Racconto S12: "La telefonata"
di
Efabilandia
genere
etero
Capitolo 17 - La Telefonata Proibita
Era una mattina grigia, di quelle in cui il cielo sembra pesare sulla città, ma Alina si sentiva leggera, il corpo ancora percorso dai fremiti della notte precedente. Sdraiata sul letto, le lenzuola stropicciate che odoravano di noi, prese il telefono con un sorriso malizioso sulle labbra. Compose il numero di Ana, il cuore che batteva un po’ più veloce mentre aspettava la risposta.
“Ciao, Alina,” disse Ana, la voce vellutata che le accarezzava l’orecchio anche attraverso lo schermo. “Allora, com’è andata ieri? Raccontami tutto…” Il tono era provocatorio, un invito che Alina non poteva rifiutare.
Alina si sistemò meglio sui cuscini, la camicia da notte di seta che le scivolava lungo le cosce nude. “Ana… è stato incredibile,” iniziò, la voce bassa, quasi un sussurro. “Mi ha scoperta… ha trovato il vibratore e lo strap-on nell’armadio. E poi… mi ha presa, mi ha riempita tutta.” Fece una pausa, chiudendo gli occhi per rivivere ogni sensazione. “Prima dietro, con il suo pene vero, duro, caldo… ogni spinta mi apriva, mi faceva sentire completa, come se ogni parte di me fosse sua. E poi… mi ha girata, mi ha messo il vibratore nel culo e mi ha penetrata davanti. Ana, non puoi capire… la pienezza, quel senso di essere spalancata, dilatata ovunque. Era un misto di dolore e piacere, come se il mio corpo non potesse contenerlo tutto. E quando sono venuta… è stato violento, ho squirtato così forte che le lenzuola erano un lago.”
Ana rise piano, un suono caldo e malizioso. “Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto… ma sai, Alina, c’è di più. La prossima volta, fatti legare.” La sua voce si abbassò, carica di sensualità. “Immagina… le mani legate dietro la schiena, i polsi stretti da una corda morbida che ti tiene ferma, vulnerabile. Lui che ti sottomette, che ti penetra dove vuole—anale, orale, vaginale—e tu che non puoi fare altro che prenderlo, sentirlo tutto. È il piacere mentale, Alina, la dominazione che ti entra nella testa, che amplifica ogni sensazione.”
Alina sentì un calore crescerle tra le gambe, il racconto di Ana che le accendeva la fantasia. “Come… come funziona?” chiese, la voce tremante di curiosità e desiderio.
“È semplice,” continuò Ana, ogni parola scelta per stuzzicarla. “Immagina lui che ti lega i polsi, magari ti benda gli occhi, e tu sei lì, nuda, il sedere alzato, pronta. Ti penetra dietro, lento, con quel piccolo dolore che brucia all’inizio, ma poi si trasforma… diventa un fuoco che ti consuma. E mentre ti scopa il culo, ti tira i capelli, ti sussurra che sei sua, che non puoi scappare. Poi ti gira, ti ficca il suo pene in bocca, duro, pulsante, e tu lo succhi, lo senti spingere fino in gola, quel sapore che ti riempie. E quando ti penetra davanti, sei già aperta, bagnata, e ogni colpo è un’onda che ti spacca in due. Il dolore… quel pizzico di dolore, Alina, rende il piacere più grande, più profondo. Ti senti dominata, posseduta, e la tua mente si arrende… è lì che vieni, forte, senza controllo.”
Alina non resistette più. Mentre Ana parlava, la sua mano destra scivolò sotto la camicia da notte, trovando la sua vagina già umida, le dita che sfioravano il clitoride con un tocco leggero ma urgente. “Ana… continua,” sussurrò, il respiro corto, cercando di non far trapelare il suo gesto, ma la voce la tradiva, roca di desiderio.
“Ti piace l’idea, vero?” disse Ana, la provocazione che si intensificava. “Immagina che ti schiaffeggi il sedere mentre ti penetra, quel bruciore caldo sulla pelle che si mescola al piacere del suo pene dentro di te. O magari ti stringe i capezzoli, un pizzico che ti fa gemere, e tu sei lì, legata, incapace di muoverti, e ogni piccolo dolore ti porta più vicino all’orgasmo. È la sottomissione, Alina… ti senti sua, e questo ti fa esplodere.”
