Racconto S10: "Il Gala dei Desideri"
di
Efabilandia
genere
etero
Capitolo 1 - L’Invito al Gala
Era una serata di inizio autunno, e l’aria di Roma portava con sé un fresco profumo di foglie cadute e promesse sussurrate. Alina aveva ricevuto un invito esclusivo per un gala organizzato da un noto imprenditore, un magnate dell’industria tecnologica che amava circondarsi di bellezza e potere. “Ci andiamo insieme,” le avevo detto, porgendole l’invito con un sorriso malizioso. “Ma c’è una condizione.”
Alina mi aveva guardato con quel suo sguardo curioso, un misto di dolcezza e provocazione. “Quale condizione?” aveva chiesto, inclinando leggermente la testa, i capelli castani che le cadevano morbidi sul viso. Le avevo mostrato l’ovetto nero, quello grande e musicale che le avevo regalato tempo prima, e con voce bassa le avevo sussurrato: “Lo indosserai per me. E io deciderò quando accenderlo.” Un rossore le aveva colorato le guance, ma il suo sorriso aveva tradito l’eccitazione. “Sei terribile,” aveva risposto, prendendolo dalle mie mani con un gesto lento e complice.
Capitolo 2 - L’Eleganza Incarnata
La sera del gala, Alina si preparò con una cura che trasformava ogni gesto in arte. L’abito scelto era un capolavoro di alta sartoria: un lungo vestito di seta verde smeraldo che scivolava sul suo corpo come un’onda, aderendo ai fianchi e al seno con una sensualità discreta ma irresistibile. La scollatura profonda sul davanti rivelava appena la curva dei suoi seni, mentre la schiena scoperta lasciava intravedere ogni linea della sua pelle liscia, incorniciata da un sottile filo di perle nere che cadeva fino alla base della colonna vertebrale, dove una gemma scintillante pendeva come un sigillo di eleganza. Lo spacco laterale, alto fino a metà coscia, mostrava le sue gambe affusolate, rese ancora più seducenti dalle autoreggenti nere velate che indossava sotto.
Ai piedi, un paio di décolleté nere di Christian Louboutin, con il tacco alto e la suola rossa che brillava a ogni passo come un biglietto da visita di lusso. I capelli erano raccolti in uno chignon basso e sofisticato, con qualche ciocca ribelle che le accarezzava il collo, e un filo di diamanti le adornava il décolleté, riflettendo la luce con ogni movimento. Il suo profumo, un’essenza di gelsomino e ambra, era un’arma segreta, avvolgente e magnetica, che lasciava una scia ovunque passasse.
Prima di uscire, mi aveva guardato negli occhi, sollevando appena l’abito per mostrarmi che aveva obbedito: l’ovetto nero era già dentro di lei, infilato con un gesto rapido e un sorrisetto provocante. “Sei pronto a giocare?” aveva chiesto, e io avevo sorriso, stringendo il telecomando nella tasca della mia giacca Zegna.
Capitolo 3 - Il Gala e gli Sguardi
Il palazzo dell’imprenditore era un tripudio di opulenza: marmi bianchi, lampadari di cristallo che pendevano come cascate di luce, e un’orchestra che suonava un valzer discreto nel salone principale. Gli ospiti, un’élite di uomini d’affari, artisti e donne di rara bellezza, si muovevano con grazia tra i tavoli di champagne e i vassoi di ostriche. Ma quando Alina entrò, il tempo sembrò rallentare.
Gli uomini si voltavano, i loro sguardi che la spogliavano con una fame malcelata. Un avvocato sulla cinquantina, impeccabile nel suo smoking, interruppe la conversazione con un collega per seguirla con gli occhi, il bicchiere di whisky fermo a mezz’aria. Un giovane designer, appoggiato al bancone, si girò completamente, dimenticando la sua accompagnatrice, mentre un ricco industriale sussurrava qualcosa alla moglie, che lanciò ad Alina un’occhiata di invidia mascherata da un sorriso teso. Le donne, eleganti nei loro abiti firmati, non potevano nascondere un pizzico di gelosia: il modo in cui Alina si muoveva, con una naturalezza che sembrava danzare tra sensualità e raffinatezza, le rendeva tutte improvvisamente meno brillanti.
Sentivo il loro desiderio nell’aria, e la cosa mi eccitava. Presi il telecomando dalla tasca e, mentre Alina salutava un gruppo di ospiti con un sorriso perfetto, premetti il pulsante. L’ovetto vibrò per tre secondi, un ronzio basso e intenso. Lei si irrigidì appena, le sue mani che si strinsero sul calice di champagne, ma mantenne la compostezza, girandosi verso di me con uno sguardo che diceva tutto: Sei un diavolo. Sorrisi, sapendo che il gioco era appena iniziato.
Capitolo 4 - La Tensione Crescente
La serata procedeva, e ogni volta che uno sguardo maschile si posava su Alina—ogni volta che un uomo si avvicinava per complimentarsi con lei o una donna la scrutava con invidia—io attivavo l’ovetto. Un diplomatico le sfiorò il braccio mentre le parlava del suo ultimo viaggio, e io lo accesi per cinque secondi: Alina si morse il labbro, un rossore leggero che le saliva al viso mentre rispondeva con voce appena tremula. Una modella la fissò con aria di sfida, e io premetti ancora, facendola vibrare più a lungo: lei si scusò con un sorriso, cercando di mantenere il controllo mentre le sue gambe si stringevano sotto il vestito.
La tensione cresceva in lei, visibile solo a me nei dettagli: il modo in cui respirava più veloce, le dita che stringevano il calice, il leggero tremore delle sue spalle. Gli sguardi la spogliavano, e lei si eccitava sotto quella pressione, il suo corpo che reagiva al gioco segreto che stavamo condividendo. “Sei crudele,” mi sussurrò a un certo punto, avvicinandosi per un momento, il suo profumo che mi avvolgeva. “E tu sei magnifica,” risposi, accendendo l’ovetto ancora una volta, facendola sussultare contro di me.
