dicendo mi bacia appassionatamente e prendemmo la macchina per andare a vedere l’opera.
Il tragitto verso le Terme di Caracalla si snodava tra le vie di Roma, immerse nel fascino senza tempo della città eterna. Le luci soffuse dei lampioni creavano riflessi dorati sui sampietrini, mentre l’aria della sera portava con sé un leggero profumo di pini e gelsomini. Avvicinandosi alla destinazione, le imponenti rovine delle terme apparivano all'orizzonte, maestose e silenziose, illuminate da fasci di luce che ne esaltavano la bellezza antica.
Arrivati sul posto, la location si rivelò incantevole. Il palco era stato allestito con cura al centro della vasta area archeologica, incorniciato da colonne e archi che sembravano raccontare storie di un passato lontano. Intorno, il cielo stellato sembrava unirsi alla magia dell’evento, mentre un leggero brusio di voci anticipava l’inizio dello spettacolo. Ai lati del palco erano stati posizionati due grandi schermi, che avrebbero riportato la trama della Traviata per guidare il pubblico attraverso le emozioni dell’opera.
Ci sistemammo nella fila centrale, sul lato destro verso metà platea, un punto perfetto per godere sia della vista del palco che dei dettagli trasmessi sugli schermi. Alina, con il suo abito elegante, attirava l’attenzione senza sforzo, e io non potevo fare a meno di osservarla, ammirando il modo in cui sembrava essere parte naturale di quel contesto sofisticato.
Alla sua sinistra era seduta una donna sulla settantina, elegante e raffinata, con un collier di perle che rifletteva la luce morbida dei riflettori. Accanto a lei, suo marito, un uomo poco più grande, dal portamento distinto e l’aria tranquilla, che la osservava con un affetto silenzioso. Alla mia destra, invece, c’era un giovane sui ventotto anni, che sembrava vagamente nervoso. Continuava a controllare l’orologio e a scrutare l’ingresso della platea, aspettando con impazienza la sua fidanzata, evidentemente in ritardo.
Il pubblico, composto da persone di ogni età e provenienza, contribuiva a rendere l’atmosfera viva e vibrante. Il mormorio delle conversazioni si abbassò gradualmente, lasciando spazio a un silenzio carico di attesa quando le luci si abbassarono e l’orchestra iniziò a suonare le prime note. Alina era emozionata per la sua prima opera teatrale ed il suo sguardo era perso verso il palco, di li a poco l’ovetto cominciò a vibrare per due secondi. Alina si era dimenticata sia di essere nuda sia dell’ospite ingombrante che aveva dentro di se. Quando si mise a vibrare si rese subito conto che era molto più complicato trattenerlo e trattenersi. Decise allora di accavallare le gambe guardandomi di soppiatto. L’ovetto smise prontamente.
Le luci si abbassarono dolcemente, e l’orchestra cominciò a intonare le prime note del preludio de "La Traviata". Gli archi introdussero un motivo delicato e struggente, che sembrava danzare nell’aria, insinuandosi nei cuori di tutti i presenti. Ogni nota era come un filo invisibile che collegava il pubblico al palco, alla storia che stava per essere narrata.
La scena si aprì con un’atmosfera festosa. Gli ospiti erano radunati per un sontuoso banchetto a casa di Violetta Valéry, la protagonista, una giovane cortigiana parigina. I costumi erano un tripudio di colori, luci e dettagli, e l’energia della festa sembrava emanare dal palco e invadere ogni angolo dell’anfiteatro.
Poi, la musica si trasformò: il giovane Alfredo Germont intonò il suo brindisi, "Libiamo ne' lieti calici", uno dei momenti più celebri dell'opera. La sua voce era limpida e appassionata, un invito alla gioia e all'amore che si levava con forza sopra l’orchestra. Il coro lo accompagnava, aggiungendo un’ulteriore profondità al momento. Sul palco, la compagnia alzava i calici in un gesto che celebrava la vita, mentre sugli schermi laterali scorrevano le traduzioni del testo:
"Libiamo, libiamo ne' lieti calici / che la bellezza infiora, / e la fuggevol, fuggevol' ora / s'inebri a voluttà."
Alina seguiva le parole con attenzione, ma ciò che veramente la rapiva era la musica stessa. Sentiva il suo cuore battere all’unisono con le note, come se l’orchestra stesse suonando dentro di lei. Complice l’ovetto che era sincronizzato con la musica e vibrava secondo l’intensità e la ritmica della lirica. Quando Violetta si unì ad Alfredo nel brindisi, la sua voce cristallina e sicura riempì l’aria, elevando il duetto a un livello quasi celestiale. Gli occhi di Alina erano incollati al palco, ma dentro di sé sentiva di essere trasportata in una dimensione intima, dove il linguaggio universale della musica parlava direttamente alla sua anima e la sua vagina si continuava a bagnare in modo evidente.
Con la fine del brindisi, la scena si trasformò, e Violetta, sola sul palco, intonò "È strano!... È strano!", il monologo in cui rifletteva sulla possibilità di amare Alfredo. La sua voce esprimeva una miscela di dubbi, paura e speranza, una lotta interiore resa ancora più potente dalla musica che accompagnava le sue parole.
Alina si sentiva completamente assorbita. Le emozioni di Violetta, così umane e autentiche, le arrivavano come un’onda, ed il crescendo della musica la stava conducendo al suo primo orgasmo tra la folla. Sapevo che la musica l’avrebbe eccitata complice anche il giocattolo musicale che indossava. Entrambi fissammo il palco per la scena successiva.
Mentre Violetta e Alfredo cominciavano a intrecciare i loro destini sul palco, sentii Alina stringermi improvvisamente a sé. Le sue mani cercarono le mie con urgenza, come se avesse bisogno di ancorarsi a qualcosa di reale per non essere completamente travolta dall’intensità della musica e delle emozioni. Di li a poco sento Alina contrarre i muscoli, i suoi piedi si tendono, si morde le labbra e soffoca dentro l’orgasmo che sta avendo. La signora accanto con aria preoccupata e sotto voce domanda “signora tutto bene ?”, ma Alina non riesce a rispondere a parole ma muove la testa per dire SI.
Quando finalmente girò il viso verso di me, vidi una lacrima scendere lentamente sulla sua guancia. Era una lacrima silenziosa, non di tristezza, ma di pura intensità emotiva. Alina sorrise, quasi come se volesse scusarsi, ma io la guardai con un’espressione che speravo le dicesse tutto: non c’era nulla da spiegare, nulla da giustificare.
La musica si intensificava sul palco, e noi restavamo lì, mano nella mano, immersi in quella magia che sembrava averci rapiti. Ogni tanto, uno sguardo curioso si posava su di noi, ma nessuno osava interrompere quel momento così speciale. Era come se fossimo diventati parte dell’opera stessa, due anime che si ritrovavano in un dialogo silenzioso, fatto di sguardi, gesti e di quella musica che ora era diventata anche la nostra.
L’opera giungeva al suo culmine, e ogni nota sembrava scavare sempre più a fondo nell’anima di chi l’ascoltava. La storia di Violetta e Alfredo, così intensa e tragica, trovava il suo epilogo tra le voci struggenti dei protagonisti e il crescendo emozionante dell’orchestra. Alina non staccava gli occhi dal palco, completamente rapita da quel dramma ed un nuovo orgasma veniva soffocato a labbra strette. Erano già 4 orgasmi che Alina aveva in silenzio ogni volta che incalzava la musica.
Quando l’ultima nota risuonò nell’aria e il sipario cominciò a calare, l’anfiteatro esplose in un applauso fragoroso, ma Alina rimase immobile per qualche istante. Il suo viso era segnato dalle lacrime, non di tristezza, ma di commozione profonda, di quella che ti lascia senza parole e senza fiato. Si girò verso di me, e nei suoi occhi lessi qualcosa che non avevo mai visto prima: un misto di gratitudine, stupore e amore puro.
Mentre il pubblico continuava ad applaudire, Alina si lasciò andare contro di me, posando la testa sulla mia spalla. “Grazie,” sussurrò piano, quasi impercettibilmente, ma bastò quella semplice parola per riempirmi il cuore.
“È stata… indescrivibile,” disse infine, con la voce ancora incrinata dall’emozione. “Non pensavo che qualcosa potesse toccarmi così profondamente.”
La guardai e sorrisi. “È l’effetto della grande arte,” risposi, “e del fatto che hai il cuore aperto per accoglierla.”. Il riferimento era fin troppo evidente ed aggiunsi “la serata non è ancora terminata”.
Mano nella mano, accompagnai Alina verso il Lungotevere, dove la magia della notte romana brillava riflessa nelle acque del fiume. L’aria era fresca, profumata dai tigli che bordavano il lungofiume, e il rumore ovattato della città sembrava lontano, come se il tempo stesso avesse rallentato per noi.
Arrivati al punto stabilito, una barca galleggiante ci attendeva, illuminata da una morbida luce calda che creava un’aura di intimità e fascino. Alina si fermò, sorpresa, e mi guardò con occhi pieni di curiosità e meraviglia. "Questa è la tua prossima sorpresa," le dissi con un sorriso, mentre la conducevo a bordo.
La barca ondeggiava dolcemente sull’acqua, creando un’atmosfera rilassante e quasi ipnotica. L’interno, sotto coperta, era un capolavoro di eleganza e romanticismo. Una scala di legno levigato conduceva a una stanza arredata con gusto raffinato: il letto al centro era ricoperto di petali di rosa rossa, disposti con cura, e la seta delle lenzuola brillava sotto il soffuso bagliore delle candele che illuminavano la stanza.
Accanto al letto, su un piccolo tavolino in vetro, una bottiglia di champagne era già pronta, immersa in un secchiello d’argento pieno di ghiaccio. Due calici cristallini attendevano di essere riempiti, mentre un piattino d’argento con piccoli cioccolatini completava il quadro.
Gli oblò lungo le pareti erano ampi e perfettamente trasparenti, permettendo di vedere il Tevere che scorreva calmo, con le luci della città che si riflettevano sull’acqua come in un dipinto impressionista. Da ogni lato si potevano ammirare scorci suggestivi della Roma notturna: i ponti illuminati, i palazzi antichi e le sagome degli alberi che si stagliavano contro il cielo stellato.
Alina restò senza parole. Guardava ogni dettaglio con occhi sognanti, mentre un sorriso incredulo si apriva sul suo volto. "È... perfetto," sussurrò, con la voce velata dall'emozione.
"Volevo che questa notte fosse davvero indimenticabile," le dissi, avvicinandomi per prenderle la mano. "E volevo che fosse tutta per te, per noi."
Ci sedemmo sul bordo del letto, e aprii la bottiglia di champagne con un gesto fluido, il tappo che uscì con un suono delicato, quasi a non voler disturbare la magia del momento. Riempì i calici, e le porsi il suo. "A noi," dissi, guardandola negli occhi.
Brindammo mentre l’acqua lambiva dolcemente lo scafo, il mondo fuori sembrava scomparso, lasciandoci solo il nostro momento, fatto di scintille, sguardi e un amore che in quella notte sembrava non avere confini.
Slaccia il vestito di Alina e lascia che scivolasse ai piedi del letto sollevai i suoi piedi e non potei fare a meno di baciare le caviglie guardando le sue splendide scarpe. Tolsi poi le scarpe e lascia che la lingua percorresse ogni singolo dito dei piedi prima destro e poi sinistro. Mi soffermavo a succhiare ogni singolo dito e questo faceva aumentare l’eccitazione di Alina. Cominciò a sfiorarsi il clito e con le dita estrasse l’uovo musicale che l’aveva accompagnata per tutta l’opera. La lingua continuava a succhiare i sui piedi e lei li spingeva fino in fonda alla mia gola mentre si toccava. Poi con la mano afferrò i miei testicoli e cominciò a stringerli forte dicendo “ho voglia di te ora “. Mi avvicinai a lei le alzai le gambe e la penetrai, non ci volle molto che Alina dopo i primi colpi forti e veloci che la penetravano ebbe il suo orgasmo . Cinse le gambe intorno a me e mi strinse per non farmi muovere mentre lei continuava ad agitare il suo caldo ventre prolungando il suo orgasmo. Restammo immobili in quella atmosfera surreale cullati dalle onde del Tevere mentre dagli oblò entravano le luci di Roma.
Ero ancora dentro di lei duro e gonfio ma immobile quando Alina mi dice “voglio essere tua in modo completo prendimi anche dietro”. Sapevo che era pronta, mi sposto e le vado a baciare il culetto ed ho cura di bagnarlo tutto e con la lingua cerco di entrare per bagnarla anche dentro. Poi due dita si fanno largo nel suo buchetto dilatandolo piano, poi arriva un terzo ed un 4 dito che le procurano una dilatazione che comincia a farla eccitare. Le alzo nuovamente le gambe, le poggio al mio petto, un bacio ai suoi piedi nuovamente, poi la guardo le sorrido dolcemente, la sua espressione è piena di desiderio “dammelo”. Accosto il mio pene al suo sfintere e lentamente lo faccio scivolare dentro. Attendo che lei si abitui alla penetrazione e poi comincio a spingerlo dentro aumentando sempre il ritmo. “Ora mi sento tutta tua, sfondami tutta di prego”. Continuo a muovermi dentro lei sempre con maggiore forze, poi lei chiede di cambiare posizione e mi fa mettere sdraiato a pancia in su e sale sul mio pene lasciandolo scivolare nel suo sfintere aperto. Comincia a muoversi lasciando che si piantasse tutto in profondità nelle sue viscere, con la mano riprende a toccarsi il clito mentre io le stringo i capezzoli duri tra le dita delle mani. Il movimento è talmente rapido e ritmano che faccio fatica a trattenermi e poi lo sfintere è cosi stretto che sto per riempirlo tutto. Alina continua in modo forte a toccarsi poi urlando dice “ti prego vieni vieni vieni con me ti prego” e sento il suo orgasmo schizzarmi addosso mentre anche io le riempio lo sfintere di sperma caldo. Le onde continuano a dondolarci mentre restiamo li immobili, poi le nostre bocche si baciano, io vorrei baciarla anche tra le gambe per ripulirla ma lei mi tiene stretto a se “non voglio che te ne vai da me, abbracciami e tienimi qui con te. Voglio restare sporca tutta la notte per te”. Cosi nudi sotto le lenzuola tra il dormiveglia e l’eccitazione di una giornata speciale attendemmo l’alba senza lavarci.
Capitolo 3
Alina si stava preparando per uscire. Mentre sistemava gli ultimi dettagli del suo outfit, si fermò sulla porta della camera e mi guardò con un sorriso che conoscevo bene, un sorriso carico di quella malizia giocosa che la rendeva irresistibile. Appoggiandosi al telaio, con la borsa già a tracolla, si avvicinò a me con passo lento e sicuro.
"Tesoro," iniziò con voce morbida, lasciando trasparire un pizzico di provocazione, "oggi esco con Ana. Andremo a cercare costumi per il mare... chissà, magari ne troverò qualcuno che ti sorprenderà." Si avvicinò ancora di più, inclinando leggermente la testa, mentre i suoi occhi si illuminavano di un luccichio malizioso. "Tu che dici, preferisci qualcosa di classico o… un po’ più audace?"
La guardai divertito, intuendo il gioco sottile nelle sue parole. "Qualunque cosa tu scelga, so già che sarà perfetto," risposi, cercando di tenere il tono distaccato, anche se il suo modo di guardarmi rendeva difficile nascondere il mio coinvolgimento.
Alina rise piano, posando un bacio leggero sulla mia guancia, ma con un’intensità che sembrava voler promettere qualcosa di più. "Va bene, allora ti lascerò la sorpresa... e magari stasera ti racconterò tutto," aggiunse, con quella sua aria misteriosa che lasciava sempre il desiderio di sapere di più.
Si allontanò verso la porta, poi si voltò un’ultima volta. "Ah, quasi dimenticavo," disse, con un sorrisetto furbo, "mangeremo fuori, un bacio tesoro." E con questo, sparì giù per le scale, lasciandomi con un misto di curiosità e immaginazione.
Quando Alina arrivò al punto di incontro con Ana, era radiosa. La sua minigonna di jeans scura, la t-shirt bianca e le sneakers candide la rendevano casual ma sempre raffinata. Ogni dettaglio era curato, dalla catenina d'oro sottile che portava al collo al profumo leggero che sembrava seguirla ovunque. Ana era altrettanto splendida, con il suo stile più grintoso, ma altrettanto magnetico. Insieme, le due attiravano gli sguardi di chiunque le incrociasse.
"Allora," disse Ana, con la sua solita schiettezza, "pronta per mettere in crisi tutti i negozi di costumi della città?"
"Pronta!" rispose Alina, ridendo. "Ma ricordati che tu stavolta non puoi uscire con il solito nero."