Alina chiuse gli occhi, le dita che correvano veloci sul clitoride, bagnate dei suoi umori che colavano abbondanti. La descrizione di Ana era un fuoco che le incendiava la mente, immagini di me che la legavo, che la dominavo, che le davo quel pizzico di dolore che amplificava ogni sensazione. “Sì… sì,” ansimò piano, cercando di soffocare il gemito mentre il piacere montava, il suo corpo che tremava sotto la seta. La mano sinistra si strinse al cuscino, le cosce che si chiudevano intorno alle dita mentre si sfregava con un ritmo selvaggio, il clitoride pulsante che la portava al confine.
“Ti stai toccando, vero?” rise Ana, la voce carica di complicità. “Lo sento… godi, Alina, pensa a lui che ti domina.” Quelle parole furono la scintilla: Alina venne, un orgasmo rapido e intenso che le fece socchiudere gli occhi, un fiotto caldo che le bagnò le dita e la camicia, un piacere che le strappò un gemito soffocato mentre cercava di non farsi accorgere troppo. “Ana… è… incredibile,” riuscì a dire, la voce spezzata, le mani ancora tremanti sul clitoride bagnato.
“Te l’avevo detto,” rispose Ana, sensuale e trionfante. “La prossima volta, fatti legare… e raccontami tutto.” La telefonata si concluse con un saluto rapido, lasciando Alina sdraiata sul letto, pensierosa e incuriosita, il corpo ancora percorso dai fremiti del suo orgasmo. La sua mente era un vortice di fantasie: corde sui polsi, il piccolo dolore che si mescolava al piacere, la sottomissione che Ana aveva descritto così bene. Non vedeva l’ora di provarlo, di sentirsi dominata, di scoprire quanto lontano quel piacere mentale potesse portarla.
Epilogo - Il Desiderio Che Cresce
Alina si alzò, le cosce lucide dei suoi umori, e si guardò allo specchio, un sorriso malizioso sulle labbra. Il segreto del vibratore era stato solo l’inizio; ora, grazie ad Ana, un nuovo mondo di dominazione e piacere si apriva davanti a lei. Quando fossi tornato a casa, avrebbe trovato un modo per provocarmi, per spingermi a legarla, a farle provare quel mix di dolore e godimento che le bruciava dentro. La telefonata con Ana l’aveva eccitata oltre ogni limite, e il suo clitoride ancora pulsava al pensiero di ciò che sarebbe venuto dopo.
Capitolo 18 - Il Gioco del Padrone
La telefonata con Ana aveva lasciato Alina in un vortice di desiderio, il corpo ancora caldo e tremante dal suo orgasmo solitario. Quando rientrai a casa quella sera, trovai un’atmosfera diversa: le luci soffuse, una bottiglia di vino aperta sul tavolo e Alina che mi aspettava sul divano, vestita solo con una camicia di seta nera semiaperta e le sue autoreggenti nere, i capelli sciolti che le cadevano sulle spalle come un velo di oscurità. Mi guardò con occhi che brillavano di un’intensità nuova, un sorriso malizioso che nascondeva un segreto pronto a esplodere.
“Ciao, amore,” disse, la voce morbida ma carica di provocazione. Si alzò, avvicinandosi con passo lento, e mi posò una mano sul petto. “Ho pensato a qualcosa di speciale per stasera… un gioco. Vuoi essere il mio Padrone?” Le sue parole mi colpirono come un’onda, il desiderio che si accendeva nei suoi occhi mentre mi sfiorava il collo con le dita. “Legami… dominami… fammi tua,” sussurrò, e io sentii il sangue ribollirmi nelle vene, un’urgenza che non potevo ignorare.
“Va bene, mia dolce schiava,” risposi, la voce roca di passione, entrando nel ruolo con una naturalezza che mi sorprese. “Vai in camera. Spogliati. Aspettami in ginocchio sul letto.” Alina annuì, un fremito che le attraversava il corpo mentre si allontanava, la seta che scivolava sui suoi fianchi con ogni passo.