Capitolo 5 - Il Culmine Nascosto
Al culmine della serata, mentre l’orchestra suonava un crescendo drammatico e gli ospiti si radunavano per un brindisi, Alina si allontanò dal centro della sala. “Ho bisogno di un momento,” mi disse, la voce bassa, e si diresse verso una colonna di marmo vicino a una finestra, un angolo semi-nascosto dalla penombra. La seguii con lo sguardo, sapendo cosa stava per succedere. Premetti il telecomando, questa volta senza fermarmi.
L’ovetto vibrò con un’intensità crescente, e Alina si appoggiò alla colonna, le mani che cercavano un appiglio sulla superficie fredda. Il suo respiro si fece affannoso, le gambe che tremavano sotto il vestito, lo spacco che rivelava la tensione dei suoi muscoli. Gli sguardi di alcuni uomini la raggiunsero anche lì, ignari del suo tormento segreto, e io intensificai la vibrazione, portandola al confine del piacere.
Proprio in quel momento, una figura familiare emerse dalla folla. “Alina!” chiamò Ana, splendida in un abito argentato che scintillava sotto le luci, avvicinandosi con un sorriso caloroso per salutarla. Alina si girò, il viso arrossato, gli occhi velati di piacere, e cercò di rispondere. “Ana, che sorpresa—” iniziò, ma la sua voce si spezzò: l’ovetto raggiunse il massimo, e lei non poté più resistere.
Si morse le labbra, soffocando un gemito, il corpo che si tendeva contro la colonna mentre un orgasmo violento la travolgeva. Le sue mani si aggrapparono al marmo, le ginocchia che cedevano appena, e io vidi il suo piacere esplodere in silenzio, un’onda che la scuoteva mentre Ana, ignara, le parlava con entusiasmo. “Stai bene?” chiese Ana, notando il suo tremore, e Alina annuì, un sorriso forzato che nascondeva l’estasi. “Sì, solo… il caldo,” mormorò, mentre il suo squirting, trattenuto dal vestito, le bagnava le cosce in segreto.
Alina era ancora appoggiata alla colonna, il corpo che tremava leggermente mentre cercava di ricomporsi dall’orgasmo silenzioso che l’aveva travolta. Ana, ignara di tutto, le sorrise con quella complicità che le legava da anni. “È sempre un piacere vederti,” disse, sporgendosi per darle un bacio veloce sulla bocca, un gesto rapido ma caldo, la loro piccola trasgressione che sapevano essere solo loro. Le labbra di Ana erano morbide, con un lieve sapore di champagne, e Alina sentì un fremito nuovo accendersi dentro di lei.
Ana si tirò indietro, gli occhi scintillanti di malizia. “Sai, c’è un ragazzo qui che mi ha colpita,” confidò, abbassando la voce come se stesse condividendo un segreto prezioso. “Laggiù, vicino al bar. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso.” Alina seguì il suo sguardo e lo vide: un uomo più giovane di loro, sui ventisette anni, un fisico scolpito che si intuiva sotto un completo nero Hugo Boss dal taglio perfetto. Era palestrato, con spalle larghe e un torace che tendeva la camicia bianca appena sbottonata, rivelando un accenno di petto definito. I capelli castano scuro erano pettinati all’indietro con una precisione elegante, e i suoi occhi verdi brillavano sotto le luci del gala, dando al suo volto un’aria di sicurezza e fascino magnetico. Portava un orologio d’acciaio al polso sinistro, un dettaglio discreto ma costoso, e ogni suo movimento trasudava una sensualità controllata.
“Dovresti provarci,” disse Alina, la voce appena tremula mentre l’ovetto vibrava di nuovo dentro di lei, un ronzio basso che le fece stringere le cosce. Premetti il telecomando dalla mia posizione, osservandola da lontano, e lei mi lanciò uno sguardo rapido, un misto di piacere e rimprovero. “È stupendo, Ana. Non fartelo scappare.”
Ana esitò, mordendosi il labbro. “Non lo so… è una follia, no? E se fosse troppo avventato?” Poi, con un sorriso incerto, aggiunse: “Verresti con me? Stammi vicina, osserva da lontano. Se qualcosa va storto, intervieni.” Alina annuì, l’eccitazione che montava dentro di lei, alimentata dall’ovetto e dalla prospettiva di vedere Ana abbandonarsi al desiderio.
Capitolo 6 - La Passione nel Parcheggio
Ana si avvicinò al ragazzo con passo deciso, l’abito argentato che scintillava a ogni movimento, attirando la luce come un faro. Lui la notò subito, posando il bicchiere di whisky sul bancone e accogliendola con un sorriso che prometteva guai. Parlarono per qualche minuto, le loro teste vicine, le risate che si intrecciavano alla musica del gala. Poi, senza preavviso, lui le mise una mano sul fianco, tirandola a sé, e la baciò. La sua lingua si infilò nella bocca di Ana con un’urgenza famelica, e lei ricambiò con la stessa passione, le mani che gli afferravano la giacca. La sua mano scivolò più in basso, palpandole il sedere con una fermezza che fece arrossire Ana, ma non la fermò.
Alina li seguì a distanza, il cuore che batteva forte, l’ovetto che vibrava a intermittenza mentre io giocavo con il telecomando, intensificando la sua eccitazione. Li vide dirigersi verso il parcheggio, e lei si mosse furtiva, nascondendosi dietro un cespuglio vicino alla Mercedes nera di Ana. La portiera si aprì, e i due si infilarono dentro, i vetri leggermente appannati che non nascondevano del tutto la scena.