E così, con una complicità che traspariva in ogni gesto, le due amiche iniziarono la loro giornata di shopping, mentre io restavo a immaginare come sarebbe stato scoprire, la sera, quale sorpresa Alina aveva scelto per me.
Alina e Ana camminavano tra i negozi chiacchierando e ridendo, godendosi la mattinata insieme. Dopo aver visitato boutique come Eres e Melissa Odabash, i loro occhi furono catturati da una vetrina di La Perla, dove un costume rosso fiammante, semplice ma incredibilmente elegante, spiccava tra tutti.
"Quello è tuo, Alina," disse Ana con convinzione, spingendola quasi verso l'ingresso.
"Sicura? Forse è troppo... appariscente," rispose Alina, mordendosi il labbro. Ma in fondo sapeva che Ana aveva ragione.
Entrarono nel negozio, e Alina prese il costume per provarlo. Il tessuto era morbido, con riflessi setosi che promettevano di valorizzare ogni curva. Una volta entrata nel camerino, si cambiò e si osservò nello specchio. Rimase colpita: il costume sembrava fatto su misura per lei, aderiva perfettamente, esaltando il punto vita, i fianchi e la scollatura. La tonalità di rosso metteva in risalto la sua pelle luminosa e i suoi capelli castani. Si guardò di lato, lisciandosi con le mani le gambe, e pensò che forse Ana aveva davvero ragione.
Proprio in quel momento la tenda del camerino si scostò leggermente, e Ana fece capolino con un sorriso malizioso. "Posso vedere? Prometto che non guardo troppo," scherzò, entrando prima che Alina potesse rispondere.
"Ma sei matta?" protestò Alina, ridendo e arrossendo allo stesso tempo.
"Voglio vedere come ti sta. Dai, fammi vedere la diva," rispose Ana con un tono scherzoso, incrociando le braccia e aspettando.
Alina, dopo un attimo di esitazione, decise di assecondare il gioco. Si mise in posa, camminando lentamente sul posto, con movimenti studiati e maliziosi. Passò le mani lungo le sue gambe, scivolando verso i fianchi, mentre lanciava ad Ana uno sguardo volutamente teatrale. "Che ne pensi? Troppo sexy?" chiese, scherzando, ma con una punta di curiosità reale.
Ana la osservava attentamente, con un sorriso complice. "Sei perfetta, Alina. Seriamente. Questo costume sembra fatto apposta per te." Poi, aggiunse con un pizzico di nostalgia: "Sarebbe perfetto per andare alle terme insieme, come ai vecchi tempi."
Alina rise, ripensando alla loro avventura sulla neve e alle risate condivise. "Te lo ricordi ancora? Ma certo, non credo che tu abbia dimenticato la nostra discesa improvvisata in costume, vero?"
"Mai," rispose Ana con un sorriso largo. "Ecco perché questo costume deve essere tuo. È perfetto per la prossima avventura!"
Le due si scambiarono uno sguardo d'intesa e, mentre uscivano dal camerino, Alina si sentiva non solo bellissima, ma anche incredibilmente grata per l'amicizia di Ana, che rendeva ogni momento speciale.
Le amiche si sedettero al tavolo del ristorante giapponese, un locale elegante ma accogliente, con luci soffuse, pareti di legno intagliato e delicati dettagli decorativi che richiamavano l'estetica tradizionale giapponese. Il profumo di sushi fresco e soia si mescolava al suono rilassante dell’acqua che scorreva da una piccola fontana vicino all’ingresso. Ana, sempre vivace e diretta, approfittò dell'atmosfera rilassata per confidarsi con Alina.
"Sai, ultimamente ho scoperto un posto interessante," iniziò Ana, mentre con le bacchette afferrava un pezzo di sashimi. "Si chiama New Luna. È un club privé, molto esclusivo."
Alina alzò lo sguardo incuriosita. "Club privé? Come funziona? Non sono mai stata in uno di quei posti." La sua voce tradiva una leggera timidezza, ma anche una sottile curiosità.
Ana sorrise, inclinando la testa mentre si preparava a descrivere il luogo. "Il New Luna è... come dire, un mondo a sé. È situato in un edificio anonimo, senza insegne evidenti, per garantire la massima privacy. Quando entri, ti accolgono in una reception illuminata da luci soffuse, con personale discreto e professionale. Devi prenotare in anticipo e passare una selezione, perché vogliono mantenere un certo standard di eleganza e riservatezza. Una volta dentro, tutto cambia."
Ana fece una pausa per sorseggiare un po' di tè verde, lasciando Alina in sospeso. "L’atmosfera è unica. Ci sono diverse aree, tutte arredate in modo raffinato. Il salone principale ha divani di velluto, lampade dal design ricercato e musica lounge in sottofondo. È un luogo dove puoi semplicemente chiacchierare, bere un cocktail e rilassarti. Ma la vera particolarità è il labirinto."
"Il labirinto?" chiese Alina, con un misto di incredulità e divertimento.
"Sì, un vero e proprio labirinto," rispose Ana, abbassando leggermente la voce per creare un’atmosfera di confidenza. "È una serie di corridoi e stanze con luci soffuse, specchi alle pareti e tende pesanti che separano gli ambienti. L’idea è che tu possa perderti e lasciare che il destino – o qualcun altro – decida per te. È intrigante e... come dire, liberatorio."
Alina arrossì leggermente, ma non poteva fare a meno di chiedere: "E tu? Cosa fai lì dentro?"
Ana rise, appoggiandosi allo schienale della sedia. "Beh, io vado da sola. Mi piace l’idea di perdermi nel labirinto e lasciarmi trovare. È un’esperienza diversa, senza etichette né aspettative. Nessuno ti giudica, nessuno ti mette pressione. È un luogo dove puoi essere davvero te stessa, in totale libertà."
La descrizione di Ana era così dettagliata che Alina riusciva quasi a immaginarsi lì, avvolta da quella misteriosa atmosfera. "E non è... imbarazzante?"
"Non lo è," rispose Ana con decisione. "Anzi, è il contrario. Tutto è pensato per farti sentire a tuo agio. Ogni ospite rispetta regole molto rigide, ed è proprio questo che garantisce la privacy e la discrezione. Ci sono persone di ogni tipo, ma tutte accomunate da un approccio elegante e rispettoso."
Alina ascoltava affascinata, immaginando quel luogo misterioso e sofisticato. Mentre Ana continuava a raccontare, l’idea di scoprire qualcosa di nuovo e inusuale cominciava a insinuarsi nella sua mente, anche se non avrebbe mai ammesso di essere tentata.
Alina rientrò a casa con un sorriso radioso, portando con sé l’energia e l’entusiasmo della giornata trascorsa con Ana. Appena mi vide, si avvicinò e mi baciò sulle labbra, un gesto spontaneo e dolce che mi fece capire quanto fosse felice.
"Guarda cosa ho comprato!" disse, tirando fuori dalla busta il costume rosso che tanto l’aveva colpita. Era semplice eppure incredibilmente raffinato, con linee pulite che sembravano cucite apposta per esaltare ogni curva del suo corpo.
Non aspettò nemmeno una mia risposta, corse in bagno e, pochi minuti dopo, ricomparve davanti a me indossando quel capolavoro. Mi fermai a guardarla, senza parole. Il rosso acceso contrastava con la sua pelle chiara, esaltando ogni dettaglio della sua figura. Lo portava con una naturalezza disarmante, come se fosse nato per lei.
"Allora, che ne pensi?" mi chiese con un’aria maliziosa, girandosi lentamente per mostrarmi anche la schiena.
"È perfetto," risposi con sincerità, ancora un po’ stordito dalla sua bellezza.
Si sedette accanto a me sul divano, ancora indossando il costume, e cominciò a raccontarmi della giornata. Mi parlò dei negozi che avevano visitato, delle risate con Ana e, con un tono più intrigante, mi confidò del racconto sul New Luna.
"È un posto strano, sai? Ana me ne ha parlato con così tanto entusiasmo… sembra un mondo parallelo. Un luogo dove le persone vanno per essere libere, per vivere qualcosa di diverso senza giudizi," disse, con gli occhi che brillavano di curiosità.
La lasciai parlare, ascoltandola attentamente. La sua eccitazione era contagiosa, e potevo percepire quanto quel racconto l’avesse colpita. Quando finì, sorrisi e le posai una mano sul ginocchio.
"Mi racconti cosa è successo sulla neve con Ana quella sera?" le chiesi, lasciando trapelare un pizzico di malizia nella mia voce.
Alina arrossì leggermente, ma il suo sorriso non svanì. Si sistemò meglio sul divano, appoggiandosi allo schienale e incrociando le gambe. "Ah, quella sera... È stata una cosa un po’ folle, in effetti. Eravamo solo io e lei, dopo una giornata di sci. Ci eravamo fermate in una baita per scaldarci, e c’era un’atmosfera così intima… le luci basse, il camino acceso. Lei era così rilassata, e io..."
Si fermò, mordendosi il labbro come se cercasse le parole giuste. "Diciamo che ci siamo lasciate andare, complice il vino e la voglia di divertirci. Non so spiegartelo bene, ma è stato... diverso. E molto intenso."
La sua voce si abbassò di un tono, quasi come se stesse confidandomi un segreto. Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse, ma lei si limitò a sorridere enigmaticamente, lasciando in sospeso il racconto.
"Vuoi sapere altro?" chiese, inclinando la testa e fissandomi con uno sguardo provocatorio.
"Solo se hai voglia di raccontarmelo," risposi, incuriosito ma rispettoso, mentre il mio cuore batteva un po’ più forte.
Alina si sistemò meglio sul divano, accavallando le gambe con eleganza. Il costume rosso, che le stava a pennello, enfatizzava la bellezza delle sue forme. L’aria fresca del condizionatore rendeva l’atmosfera piacevole, nonostante il caldo estivo fuori. Il suo sguardo si fece più intenso mentre cominciava a raccontare, la voce bassa e vellutata che aggiungeva una nota di mistero.
"Quella sera," iniziò, "quando sei andato via, io e Ana eravamo ancora cariche dalla giornata sulle piste. Abbiamo deciso di fermarci al bar dell’albergo per bere qualcosa. Ci siamo prese un paio di giri di grappa, sai quelle artigianali, dal gusto forte ma dolce? Era davvero buona."
Si fermò un attimo, come se stesse rivedendo la scena nella sua mente. Poi continuò: "Ed è lì che abbiamo incontrato Samuel, l’istruttore di sci. Lo conoscevo appena, ma Ana lo aveva già incrociato qualche volta durante le sue lezioni. Lui si è avvicinato con quel suo sorriso sicuro e, in modo molto gentile, ci ha offerto un altro giro di grappa. L’atmosfera è cambiata quasi subito… c’era qualcosa nell’aria, un’energia che non saprei spiegare. Ana rideva, io pure, e Samuel sembrava divertirsi a farci sentire a nostro agio."
Alina si passò una mano tra i capelli, giocando con una ciocca mentre parlava. "Dopo qualche bicchiere, lui ci ha guardato e ci ha proposto qualcosa che all’inizio sembrava assurdo: ‘Che ne dite di fare un tuffo nella piscina termale? A quest’ora è chiusa, ma io so come entrare.’"
Sorrise al ricordo. "Ana, senza nemmeno pensarci, ha detto subito di sì. Sai com’è fatta, no? Sempre pronta a vivere avventure. Io ero un po’ esitante, ma la sua energia era contagiosa, e poi Samuel aveva quella sicurezza che faceva sembrare tutto normale, come se fosse la cosa più naturale del mondo."
Si sporse leggermente verso di me, con un lampo malizioso negli occhi. "Samuel ha preso per mano Ana, e io li ho seguiti. Prima di uscire dal bar, lui ha chiesto al barista la bottiglia di grappa, ‘per scaldarci un po’,’ aveva detto con un sorriso. E così siamo andati verso la piscina dell’albergo."
Alina si fermò un attimo, guardandomi per valutare la mia reazione. Il suo sorriso era enigmatico, e la stanza sembrava riempirsi del calore del suo racconto, nonostante il condizionatore.
Alina iniziò a raccontare, con un sorriso enigmatico sulle labbra:
"Arrivati in piscina, Ana non perse tempo. Si sfilò i vestiti e le mutandine con una naturalezza disarmante, lasciandoli cadere con noncuranza sul bordo della piscina. Samuel fece lo stesso, seguendo il suo esempio, e in un attimo erano entrambi completamente nudi, pronti a immergersi nell’acqua.
Una volta in piscina, Ana si avvicinò subito a Samuel. Lo baciò senza esitazione, un gesto deciso e carico di passione. Le sue mani, libere da ogni inibizione, iniziarono a esplorarlo, accarezzandolo nelle sue parti più intime, mentre l’acqua sembrava avvolgerli e amplificare ogni movimento.
Io rimasi seduta a bordo piscina, osservando la scena con calma. Mi versai un altro bicchierino di grappa, lasciando che il calore del liquore scivolasse dentro di me, e osservai la tensione crescere tra loro, palpabile e quasi magnetica. Era impossibile distogliere lo sguardo, un momento così carico di emozione e desiderio." Le parole di Alina si stavano caricando di eccitazione “poi Ana si fa penetrare in acqua da Samuel e guardandomi mi urla ‘Stupendo Alina mi sta riempiendo tutta vieni vieni anche tu’. Io ho guardato la scena poi spinta anche da Samuel che mi diceva di spogliarmi mi sono tolta il vestito e le mutandine e sono scesa in acqua. L’acqua era calda e la grappa aveva sciolto i miei freni inibitori. Mentre li guardavo fare sesso insieme mi sono toccata in acqua. Ana aggrappata a Samuel in sospensione si agitava velocemente e l’acqua creava onde che si infrangevano sul mio seno. Di li a poco ho sentito l’orgasmo di Ana che ha iniziato ad urlare ogni sconceria nei riguardi di Samuel. Una volta arrivata Ana ha mollato Samuel e si è distesa a pelo d’acqua per riprendersi” Alina si interruppe nel racconto non voleva forse andare avanti un po’ si vergognava della situazione. “Samuel non era arrivato e rivolto ad Ana le aveva chiesto la sua parte ed Ana prontamente gli ha detto ‘c’è la mia amica Alina non vorrai lasciarla a mani vuote’”. Alina nel dire questo abbassa lo sguardo e poi prosegue “Samuel si è avvicinato a me, ha tolto la mia mano che massaggiava il clito ed ha cominciato a farlo lui sempre più velocemente. Ero super eccitata e l’alcol aveva tolto ogni freno inibitore. Usciamo dall’acqua e mi sdraio sul lettino ed accolgo in bocca il sesso pulsante di Samuel mentre riprendo a toccarmi tra le gambe, lo succhio in profondità cosi che arrivi presto ma non è cosi che accade. Quando Samuel sta per arrivare si scosta da me si infila un preservativo che estrasse dai pantaloni accanto alla sedia e punta il suo pene doppio sulla mia vagina e mi entra tutto dentro. Inizia a martellarmi con forza e non ho il tempo di rendermi conto che mi inonda con il suo sperma, non riesco neppure a fermarlo ma sento bene il caldo dello sperma trattenuto dal preservativo. Si toglie soddisfatto da me e raggiunge Ana che lo aspetta a bordo piscina per farsi ripulire il pene. Io sul lettino riprendo a toccarmi fino a raggiungere il mio orgasmo. Mi sentivo sporca per ciò che avevo fatto ma anche tanto eccitata per quella situazione surreale. Poi entrambe ci siamo date una lavata ci siamo rivestite Samuel ci ha chiesto di lasciargli le nostre mutandine per ricordo. Ana ha subito ceduto la sua dopo averla passata ed infilata nella sua vagina ed io per non essere da meno l’ho imitata. Cosi ci siamo salutati con Samuel e siamo tornate in camera.”
