Racconto S9-4: "Catene di Desiderio"

di
genere
etero

Capitolo 1 - L’Invito
Era una sera d’autunno, il cielo plumbeo e un vento fresco che sferzava le finestre della mia casa. Alina mi aveva mandato un messaggio cryptic: “Domani, ore 20. Villa sul lago. Porta solo te stesso. A.” Non c’era altro, ma il tono perentorio mi fece battere il cuore più forte. Conoscevo Alina da mesi, la sua sensualità magnetica, il modo in cui mi dominava con uno sguardo o un tocco, ma c’era qualcosa di diverso stavolta, un’ombra di mistero che mi intrigava e spaventava al tempo stesso.
Arrivai puntuale alla villa, un edificio di pietra immerso tra gli alberi, lontano da tutto. Le luci soffuse filtravano dalle finestre, e il rumore dei miei passi sul vialetto di ghiaia sembrava troppo forte nel silenzio. Alina aprì la porta prima che potessi bussare. Indossava un abito aderente di pelle nera, lungo fino al ginocchio, con una scollatura che lasciava intravedere il pizzo del reggiseno. Le sue autoreggenti nere, come sempre, erano un dettaglio che mi faceva perdere il controllo. “Entra,” disse, la voce bassa e vellutata, un comando mascherato da invito.
Capitolo 2 - La Stanza Rossa
Mi guidò lungo un corridoio fino a una porta di legno scuro. La aprì lentamente, rivelando una stanza che mi tolse il fiato. Le pareti erano dipinte di un rosso intenso, il pavimento di legno lucido rifletteva la luce di candele sparse ovunque. Al centro, un letto enorme con lenzuola di seta nera, e sopra di esso, appese al soffitto, catene sottili che terminavano in manette di pelle. Su un tavolo laterale, una selezione di oggetti: una frusta di pelle, corde di seta, una benda di raso. Mi guardò negli occhi, un sorriso appena accennato. “Ti fidi di me?” chiese, ma non aspettò la risposta. “Spogliati. Tutto.”
Esitai un istante, il cuore che martellava, ma lo sguardo di Alina era una forza irresistibile. Mi liberai dei vestiti, pezzo dopo pezzo, sotto i suoi occhi attenti, fino a rimanere nudo davanti a lei. Mi avvicinò, il suo profumo di vaniglia e muschio mi avvolse, e con un movimento rapido mi fece voltare, spingendomi verso il letto. “Mani sopra la testa,” ordinò. Obbedii, e sentii il freddo delle manette chiudersi intorno ai polsi, le catene che tintinnavano mentre mi immobilizzavano. Era vulnerabile, esposto, eppure l’eccitazione mi bruciava dentro.
Capitolo 3 - Il Gioco del Controllo
Alina si avvicinò al tavolo, prese la benda di raso e me la legò sugli occhi. Il mondo sparì, sostituito dal suono del suo respiro e dal fruscio della pelle contro la sua pelle. “Stanotte sei mio,” sussurrò, e sentii la punta della frusta sfiorarmi il petto, un tocco leggero che mi fece rabbrividire. “Ogni tuo gemito, ogni tuo tremore, appartiene a me.” La frusta scivolò più in basso, lungo lo stomaco, fino a sfiorare il mio sesso già duro, un contatto che mi strappò un respiro spezzato.
Poi, il primo colpo. Non forte, ma deciso, sulla coscia destra. Il dolore si mescolò al piacere in un modo che non avevo mai provato, e un “Ah!” mi sfuggì dalle labbra. “Silenzio,” disse lei, la voce ferma. “Parli solo se te lo permetto.” Un secondo colpo, sulla coscia sinistra, e poi un terzo, più vicino al mio inguine. Il mio corpo si tese contro le catene, il desiderio che cresceva con ogni sensazione. Sentii le sue mani, fredde e sicure, afferrarmi i testicoli, stringerli appena, un gesto familiare ma amplificato dal contesto. “Sei mio,” ripeté, e la stretta si intensificò fino a farmi gemere.
Capitolo 4 - La Danza del Piacere
La frusta sparì, sostituita dal calore della sua bocca. Mi baciò il collo, scendendo lentamente fino ai capezzoli, mordendoli con una forza controllata che mi fece arcuare la schiena. Poi, senza preavviso, si inginocchiò davanti a me, e sentii la sua lingua sfiorarmi il membro, un tocco leggero che mi fece tremare. “Non ti muovere,” ordinò, e iniziò a succhiarmi, lenta e profonda, portandomi al confine del piacere senza mai lasciarmi cadere. Ogni volta che ero vicino, si fermava, lasciandomi ansimante e disperato.
Mi slegò le mani, ma solo per guidarmi al letto. “A quattro zampe,” disse, e obbedii, il cuore che batteva all’impazzata. Sentii le sue mani spalmar-mi un olio caldo sulla schiena, scendendo fino al sedere, massaggiandolo con una dolcezza che contrastava con la tensione precedente. “Hai mai desiderato essere completamente mio?” sussurrò, e prima che potessi rispondere, sentii qualcosa di freddo e liscio premere contro di me: un plug anale, piccolo ma deciso. Lo spinse dentro con calma, e il mio corpo si tese, un mix di sorpresa e piacere che mi fece gemere forte. “Bravo,” disse, accarezzandomi i fianchi.
Capitolo 5 - L’Apice della Sottomissione
Mi fece sdraiare sulla schiena, le mani di nuovo legate sopra la testa, il plug ancora dentro di me che amplificava ogni sensazione. Alina si spogliò, il suono della cerniera che si apriva e della pelle che cadeva a terra mi fece immaginare ogni dettaglio del suo corpo perfetto. Si mise a cavalcioni su di me, sfiorandomi con la sua vagina bagnata senza lasciarmi entrare. “Dimmi quanto mi vuoi,” ordinò, e io, con la voce rotta, risposi: “Ti voglio più di tutto, Alina. Sono tuo.”
Solo allora si abbassò, prendendomi dentro di sé con un movimento lento e deliberato. Il calore della sua vagina, il ritmo che impose, il plug che premeva dentro di me: tutto si fuse in un piacere quasi insopportabile. “Non venire finché non te lo dico,” mi avvertì, e iniziò a muoversi più veloce, le sue mani che mi stringevano i capezzoli, torcendoli fino a strapparmi gemiti incontrollati. Il suo respiro si fece affannoso, i suoi movimenti più selvaggi, e quando urlò il suo orgasmo, un’esplosione di umori che mi bagnò, mi concesse finalmente il permesso: “Ora, vieni per me.”
Esplosi dentro di lei, un orgasmo che mi scosse il corpo, amplificato dal plug e dalle catene che mi tenevano fermo. Restammo immobili per un istante eterno, lei sopra di me, il suo respiro caldo sul mio collo. Poi mi tolse la benda, e nei suoi occhi vidi un misto di trionfo e tenerezza. “Sei stato perfetto,” sussurrò, slegandomi le mani e accarezzandomi il viso.
Epilogo
Ci sdraiammo insieme sulle lenzuola di seta, i nostri corpi ancora caldi e sudati. Alina mi porse un bicchiere di spumante, un sorriso malizioso sulle labbra. “Questo è solo l’inizio,” disse, e io capii che la mia sottomissione a lei non sarebbe mai finita. Fuori, il vento ululava, ma dentro quella stanza rossa, il mondo apparteneva solo a noi.

scritto il
2025-03-06
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