Ana si tolse l’abito con un gesto rapido, lasciandolo cadere sul sedile accanto. Era nuda sotto, il suo corpo snello e tonico illuminato dalla luce fioca dei lampioni. I suoi seni, una terza abbondante, erano perfetti, con capezzoli rosei che si indurivano al contatto con l’aria fresca della notte. Il ragazzo la guardava con una fame selvaggia, spogliandosi a sua volta: la camicia volò via, rivelando un torace scolpito, muscoli definiti che si tendevano a ogni movimento, e i pantaloni caddero, lasciando emergere un sesso già duro e imponente.
Si avvicinò ad Ana, le mani che le afferravano i seni, stringendoli con forza prima di chinarsi a leccarli. La sua lingua danzava sui capezzoli, succhiandoli con avidità, mordicchiandoli appena mentre Ana gemeva, la testa reclinata all’indietro contro il sedile. “Sì, così,” ansimava, le sue mani che gli afferravano i capelli, spingendolo più vicino. Lui passava da un seno all’altro, lasciando piccole tracce di saliva sulla sua pelle, i capezzoli ormai gonfi e lucidi sotto la sua bocca esperta.
Alina, nascosta dietro il cespuglio, respirava a fatica. L’ovetto vibrava senza sosta ora, e lei si aggrappò al tronco di un albero per non cedere, le cosce bagnate sotto il vestito mentre osservava la passione esplodere nella macchina.
Capitolo 7 - L’Esplosione del Piacere
Ana si calò sul ragazzo, il sedile reclinato per darle spazio. Afferrò il suo pene con una mano, accarezzandolo prima di abbassarsi, le labbra che lo avvolgevano con una sensualità selvaggia. Lo prese tutto in bocca, succhiandolo con forza, la lingua che scivolava lungo l’asta mentre lui gemeva, le mani che le stringevano i capelli. Poi si rialzò, gli occhi pieni di desiderio, e si posizionò sopra di lui, guidandolo dentro di sé con un movimento lento e deliberato.
Il suo sesso scivolò nella vagina di Ana, caldo e bagnato, e lei iniziò a muoversi, un ritmo che cresceva in intensità. Le sue mani si appoggiavano al petto muscoloso di lui, le unghie che lasciavano lievi graffi sulla pelle mentre si alzava e abbassava, ogni affondo più profondo del precedente. “Dio, sei enorme,” ansimò, il corpo che tremava di piacere, i seni che ondeggiavano a ogni colpo. Lui le afferrò i fianchi, spingendola giù con forza, i loro gemiti che si mescolavano al rumore sordo dei sedili che scricchiolavano.
Alina, nascosta, sentiva l’ovetto portarla al limite. Le sue mani si strinsero al cespuglio, il respiro corto mentre guardava Ana cavalcare il ragazzo. La passione nella macchina era palpabile: Ana si muoveva sempre più veloce, il suo clitoride che sfregava contro di lui, e poi urlò, un orgasmo violento che la fece tremare, il corpo che si inarcava mentre il piacere la travolgeva. Lui non resistette oltre: con un gemito gutturale, le schizzò dentro, fiotti di sperma caldo che la riempivano, pulsando nella sua vagina mentre lei si stringeva intorno a lui, prolungando il piacere.
Ana si fermò, ansimante, poi scese lentamente, il suo sesso lucido di umori e sperma. Si chinò su di lui, la bocca che lo ripuliva con una dedizione erotica, leccando ogni traccia del loro piacere dalla punta fino alla base, succhiandolo piano mentre lui tremava sotto di lei. “Sei delizioso,” mormorò, la lingua che raccoglieva ogni goccia, il suo viso illuminato da un sorriso soddisfatto.
Capitolo 8 - La Fuga nella Notte
Alina, dietro il cespuglio, non ce la fece più. L’ovetto vibrò un’ultima volta, e un orgasmo la colpì come un’onda, silenzioso ma devastante, le ginocchia che cedevano mentre si aggrappava al tronco, il suo squirting che le bagnava le cosce sotto il vestito. Ana e il ragazzo, ignari, si rivestirono nella macchina, scambiandosi un ultimo bacio prima di separarsi.
Tornai da Alina, trovandola ancora tremante. “Ti è piaciuto lo spettacolo?” sussurrai, spegnendo l’ovetto. Lei mi guardò, gli occhi velati di piacere e desiderio. “Portami a casa,” disse, la voce roca. “Voglio te, ora.” La presi per mano, e la notte ci accolse, pronta a trasformarsi in un altro capitolo della nostra passione sfrenata.
Capitolo 9 - Il Desiderio Selvaggio
Alina era ancora nascosta dietro il cespuglio, il respiro affannoso mentre cercava di riprendersi dall’orgasmo che l’ovetto le aveva strappato. L’interno delle sue cosce era lucido, un velo di piacere che colava lento lungo le sue gambe, visibile sotto il vestito verde smeraldo che si era leggermente alzato. La seta aderiva alla sua pelle, accentuando ogni curva, e il liquido trasparente brillava appena sotto la luce dei lampioni del parcheggio, un segno tangibile della sua eccitazione che non poteva nascondere.
Un cane, un grosso pastore tedesco appartenente alla villa, si avvicinò improvvisamente, il muso alzato e le narici frementi. Le girava intorno eccitato, attirato dal profumo intenso del suo desiderio, la coda che si agitava mentre annusava l’aria vicino alle sue caviglie. Alina arrossì, cercando di allontanarlo con un gesto nervoso, ma il cane insisteva, la lingua che sporgeva appena mentre guaiva piano. Il maggiordomo, un uomo impeccabile nel suo frac nero, accorse a fatica, afferrandolo per il collare. “Mi scusi, signora,” disse con voce ferma, trascinando via l’animale che continuava a voltarsi verso di lei, riluttante a cedere.