Il racconto era stato molto eccitante e la mia eccitazione era visibile ad Alina che, a termine del racconto, infila la mano nei mie pantaloncini ed afferra il mio pene duro e comincia a massaggiarlo e mi sussurra all’orecchio “Tesoro mi perdoni per quello che ho fatto ?”. Io non le rispondo ma mi abbasso i pataloncini lasciando che il pene svetti in tutta la sua erezione. Alina poggia subito le sue labbra sulla punta e con la lingua comincia ad accarezzarlo proprio alla base della punta dove sa che mi fa impazzire, poi apre la bocca e se lo lascia scivolare tutto fino in gola. Mentre fa questi movimenti senza scomporsi si toglie il costume e dopo aver dato una forte stretta ai testicoli si siede sul pene gonfio. Alina era molto eccitata, evidentemente rivivere quella esperienza con Samuel l’aveva fatta bagnare. Comincia ad andare su e giù sul divano lasciandolo scivolare nella sua vagina mentre io le infilo un dito nel suo culetto voglioso. Mi guarda mi bacia sulla bocca e poi mi dice “Tesoro mi perdoni ?”. Io le sorrido e le infilo un secondo dito nello sfintere che la fa eccitare ancora di più. “Allora mi perdoni tesoro ?” e dicendo questo aumenta il suo ritmo ormai prossima all’orgasmo e la sento ripetere ancora “mi perdoni ?....mi perdoni ?” e lo ripeteva a ritmo della sua penetrazione alzando la voce mam mano che si avvicinava il suo orgasmo “mi perdoniiiiiii ??? ….. miiiiiii perdoniiiiiii??..” era arrivato il suo orgasmo violento e la sua vagina stringeva forte il mio pene proprio mentre le schizzavo dentro fiotti di sperma e le dissi “siiiiiiiiiiii “ continuando a eiaculare tanto sperma nella sua vagina. Poi ci baciammo ed Alina mi disse “sono felice che mi hai perdonato. Solo tu mi fai godere. Tu sei mio.” Io le sorrido uscendo dal suo utero e le dico “se ti va approfondiamo la tematica dei club privè credo che tu sia pronta per scoprire una maggiore libertà”
Capitolo 4
Giunse sabato e, come sempre, avevo preparato una sorpresa per Alina. Quando glielo dissi, il suo viso si illuminò. "Alina, tesoro, questa sera andiamo a cena fuori. Ti dovrai vestire elegante, con i tacchi alti," le dissi con un sorriso malizioso. Lei mi guardò incuriosita e, mentre si sistemava i capelli, chiese: "Dove andremo?"
"Al Flirt, vicino Sutri," risposi, lasciandole intendere che sarebbe stata una serata davvero speciale.
Il Flirt è molto più di un ristorante: è un luogo magico, pensato per regalare emozioni, un club dedicato solo a coppie. La serata prometteva atmosfere romantiche e intime, dove ogni dettaglio è progettato per coinvolgere tutti i sensi. Situato in una posizione incantevole, sulle dolci colline che circondano Sutri, il locale si distingue per la sua eleganza discreta e il fascino avvolgente.
Dopo aver avvisato Alina che avrebbe dovuto vestirsi elegante con tacchi alti, aggiunsi con un sorriso malizioso: “Ah, e non dimenticare di indossare della biancheria intima sexy… il locale impone un dress code particolare.”
Alina mi guardò con uno sguardo misto di curiosità e sorpresa. “Che genere di locale è, esattamente? Cosa mi stai nascondendo?” domandò, accennando un sorriso intrigato.
“È un club privè esclusivo, tesoro. Un posto dove le persone possono essere se stesse, senza giudizi. Un luogo dove si incontrano coppie che condividono il desiderio di esplorare la libertà e la complicità reciproca. Niente obblighi, solo un ambiente raffinato, discreto e affascinante,” le spiegai, tenendole lo sguardo fisso negli occhi.
Alina mi ascoltò attentamente, e potevo percepire la sua curiosità crescere. “Quindi è un posto per…?”
“Sì,” la interruppi dolcemente. “Un luogo per coppie che vogliono vivere esperienze uniche, lontano dalla routine. Un club privè non è solo trasgressione, ma anche eleganza, mistero e una profonda connessione tra le persone. È un mondo a sé, dove i confini sono definiti solo dalla volontà di chi vi entra.”
La sera giunse in fretta, e Alina si presentò pronta. Indossava un abito lungo in raso nero che abbracciava perfettamente le sue curve. Lo spacco laterale metteva in mostra le sue gambe affusolate, enfatizzate da tacchi alti in vernice. Una collana sottile e scintillante adornava il suo collo, mentre i suoi capelli erano raccolti in un’elegante acconciatura che lasciava libero il viso. Il profumo che indossava era sensuale, un delicato mix di vaniglia e note floreali.
Mentre ci avviavamo verso il club, sentivo la sua curiosità e la sua eccitazione crescere. Giungemmo al locale: una villa immersa in un bosco, illuminata da eleganti luci soffuse. L’esterno era circondato da una recinzione di edera e piccoli faretti che creavano un’atmosfera discreta ma al tempo stesso intrigante. L’ingresso era custodito da personale impeccabile, che ci accolse con un sorriso riservato.
Una volta entrati, l’ambiente ci avvolse con la sua atmosfera magnetica. Il salone principale era uno spettacolo di luci soffuse, arredi in velluto rosso e nero, e candelabri che creavano giochi di luce e ombra. Al centro della sala, un grande lampadario di cristallo rifletteva mille frammenti di luce, rendendo tutto ancora più affascinante.
Coppie elegantemente vestite conversavano in piccoli gruppi, tenendo in mano flute di champagne. La musica di sottofondo, un mix di jazz e lounge, creava un’atmosfera rilassante e al tempo stesso carica di aspettative. Gli ospiti si muovevano con naturalezza e sicurezza, lasciando intendere che in quel luogo tutto era possibile, ma sempre nel rispetto reciproco.
Il club era diviso in diverse aree, ciascuna con un’atmosfera unica. C’era il salone principale, dove gli ospiti potevano conoscersi, e una zona lounge con divani e poltrone in pelle dove rilassarsi sorseggiando cocktail. Alcune aree erano più intime, con tende di seta che separavano gli spazi, creando piccole nicchie di privacy per chi desiderava ritirarsi lontano dagli sguardi altrui.
Alina mi teneva il braccio mentre ci muovevamo tra le stanze, osservando tutto con una curiosità trattenuta. “È tutto così… elegante. Non me lo aspettavo,” mi disse, guardandomi con occhi scintillanti.
“Te l’avevo detto: è un luogo per persone che amano esplorare, ma sempre con classe e rispetto,” le risposi, sfiorandole il fianco.
Poco dopo ci sedemmo su un comodo divano nella lounge, dove ci venne servito un cocktail personalizzato dal barman. Alina era visibilmente affascinata da quel mondo nuovo, ma la sua mano che cercava la mia tradiva un pizzico di timore. “Va tutto bene?” le chiesi con dolcezza.
“Sì, è solo… tutto questo è così diverso da ciò che conosco. Ma mi piace. Mi fa sentire… viva,” rispose, regalandomi un sorriso che prometteva una serata indimenticabile.
Prendemmo posto al tavolo riservato per la cena, immersi nell’atmosfera elegante e sensuale che caratterizzava il Flirt. Il nostro tavolo era condiviso con altre tre coppie, tutte dall’aspetto giovane e curato. Tra di loro, una in particolare catturò la mia attenzione: una ragazza sui 26 anni, con un fisico sinuoso e una grazia innata nei movimenti, sedeva di fronte a noi accanto al suo partner.
Indossava un vestito in seta color borgogna, che le avvolgeva il corpo come una seconda pelle, evidenziando una terza di seno perfettamente proporzionata e il suo addome piatto. Il grande spacco laterale del vestito lasciava intravedere una gamba affusolata e perfettamente curata, accentuata da un paio di sandali con tacchi a spillo e dettagli in cristallo. I suoi lunghi capelli scuri le scendevano morbidi sulle spalle, incorniciando un viso luminoso con occhi intensi e labbra colorate di rosso.
Accanto a lei, il suo partner completava il quadro. Un uomo muscoloso, con una corporatura palestrata e spalle ampie, indossava una giacca chiara dal taglio impeccabile e una camicia nera sbottonata al punto giusto per mostrare il petto scolpito. I suoi modi erano rilassati, ma i suoi occhi non lasciavano mai la ragazza al suo fianco, come se volesse proteggere e al contempo vantarsi della sua bellezza.
Ci osservavano con insistenza, scambiandosi sorrisi complici, come se fossimo parte di un gioco implicito che solo loro comprendevano. La ragazza, in particolare, sembrava studiarmi con curiosità, inclinando leggermente la testa e giocando distrattamente con un orecchino mentre i suoi occhi scivolavano su di noi. Alina, accorgendosi della situazione, mi sorrise maliziosamente, quasi a voler accettare quella sfida non detta.
La cena iniziò con una serie di pietanze dal tocco spiccatamente erotico, servite con una teatralità che rendeva ogni portata un’esperienza sensoriale unica. Il primo piatto era un’insalata di ostriche crude servite su un letto di ghiaccio tritato, accompagnate da fettine sottili di lime e una salsa piccante al mango. Ogni boccone era un’esplosione di sapori che evocavano sensazioni proibite.
Seguì un carpaccio di salmone e avocado, con un’emulsione al pepe rosa e una spolverata di cioccolato fondente grattugiato. Le presentazioni erano curate nei minimi dettagli: ogni piatto sembrava un’opera d’arte, studiata per suscitare desiderio non solo per il cibo, ma anche per l’esperienza complessiva.
A servire i piatti c’erano cameriere e camerieri vestiti in modo provocante, ma nessuna attirò l’attenzione come lei: una cameriera dai lunghi capelli castani, che indossava esclusivamente lingerie intima ricamata in pizzo nero. Il reggiseno metteva in risalto il suo décolleté, lasciando intravedere la pelle sottostante in un gioco di trasparenze, mentre le culotte a vita alta erano abbinate a una giarrettiera che sottolineava la perfezione delle sue gambe.
Ogni suo movimento era lento, studiato per essere elegante e seducente. Quando si avvicinò al nostro tavolo per servire un risotto allo champagne e tartufo, i suoi occhi si posarono su di me per un istante, regalandomi un sorriso accennato ma eloquente. Alina, accanto a me, seguiva la scena con un’espressione divertita e complice, consapevole che l’intera serata era pensata per stimolare i sensi e abbattere ogni tipo di barriera.
La coppia di fronte a noi continuava a osservarci, e fu la ragazza a rompere il ghiaccio. “È la vostra prima volta qui?” chiese con voce suadente, sorseggiando lentamente il suo calice di vino rosso. Il suo partner le sfiorò delicatamente il braccio, come a sostenerla in quella conversazione, mentre Alina, con la sua consueta grazia, rispose: “Sì, ma direi che ci siamo già ambientati bene.”
La serata prometteva di essere indimenticabile, e la magia del Flirt si manifestava in ogni dettaglio, facendo svanire i confini tra il mondo reale e quello delle fantasie più raffinate.
Terminata la cena, ci alzammo con un misto di curiosità ed eccitazione nell'aria. La giovane coppia, con uno sguardo complice, ci invitò a seguirli. Alina mi prese per mano, sorridendo intrigata, e li seguimmo attraverso un corridoio dalle luci soffuse. I passi sul pavimento morbido si facevano sempre più lenti, mentre ci avvicinavamo a una delle stanze riservate.
Una volta dentro, la coppia chiuse l'entrata con un cordino rosso di velluto, un segnale inequivocabile che indicava l’intimità dell’incontro: gli altri ospiti potevano guardare dall'esterno, ma non avrebbero potuto entrare.
La stanza era avvolta da un’atmosfera calda e sensuale. Le pareti erano dipinte in tonalità di rosso scuro, punteggiate da decorazioni damascate che riflettevano la luce soffusa di lampade con paralumi in seta nera. Il letto al centro della stanza era imponente, con lenzuola in raso nero che brillavano sotto i riflessi tremolanti di candele sparse su mensole e angoli. Ai lati, tende di velluto rosso pendevano pesantemente, aggiungendo un senso di mistero e riservatezza.
Il soffitto era decorato con specchi inclinati, che riflettevano ogni movimento nella stanza, amplificando le emozioni e le sensazioni. Una musica jazz soffusa proveniva da piccoli diffusori nascosti, il ritmo lento e ipnotico che sembrava scandire ogni gesto.
La giovane ragazza, con una naturalezza disarmante, si avvicinò al letto e vi salì al centro, con una grazia che sembrava quasi una danza. Si tolse lentamente il vestito, lasciandolo scivolare lungo le spalle fino a farlo cadere ai suoi piedi. Rimase completamente nuda, esponendo il suo corpo perfetto sotto la luce calda delle candele. La sua pelle liscia e luminosa sembrava emanare un bagliore, e il suo sorriso sicuro tradiva una consapevolezza della propria bellezza che rendeva la scena ancora più ipnotica.
Il suo compagno, senza dire una parola, si accomodò su una poltrona rivestita di velluto nero posta di fronte al letto. Le gambe larghe, le mani appoggiate ai braccioli, osservava la scena con uno sguardo di pura ammirazione. Non c’era fretta nei suoi gesti, solo un’attesa carica di tensione.
Io e Alina ci sedemmo su un divano di pelle, posto al lato del letto. Alina incrociò le gambe, il suo vestito si alzò appena, rivelando le sue gambe affusolate. Mi guardò di sottecchi, accennando un sorriso malizioso, prima di rivolgere di nuovo l’attenzione alla ragazza sul letto.
L’atmosfera nella stanza sembrava quasi tangibile, una miscela di desiderio, mistero e complicità. Ogni respiro sembrava più profondo, ogni movimento più lento. Non c’erano parole, solo sguardi e gesti che raccontavano tutto ciò che era necessario. La scena si svolgeva con una naturalezza avvolgente, come se ognuno fosse consapevole del ruolo che stava interpretando in quel gioco di seduzione e libertà.
La giovane, sdraiata al centro del letto, alzò lentamente una mano verso Alina, il gesto morbido e invitante. I suoi occhi brillavano nella luce soffusa delle candele, trasmettendo una malizia irresistibile. Alina, seduta accanto a me sul divano, si irrigidì per un momento, sorpresa, ma poi mi lanciò uno sguardo di complicità, un misto di curiosità e sfida.
Si alzò con eleganza, il suo vestito rosso sinuoso che seguiva le curve perfette mentre avanzava verso il letto. Ogni suo passo sembrava parte di un rituale, e il tintinnio leggero dei suoi tacchi sul pavimento di legno aggiungeva un ritmo intrigante al momento.
Quando raggiunse il letto, la ragazza la prese per mano, guidandola delicatamente a sedersi accanto a lei. Alina la guardava con un’espressione di timida eccitazione, un sorriso appena accennato che tradiva il suo desiderio di lasciarsi andare a quell’esperienza inaspettata.
La giovane fece scivolare una mano lungo il braccio di Alina, un tocco leggero ma pieno di significato, e si avvicinò, sussurrandole qualcosa all’orecchio che non riuscii a udire.
Poi le sfilò il vestito, Alina rimase completamente nuda difronte alla giovane. Cominciò una strana danza, i capezzoli della giovane si strofinavano contro i capezzoli di Alina ed entrambi si eccitavano sempre di più diventando gonfi e duri. Il ragazzo si era spogliato e si stava toccando il sesso guardando la scena. La ragazza fece scivolare la sua mano sul ventre di Alina e la trovò subito bagnata. Due dita si infilarono nella vagina di Alina e cominciarono a muoversi spingendosi in fondo. La ragazza fece un cenno al compagno che si avvicinò al letto e porse il suo membro eretto e grosso davanti alla bocca della sua ragazza. La bocca si aprì più che poteva ma non riuscì a prenderlo tutto per quanto era grosso. Comincio è succhiarlo mentre con la mano continuava a frugare nella vagina di Alina. Poi lo tolse dalla bocca e fece cenno ad Alina di continuare. Alina mi lanciò uno sguardo sul divano per capire che fare, io le sorrisi e le feci un cenno di assenso con il capo. Alina apri la bocca e si fece scivolare dentro quel grande membro. Era molto più brava della ragazza e riusciva a tenerlo tutto dentro. Il ragazzo continuava ad eccitarsi sempre di più, quando estrasse il membro dalla bocca di Alina la ragazza gli infilò un preservativo poi accarezzando Alina la fece distendere dolcemente sul letto e le tirò su le gambe esponendo il suo sesso. Alina mi guarda nuovamente ed io ero li che mi stavo toccando guardandola in quella situazione. Il ragazzo si posizionò davanti ad Alina e comincio a spingerle dentro il grosso membro. Alina faceva fatica a prenderlo ma dopo un po’ la sua vagina cede ed il membro si infila completamente fino all’utero. La ragazza, lasciate le caviglie di Alina continua a carezzarla dolcemente e a sfiorarle il seno mentre si toccava la sua vagina. Poi si la ragazza mi guarda mentre mi masturbo e mi fa cenno di avvicinarmi. Appena sono in prossimità del letto mi avvicino ad Alina e comincio a baciarla mentre viene penetrata e più lei gode più la bacio con intensità. La ragazza allunga la mano sul mio sesso e comincia a toccarlo e massaggiarlo mentre io bacio Alina. I colpi del ragazzo sono forti e penetrano in fondo di li a poco Alina sgrana gli occhi e baciandomi forte arriva nel suo orgasmo. Anche il ragazzo arriva e poi si porta in prossimità della sua ragazza e tolto il preservativo si fa ripulire tutta. Io continuo a baciare Alina, ma la ragazza non aveva ancora finito e mi fece stendere sul letto mi infila un preservativo e mi sale sopra. Non smisi di baciare Alina anche quando il ritmo della ragazza aumentò. Il ragazzo stava baciando la su donna mentre si dava piacere con il mio membro dentro di lei. Di li a poco la ragazza arrivò in uno squirt che stupì anche Alina. Letteralmente uno zampillo schizzò sul letto, era talmente forte che bagno tutti. Poi si ritrasse da me lasciandomi in piena erezione e mi disse “ma non sei arrivato ?” io la guardo sorrido, “io voglio arrivare dentro la mia Alina. Alina sorrise mi tolse il preservativo e prese il posto della ragazza. Cominciò a muoversi velocemente quasi con uno sguardo di sfida verso la ragazza. Afferrò i miei testicoli e quando sentì gonfiarsi dentro il membro pronto per esplodere comincio a spingerselo sempre più dentro sull’utero. Passarono pochi minuti ed entrambi esplodemmo in un orgasmo violento, lo sperma le colpì il fondo dell’utero ed Alina prolungò il suo orgasmo continuando a muoversi poi si staccò da me e con le gambe aperte chiese alla ragazza, con mia grande sorpresa di pulirla. Restai estasiato dalla situazione ma la serata non finiva li.