La raggiunsi, il telecomando ormai spento in tasca, e le sorrisi, notando il suo stato. “Guarda come sei,” sussurrai, avvicinandomi al suo orecchio, la voce bassa e carica di promesse. “Il tuo piacere sta colando ovunque… è così invitante.” Le posai una mano sul fianco, sfiorandole la coscia lucida con le dita, e continuai, lento e deliberato, ogni parola scelta per farla tremare. “Sai, amore, sarebbe… stupendo… andare insieme… da Ana… ora. Immagina… la mia lingua… e la tua… che scivolano piano… sulla sua vagina… ancora calda… ancora bagnata… per ripulirla… ogni… singola… goccia… del suo piacere… e del suo amante.” Pronunciai ogni sillaba con una sensualità avvolgente, lasciando che le immagini si formassero nella sua mente, sapendo che ogni parola la stava bagnando di più.
Alina mi fissò, gli occhi velati di desiderio, il respiro che si spezzava. La sua mano si mosse d’istinto, scivolando sul mio inguine, e strinse forte il mio sesso attraverso i pantaloni, sentendolo pulsare sotto il suo tocco. “Ho voglia di te,” disse, la voce roca e urgente, un comando che non ammetteva repliche. “Seguimi.” Mi prese per la mano e mi trascinò dietro una siepe alta nel giardino della villa, un angolo nascosto tra i cespugli di rose selvatiche e il profumo intenso della notte.
Capitolo 10 - La Passione Dietro la Siepe
Nel buio del giardino, Alina si inginocchiò davanti a me senza esitazione, le sue mani che armeggiavano con la cerniera dei miei pantaloni. Liberò il mio sesso con un gesto rapido, e lo prese tra le dita, accarezzandolo prima di avvicinarsi con la bocca. Le sue labbra, morbide e calde, si posarono sulla punta, e la sua lingua iniziò a danzare, lenta e sensuale, un tocco leggero che scivolava intorno al glande, esplorando ogni nervo con una dedizione che mi fece gemere. Succhiava con desiderio, la bocca che si chiudeva intorno a me, prendendomi sempre più in profondità, la lingua che premeva contro la base mentre mi guardava con occhi pieni di fame. Ogni movimento era un atto di adorazione, le sue mani che stringevano i miei testicoli, massaggiandoli con una pressione perfetta, il ritmo che cresceva mentre la saliva le colava sul mento, lucida sotto la luce della luna.
Poi si alzò, girandosi con un movimento fluido. “Prendimi,” sussurrò, sollevando il vestito fino alla vita, la seta che scivolava sulla sua pelle rivelando il suo sedere perfetto e la vagina lucida di piacere. Si piegò in avanti, appoggiandosi a un tronco, le gambe divaricate in un invito che non potevo rifiutare. Mi avvicinai, il mio pene duro e pulsante, e la penetrai con forza nella vagina, un colpo deciso che la fece urlare piano, un suono soffocato dal desiderio. “Sì,” ansimò, spingendosi contro di me, e io iniziai a muovermi, alternando con una lentezza deliberata.
Prima la vagina, calda e bagnata, che mi avvolgeva come seta liquida, poi il suo sedere, stretto e accogliente. Estrassi il mio sesso e lo appoggiai alla sua rosellina, entrando piano, sentendo i suoi muscoli cedere sotto la mia pressione. “Oh, Dio,” gemette, e ogni penetrazione anale la faceva godere di più, il suo corpo che tremava di piacere mentre si abbandonava a me. Tornai alla vagina, poi di nuovo al sedere, ogni cambio che la portava più vicina al limite, i suoi gemiti che si trasformavano in un canto continuo di estasi. “Non ti fermare,” implorava, e io accelerai, alternando con un ritmo selvaggio, la sua eccitazione che cresceva a ogni affondo.
Capitolo 11 - L’Orgasmo Infinito
Alina iniziò a masturbarsi il clitoride, le dita che sfregavano rapide mentre io la possedevo, e il suo orgasmo arrivò come un’onda infinita. Ogni volta che la penetravo nel sedere, gemeva più forte, il piacere che si accumulava senza sosta, un continuo tremore che la scuoteva mentre la vagina pulsava contro di me. “Sì, sì, sì,” urlava piano, e quando tornai a penetrarla nella vagina con forza, sentii il mio limite avvicinarsi. “Riempimi,” ordinò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che la inondavano, colpendole l’utero con una potenza che la fece gridare. Il suo orgasmo si prolungò, alimentato dal mio piacere, il corpo che si contraeva mentre mi stringeva dentro di sé, un’estasi che sembrava non finire mai.
Si girò verso di me, ansimante, il vestito ancora sollevato. “Ora lecca la mia vagina,” disse, la voce roca di desiderio. “Ti aspetta.” Mi sdraiai sull’erba, e lei si mise sopra di me, le cosce aperte sopra il mio viso. La sua vagina era un capolavoro di piacere, lucida di sperma e umori, e io iniziai a leccarla, la lingua che scivolava tra le grandi labbra, succhiando il mio sperma caldo mescolato al suo sapore dolce. “Così,” gemette, spingendosi contro la mia bocca, e mentre la leccavo, sentii un calore nuovo: il suo liquido dorato, la sua pipì, che mi colava sulle labbra.
Era calda, abbondante, un nettare divino che mi inondava mentre continuavo a succhiarla, la lingua che danzava tra le sue pieghe, assaporando ogni goccia di lei. “Bevi tutto,” sussurrò, e io obbedii, accogliendo il suo dono con un piacere che mi mandava in estasi, il sapore di sperma, umori e pipì che si mescolava in un’intimità selvaggia e perfetta. Alina tremava sopra di me, un ultimo orgasmo che la scuoteva mentre mi regalava tutto di sé, il suo corpo che si rilassava lentamente contro il mio viso.
Epilogo - L’Abbraccio nella Notte
Ci alzammo, i vestiti stropicciati e i corpi ancora caldi di passione. Alina mi prese per mano, il suo interno coscia ancora lucido, un sorriso stanco ma soddisfatto sulle labbra. “Sei mio,” disse, baciandomi con dolcezza, la lingua che cercava il sapore di sé nella mia bocca. Tornammo verso casa, la notte che ci avvolgeva come un manto, sapendo che il gala aveva acceso in noi un fuoco che non si sarebbe spento facilmente.