Tutti e quattro ci ritrovammo a guardarci ed io posai il mio sguardo su Alina che era contenta di aver condiviso con me quel momento strano ma intrigante. La ragazza sorrise e disse “ti va di provare altro ?”, Alina si accorse che davanti alla porta aperta e sui laterali della stanza c’erano 5/6 uomini e ragazzi che si erano goduti lo spettacolo e che si stavano toccando. Prese Alina per mano e la portò nella stanza accanto, era una stanza strana con tanti buchi sulle pareti. Di li a poco da ogni buco uscì un pene in piena erezione che svettava e la ragazza prese subito due membri tra le mani e cominciò a succhiarne un terzo. Alina rimase perplessa e basita e non mosse un muscolo, poi riconobbe in uno dei buchi il mio membro e si rivolse verso quel buco e cominciò a succhiare con forza e si staccò solo quando le esplosi in bocca. Anche la ragazza aveva fatto arrivare due membri nella sua bocca restavano altri 4 membri. La ragazza prese Alina per il braccio e l’avvicinò al pene che si era appena affacciato al buco. Alina prese a succhiare quel membro e ci mise tanta passione fino a che anche questo non le arrivò in bocca, la ragazza le sorrise perché anche lei aveva fatto raggiungere l’orgasmo all’altro membro. Si avvicinò ad Alina la baciò in bocca scambiandosi lo sperma e poi insieme si dedicarono agli ultimi due membri portandoli preso all’orgasmo. Fu una esperienza incredibile quella sera. Alina aveva provato la trasgressione ma anche l’amore che provavo per lei. Quando tornammo a casa Alina era come in trans le scene del privè continuavano a scorrerle davanti agli occhi ed appena giunti a casa andammo a fare la doccia insieme.
Epilogo
Dopo aver lasciato il locale, la notte sembrava avvolgere ogni cosa in un silenzio complice. Tornammo a casa, mano nella mano, ancora immersi nelle sensazioni della serata appena trascorsa. L'aria fresca contrastava con il calore che ci portavamo dentro, e un sorriso complice si scambiava tra noi, senza bisogno di parole.
Una volta entrati, Alina si tolse i tacchi con un gesto fluido, rimanendo in piedi sul tappeto del soggiorno. Mi guardò con uno sguardo dolce e malizioso allo stesso tempo, avvicinandosi per darmi un bacio sulle labbra, lento, profondo, come a voler prolungare quell'atmosfera intima.
"Vieni," mi disse con voce bassa e invitante, prendendomi per mano e conducendomi verso il bagno.
Entrammo insieme sotto il calore delle luci soffuse. La doccia era già pronta, con il vapore che riempiva l’aria e il profumo del sapone preferito di Alina che si diffondeva delicatamente. Lei si spogliò lentamente, lasciando cadere i vestiti sul pavimento, rivelando il suo corpo perfetto con naturale eleganza. Poi mi guardò, sorridendo, e mi invitò a fare lo stesso.
Entrammo nella doccia, il getto caldo ci avvolse come un abbraccio, scivolando lungo i nostri corpi. Alina prese il sapone tra le mani e iniziò a lavarmi con gesti lenti, partendo dalle spalle e scendendo lungo la schiena. Il suo tocco era delicato, quasi una carezza, mentre le sue dita tracciavano linee sulla mia pelle, lasciando scie di schiuma profumata.
"Lasciati coccolare," sussurrò con un sorriso, mentre si avvicinava per baciarmi dolcemente sul collo.
Poi presi il sapone e ricambiai il gesto, iniziando a lavarle la schiena. Le mie mani seguirono il contorno delle sue scapole, scendendo lungo la curva della sua schiena e poi risalendo verso il collo. Alina chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente, e io non potevo fare a meno di osservare la perfezione di ogni suo movimento, il modo in cui l'acqua scivolava sulle sue spalle, rendendola ancora più splendida.
Iniziamo a massaggiarci i nostri sessi mentre l’acqua calda scorre sui nostri corpi. Alina prende il mio sesso duro e se lo fa scivolare da dietro nella vagina e comincia la nostra danza. Alina si piega in avanti e spinge il suo sesso sul mio. L’acqua le bagna i capelli, io mi tengo al seno di Alina e spingo assecondando i suoi movimenti. Lei mi guarda e mi dice “amore è bellissimo averti dentro spingi e riempimi di nuovo ti prego “. Mi lascio andare e quando Alina sta per avere il suo orgasmo mi libero nuovamente in lei schizzandole dentro. Restiamo li fermi a goderci l’acqua che ci accarezza, poi ci giriamo ed abbracciandoci ci baciamo dolcemente.
7 luglio sabato mattina ore 7.00. “Tesoro scendo per il mio allenamento mattutino quando ti svegli troverai tutto sul tavolo in cucina “. Alina fa un cenno con la testa tra il dormiveglia, la sera prima avevamo fatto veramente tardi per colpa del nuovo progetto e non aveva proprio voglia di svegliarsi. Finalmente alle 8.30 riesce ad alzarsi e in cucina per la sua tisana e trova un biglietto sul tavolo lo apre e dentro trova due biglietti per la sera stessa per la Traviata Terme di Caracalla.
Alina fissò i biglietti con un misto di incredulità e gioia. Non era mai stata a un'opera lirica e solo il pensiero di assistere a uno spettacolo così importante come La Traviata alle Terme di Caracalla le fece venire un brivido lungo la schiena. Sentiva un misto di emozione e ansia. “Cosa indosso?” fu il primo pensiero che le attraversò la mente, quasi sovrastando l'entusiasmo iniziale.
Alina non era mai stata una grande esperta di moda, e la prospettiva di un evento così elegante la metteva in agitazione. “Non posso sembrare fuori luogo… ma neanche esagerare,” si disse, mentre già immaginava gli sguardi degli altri ospiti, tutti perfettamente a proprio agio in abiti raffinati.
Si avvicinò all’armadio e cominciò a sfogliare nervosamente le grucce, osservando ogni abito con uno sguardo critico. “Questo è troppo semplice… Questo è troppo vistoso… E questo? No, troppo corto.” Non riusciva a decidere. Era come se nessun vestito fosse abbastanza adatto per un’occasione così speciale.
Poi si fermò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. “Aspetta,” si disse, “non è l’abito che conta. È il momento, l’esperienza. E lui…” Pensò a quanto amore e premura ci fosse dietro quel gesto. Aveva scelto quei biglietti per lei, per farle vivere qualcosa di unico.
Mentre Alina stava ancora cercando di decidere quale abito fosse più adatto, il suo telefono squillò.
“Buongiorno, amore mio,” dissi con tono dolce e un pizzico di mistero. “Stavo pensando… hai guardato bene in fondo all’armadio, a destra?”
Alina si bloccò. “In fondo all’armadio? A destra?” ripeté, confusa.
“Sì,” risposi, ridendo piano. “C’è una sorpresa per te.”
Incuriosita, Alina si avvicinò all’armadio e si accovacciò per guardare meglio. Ed eccola lì: una scatola di un rosso vivo, con la scritta “Valentino” in caratteri eleganti dorati. Per un attimo, non riuscì nemmeno a respirare. Valentino. Aprì con delicatezza la scatola, come se stesse maneggiando un tesoro prezioso, e ciò che vide la lasciò senza parole.
Era un abito nero, ma non un semplice abito nero. Era un capolavoro. Lungo, elegante, con un design che sembrava uscito direttamente da una fiaba. La parte anteriore era semplice, ma al contempo sensuale, con due strisce di tessuto di seta che si incontravano al collo, dove un delicato laccio di perle fungeva da reggiseno. Il laccio sembrava disegnato per abbracciare la pelle, aggiungendo un tocco di lusso senza pari.
La parte posteriore, però, era il vero capolavoro. Il vestito lasciava completamente scoperta la schiena, con il filo di perle che scendeva morbido lungo la pelle, creando un contrasto elegante e sensuale. Le perle si ricongiungevano in basso, sul sedere, in una gemma scintillante che sembrava unire l’intero abito in un dettaglio unico. Sul lato sinistro, uno spacco sensuale correva fino a metà coscia, lasciando intravedere le gambe in modo raffinato.
Alina non riusciva a staccare gli occhi da quell’opera d’arte. Le sue mani accarezzavano il tessuto, morbido come una nuvola, e il cuore le batteva all’impazzata. Non aveva mai visto, né tantomeno indossato, qualcosa di così splendido.
Un sorriso incredulo le si dipinse sul volto, seguito da un’ondata di emozione. Era sopraffatta da quel gesto. Non era solo l’abito in sé – che già la lasciava senza parole – ma il pensiero dietro a tutto questo. Lui l’aveva voluta sorprendere, farla sentire speciale, regalarle un sogno.
“È troppo,” mormorò tra sé, con gli occhi lucidi. Ma in fondo, sapeva che quella sera sarebbe stata magica, e ora si sentiva pronta a viverla al meglio, con l’abito perfetto.
Alina, con il cuore che ancora batteva forte per l'emozione, non perse tempo e compose il numero per chiamarmi. Quando risposi, con tono calmo e caldo le diedi subito una sensazione di sicurezza.
“Amore, è incredibile… Non ho parole per ringraziarti. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto,” disse, cercando di contenere l’emozione nella voce.
“Mi fa piacere che ti piaccia,” risposi, con quella pacatezza che le faceva sempre sentire il mio amore. “Ma c’è una cosa importante, Alina…” feci una breve pausa, quasi a voler misurare l’effetto delle mie parole. “Questa sera dovrai indossarlo senza biancheria intima. Niente reggiseno, niente mutandine.”
Alina rimase per un attimo senza parole. Quelle parole la colpirono come un fulmine, lasciandola sorpresa e, al contempo, un po’ imbarazzata. Non era mai stata una persona particolarmente audace e l’idea la faceva sentire vulnerabile, quasi esposta.
“Perché?” chiese con un filo di voce, più per cercare di prendere tempo che per vera curiosità.
“Perché voglio che tu ti senta libera, sicura di te stessa. Voglio che questa serata sia speciale, per noi, e che tu possa vivere ogni momento pienamente, senza pensieri,” spiegai con una dolce fermezza che la fece sentire compresa.
Alina abbassò lo sguardo verso l’abito, che teneva ancora tra le mani. La leggerezza del tessuto, l’eleganza del design, tutto in quell’abito sembrava gridare libertà e sensualità. Si sentiva divisa tra il desiderio di seguire il suo consiglio e il timore di uscire dalla sua zona di comfort.
Poi fece un respiro profondo. Dentro di sé sapeva che quella serata sarebbe stata unica, un’occasione per scoprire un lato di sé che forse non aveva mai avuto il coraggio di esplorare. Si lasciò andare a un sorriso timido e, con un filo di voce ma una sorprendente determinazione, rispose: “Sì.”
Quella parola, semplice ma carica di significato, era un simbolo della sua volontà di fidarsi e di vivere l’esperienza senza riserve. Quando riattaccò, si sedette per un momento con l’abito tra le mani, il sorriso che si allargava sul suo volto. Sapeva che la serata avrebbe portato con sé non solo emozioni nuove, ma anche una versione di sé che forse non aveva mai conosciuto.
Quando tornai per pranzo, Alina era intenta a riflettere su come prepararsi per la serata. Ma non appena mi vide entrare con un sorriso di complicità, il cuore le batté ancora più forte. Dietro la schiena tenevo una scatola di colore marrone, con una scritta dorata che brillava sotto la luce del pomeriggio: Christian Louboutin.
"Allora, sei pronta per questa sera?" chiesi, con un sorriso che non lasciava trasparire altro se non l’entusiasmo di volerla sorprendere ancora.
Alina si girò , visibilmente emozionata, ma in un angolo della sua mente c’era ancora una piccola incertezza. "Devo ancora scegliere le scarpe da abbinarci…" rispose, un po’ imbarazzata, quasi temendo di non essere all’altezza dell’occasione.
Sorrisi e, senza dire una parola in più, le diedi la scatola. "Prendile, sono per te."
Alina, con mani tremanti ma decise, prese la scatola e la aprì, quasi non credendo a ciò che stava per scoprire. All’interno c’erano un paio di scarpe da sogno: un paio di Kate nere, con tacco 10, dalla forma elegante e affusolata. La suola rossa, distintiva del marchio, brillava come una promessa di perfezione. Erano bellissime, magnifiche. Il suo cuore si fermò un attimo, e il mondo intorno a lei sembrò svanire.
Rimase senza parole, lo sguardo fisso su quelle scarpe straordinarie, come se non riuscisse a credere che stesse per indossare un paio di Louboutin.
Poi, senza pensarci due volte, si alzò e mi gettò le sue braccia al collo. Era un'emozione che non sapeva come descrivere, un’ondata di felicità che la travolse in un abbraccio incontrollabile. Iniziò a baciarmi senza sosta, con una passione che non aveva mai provato prima. Mi baciò sulla bocca, sul collo, sentendo la gioia che la invadeva come una corrente elettrica.
Sorpreso ma felice, ricambio i baci, stringendola più forte. Alina non riusciva a fermarsi: ogni bacio sembrava un’esplosione di emozioni, un modo per esprimere la gratitudine e la felicità di sentirsi così amata e desiderata. Restò a baciarmi per oltre due minuti, senza fretta, senza pensieri, come se quel momento fosse l’unico che contasse.
Quando finalmente si staccò, i suoi occhi brillavano di felicità. "Non avrei mai immaginato… È tutto così perfetto," disse, la voce tremante per l’emozione.
La guardai con un sorriso pieno di tenerezza. "Era solo l’inizio," risposi, accarezzandole il viso con dolcezza. "Questa sera sarà ancora più speciale, lo prometto."
Alina sorrise, ancora immersa nell'emozione di quel momento speciale. “Vado a provare tutto così, così vedrai come mi sta,” disse, cercando di sdrammatizzare, ma la sua voce tradiva un pizzico di eccitazione.
“Aspetta,” dissi, trattenendola gentilmente per un braccio. “Lasciami la sorpresa di vederti così questa sera, bella e libera. Sarà ancora più speciale, te lo prometto.”
Alina mi guardò negli occhi, sentendo il calore della sua presenza e l’intensità di ciò che si stavano preparando a vivere insieme. In quel momento, c’era una complicità che andava oltre le parole, un’intesa che sembrava capace di farli volare via dal mondo esterno e portarli in un luogo solo loro.
Tutta l’atmosfera che ci circondava, il regalo, la sorpresa, la cura con cui le aveva pensato ogni dettaglio, avevano creato un'aria di eccitazione e desiderio reciproco, ma anche di profonda connessione. Alina si sentiva più viva che mai, come se stesse vivendo un sogno, una magia che li univa.