Era una serata di inizio autunno, e l’aria di Roma portava con sé un fresco profumo di foglie cadute e promesse sussurrate. Alina aveva ricevuto un invito esclusivo per un gala organizzato da un noto imprenditore, un magnate dell’industria tecnologica che amava circondarsi di bellezza e potere. “Ci andiamo insieme,” le avevo detto, porgendole l’invito con un sorriso malizioso. “Ma c’è una condizione.”
Alina mi aveva guardato con quel suo sguardo curioso, un misto di dolcezza e provocazione. “Quale condizione?” aveva chiesto, inclinando leggermente la testa, i capelli castani che le cadevano morbidi sul viso. Le avevo mostrato l’ovetto nero, quello grande e musicale che le avevo regalato tempo prima, e con voce bassa le avevo sussurrato: “Lo indosserai per me. E io deciderò quando accenderlo.” Un rossore le aveva colorato le guance, ma il suo sorriso aveva tradito l’eccitazione. “Sei terribile,” aveva risposto, prendendolo dalle mie mani con un gesto lento e complice.
Capitolo 2 - L’Eleganza Incarnata
La sera del gala, Alina si preparò con una cura che trasformava ogni gesto in arte. L’abito scelto era un capolavoro di alta sartoria: un lungo vestito di seta verde smeraldo che scivolava sul suo corpo come un’onda, aderendo ai fianchi e al seno con una sensualità discreta ma irresistibile. La scollatura profonda sul davanti rivelava appena la curva dei suoi seni, mentre la schiena scoperta lasciava intravedere ogni linea della sua pelle liscia, incorniciata da un sottile filo di perle nere che cadeva fino alla base della colonna vertebrale, dove una gemma scintillante pendeva come un sigillo di eleganza. Lo spacco laterale, alto fino a metà coscia, mostrava le sue gambe affusolate, rese ancora più seducenti dalle autoreggenti nere velate che indossava sotto.
Ai piedi, un paio di décolleté nere di Christian Louboutin, con il tacco alto e la suola rossa che brillava a ogni passo come un biglietto da visita di lusso. I capelli erano raccolti in uno chignon basso e sofisticato, con qualche ciocca ribelle che le accarezzava il collo, e un filo di diamanti le adornava il décolleté, riflettendo la luce con ogni movimento. Il suo profumo, un’essenza di gelsomino e ambra, era un’arma segreta, avvolgente e magnetica, che lasciava una scia ovunque passasse.
Prima di uscire, mi aveva guardato negli occhi, sollevando appena l’abito per mostrarmi che aveva obbedito: l’ovetto nero era già dentro di lei, infilato con un gesto rapido e un sorrisetto provocante. “Sei pronto a giocare?” aveva chiesto, e io avevo sorriso, stringendo il telecomando nella tasca della mia giacca Zegna.
Capitolo 3 - Il Gala e gli Sguardi
Il palazzo dell’imprenditore era un tripudio di opulenza: marmi bianchi, lampadari di cristallo che pendevano come cascate di luce, e un’orchestra che suonava un valzer discreto nel salone principale. Gli ospiti, un’élite di uomini d’affari, artisti e donne di rara bellezza, si muovevano con grazia tra i tavoli di champagne e i vassoi di ostriche. Ma quando Alina entrò, il tempo sembrò rallentare.
Gli uomini si voltavano, i loro sguardi che la spogliavano con una fame malcelata. Un avvocato sulla cinquantina, impeccabile nel suo smoking, interruppe la conversazione con un collega per seguirla con gli occhi, il bicchiere di whisky fermo a mezz’aria. Un giovane designer, appoggiato al bancone, si girò completamente, dimenticando la sua accompagnatrice, mentre un ricco industriale sussurrava qualcosa alla moglie, che lanciò ad Alina un’occhiata di invidia mascherata da un sorriso teso. Le donne, eleganti nei loro abiti firmati, non potevano nascondere un pizzico di gelosia: il modo in cui Alina si muoveva, con una naturalezza che sembrava danzare tra sensualità e raffinatezza, le rendeva tutte improvvisamente meno brillanti.
Sentivo il loro desiderio nell’aria, e la cosa mi eccitava. Presi il telecomando dalla tasca e, mentre Alina salutava un gruppo di ospiti con un sorriso perfetto, premetti il pulsante. L’ovetto vibrò per tre secondi, un ronzio basso e intenso. Lei si irrigidì appena, le sue mani che si strinsero sul calice di champagne, ma mantenne la compostezza, girandosi verso di me con uno sguardo che diceva tutto: Sei un diavolo. Sorrisi, sapendo che il gioco era appena iniziato.
Capitolo 4 - La Tensione Crescente
La serata procedeva, e ogni volta che uno sguardo maschile si posava su Alina—ogni volta che un uomo si avvicinava per complimentarsi con lei o una donna la scrutava con invidia—io attivavo l’ovetto. Un diplomatico le sfiorò il braccio mentre le parlava del suo ultimo viaggio, e io lo accesi per cinque secondi: Alina si morse il labbro, un rossore leggero che le saliva al viso mentre rispondeva con voce appena tremula. Una modella la fissò con aria di sfida, e io premetti ancora, facendola vibrare più a lungo: lei si scusò con un sorriso, cercando di mantenere il controllo mentre le sue gambe si stringevano sotto il vestito.
La tensione cresceva in lei, visibile solo a me nei dettagli: il modo in cui respirava più veloce, le dita che stringevano il calice, il leggero tremore delle sue spalle. Gli sguardi la spogliavano, e lei si eccitava sotto quella pressione, il suo corpo che reagiva al gioco segreto che stavamo condividendo. “Sei crudele,” mi sussurrò a un certo punto, avvicinandosi per un momento, il suo profumo che mi avvolgeva. “E tu sei magnifica,” risposi, accendendo l’ovetto ancora una volta, facendola sussultare contro di me.
Capitolo 5 - Il Culmine Nascosto
Al culmine della serata, mentre l’orchestra suonava un crescendo drammatico e gli ospiti si radunavano per un brindisi, Alina si allontanò dal centro della sala. “Ho bisogno di un momento,” mi disse, la voce bassa, e si diresse verso una colonna di marmo vicino a una finestra, un angolo semi-nascosto dalla penombra. La seguii con lo sguardo, sapendo cosa stava per succedere. Premetti il telecomando, questa volta senza fermarmi.
L’ovetto vibrò con un’intensità crescente, e Alina si appoggiò alla colonna, le mani che cercavano un appiglio sulla superficie fredda. Il suo respiro si fece affannoso, le gambe che tremavano sotto il vestito, lo spacco che rivelava la tensione dei suoi muscoli. Gli sguardi di alcuni uomini la raggiunsero anche lì, ignari del suo tormento segreto, e io intensificai la vibrazione, portandola al confine del piacere.
Proprio in quel momento, una figura familiare emerse dalla folla. “Alina!” chiamò Ana, splendida in un abito argentato che scintillava sotto le luci, avvicinandosi con un sorriso caloroso per salutarla. Alina si girò, il viso arrossato, gli occhi velati di piacere, e cercò di rispondere. “Ana, che sorpresa—” iniziò, ma la sua voce si spezzò: l’ovetto raggiunse il massimo, e lei non poté più resistere.
Si morse le labbra, soffocando un gemito, il corpo che si tendeva contro la colonna mentre un orgasmo violento la travolgeva. Le sue mani si aggrapparono al marmo, le ginocchia che cedevano appena, e io vidi il suo piacere esplodere in silenzio, un’onda che la scuoteva mentre Ana, ignara, le parlava con entusiasmo. “Stai bene?” chiese Ana, notando il suo tremore, e Alina annuì, un sorriso forzato che nascondeva l’estasi. “Sì, solo… il caldo,” mormorò, mentre il suo squirting, trattenuto dal vestito, le bagnava le cosce in segreto.
Alina era ancora appoggiata alla colonna, il corpo che tremava leggermente mentre cercava di ricomporsi dall’orgasmo silenzioso che l’aveva travolta. Ana, ignara di tutto, le sorrise con quella complicità che le legava da anni. “È sempre un piacere vederti,” disse, sporgendosi per darle un bacio veloce sulla bocca, un gesto rapido ma caldo, la loro piccola trasgressione che sapevano essere solo loro. Le labbra di Ana erano morbide, con un lieve sapore di champagne, e Alina sentì un fremito nuovo accendersi dentro di lei.
Ana si tirò indietro, gli occhi scintillanti di malizia. “Sai, c’è un ragazzo qui che mi ha colpita,” confidò, abbassando la voce come se stesse condividendo un segreto prezioso. “Laggiù, vicino al bar. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso.” Alina seguì il suo sguardo e lo vide: un uomo più giovane di loro, sui ventisette anni, un fisico scolpito che si intuiva sotto un completo nero Hugo Boss dal taglio perfetto. Era palestrato, con spalle larghe e un torace che tendeva la camicia bianca appena sbottonata, rivelando un accenno di petto definito. I capelli castano scuro erano pettinati all’indietro con una precisione elegante, e i suoi occhi verdi brillavano sotto le luci del gala, dando al suo volto un’aria di sicurezza e fascino magnetico. Portava un orologio d’acciaio al polso sinistro, un dettaglio discreto ma costoso, e ogni suo movimento trasudava una sensualità controllata.
“Dovresti provarci,” disse Alina, la voce appena tremula mentre l’ovetto vibrava di nuovo dentro di lei, un ronzio basso che le fece stringere le cosce. Premetti il telecomando dalla mia posizione, osservandola da lontano, e lei mi lanciò uno sguardo rapido, un misto di piacere e rimprovero. “È stupendo, Ana. Non fartelo scappare.”
Ana esitò, mordendosi il labbro. “Non lo so… è una follia, no? E se fosse troppo avventato?” Poi, con un sorriso incerto, aggiunse: “Verresti con me? Stammi vicina, osserva da lontano. Se qualcosa va storto, intervieni.” Alina annuì, l’eccitazione che montava dentro di lei, alimentata dall’ovetto e dalla prospettiva di vedere Ana abbandonarsi al desiderio.
Capitolo 6 - La Passione nel Parcheggio
Ana si avvicinò al ragazzo con passo deciso, l’abito argentato che scintillava a ogni movimento, attirando la luce come un faro. Lui la notò subito, posando il bicchiere di whisky sul bancone e accogliendola con un sorriso che prometteva guai. Parlarono per qualche minuto, le loro teste vicine, le risate che si intrecciavano alla musica del gala. Poi, senza preavviso, lui le mise una mano sul fianco, tirandola a sé, e la baciò. La sua lingua si infilò nella bocca di Ana con un’urgenza famelica, e lei ricambiò con la stessa passione, le mani che gli afferravano la giacca. La sua mano scivolò più in basso, palpandole il sedere con una fermezza che fece arrossire Ana, ma non la fermò.
Alina li seguì a distanza, il cuore che batteva forte, l’ovetto che vibrava a intermittenza mentre io giocavo con il telecomando, intensificando la sua eccitazione. Li vide dirigersi verso il parcheggio, e lei si mosse furtiva, nascondendosi dietro un cespuglio vicino alla Mercedes nera di Ana. La portiera si aprì, e i due si infilarono dentro, i vetri leggermente appannati che non nascondevano del tutto la scena.
Ana si tolse l’abito con un gesto rapido, lasciandolo cadere sul sedile accanto. Era nuda sotto, il suo corpo snello e tonico illuminato dalla luce fioca dei lampioni. I suoi seni, una terza abbondante, erano perfetti, con capezzoli rosei che si indurivano al contatto con l’aria fresca della notte. Il ragazzo la guardava con una fame selvaggia, spogliandosi a sua volta: la camicia volò via, rivelando un torace scolpito, muscoli definiti che si tendevano a ogni movimento, e i pantaloni caddero, lasciando emergere un sesso già duro e imponente.