Con un sorriso timido ma complice, Alina si avvicinò e mi baciò sulla bocca, un bacio dolce e pieno di significato, come se volesse dire grazie per ogni piccolo gesto che l’aveva fatta sentire speciale. La guardai, sorpreso dalla sua spontaneità, ma felice di vederla così. Di li a poco le nostre mano iniziarono a cercarsi, avide si protrassero verso il basso ventre. Alina afferrò con la mano il crescente piacere e cominciò a stringerlo forte e poi con lenti movimenti su e giù mentre le mia dita si facevano strada tra le grandi labbra per poi penetrarla in profondità. Non riuscivamo a staccare le nostre bocche, con le mani ci aiutavano per spogliarci vicendevolmente. Quando finalmente nudi il mio sesso fu libero Alina si inginocchiò per prenderlo in bocca. Mentre lo succhiava con lo sguardo cercava i miei occhi per vedere il mio piacere. I movimenti della sua bocca erano caldi e sensuali e le sue mani continuavano a massaggiare i testicoli facendoli gonfiare sempre più di desiderio. Era difficile resistere a quelle attenzioni intime, profonde e calde di Alina; senza scomporsi dalla posizione ci ritrovammo sul divano di pelle nera che era nel salone. Al contatto con la pelle fredda del divano Alina mollò per un attimo la presa e fu il momento in cui la dagiai sul divano e potei finalmente aprire le gambe e cominciare a baciarle la vulva infilando la lingua fin dentro la vagina quasi a volerle toccare il punto G. Alina sentiva quel caldo corpo umido accarezzarle le pareti interne del suo sesso e si scioglieva in abbondanti umori di eccitazione che le colavano dappertutto. “Anche io voglio leccarlo ti prego”, cosi mi avvicinai al suo volto ed Alina fece scivolare quel pene grosso e gonfio tutto nella sua bocca sforzandosi di ingoiarlo tutto fino ad arrivare alla base dei testicoli. La situazione era veramente di eccitazione crescente, Alina riceveva piacere e dava piacere come succedeva me ed entrambi volevano riempire la bocca dell’altro con il nostro orgasmo. Quando 4 dita si infilarono nella vagina di Alina la dilatazione le procurò delle scosse di piacere talmente forti che insieme al piacere che le dava la lingua che le leccava il clito la fecero esplodere in un orgasmo violento e forte che schizzo nella mia bocca. Mentre schizzava aveva tutti i muscoli contratti e quasi non si accorse che stava quasi mordendo il mio pene che aveva in bocca. Il suo orgasmo si prolungò per qualche minuto poi mollo la prese del pene ma continuò a leccare i testicoli e a mordicchiarli. Alina adorava dare i morsi ai testicoli era una sua piccola vendetta quando aveva l’orgasmo prima di me. “ora ho io un regalo per te “. Rimasi senza parole, Alina sali su suo petto e poi mise la sua vulva sulla mia bocca e cominciò una dolce danza avanti ed indietro avanti ed indietro mentre continuava a colare i suoi caldi umori dell’orgasmo appena avuto nella mia bocca. Io avevo gli occhi chiusi, ricevevo quel nettare dal suo amore e non desiderava altro, il suo paradiso era sulla mia bocca ed era caldo, profumato e dolce. Alina continuava a muoversi dolcemente e la sua eccitazione era nuovamente alta, “amore apri bene la bocca”. Senza aprire gli occhi obbedii e da li a qualche attimo Alina cominciò ad inondare la mia bocca con il caldo liquido dorato della sua pipi. Era cosi eccitante che ebbi subito una violenta erezione e per poco non arrivavo ed Alina si eccitò tantissimo vedendo il suo uomo che beveva di lei. Osservò colare ogni goccia ed osservo il suo volto felice ed eccitato che continuava a leccarla tutta. Quando ebbe finito di liberarsi della sua pioggia dorata si ritrovò con delle vampate di piacere che la scuotevano in modo inusuale. In fondo pensava di fare un regalo ma si era ritrovata sull’orlo di un suo orgasmo. Quando la mia lingua comincio a leccarle dolcemente la rosellina del sedere nuovamente cominciò a sciogliersi non ci credeva, sentiva la vagina pulsare e l’orgasmo arrivarle, ma come era possibile. Me ne accorsi e le misi due dita nella vagina per aiutarla ed in un attimo ebbe nuovamente un orgasmo ma questa volta letteralmente squirtò inondando il petto di il mio petto. Non credeva possibile la cosa, liberarsi della sua pioggia dorata aveva liberato una parte di se che non conosceva e che le dava tanto piacere. Ora ero io a chiedere di poter avere il mio orgasmo e la feci scivolare prima sul petto e poi sempre più giù fece in modo che il pene le scivolasse nella vagina. Lo feci scivolare lentamente senza fretta dando tempo alla vagina ci accoglierlo allargandosi piano piano. Dopo poco fu tutto dentro e la punta toccava nettamente l’utero. Alina quando sentì la profondità sul suo utero ebbe un sussulto di piacere. Conosceva quella sensazione ma ogni volta era come la prima volta. Si abbasso su di me e mi baciò. La mia bocca sapeva un po’ di pioggia dorata ma si era quasi del tutto mescolata a tutti gli umori vaginali che mi aveva colato fin giù nella gola. La tenevo ferma per i fianchi in modo da non farla muovere e cominciai a penetrarla con colpi sempre più forti da sotto. Lei era li a cavallo del pene che la stava aprendo tutta, i suoi umori continuavano a colare ed io sentivo bene mentre scendevano lungo tutto il pene e poi sui testicoli. Alina prendeva tutti quei colpi nella vagina con continui spasmi di piacere e più lui spingeva forte più lei godeva. Poi mi spostati e feci mettere Alina piegata sul bracciolo del divano, poi mi posizionai dietro di lei e ripresi a pomparla forte nella vagina da dietro. Quella posizione faceva sentire Alina molto esposto e la faceva sentire molto sexy porcellina e desiderata “ti prego non ti fermare spingi più forte”. La sua voce incitava il movimento che si fece molto forte quasi violento ed Alina lo accoglieva con sempre crescente piacere, era nuovamente sul punto di un orgasmo non ci poteva credere. Io le tenevo stretto i seni ed i capezzoli e continuavo con ritmo a spingere con forza. La vagina stava cedendo sotto quei colpi quando le infilo un dito nel sedere. Lei prova a ribellarsi ma la posizione gli impedisce ogni movimento e quei colpi la tenevano inchiodata al bracciolo. Il dito si fa subito strada dentro ed arrivato al punto desiderato si ferma e fa spazio al secondo dito che scivola dentro senza ostacoli. Quella dilatazione anale le manda il tilt il sistema di controllo, Alina sente l’orgasma che arriva come un’onda in piena e non riesce a controllarlo. Dopo poco comincia a muovere il sedere per sentire più dentro le dita, è un movimento lento ma io lo percepisco e l’aiuto nella penetrazione “amore è bellissimo essere dentro di te così”. Alina fa un sospiro “si vero amore mio non ti fermare fammi godere così mi piace sentirmi aperta da te ovunque, sono tua arrivami dentro l’utero”. Aumentati il ritmo in modo deciso ed entrambi eravamo prossimi all’orgasmo. Arrivammo insieme, gli umori di lei si mischiano con il mio sperma che le invade letteralmente l’utero. Alina sente quei fiotti caldi di sperma colpirla dentro e stringe le gambe quasi per trattenere tutto dentro insieme al pene. Restiamo li fermi per un attimo con le dita sempre nel sedere di Alina. Poi delicatamente ci separano e nuovamente le nostre lingue si intrecciano in un bacio passionale. “Amore mi hai fatto godere tanto “ ed io sorridendo “Anche tu Alina mi hai fatto godere e poi il tuo regalo è stato veramente speciale”.
Entrambi ci ricomponiamo e ci prepariamo per pranzare.
Alina, con un sorriso soddisfatto, aveva preparato un pranzo semplice ma ricco di sapore, pensando a un piatto che potesse combinare leggerezza e gusto. Le verdure al forno erano perfettamente dorate, disposte su un vassoio con una leggera spolverata di rosmarino e timo, che sprigionavano un profumo avvolgente. Peperoni, zucchine, melanzane e patate si mescolavano armoniosamente, con la cottura che aveva esaltato i loro sapori naturali, mentre un filo d'olio extravergine di oliva e una spruzzata di aceto balsamico aggiungevano una nota di freschezza.
Il pollo, cucinato in una salsa speciale preparata con miele, senape, limone e un pizzico di pepe nero, era tenero e saporito. La salsa aveva una consistenza vellutata e leggermente dolce, che si abbinava perfettamente alla carne, creando un contrasto delizioso con le verdure. Ogni boccone era una combinazione perfetta di sapori dolci e salati, che scivolavano via con una delicatezza sorprendente.
Seduti a tavola, ci scambiammo sguardi complici e sorrisi, mentre gustavano il pasto con calma, apprezzando il momento di intimità e serenità che stavano vivendo insieme. Era un pranzo tranquillo, ma pieno di quella calda complicità che rendeva ogni gesto speciale.
Dopo aver finito, ci alzammo e ci sedemmo insieme al tavolo del soggiorno, dove stavamo lavorando al progetto dei campi da tennis e della club house. La discussione si fece vivace, mentre parlavamo degli aspetti pratici e creativi del progetto. Alina, con la sua solita attenzione ai dettagli, aveva immaginato uno spazio che non solo fosse funzionale, ma che potesse anche offrire un'esperienza unica a chi l'avesse vissuto. La club house, con all’interno degli appartamenti destinati a un B&B, avrebbe dovuto essere accogliente, con un'atmosfera che mescolasse eleganza e comfort.
Sparsi su un grande tavolo, c'erano schizzi e piani dettagliati. Ogni sezione del progetto veniva discussa con cura, dai materiali da utilizzare per i campi da tennis, che dovevano essere perfetti per garantire una buona esperienza agli utenti, alla disposizione degli appartamenti, che dovevano offrire un rifugio accogliente e confortevole per chi desiderava passare del tempo nella zona.
Entrambi ci perdevamo nel lavoro, con la stessa passione che mettevamo in ogni cosa che facevano insieme, trovando nel progetto non solo un'opportunità di crescita professionale, ma anche un modo per continuare a costruire qualcosa di speciale insieme.
Capitolo 2
La sera arriva, avvolgendo ogni cosa in una luce morbida e calda. Alina si prepara con cura, indossando il suo splendido vestito e le scarpe abbinate, lasciando volutamente da parte mutandine e reggiseno. Ogni gesto è misurato, ogni dettaglio studiato. Nell’atrio di casa, l’aspettavo con il mio abito elegante di Zegna, una camicia impeccabile di Borrelli e scarpe lucide di Campanile, un'immagine di raffinatezza e stile.
Quando Alina compare, la sua presenza lo lascia senza parole. È una visione. Il suo corpo perfetto è esaltato dal vestito, che accarezza le sue forme e svela la candida curva della schiena. Il profumo di Alina, più intenso del solito, si diffonde rapidamente nell’aria, conquistando ogni angolo della casa, come se annunciasse la magia della serata che sta per iniziare.
Io la guardo, incapace di nascondere un sorriso che mescola ammirazione e complicità. Con un gesto sicuro le porge un sacchetto elegante, quasi cerimonioso, e con un tono morbido le dice: "Ora tocca a te indossare anche questo, che conosci già molto bene."
Alina, incuriosita, prende il sacchetto e ne osserva il contenuto. All’interno c’è un nuovo ovetto nero, simile al precedente ma visibilmente più grande, della dimensione di un uovo da cucina. Le sue dita sfiorano la superficie liscia dell'oggetto, mentre un sorriso enigmatico si disegna sulle sue labbra.
La serata prometteva di essere indimenticabile.
Alina con fare deciso e provocatorio dritta dinanzi a me alza il vestito mostrando che sotto è effettivamente nuda, mette provocatoriamente l’ovetto in bocca sfidando il suo sguardo, e lo infila tutto nella vagina dopo di che abbassa il vestito e sorride. Poi con estrema naturalezza scosta le due coperture del vestito che le fanno da reggiseno e dice “Ora tocca a te vieni a succhiarmi i capezzoli”. Non mi aspettavo questa richiesta pur se l’avevo sempre desiderata e senza indugiare mi avvicino a lei succhiando entrambi i capezzoli con dolcezza e con forza e poi con dolcezza e poi con forza come un succhiotto e poi con dolcezza, poi la sfioro tra le gambe, ma lei si ritrae “non ti ho detto che puoi toccarla anche se ha voglia di te”. Cosi dicendo mi bacia appassionatamente e prendemmo la macchina per andare a vedere l’opera.
Il tragitto verso le Terme di Caracalla si snodava tra le vie di Roma, immerse nel fascino senza tempo della città eterna. Le luci soffuse dei lampioni creavano riflessi dorati sui sampietrini, mentre l’aria della sera portava con sé un leggero profumo di pini e gelsomini. Avvicinandosi alla destinazione, le imponenti rovine delle terme apparivano all'orizzonte, maestose e silenziose, illuminate da fasci di luce che ne esaltavano la bellezza antica.
Arrivati sul posto, la location si rivelò incantevole. Il palco era stato allestito con cura al centro della vasta area archeologica, incorniciato da colonne e archi che sembravano raccontare storie di un passato lontano. Intorno, il cielo stellato sembrava unirsi alla magia dell’evento, mentre un leggero brusio di voci anticipava l’inizio dello spettacolo. Ai lati del palco erano stati posizionati due grandi schermi, che avrebbero riportato la trama della Traviata per guidare il pubblico attraverso le emozioni dell’opera.
Ci sistemammo nella fila centrale, sul lato destro verso metà platea, un punto perfetto per godere sia della vista del palco che dei dettagli trasmessi sugli schermi. Alina, con il suo abito elegante, attirava l’attenzione senza sforzo, e io non potevo fare a meno di osservarla, ammirando il modo in cui sembrava essere parte naturale di quel contesto sofisticato.
Alla sua sinistra era seduta una donna sulla settantina, elegante e raffinata, con un collier di perle che rifletteva la luce morbida dei riflettori. Accanto a lei, suo marito, un uomo poco più grande, dal portamento distinto e l’aria tranquilla, che la osservava con un affetto silenzioso. Alla mia destra, invece, c’era un giovane sui ventotto anni, che sembrava vagamente nervoso. Continuava a controllare l’orologio e a scrutare l’ingresso della platea, aspettando con impazienza la sua fidanzata, evidentemente in ritardo.
Il pubblico, composto da persone di ogni età e provenienza, contribuiva a rendere l’atmosfera viva e vibrante. Il mormorio delle conversazioni si abbassò gradualmente, lasciando spazio a un silenzio carico di attesa quando le luci si abbassarono e l’orchestra iniziò a suonare le prime note. Alina era emozionata per la sua prima opera teatrale ed il suo sguardo era perso verso il palco, di li a poco l’ovetto cominciò a vibrare per due secondi. Alina si era dimenticata sia di essere nuda sia dell’ospite ingombrante che aveva dentro di se. Quando si mise a vibrare si rese subito conto che era molto più complicato trattenerlo e trattenersi. Decise allora di accavallare le gambe guardandomi di soppiatto. L’ovetto smise prontamente.
Le luci si abbassarono dolcemente, e l’orchestra cominciò a intonare le prime note del preludio de "La Traviata". Gli archi introdussero un motivo delicato e struggente, che sembrava danzare nell’aria, insinuandosi nei cuori di tutti i presenti. Ogni nota era come un filo invisibile che collegava il pubblico al palco, alla storia che stava per essere narrata.
La scena si aprì con un’atmosfera festosa. Gli ospiti erano radunati per un sontuoso banchetto a casa di Violetta Valéry, la protagonista, una giovane cortigiana parigina. I costumi erano un tripudio di colori, luci e dettagli, e l’energia della festa sembrava emanare dal palco e invadere ogni angolo dell’anfiteatro.
Poi, la musica si trasformò: il giovane Alfredo Germont intonò il suo brindisi, "Libiamo ne' lieti calici", uno dei momenti più celebri dell'opera. La sua voce era limpida e appassionata, un invito alla gioia e all'amore che si levava con forza sopra l’orchestra. Il coro lo accompagnava, aggiungendo un’ulteriore profondità al momento. Sul palco, la compagnia alzava i calici in un gesto che celebrava la vita, mentre sugli schermi laterali scorrevano le traduzioni del testo:
"Libiamo, libiamo ne' lieti calici / che la bellezza infiora, / e la fuggevol, fuggevol' ora / s'inebri a voluttà."
Alina seguiva le parole con attenzione, ma ciò che veramente la rapiva era la musica stessa. Sentiva il suo cuore battere all’unisono con le note, come se l’orchestra stesse suonando dentro di lei. Complice l’ovetto che era sincronizzato con la musica e vibrava secondo l’intensità e la ritmica della lirica. Quando Violetta si unì ad Alfredo nel brindisi, la sua voce cristallina e sicura riempì l’aria, elevando il duetto a un livello quasi celestiale. Gli occhi di Alina erano incollati al palco, ma dentro di sé sentiva di essere trasportata in una dimensione intima, dove il linguaggio universale della musica parlava direttamente alla sua anima e la sua vagina si continuava a bagnare in modo evidente.
Con la fine del brindisi, la scena si trasformò, e Violetta, sola sul palco, intonò "È strano!... È strano!", il monologo in cui rifletteva sulla possibilità di amare Alfredo. La sua voce esprimeva una miscela di dubbi, paura e speranza, una lotta interiore resa ancora più potente dalla musica che accompagnava le sue parole.
Alina si sentiva completamente assorbita. Le emozioni di Violetta, così umane e autentiche, le arrivavano come un’onda, ed il crescendo della musica la stava conducendo al suo primo orgasmo tra la folla. Sapevo che la musica l’avrebbe eccitata complice anche il giocattolo musicale che indossava. Entrambi fissammo il palco per la scena successiva.