Si avvicinò ad Ana, le mani che le afferravano i seni, stringendoli con forza prima di chinarsi a leccarli. La sua lingua danzava sui capezzoli, succhiandoli con avidità, mordicchiandoli appena mentre Ana gemeva, la testa reclinata all’indietro contro il sedile. “Sì, così,” ansimava, le sue mani che gli afferravano i capelli, spingendolo più vicino. Lui passava da un seno all’altro, lasciando piccole tracce di saliva sulla sua pelle, i capezzoli ormai gonfi e lucidi sotto la sua bocca esperta.
Alina, nascosta dietro il cespuglio, respirava a fatica. L’ovetto vibrava senza sosta ora, e lei si aggrappò al tronco di un albero per non cedere, le cosce bagnate sotto il vestito mentre osservava la passione esplodere nella macchina.
Capitolo 7 - L’Esplosione del Piacere
Ana si calò sul ragazzo, il sedile reclinato per darle spazio. Afferrò il suo pene con una mano, accarezzandolo prima di abbassarsi, le labbra che lo avvolgevano con una sensualità selvaggia. Lo prese tutto in bocca, succhiandolo con forza, la lingua che scivolava lungo l’asta mentre lui gemeva, le mani che le stringevano i capelli. Poi si rialzò, gli occhi pieni di desiderio, e si posizionò sopra di lui, guidandolo dentro di sé con un movimento lento e deliberato.
Il suo sesso scivolò nella vagina di Ana, caldo e bagnato, e lei iniziò a muoversi, un ritmo che cresceva in intensità. Le sue mani si appoggiavano al petto muscoloso di lui, le unghie che lasciavano lievi graffi sulla pelle mentre si alzava e abbassava, ogni affondo più profondo del precedente. “Dio, sei enorme,” ansimò, il corpo che tremava di piacere, i seni che ondeggiavano a ogni colpo. Lui le afferrò i fianchi, spingendola giù con forza, i loro gemiti che si mescolavano al rumore sordo dei sedili che scricchiolavano.
Alina, nascosta, sentiva l’ovetto portarla al limite. Le sue mani si strinsero al cespuglio, il respiro corto mentre guardava Ana cavalcare il ragazzo. La passione nella macchina era palpabile: Ana si muoveva sempre più veloce, il suo clitoride che sfregava contro di lui, e poi urlò, un orgasmo violento che la fece tremare, il corpo che si inarcava mentre il piacere la travolgeva. Lui non resistette oltre: con un gemito gutturale, le schizzò dentro, fiotti di sperma caldo che la riempivano, pulsando nella sua vagina mentre lei si stringeva intorno a lui, prolungando il piacere.
Ana si fermò, ansimante, poi scese lentamente, il suo sesso lucido di umori e sperma. Si chinò su di lui, la bocca che lo ripuliva con una dedizione erotica, leccando ogni traccia del loro piacere dalla punta fino alla base, succhiandolo piano mentre lui tremava sotto di lei. “Sei delizioso,” mormorò, la lingua che raccoglieva ogni goccia, il suo viso illuminato da un sorriso soddisfatto.
Capitolo 8 - La Fuga nella Notte
Alina, dietro il cespuglio, non ce la fece più. L’ovetto vibrò un’ultima volta, e un orgasmo la colpì come un’onda, silenzioso ma devastante, le ginocchia che cedevano mentre si aggrappava al tronco, il suo squirting che le bagnava le cosce sotto il vestito. Ana e il ragazzo, ignari, si rivestirono nella macchina, scambiandosi un ultimo bacio prima di separarsi.
Tornai da Alina, trovandola ancora tremante. “Ti è piaciuto lo spettacolo?” sussurrai, spegnendo l’ovetto. Lei mi guardò, gli occhi velati di piacere e desiderio. “Portami a casa,” disse, la voce roca. “Voglio te, ora.” La presi per mano, e la notte ci accolse, pronta a trasformarsi in un altro capitolo della nostra passione sfrenata.
Capitolo 9 - Il Desiderio Selvaggio
Alina era ancora nascosta dietro il cespuglio, il respiro affannoso mentre cercava di riprendersi dall’orgasmo che l’ovetto le aveva strappato. L’interno delle sue cosce era lucido, un velo di piacere che colava lento lungo le sue gambe, visibile sotto il vestito verde smeraldo che si era leggermente alzato. La seta aderiva alla sua pelle, accentuando ogni curva, e il liquido trasparente brillava appena sotto la luce dei lampioni del parcheggio, un segno tangibile della sua eccitazione che non poteva nascondere.
Un cane, un grosso pastore tedesco appartenente alla villa, si avvicinò improvvisamente, il muso alzato e le narici frementi. Le girava intorno eccitato, attirato dal profumo intenso del suo desiderio, la coda che si agitava mentre annusava l’aria vicino alle sue caviglie. Alina arrossì, cercando di allontanarlo con un gesto nervoso, ma il cane insisteva, la lingua che sporgeva appena mentre guaiva piano. Il maggiordomo, un uomo impeccabile nel suo frac nero, accorse a fatica, afferrandolo per il collare. “Mi scusi, signora,” disse con voce ferma, trascinando via l’animale che continuava a voltarsi verso di lei, riluttante a cedere.
La raggiunsi, il telecomando ormai spento in tasca, e le sorrisi, notando il suo stato. “Guarda come sei,” sussurrai, avvicinandomi al suo orecchio, la voce bassa e carica di promesse. “Il tuo piacere sta colando ovunque… è così invitante.” Le posai una mano sul fianco, sfiorandole la coscia lucida con le dita, e continuai, lento e deliberato, ogni parola scelta per farla tremare. “Sai, amore, sarebbe… stupendo… andare insieme… da Ana… ora. Immagina… la mia lingua… e la tua… che scivolano piano… sulla sua vagina… ancora calda… ancora bagnata… per ripulirla… ogni… singola… goccia… del suo piacere… e del suo amante.” Pronunciai ogni sillaba con una sensualità avvolgente, lasciando che le immagini si formassero nella sua mente, sapendo che ogni parola la stava bagnando di più.