Mentre Violetta e Alfredo cominciavano a intrecciare i loro destini sul palco, sentii Alina stringermi improvvisamente a sé. Le sue mani cercarono le mie con urgenza, come se avesse bisogno di ancorarsi a qualcosa di reale per non essere completamente travolta dall’intensità della musica e delle emozioni. Di li a poco sento Alina contrarre i muscoli, i suoi piedi si tendono, si morde le labbra e soffoca dentro l’orgasmo che sta avendo. La signora accanto con aria preoccupata e sotto voce domanda “signora tutto bene ?”, ma Alina non riesce a rispondere a parole ma muove la testa per dire SI.
Quando finalmente girò il viso verso di me, vidi una lacrima scendere lentamente sulla sua guancia. Era una lacrima silenziosa, non di tristezza, ma di pura intensità emotiva. Alina sorrise, quasi come se volesse scusarsi, ma io la guardai con un’espressione che speravo le dicesse tutto: non c’era nulla da spiegare, nulla da giustificare.
La musica si intensificava sul palco, e noi restavamo lì, mano nella mano, immersi in quella magia che sembrava averci rapiti. Ogni tanto, uno sguardo curioso si posava su di noi, ma nessuno osava interrompere quel momento così speciale. Era come se fossimo diventati parte dell’opera stessa, due anime che si ritrovavano in un dialogo silenzioso, fatto di sguardi, gesti e di quella musica che ora era diventata anche la nostra.
L’opera giungeva al suo culmine, e ogni nota sembrava scavare sempre più a fondo nell’anima di chi l’ascoltava. La storia di Violetta e Alfredo, così intensa e tragica, trovava il suo epilogo tra le voci struggenti dei protagonisti e il crescendo emozionante dell’orchestra. Alina non staccava gli occhi dal palco, completamente rapita da quel dramma ed un nuovo orgasma veniva soffocato a labbra strette. Erano già 4 orgasmi che Alina aveva in silenzio ogni volta che incalzava la musica.
Quando l’ultima nota risuonò nell’aria e il sipario cominciò a calare, l’anfiteatro esplose in un applauso fragoroso, ma Alina rimase immobile per qualche istante. Il suo viso era segnato dalle lacrime, non di tristezza, ma di commozione profonda, di quella che ti lascia senza parole e senza fiato. Si girò verso di me, e nei suoi occhi lessi qualcosa che non avevo mai visto prima: un misto di gratitudine, stupore e amore puro.
Mentre il pubblico continuava ad applaudire, Alina si lasciò andare contro di me, posando la testa sulla mia spalla. “Grazie,” sussurrò piano, quasi impercettibilmente, ma bastò quella semplice parola per riempirmi il cuore.
“È stata… indescrivibile,” disse infine, con la voce ancora incrinata dall’emozione. “Non pensavo che qualcosa potesse toccarmi così profondamente.”
La guardai e sorrisi. “È l’effetto della grande arte,” risposi, “e del fatto che hai il cuore aperto per accoglierla.”. Il riferimento era fin troppo evidente ed aggiunsi “la serata non è ancora terminata”.
Mano nella mano, accompagnai Alina verso il Lungotevere, dove la magia della notte romana brillava riflessa nelle acque del fiume. L’aria era fresca, profumata dai tigli che bordavano il lungofiume, e il rumore ovattato della città sembrava lontano, come se il tempo stesso avesse rallentato per noi.
Arrivati al punto stabilito, una barca galleggiante ci attendeva, illuminata da una morbida luce calda che creava un’aura di intimità e fascino. Alina si fermò, sorpresa, e mi guardò con occhi pieni di curiosità e meraviglia. "Questa è la tua prossima sorpresa," le dissi con un sorriso, mentre la conducevo a bordo.
La barca ondeggiava dolcemente sull’acqua, creando un’atmosfera rilassante e quasi ipnotica. L’interno, sotto coperta, era un capolavoro di eleganza e romanticismo. Una scala di legno levigato conduceva a una stanza arredata con gusto raffinato: il letto al centro era ricoperto di petali di rosa rossa, disposti con cura, e la seta delle lenzuola brillava sotto il soffuso bagliore delle candele che illuminavano la stanza.
Accanto al letto, su un piccolo tavolino in vetro, una bottiglia di champagne era già pronta, immersa in un secchiello d’argento pieno di ghiaccio. Due calici cristallini attendevano di essere riempiti, mentre un piattino d’argento con piccoli cioccolatini completava il quadro.
Gli oblò lungo le pareti erano ampi e perfettamente trasparenti, permettendo di vedere il Tevere che scorreva calmo, con le luci della città che si riflettevano sull’acqua come in un dipinto impressionista. Da ogni lato si potevano ammirare scorci suggestivi della Roma notturna: i ponti illuminati, i palazzi antichi e le sagome degli alberi che si stagliavano contro il cielo stellato.
Alina restò senza parole. Guardava ogni dettaglio con occhi sognanti, mentre un sorriso incredulo si apriva sul suo volto. "È... perfetto," sussurrò, con la voce velata dall'emozione.
"Volevo che questa notte fosse davvero indimenticabile," le dissi, avvicinandomi per prenderle la mano. "E volevo che fosse tutta per te, per noi."
Ci sedemmo sul bordo del letto, e aprii la bottiglia di champagne con un gesto fluido, il tappo che uscì con un suono delicato, quasi a non voler disturbare la magia del momento. Riempì i calici, e le porsi il suo. "A noi," dissi, guardandola negli occhi.
Brindammo mentre l’acqua lambiva dolcemente lo scafo, il mondo fuori sembrava scomparso, lasciandoci solo il nostro momento, fatto di scintille, sguardi e un amore che in quella notte sembrava non avere confini.
Slaccia il vestito di Alina e lascia che scivolasse ai piedi del letto sollevai i suoi piedi e non potei fare a meno di baciare le caviglie guardando le sue splendide scarpe. Tolsi poi le scarpe e lascia che la lingua percorresse ogni singolo dito dei piedi prima destro e poi sinistro. Mi soffermavo a succhiare ogni singolo dito e questo faceva aumentare l’eccitazione di Alina. Cominciò a sfiorarsi il clito e con le dita estrasse l’uovo musicale che l’aveva accompagnata per tutta l’opera. La lingua continuava a succhiare i sui piedi e lei li spingeva fino in fonda alla mia gola mentre si toccava. Poi con la mano afferrò i miei testicoli e cominciò a stringerli forte dicendo “ho voglia di te ora “. Mi avvicinai a lei le alzai le gambe e la penetrai, non ci volle molto che Alina dopo i primi colpi forti e veloci che la penetravano ebbe il suo orgasmo . Cinse le gambe intorno a me e mi strinse per non farmi muovere mentre lei continuava ad agitare il suo caldo ventre prolungando il suo orgasmo. Restammo immobili in quella atmosfera surreale cullati dalle onde del Tevere mentre dagli oblò entravano le luci di Roma.
Ero ancora dentro di lei duro e gonfio ma immobile quando Alina mi dice “voglio essere tua in modo completo prendimi anche dietro”. Sapevo che era pronta, mi sposto e le vado a baciare il culetto ed ho cura di bagnarlo tutto e con la lingua cerco di entrare per bagnarla anche dentro. Poi due dita si fanno largo nel suo buchetto dilatandolo piano, poi arriva un terzo ed un 4 dito che le procurano una dilatazione che comincia a farla eccitare. Le alzo nuovamente le gambe, le poggio al mio petto, un bacio ai suoi piedi nuovamente, poi la guardo le sorrido dolcemente, la sua espressione è piena di desiderio “dammelo”. Accosto il mio pene al suo sfintere e lentamente lo faccio scivolare dentro. Attendo che lei si abitui alla penetrazione e poi comincio a spingerlo dentro aumentando sempre il ritmo. “Ora mi sento tutta tua, sfondami tutta di prego”. Continuo a muovermi dentro lei sempre con maggiore forze, poi lei chiede di cambiare posizione e mi fa mettere sdraiato a pancia in su e sale sul mio pene lasciandolo scivolare nel suo sfintere aperto. Comincia a muoversi lasciando che si piantasse tutto in profondità nelle sue viscere, con la mano riprende a toccarsi il clito mentre io le stringo i capezzoli duri tra le dita delle mani. Il movimento è talmente rapido e ritmano che faccio fatica a trattenermi e poi lo sfintere è cosi stretto che sto per riempirlo tutto. Alina continua in modo forte a toccarsi poi urlando dice “ti prego vieni vieni vieni con me ti prego” e sento il suo orgasmo schizzarmi addosso mentre anche io le riempio lo sfintere di sperma caldo. Le onde continuano a dondolarci mentre restiamo li immobili, poi le nostre bocche si baciano, io vorrei baciarla anche tra le gambe per ripulirla ma lei mi tiene stretto a se “non voglio che te ne vai da me, abbracciami e tienimi qui con te. Voglio restare sporca tutta la notte per te”. Cosi nudi sotto le lenzuola tra il dormiveglia e l’eccitazione di una giornata speciale attendemmo l’alba senza lavarci.
Capitolo 3
Alina si stava preparando per uscire. Mentre sistemava gli ultimi dettagli del suo outfit, si fermò sulla porta della camera e mi guardò con un sorriso che conoscevo bene, un sorriso carico di quella malizia giocosa che la rendeva irresistibile. Appoggiandosi al telaio, con la borsa già a tracolla, si avvicinò a me con passo lento e sicuro.
"Tesoro," iniziò con voce morbida, lasciando trasparire un pizzico di provocazione, "oggi esco con Ana. Andremo a cercare costumi per il mare... chissà, magari ne troverò qualcuno che ti sorprenderà." Si avvicinò ancora di più, inclinando leggermente la testa, mentre i suoi occhi si illuminavano di un luccichio malizioso. "Tu che dici, preferisci qualcosa di classico o… un po’ più audace?"
La guardai divertito, intuendo il gioco sottile nelle sue parole. "Qualunque cosa tu scelga, so già che sarà perfetto," risposi, cercando di tenere il tono distaccato, anche se il suo modo di guardarmi rendeva difficile nascondere il mio coinvolgimento.
Alina rise piano, posando un bacio leggero sulla mia guancia, ma con un’intensità che sembrava voler promettere qualcosa di più. "Va bene, allora ti lascerò la sorpresa... e magari stasera ti racconterò tutto," aggiunse, con quella sua aria misteriosa che lasciava sempre il desiderio di sapere di più.
Si allontanò verso la porta, poi si voltò un’ultima volta. "Ah, quasi dimenticavo," disse, con un sorrisetto furbo, "mangeremo fuori, un bacio tesoro." E con questo, sparì giù per le scale, lasciandomi con un misto di curiosità e immaginazione.
Quando Alina arrivò al punto di incontro con Ana, era radiosa. La sua minigonna di jeans scura, la t-shirt bianca e le sneakers candide la rendevano casual ma sempre raffinata. Ogni dettaglio era curato, dalla catenina d'oro sottile che portava al collo al profumo leggero che sembrava seguirla ovunque. Ana era altrettanto splendida, con il suo stile più grintoso, ma altrettanto magnetico. Insieme, le due attiravano gli sguardi di chiunque le incrociasse.
"Allora," disse Ana, con la sua solita schiettezza, "pronta per mettere in crisi tutti i negozi di costumi della città?"
"Pronta!" rispose Alina, ridendo. "Ma ricordati che tu stavolta non puoi uscire con il solito nero."
E così, con una complicità che traspariva in ogni gesto, le due amiche iniziarono la loro giornata di shopping, mentre io restavo a immaginare come sarebbe stato scoprire, la sera, quale sorpresa Alina aveva scelto per me.
Alina e Ana camminavano tra i negozi chiacchierando e ridendo, godendosi la mattinata insieme. Dopo aver visitato boutique come Eres e Melissa Odabash, i loro occhi furono catturati da una vetrina di La Perla, dove un costume rosso fiammante, semplice ma incredibilmente elegante, spiccava tra tutti.
"Quello è tuo, Alina," disse Ana con convinzione, spingendola quasi verso l'ingresso.
"Sicura? Forse è troppo... appariscente," rispose Alina, mordendosi il labbro. Ma in fondo sapeva che Ana aveva ragione.
Entrarono nel negozio, e Alina prese il costume per provarlo. Il tessuto era morbido, con riflessi setosi che promettevano di valorizzare ogni curva. Una volta entrata nel camerino, si cambiò e si osservò nello specchio. Rimase colpita: il costume sembrava fatto su misura per lei, aderiva perfettamente, esaltando il punto vita, i fianchi e la scollatura. La tonalità di rosso metteva in risalto la sua pelle luminosa e i suoi capelli castani. Si guardò di lato, lisciandosi con le mani le gambe, e pensò che forse Ana aveva davvero ragione.
Proprio in quel momento la tenda del camerino si scostò leggermente, e Ana fece capolino con un sorriso malizioso. "Posso vedere? Prometto che non guardo troppo," scherzò, entrando prima che Alina potesse rispondere.
"Ma sei matta?" protestò Alina, ridendo e arrossendo allo stesso tempo.
"Voglio vedere come ti sta. Dai, fammi vedere la diva," rispose Ana con un tono scherzoso, incrociando le braccia e aspettando.
Alina, dopo un attimo di esitazione, decise di assecondare il gioco. Si mise in posa, camminando lentamente sul posto, con movimenti studiati e maliziosi. Passò le mani lungo le sue gambe, scivolando verso i fianchi, mentre lanciava ad Ana uno sguardo volutamente teatrale. "Che ne pensi? Troppo sexy?" chiese, scherzando, ma con una punta di curiosità reale.
Ana la osservava attentamente, con un sorriso complice. "Sei perfetta, Alina. Seriamente. Questo costume sembra fatto apposta per te." Poi, aggiunse con un pizzico di nostalgia: "Sarebbe perfetto per andare alle terme insieme, come ai vecchi tempi."
Alina rise, ripensando alla loro avventura sulla neve e alle risate condivise. "Te lo ricordi ancora? Ma certo, non credo che tu abbia dimenticato la nostra discesa improvvisata in costume, vero?"
"Mai," rispose Ana con un sorriso largo. "Ecco perché questo costume deve essere tuo. È perfetto per la prossima avventura!"
Le due si scambiarono uno sguardo d'intesa e, mentre uscivano dal camerino, Alina si sentiva non solo bellissima, ma anche incredibilmente grata per l'amicizia di Ana, che rendeva ogni momento speciale.
Le amiche si sedettero al tavolo del ristorante giapponese, un locale elegante ma accogliente, con luci soffuse, pareti di legno intagliato e delicati dettagli decorativi che richiamavano l'estetica tradizionale giapponese. Il profumo di sushi fresco e soia si mescolava al suono rilassante dell’acqua che scorreva da una piccola fontana vicino all’ingresso. Ana, sempre vivace e diretta, approfittò dell'atmosfera rilassata per confidarsi con Alina.
"Sai, ultimamente ho scoperto un posto interessante," iniziò Ana, mentre con le bacchette afferrava un pezzo di sashimi. "Si chiama New Luna. È un club privé, molto esclusivo."
Alina alzò lo sguardo incuriosita. "Club privé? Come funziona? Non sono mai stata in uno di quei posti." La sua voce tradiva una leggera timidezza, ma anche una sottile curiosità.
Ana sorrise, inclinando la testa mentre si preparava a descrivere il luogo. "Il New Luna è... come dire, un mondo a sé. È situato in un edificio anonimo, senza insegne evidenti, per garantire la massima privacy. Quando entri, ti accolgono in una reception illuminata da luci soffuse, con personale discreto e professionale. Devi prenotare in anticipo e passare una selezione, perché vogliono mantenere un certo standard di eleganza e riservatezza. Una volta dentro, tutto cambia."
Ana fece una pausa per sorseggiare un po' di tè verde, lasciando Alina in sospeso. "L’atmosfera è unica. Ci sono diverse aree, tutte arredate in modo raffinato. Il salone principale ha divani di velluto, lampade dal design ricercato e musica lounge in sottofondo. È un luogo dove puoi semplicemente chiacchierare, bere un cocktail e rilassarti. Ma la vera particolarità è il labirinto."
"Il labirinto?" chiese Alina, con un misto di incredulità e divertimento.
"Sì, un vero e proprio labirinto," rispose Ana, abbassando leggermente la voce per creare un’atmosfera di confidenza. "È una serie di corridoi e stanze con luci soffuse, specchi alle pareti e tende pesanti che separano gli ambienti. L’idea è che tu possa perderti e lasciare che il destino – o qualcun altro – decida per te. È intrigante e... come dire, liberatorio."
Alina arrossì leggermente, ma non poteva fare a meno di chiedere: "E tu? Cosa fai lì dentro?"
Ana rise, appoggiandosi allo schienale della sedia. "Beh, io vado da sola. Mi piace l’idea di perdermi nel labirinto e lasciarmi trovare. È un’esperienza diversa, senza etichette né aspettative. Nessuno ti giudica, nessuno ti mette pressione. È un luogo dove puoi essere davvero te stessa, in totale libertà."
La descrizione di Ana era così dettagliata che Alina riusciva quasi a immaginarsi lì, avvolta da quella misteriosa atmosfera. "E non è... imbarazzante?"
"Non lo è," rispose Ana con decisione. "Anzi, è il contrario. Tutto è pensato per farti sentire a tuo agio. Ogni ospite rispetta regole molto rigide, ed è proprio questo che garantisce la privacy e la discrezione. Ci sono persone di ogni tipo, ma tutte accomunate da un approccio elegante e rispettoso."
Alina ascoltava affascinata, immaginando quel luogo misterioso e sofisticato. Mentre Ana continuava a raccontare, l’idea di scoprire qualcosa di nuovo e inusuale cominciava a insinuarsi nella sua mente, anche se non avrebbe mai ammesso di essere tentata.
Alina rientrò a casa con un sorriso radioso, portando con sé l’energia e l’entusiasmo della giornata trascorsa con Ana. Appena mi vide, si avvicinò e mi baciò sulle labbra, un gesto spontaneo e dolce che mi fece capire quanto fosse felice.
"Guarda cosa ho comprato!" disse, tirando fuori dalla busta il costume rosso che tanto l’aveva colpita. Era semplice eppure incredibilmente raffinato, con linee pulite che sembravano cucite apposta per esaltare ogni curva del suo corpo.
Non aspettò nemmeno una mia risposta, corse in bagno e, pochi minuti dopo, ricomparve davanti a me indossando quel capolavoro. Mi fermai a guardarla, senza parole. Il rosso acceso contrastava con la sua pelle chiara, esaltando ogni dettaglio della sua figura. Lo portava con una naturalezza disarmante, come se fosse nato per lei.
"Allora, che ne pensi?" mi chiese con un’aria maliziosa, girandosi lentamente per mostrarmi anche la schiena.
"È perfetto," risposi con sincerità, ancora un po’ stordito dalla sua bellezza.
Si sedette accanto a me sul divano, ancora indossando il costume, e cominciò a raccontarmi della giornata. Mi parlò dei negozi che avevano visitato, delle risate con Ana e, con un tono più intrigante, mi confidò del racconto sul New Luna.
"È un posto strano, sai? Ana me ne ha parlato con così tanto entusiasmo… sembra un mondo parallelo. Un luogo dove le persone vanno per essere libere, per vivere qualcosa di diverso senza giudizi," disse, con gli occhi che brillavano di curiosità.
La lasciai parlare, ascoltandola attentamente. La sua eccitazione era contagiosa, e potevo percepire quanto quel racconto l’avesse colpita. Quando finì, sorrisi e le posai una mano sul ginocchio.
"Mi racconti cosa è successo sulla neve con Ana quella sera?" le chiesi, lasciando trapelare un pizzico di malizia nella mia voce.
Alina arrossì leggermente, ma il suo sorriso non svanì. Si sistemò meglio sul divano, appoggiandosi allo schienale e incrociando le gambe. "Ah, quella sera... È stata una cosa un po’ folle, in effetti. Eravamo solo io e lei, dopo una giornata di sci. Ci eravamo fermate in una baita per scaldarci, e c’era un’atmosfera così intima… le luci basse, il camino acceso. Lei era così rilassata, e io..."
Si fermò, mordendosi il labbro come se cercasse le parole giuste. "Diciamo che ci siamo lasciate andare, complice il vino e la voglia di divertirci. Non so spiegartelo bene, ma è stato... diverso. E molto intenso."
La sua voce si abbassò di un tono, quasi come se stesse confidandomi un segreto. Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse, ma lei si limitò a sorridere enigmaticamente, lasciando in sospeso il racconto.
"Vuoi sapere altro?" chiese, inclinando la testa e fissandomi con uno sguardo provocatorio.
"Solo se hai voglia di raccontarmelo," risposi, incuriosito ma rispettoso, mentre il mio cuore batteva un po’ più forte.
Alina si sistemò meglio sul divano, accavallando le gambe con eleganza. Il costume rosso, che le stava a pennello, enfatizzava la bellezza delle sue forme. L’aria fresca del condizionatore rendeva l’atmosfera piacevole, nonostante il caldo estivo fuori. Il suo sguardo si fece più intenso mentre cominciava a raccontare, la voce bassa e vellutata che aggiungeva una nota di mistero.
"Quella sera," iniziò, "quando sei andato via, io e Ana eravamo ancora cariche dalla giornata sulle piste. Abbiamo deciso di fermarci al bar dell’albergo per bere qualcosa. Ci siamo prese un paio di giri di grappa, sai quelle artigianali, dal gusto forte ma dolce? Era davvero buona."
Si fermò un attimo, come se stesse rivedendo la scena nella sua mente. Poi continuò: "Ed è lì che abbiamo incontrato Samuel, l’istruttore di sci. Lo conoscevo appena, ma Ana lo aveva già incrociato qualche volta durante le sue lezioni. Lui si è avvicinato con quel suo sorriso sicuro e, in modo molto gentile, ci ha offerto un altro giro di grappa. L’atmosfera è cambiata quasi subito… c’era qualcosa nell’aria, un’energia che non saprei spiegare. Ana rideva, io pure, e Samuel sembrava divertirsi a farci sentire a nostro agio."
Alina si passò una mano tra i capelli, giocando con una ciocca mentre parlava. "Dopo qualche bicchiere, lui ci ha guardato e ci ha proposto qualcosa che all’inizio sembrava assurdo: ‘Che ne dite di fare un tuffo nella piscina termale? A quest’ora è chiusa, ma io so come entrare.’"
Sorrise al ricordo. "Ana, senza nemmeno pensarci, ha detto subito di sì. Sai com’è fatta, no? Sempre pronta a vivere avventure. Io ero un po’ esitante, ma la sua energia era contagiosa, e poi Samuel aveva quella sicurezza che faceva sembrare tutto normale, come se fosse la cosa più naturale del mondo."
Si sporse leggermente verso di me, con un lampo malizioso negli occhi. "Samuel ha preso per mano Ana, e io li ho seguiti. Prima di uscire dal bar, lui ha chiesto al barista la bottiglia di grappa, ‘per scaldarci un po’,’ aveva detto con un sorriso. E così siamo andati verso la piscina dell’albergo."
Alina si fermò un attimo, guardandomi per valutare la mia reazione. Il suo sorriso era enigmatico, e la stanza sembrava riempirsi del calore del suo racconto, nonostante il condizionatore.
Alina iniziò a raccontare, con un sorriso enigmatico sulle labbra:
"Arrivati in piscina, Ana non perse tempo. Si sfilò i vestiti e le mutandine con una naturalezza disarmante, lasciandoli cadere con noncuranza sul bordo della piscina. Samuel fece lo stesso, seguendo il suo esempio, e in un attimo erano entrambi completamente nudi, pronti a immergersi nell’acqua.
Una volta in piscina, Ana si avvicinò subito a Samuel. Lo baciò senza esitazione, un gesto deciso e carico di passione. Le sue mani, libere da ogni inibizione, iniziarono a esplorarlo, accarezzandolo nelle sue parti più intime, mentre l’acqua sembrava avvolgerli e amplificare ogni movimento.
Io rimasi seduta a bordo piscina, osservando la scena con calma. Mi versai un altro bicchierino di grappa, lasciando che il calore del liquore scivolasse dentro di me, e osservai la tensione crescere tra loro, palpabile e quasi magnetica. Era impossibile distogliere lo sguardo, un momento così carico di emozione e desiderio." Le parole di Alina si stavano caricando di eccitazione “poi Ana si fa penetrare in acqua da Samuel e guardandomi mi urla ‘Stupendo Alina mi sta riempiendo tutta vieni vieni anche tu’. Io ho guardato la scena poi spinta anche da Samuel che mi diceva di spogliarmi mi sono tolta il vestito e le mutandine e sono scesa in acqua. L’acqua era calda e la grappa aveva sciolto i miei freni inibitori. Mentre li guardavo fare sesso insieme mi sono toccata in acqua. Ana aggrappata a Samuel in sospensione si agitava velocemente e l’acqua creava onde che si infrangevano sul mio seno. Di li a poco ho sentito l’orgasmo di Ana che ha iniziato ad urlare ogni sconceria nei riguardi di Samuel. Una volta arrivata Ana ha mollato Samuel e si è distesa a pelo d’acqua per riprendersi” Alina si interruppe nel racconto non voleva forse andare avanti un po’ si vergognava della situazione. “Samuel non era arrivato e rivolto ad Ana le aveva chiesto la sua parte ed Ana prontamente gli ha detto ‘c’è la mia amica Alina non vorrai lasciarla a mani vuote’”. Alina nel dire questo abbassa lo sguardo e poi prosegue “Samuel si è avvicinato a me, ha tolto la mia mano che massaggiava il clito ed ha cominciato a farlo lui sempre più velocemente. Ero super eccitata e l’alcol aveva tolto ogni freno inibitore. Usciamo dall’acqua e mi sdraio sul lettino ed accolgo in bocca il sesso pulsante di Samuel mentre riprendo a toccarmi tra le gambe, lo succhio in profondità cosi che arrivi presto ma non è cosi che accade. Quando Samuel sta per arrivare si scosta da me si infila un preservativo che estrasse dai pantaloni accanto alla sedia e punta il suo pene doppio sulla mia vagina e mi entra tutto dentro. Inizia a martellarmi con forza e non ho il tempo di rendermi conto che mi inonda con il suo sperma, non riesco neppure a fermarlo ma sento bene il caldo dello sperma trattenuto dal preservativo. Si toglie soddisfatto da me e raggiunge Ana che lo aspetta a bordo piscina per farsi ripulire il pene. Io sul lettino riprendo a toccarmi fino a raggiungere il mio orgasmo. Mi sentivo sporca per ciò che avevo fatto ma anche tanto eccitata per quella situazione surreale. Poi entrambe ci siamo date una lavata ci siamo rivestite Samuel ci ha chiesto di lasciargli le nostre mutandine per ricordo. Ana ha subito ceduto la sua dopo averla passata ed infilata nella sua vagina ed io per non essere da meno l’ho imitata. Cosi ci siamo salutati con Samuel e siamo tornate in camera.”
Il racconto era stato molto eccitante e la mia eccitazione era visibile ad Alina che, a termine del racconto, infila la mano nei mie pantaloncini ed afferra il mio pene duro e comincia a massaggiarlo e mi sussurra all’orecchio “Tesoro mi perdoni per quello che ho fatto ?”. Io non le rispondo ma mi abbasso i pataloncini lasciando che il pene svetti in tutta la sua erezione. Alina poggia subito le sue labbra sulla punta e con la lingua comincia ad accarezzarlo proprio alla base della punta dove sa che mi fa impazzire, poi apre la bocca e se lo lascia scivolare tutto fino in gola. Mentre fa questi movimenti senza scomporsi si toglie il costume e dopo aver dato una forte stretta ai testicoli si siede sul pene gonfio. Alina era molto eccitata, evidentemente rivivere quella esperienza con Samuel l’aveva fatta bagnare. Comincia ad andare su e giù sul divano lasciandolo scivolare nella sua vagina mentre io le infilo un dito nel suo culetto voglioso. Mi guarda mi bacia sulla bocca e poi mi dice “Tesoro mi perdoni ?”. Io le sorrido e le infilo un secondo dito nello sfintere che la fa eccitare ancora di più. “Allora mi perdoni tesoro ?” e dicendo questo aumenta il suo ritmo ormai prossima all’orgasmo e la sento ripetere ancora “mi perdoni ?....mi perdoni ?” e lo ripeteva a ritmo della sua penetrazione alzando la voce mam mano che si avvicinava il suo orgasmo “mi perdoniiiiiii ??? ….. miiiiiii perdoniiiiiii??..” era arrivato il suo orgasmo violento e la sua vagina stringeva forte il mio pene proprio mentre le schizzavo dentro fiotti di sperma e le dissi “siiiiiiiiiiii “ continuando a eiaculare tanto sperma nella sua vagina. Poi ci baciammo ed Alina mi disse “sono felice che mi hai perdonato. Solo tu mi fai godere. Tu sei mio.” Io le sorrido uscendo dal suo utero e le dico “se ti va approfondiamo la tematica dei club privè credo che tu sia pronta per scoprire una maggiore libertà”
Capitolo 4
Giunse sabato e, come sempre, avevo preparato una sorpresa per Alina. Quando glielo dissi, il suo viso si illuminò. "Alina, tesoro, questa sera andiamo a cena fuori. Ti dovrai vestire elegante, con i tacchi alti," le dissi con un sorriso malizioso. Lei mi guardò incuriosita e, mentre si sistemava i capelli, chiese: "Dove andremo?"
"Al Flirt, vicino Sutri," risposi, lasciandole intendere che sarebbe stata una serata davvero speciale.
Il Flirt è molto più di un ristorante: è un luogo magico, pensato per regalare emozioni, un club dedicato solo a coppie. La serata prometteva atmosfere romantiche e intime, dove ogni dettaglio è progettato per coinvolgere tutti i sensi. Situato in una posizione incantevole, sulle dolci colline che circondano Sutri, il locale si distingue per la sua eleganza discreta e il fascino avvolgente.
Dopo aver avvisato Alina che avrebbe dovuto vestirsi elegante con tacchi alti, aggiunsi con un sorriso malizioso: “Ah, e non dimenticare di indossare della biancheria intima sexy… il locale impone un dress code particolare.”
Alina mi guardò con uno sguardo misto di curiosità e sorpresa. “Che genere di locale è, esattamente? Cosa mi stai nascondendo?” domandò, accennando un sorriso intrigato.
“È un club privè esclusivo, tesoro. Un posto dove le persone possono essere se stesse, senza giudizi. Un luogo dove si incontrano coppie che condividono il desiderio di esplorare la libertà e la complicità reciproca. Niente obblighi, solo un ambiente raffinato, discreto e affascinante,” le spiegai, tenendole lo sguardo fisso negli occhi.
Alina mi ascoltò attentamente, e potevo percepire la sua curiosità crescere. “Quindi è un posto per…?”
“Sì,” la interruppi dolcemente. “Un luogo per coppie che vogliono vivere esperienze uniche, lontano dalla routine. Un club privè non è solo trasgressione, ma anche eleganza, mistero e una profonda connessione tra le persone. È un mondo a sé, dove i confini sono definiti solo dalla volontà di chi vi entra.”
La sera giunse in fretta, e Alina si presentò pronta. Indossava un abito lungo in raso nero che abbracciava perfettamente le sue curve. Lo spacco laterale metteva in mostra le sue gambe affusolate, enfatizzate da tacchi alti in vernice. Una collana sottile e scintillante adornava il suo collo, mentre i suoi capelli erano raccolti in un’elegante acconciatura che lasciava libero il viso. Il profumo che indossava era sensuale, un delicato mix di vaniglia e note floreali.
Mentre ci avviavamo verso il club, sentivo la sua curiosità e la sua eccitazione crescere. Giungemmo al locale: una villa immersa in un bosco, illuminata da eleganti luci soffuse. L’esterno era circondato da una recinzione di edera e piccoli faretti che creavano un’atmosfera discreta ma al tempo stesso intrigante. L’ingresso era custodito da personale impeccabile, che ci accolse con un sorriso riservato.
Una volta entrati, l’ambiente ci avvolse con la sua atmosfera magnetica. Il salone principale era uno spettacolo di luci soffuse, arredi in velluto rosso e nero, e candelabri che creavano giochi di luce e ombra. Al centro della sala, un grande lampadario di cristallo rifletteva mille frammenti di luce, rendendo tutto ancora più affascinante.
Coppie elegantemente vestite conversavano in piccoli gruppi, tenendo in mano flute di champagne. La musica di sottofondo, un mix di jazz e lounge, creava un’atmosfera rilassante e al tempo stesso carica di aspettative. Gli ospiti si muovevano con naturalezza e sicurezza, lasciando intendere che in quel luogo tutto era possibile, ma sempre nel rispetto reciproco.
Il club era diviso in diverse aree, ciascuna con un’atmosfera unica. C’era il salone principale, dove gli ospiti potevano conoscersi, e una zona lounge con divani e poltrone in pelle dove rilassarsi sorseggiando cocktail. Alcune aree erano più intime, con tende di seta che separavano gli spazi, creando piccole nicchie di privacy per chi desiderava ritirarsi lontano dagli sguardi altrui.
Alina mi teneva il braccio mentre ci muovevamo tra le stanze, osservando tutto con una curiosità trattenuta. “È tutto così… elegante. Non me lo aspettavo,” mi disse, guardandomi con occhi scintillanti.
“Te l’avevo detto: è un luogo per persone che amano esplorare, ma sempre con classe e rispetto,” le risposi, sfiorandole il fianco.