Alina mi fissò, gli occhi velati di desiderio, il respiro che si spezzava. La sua mano si mosse d’istinto, scivolando sul mio inguine, e strinse forte il mio sesso attraverso i pantaloni, sentendolo pulsare sotto il suo tocco. “Ho voglia di te,” disse, la voce roca e urgente, un comando che non ammetteva repliche. “Seguimi.” Mi prese per la mano e mi trascinò dietro una siepe alta nel giardino della villa, un angolo nascosto tra i cespugli di rose selvatiche e il profumo intenso della notte.
Capitolo 10 - La Passione Dietro la Siepe
Nel buio del giardino, Alina si inginocchiò davanti a me senza esitazione, le sue mani che armeggiavano con la cerniera dei miei pantaloni. Liberò il mio sesso con un gesto rapido, e lo prese tra le dita, accarezzandolo prima di avvicinarsi con la bocca. Le sue labbra, morbide e calde, si posarono sulla punta, e la sua lingua iniziò a danzare, lenta e sensuale, un tocco leggero che scivolava intorno al glande, esplorando ogni nervo con una dedizione che mi fece gemere. Succhiava con desiderio, la bocca che si chiudeva intorno a me, prendendomi sempre più in profondità, la lingua che premeva contro la base mentre mi guardava con occhi pieni di fame. Ogni movimento era un atto di adorazione, le sue mani che stringevano i miei testicoli, massaggiandoli con una pressione perfetta, il ritmo che cresceva mentre la saliva le colava sul mento, lucida sotto la luce della luna.
Poi si alzò, girandosi con un movimento fluido. “Prendimi,” sussurrò, sollevando il vestito fino alla vita, la seta che scivolava sulla sua pelle rivelando il suo sedere perfetto e la vagina lucida di piacere. Si piegò in avanti, appoggiandosi a un tronco, le gambe divaricate in un invito che non potevo rifiutare. Mi avvicinai, il mio pene duro e pulsante, e la penetrai con forza nella vagina, un colpo deciso che la fece urlare piano, un suono soffocato dal desiderio. “Sì,” ansimò, spingendosi contro di me, e io iniziai a muovermi, alternando con una lentezza deliberata.
Prima la vagina, calda e bagnata, che mi avvolgeva come seta liquida, poi il suo sedere, stretto e accogliente. Estrassi il mio sesso e lo appoggiai alla sua rosellina, entrando piano, sentendo i suoi muscoli cedere sotto la mia pressione. “Oh, Dio,” gemette, e ogni penetrazione anale la faceva godere di più, il suo corpo che tremava di piacere mentre si abbandonava a me. Tornai alla vagina, poi di nuovo al sedere, ogni cambio che la portava più vicina al limite, i suoi gemiti che si trasformavano in un canto continuo di estasi. “Non ti fermare,” implorava, e io accelerai, alternando con un ritmo selvaggio, la sua eccitazione che cresceva a ogni affondo.
Capitolo 11 - L’Orgasmo Infinito
Alina iniziò a masturbarsi il clitoride, le dita che sfregavano rapide mentre io la possedevo, e il suo orgasmo arrivò come un’onda infinita. Ogni volta che la penetravo nel sedere, gemeva più forte, il piacere che si accumulava senza sosta, un continuo tremore che la scuoteva mentre la vagina pulsava contro di me. “Sì, sì, sì,” urlava piano, e quando tornai a penetrarla nella vagina con forza, sentii il mio limite avvicinarsi. “Riempimi,” ordinò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che la inondavano, colpendole l’utero con una potenza che la fece gridare. Il suo orgasmo si prolungò, alimentato dal mio piacere, il corpo che si contraeva mentre mi stringeva dentro di sé, un’estasi che sembrava non finire mai.
Si girò verso di me, ansimante, il vestito ancora sollevato. “Ora lecca la mia vagina,” disse, la voce roca di desiderio. “Ti aspetta.” Mi sdraiai sull’erba, e lei si mise sopra di me, le cosce aperte sopra il mio viso. La sua vagina era un capolavoro di piacere, lucida di sperma e umori, e io iniziai a leccarla, la lingua che scivolava tra le grandi labbra, succhiando il mio sperma caldo mescolato al suo sapore dolce. “Così,” gemette, spingendosi contro la mia bocca, e mentre la leccavo, sentii un calore nuovo: il suo liquido dorato, la sua pipì, che mi colava sulle labbra.
Era calda, abbondante, un nettare divino che mi inondava mentre continuavo a succhiarla, la lingua che danzava tra le sue pieghe, assaporando ogni goccia di lei. “Bevi tutto,” sussurrò, e io obbedii, accogliendo il suo dono con un piacere che mi mandava in estasi, il sapore di sperma, umori e pipì che si mescolava in un’intimità selvaggia e perfetta. Alina tremava sopra di me, un ultimo orgasmo che la scuoteva mentre mi regalava tutto di sé, il suo corpo che si rilassava lentamente contro il mio viso.
Epilogo - L’Abbraccio nella Notte
Ci alzammo, i vestiti stropicciati e i corpi ancora caldi di passione. Alina mi prese per mano, il suo interno coscia ancora lucido, un sorriso stanco ma soddisfatto sulle labbra. “Sei mio,” disse, baciandomi con dolcezza, la lingua che cercava il sapore di sé nella mia bocca. Tornammo verso casa, la notte che ci avvolgeva come un manto, sapendo che il gala aveva acceso in noi un fuoco che non si sarebbe spento facilmente.
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