Poco dopo ci sedemmo su un comodo divano nella lounge, dove ci venne servito un cocktail personalizzato dal barman. Alina era visibilmente affascinata da quel mondo nuovo, ma la sua mano che cercava la mia tradiva un pizzico di timore. “Va tutto bene?” le chiesi con dolcezza.
“Sì, è solo… tutto questo è così diverso da ciò che conosco. Ma mi piace. Mi fa sentire… viva,” rispose, regalandomi un sorriso che prometteva una serata indimenticabile.
Prendemmo posto al tavolo riservato per la cena, immersi nell’atmosfera elegante e sensuale che caratterizzava il Flirt. Il nostro tavolo era condiviso con altre tre coppie, tutte dall’aspetto giovane e curato. Tra di loro, una in particolare catturò la mia attenzione: una ragazza sui 26 anni, con un fisico sinuoso e una grazia innata nei movimenti, sedeva di fronte a noi accanto al suo partner.
Indossava un vestito in seta color borgogna, che le avvolgeva il corpo come una seconda pelle, evidenziando una terza di seno perfettamente proporzionata e il suo addome piatto. Il grande spacco laterale del vestito lasciava intravedere una gamba affusolata e perfettamente curata, accentuata da un paio di sandali con tacchi a spillo e dettagli in cristallo. I suoi lunghi capelli scuri le scendevano morbidi sulle spalle, incorniciando un viso luminoso con occhi intensi e labbra colorate di rosso.
Accanto a lei, il suo partner completava il quadro. Un uomo muscoloso, con una corporatura palestrata e spalle ampie, indossava una giacca chiara dal taglio impeccabile e una camicia nera sbottonata al punto giusto per mostrare il petto scolpito. I suoi modi erano rilassati, ma i suoi occhi non lasciavano mai la ragazza al suo fianco, come se volesse proteggere e al contempo vantarsi della sua bellezza.
Ci osservavano con insistenza, scambiandosi sorrisi complici, come se fossimo parte di un gioco implicito che solo loro comprendevano. La ragazza, in particolare, sembrava studiarmi con curiosità, inclinando leggermente la testa e giocando distrattamente con un orecchino mentre i suoi occhi scivolavano su di noi. Alina, accorgendosi della situazione, mi sorrise maliziosamente, quasi a voler accettare quella sfida non detta.
La cena iniziò con una serie di pietanze dal tocco spiccatamente erotico, servite con una teatralità che rendeva ogni portata un’esperienza sensoriale unica. Il primo piatto era un’insalata di ostriche crude servite su un letto di ghiaccio tritato, accompagnate da fettine sottili di lime e una salsa piccante al mango. Ogni boccone era un’esplosione di sapori che evocavano sensazioni proibite.
Seguì un carpaccio di salmone e avocado, con un’emulsione al pepe rosa e una spolverata di cioccolato fondente grattugiato. Le presentazioni erano curate nei minimi dettagli: ogni piatto sembrava un’opera d’arte, studiata per suscitare desiderio non solo per il cibo, ma anche per l’esperienza complessiva.
A servire i piatti c’erano cameriere e camerieri vestiti in modo provocante, ma nessuna attirò l’attenzione come lei: una cameriera dai lunghi capelli castani, che indossava esclusivamente lingerie intima ricamata in pizzo nero. Il reggiseno metteva in risalto il suo décolleté, lasciando intravedere la pelle sottostante in un gioco di trasparenze, mentre le culotte a vita alta erano abbinate a una giarrettiera che sottolineava la perfezione delle sue gambe.
Ogni suo movimento era lento, studiato per essere elegante e seducente. Quando si avvicinò al nostro tavolo per servire un risotto allo champagne e tartufo, i suoi occhi si posarono su di me per un istante, regalandomi un sorriso accennato ma eloquente. Alina, accanto a me, seguiva la scena con un’espressione divertita e complice, consapevole che l’intera serata era pensata per stimolare i sensi e abbattere ogni tipo di barriera.
La coppia di fronte a noi continuava a osservarci, e fu la ragazza a rompere il ghiaccio. “È la vostra prima volta qui?” chiese con voce suadente, sorseggiando lentamente il suo calice di vino rosso. Il suo partner le sfiorò delicatamente il braccio, come a sostenerla in quella conversazione, mentre Alina, con la sua consueta grazia, rispose: “Sì, ma direi che ci siamo già ambientati bene.”
La serata prometteva di essere indimenticabile, e la magia del Flirt si manifestava in ogni dettaglio, facendo svanire i confini tra il mondo reale e quello delle fantasie più raffinate.
Terminata la cena, ci alzammo con un misto di curiosità ed eccitazione nell'aria. La giovane coppia, con uno sguardo complice, ci invitò a seguirli. Alina mi prese per mano, sorridendo intrigata, e li seguimmo attraverso un corridoio dalle luci soffuse. I passi sul pavimento morbido si facevano sempre più lenti, mentre ci avvicinavamo a una delle stanze riservate.
Una volta dentro, la coppia chiuse l'entrata con un cordino rosso di velluto, un segnale inequivocabile che indicava l’intimità dell’incontro: gli altri ospiti potevano guardare dall'esterno, ma non avrebbero potuto entrare.
La stanza era avvolta da un’atmosfera calda e sensuale. Le pareti erano dipinte in tonalità di rosso scuro, punteggiate da decorazioni damascate che riflettevano la luce soffusa di lampade con paralumi in seta nera. Il letto al centro della stanza era imponente, con lenzuola in raso nero che brillavano sotto i riflessi tremolanti di candele sparse su mensole e angoli. Ai lati, tende di velluto rosso pendevano pesantemente, aggiungendo un senso di mistero e riservatezza.
Il soffitto era decorato con specchi inclinati, che riflettevano ogni movimento nella stanza, amplificando le emozioni e le sensazioni. Una musica jazz soffusa proveniva da piccoli diffusori nascosti, il ritmo lento e ipnotico che sembrava scandire ogni gesto.
La giovane ragazza, con una naturalezza disarmante, si avvicinò al letto e vi salì al centro, con una grazia che sembrava quasi una danza. Si tolse lentamente il vestito, lasciandolo scivolare lungo le spalle fino a farlo cadere ai suoi piedi. Rimase completamente nuda, esponendo il suo corpo perfetto sotto la luce calda delle candele. La sua pelle liscia e luminosa sembrava emanare un bagliore, e il suo sorriso sicuro tradiva una consapevolezza della propria bellezza che rendeva la scena ancora più ipnotica.
Il suo compagno, senza dire una parola, si accomodò su una poltrona rivestita di velluto nero posta di fronte al letto. Le gambe larghe, le mani appoggiate ai braccioli, osservava la scena con uno sguardo di pura ammirazione. Non c’era fretta nei suoi gesti, solo un’attesa carica di tensione.
Io e Alina ci sedemmo su un divano di pelle, posto al lato del letto. Alina incrociò le gambe, il suo vestito si alzò appena, rivelando le sue gambe affusolate. Mi guardò di sottecchi, accennando un sorriso malizioso, prima di rivolgere di nuovo l’attenzione alla ragazza sul letto.
L’atmosfera nella stanza sembrava quasi tangibile, una miscela di desiderio, mistero e complicità. Ogni respiro sembrava più profondo, ogni movimento più lento. Non c’erano parole, solo sguardi e gesti che raccontavano tutto ciò che era necessario. La scena si svolgeva con una naturalezza avvolgente, come se ognuno fosse consapevole del ruolo che stava interpretando in quel gioco di seduzione e libertà.
La giovane, sdraiata al centro del letto, alzò lentamente una mano verso Alina, il gesto morbido e invitante. I suoi occhi brillavano nella luce soffusa delle candele, trasmettendo una malizia irresistibile. Alina, seduta accanto a me sul divano, si irrigidì per un momento, sorpresa, ma poi mi lanciò uno sguardo di complicità, un misto di curiosità e sfida.
Si alzò con eleganza, il suo vestito rosso sinuoso che seguiva le curve perfette mentre avanzava verso il letto. Ogni suo passo sembrava parte di un rituale, e il tintinnio leggero dei suoi tacchi sul pavimento di legno aggiungeva un ritmo intrigante al momento.
Quando raggiunse il letto, la ragazza la prese per mano, guidandola delicatamente a sedersi accanto a lei. Alina la guardava con un’espressione di timida eccitazione, un sorriso appena accennato che tradiva il suo desiderio di lasciarsi andare a quell’esperienza inaspettata.
La giovane fece scivolare una mano lungo il braccio di Alina, un tocco leggero ma pieno di significato, e si avvicinò, sussurrandole qualcosa all’orecchio che non riuscii a udire.
Poi le sfilò il vestito, Alina rimase completamente nuda difronte alla giovane. Cominciò una strana danza, i capezzoli della giovane si strofinavano contro i capezzoli di Alina ed entrambi si eccitavano sempre di più diventando gonfi e duri. Il ragazzo si era spogliato e si stava toccando il sesso guardando la scena. La ragazza fece scivolare la sua mano sul ventre di Alina e la trovò subito bagnata. Due dita si infilarono nella vagina di Alina e cominciarono a muoversi spingendosi in fondo. La ragazza fece un cenno al compagno che si avvicinò al letto e porse il suo membro eretto e grosso davanti alla bocca della sua ragazza. La bocca si aprì più che poteva ma non riuscì a prenderlo tutto per quanto era grosso. Comincio è succhiarlo mentre con la mano continuava a frugare nella vagina di Alina. Poi lo tolse dalla bocca e fece cenno ad Alina di continuare. Alina mi lanciò uno sguardo sul divano per capire che fare, io le sorrisi e le feci un cenno di assenso con il capo. Alina apri la bocca e si fece scivolare dentro quel grande membro. Era molto più brava della ragazza e riusciva a tenerlo tutto dentro. Il ragazzo continuava ad eccitarsi sempre di più, quando estrasse il membro dalla bocca di Alina la ragazza gli infilò un preservativo poi accarezzando Alina la fece distendere dolcemente sul letto e le tirò su le gambe esponendo il suo sesso. Alina mi guarda nuovamente ed io ero li che mi stavo toccando guardandola in quella situazione. Il ragazzo si posizionò davanti ad Alina e comincio a spingerle dentro il grosso membro. Alina faceva fatica a prenderlo ma dopo un po’ la sua vagina cede ed il membro si infila completamente fino all’utero. La ragazza, lasciate le caviglie di Alina continua a carezzarla dolcemente e a sfiorarle il seno mentre si toccava la sua vagina. Poi si la ragazza mi guarda mentre mi masturbo e mi fa cenno di avvicinarmi. Appena sono in prossimità del letto mi avvicino ad Alina e comincio a baciarla mentre viene penetrata e più lei gode più la bacio con intensità. La ragazza allunga la mano sul mio sesso e comincia a toccarlo e massaggiarlo mentre io bacio Alina. I colpi del ragazzo sono forti e penetrano in fondo di li a poco Alina sgrana gli occhi e baciandomi forte arriva nel suo orgasmo. Anche il ragazzo arriva e poi si porta in prossimità della sua ragazza e tolto il preservativo si fa ripulire tutta. Io continuo a baciare Alina, ma la ragazza non aveva ancora finito e mi fece stendere sul letto mi infila un preservativo e mi sale sopra. Non smisi di baciare Alina anche quando il ritmo della ragazza aumentò. Il ragazzo stava baciando la su donna mentre si dava piacere con il mio membro dentro di lei. Di li a poco la ragazza arrivò in uno squirt che stupì anche Alina. Letteralmente uno zampillo schizzò sul letto, era talmente forte che bagno tutti. Poi si ritrasse da me lasciandomi in piena erezione e mi disse “ma non sei arrivato ?” io la guardo sorrido, “io voglio arrivare dentro la mia Alina. Alina sorrise mi tolse il preservativo e prese il posto della ragazza. Cominciò a muoversi velocemente quasi con uno sguardo di sfida verso la ragazza. Afferrò i miei testicoli e quando sentì gonfiarsi dentro il membro pronto per esplodere comincio a spingerselo sempre più dentro sull’utero. Passarono pochi minuti ed entrambi esplodemmo in un orgasmo violento, lo sperma le colpì il fondo dell’utero ed Alina prolungò il suo orgasmo continuando a muoversi poi si staccò da me e con le gambe aperte chiese alla ragazza, con mia grande sorpresa di pulirla. Restai estasiato dalla situazione ma la serata non finiva li.
Tutti e quattro ci ritrovammo a guardarci ed io posai il mio sguardo su Alina che era contenta di aver condiviso con me quel momento strano ma intrigante. La ragazza sorrise e disse “ti va di provare altro ?”, Alina si accorse che davanti alla porta aperta e sui laterali della stanza c’erano 5/6 uomini e ragazzi che si erano goduti lo spettacolo e che si stavano toccando. Prese Alina per mano e la portò nella stanza accanto, era una stanza strana con tanti buchi sulle pareti. Di li a poco da ogni buco uscì un pene in piena erezione che svettava e la ragazza prese subito due membri tra le mani e cominciò a succhiarne un terzo. Alina rimase perplessa e basita e non mosse un muscolo, poi riconobbe in uno dei buchi il mio membro e si rivolse verso quel buco e cominciò a succhiare con forza e si staccò solo quando le esplosi in bocca. Anche la ragazza aveva fatto arrivare due membri nella sua bocca restavano altri 4 membri. La ragazza prese Alina per il braccio e l’avvicinò al pene che si era appena affacciato al buco. Alina prese a succhiare quel membro e ci mise tanta passione fino a che anche questo non le arrivò in bocca, la ragazza le sorrise perché anche lei aveva fatto raggiungere l’orgasmo all’altro membro. Si avvicinò ad Alina la baciò in bocca scambiandosi lo sperma e poi insieme si dedicarono agli ultimi due membri portandoli preso all’orgasmo. Fu una esperienza incredibile quella sera. Alina aveva provato la trasgressione ma anche l’amore che provavo per lei. Quando tornammo a casa Alina era come in trans le scene del privè continuavano a scorrerle davanti agli occhi ed appena giunti a casa andammo a fare la doccia insieme.
Epilogo
Dopo aver lasciato il locale, la notte sembrava avvolgere ogni cosa in un silenzio complice. Tornammo a casa, mano nella mano, ancora immersi nelle sensazioni della serata appena trascorsa. L'aria fresca contrastava con il calore che ci portavamo dentro, e un sorriso complice si scambiava tra noi, senza bisogno di parole.
Una volta entrati, Alina si tolse i tacchi con un gesto fluido, rimanendo in piedi sul tappeto del soggiorno. Mi guardò con uno sguardo dolce e malizioso allo stesso tempo, avvicinandosi per darmi un bacio sulle labbra, lento, profondo, come a voler prolungare quell'atmosfera intima.
"Vieni," mi disse con voce bassa e invitante, prendendomi per mano e conducendomi verso il bagno.
Entrammo insieme sotto il calore delle luci soffuse. La doccia era già pronta, con il vapore che riempiva l’aria e il profumo del sapone preferito di Alina che si diffondeva delicatamente. Lei si spogliò lentamente, lasciando cadere i vestiti sul pavimento, rivelando il suo corpo perfetto con naturale eleganza. Poi mi guardò, sorridendo, e mi invitò a fare lo stesso.
Entrammo nella doccia, il getto caldo ci avvolse come un abbraccio, scivolando lungo i nostri corpi. Alina prese il sapone tra le mani e iniziò a lavarmi con gesti lenti, partendo dalle spalle e scendendo lungo la schiena. Il suo tocco era delicato, quasi una carezza, mentre le sue dita tracciavano linee sulla mia pelle, lasciando scie di schiuma profumata.
"Lasciati coccolare," sussurrò con un sorriso, mentre si avvicinava per baciarmi dolcemente sul collo.
Poi presi il sapone e ricambiai il gesto, iniziando a lavarle la schiena. Le mie mani seguirono il contorno delle sue scapole, scendendo lungo la curva della sua schiena e poi risalendo verso il collo. Alina chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente, e io non potevo fare a meno di osservare la perfezione di ogni suo movimento, il modo in cui l'acqua scivolava sulle sue spalle, rendendola ancora più splendida.
Iniziamo a massaggiarci i nostri sessi mentre l’acqua calda scorre sui nostri corpi. Alina prende il mio sesso duro e se lo fa scivolare da dietro nella vagina e comincia la nostra danza. Alina si piega in avanti e spinge il suo sesso sul mio. L’acqua le bagna i capelli, io mi tengo al seno di Alina e spingo assecondando i suoi movimenti. Lei mi guarda e mi dice “amore è bellissimo averti dentro spingi e riempimi di nuovo ti prego “. Mi lascio andare e quando Alina sta per avere il suo orgasmo mi libero nuovamente in lei schizzandole dentro. Restiamo li fermi a goderci l’acqua che ci accarezza, poi ci giriamo ed abbracciandoci ci baciamo dolcemente.
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