Capitolo 19 - La Preparazione del Gioco
Entrai in camera pochi minuti dopo, trovandola esattamente come avevo ordinato: nuda, in ginocchio sul letto, le mani posate sulle cosce, il respiro corto che le sollevava il petto. I suoi capezzoli erano già duri, la pelle lucida di un desiderio che non poteva nascondere. Presi una corda di seta nera dal cassetto—un acquisto impulsivo di qualche mese prima—e mi avvicinai, il mio sguardo che la dominava mentre lei abbassava gli occhi, pronta a sottomettersi.
“Sei mia” dissi, la voce ferma, e le legai i polsi dietro la schiena, i nodi stretti ma morbidi, la seta che le accarezzava la pelle mentre la immobilizzavo. “Non ti muoverai finché non te lo dirò.” Le bendai gli occhi con una sciarpa di raso, privandola della vista, e il suo respiro si fece più rapido, un gemito che le sfuggiva mentre il buio amplificava ogni sensazione. Le accarezzai il viso, poi scesi sul collo, le dita che sfioravano i seni, pizzicandole i capezzoli abbastanza forte da strapparle un piccolo urlo, un misto di dolore e piacere che le fece inarcare la schiena.
Capitolo 20 - Il Piacere del Dolore
La feci sdraiare a pancia in giù, il sedere alzato verso di me, un’offerta che mi faceva pulsare di desiderio. Presi una cintura di pelle dal guardaroba, morbida ma rigida, e la passai sulla sua pelle, un tocco leggero che la fece rabbrividire. “Vuoi sentire il tuo Padrone?” chiesi, e lei annuì, “Sì, ti prego…” La cintura scese sul suo sedere con un colpo secco, non troppo forte, ma abbastanza da lasciarle un segno rosa, un bruciore caldo che le strappò un gemito profondo. “Di più,” sussurrò, e io colpii ancora, due, tre volte, ogni schiaffo che le arrossava la pelle, il dolore che si mescolava al piacere mentre lei si contorceva sotto di me.
Le spalmai del lubrificante sulla rosellina, le dita che la accarezzavano con una lentezza crudele, preparandola mentre gemeva, “Padrone… prendimi.” Mi slacciai i pantaloni, il mio pene duro e pronto, e la penetrai anale con un movimento lento ma deciso, entrando fino in fondo. “Sei mia,” ringhiai, tirandole i capelli con una mano mentre la possedevo, ogni spinta che la faceva urlare piano, il piccolo dolore della penetrazione che amplificava il suo piacere. “Sì, sì,” ansimava, il corpo che si apriva a me, il sedere che stringeva intorno al mio sesso mentre la dominavo.
Capitolo 21 - La Sottomissione Completa
La girai sulla schiena, le mani ancora legate, la benda sugli occhi che la teneva nel buio. Le sollevai le gambe, posandole sulle mie spalle, e presi il suo vibratore nero dal comodino, lubrificandolo con cura. “Ora ti avrò tutta,” dissi, infilandolo nel suo sedere con una pressione lenta, sentendo i suoi muscoli cedere mentre gemeva, un suono di resa e desiderio. Poi entrai nella sua vagina, il mio pene che la riempiva mentre il vibratore pulsava nel suo culo, una doppia penetrazione che la dilatò completamente.
La sensazione era selvaggia: il suo sedere stretto che stringeva il vibratore, la vagina calda e bagnata che mi avvolgeva, un’apertura totale che le strappava gemiti continui. “Padrone… mi stai spezzando,” ansimava, gli occhi socchiusi sotto la benda, il viso contratto tra il dolore della dilatazione e un piacere così intenso da farla tremare. Spingevo con forza, il vibratore che vibrava dentro di lei, amplificando ogni colpo, e le sue mani legate si torcevano contro la corda mentre il suo corpo si arrendeva a me. “Ti piace essere mia schiava?” chiesi, pizzicandole i capezzoli con una pressione decisa, e lei urlò, “Sì, Padrone, ti prego… fammi venire.”
Capitolo 22 - L’Orgasmo della Schiava
Il ritmo si fece selvaggio, il mio pene che affondava nella sua vagina, il vibratore che le scuoteva il sedere, e Alina si perse in un orgasmo continuo, il corpo che si contorceva sotto di me, i gemiti che si trasformavano in urla soffocate. “Sto venendo… ancora… ancora,” gridava, e ogni orgasmo la faceva squirting, fiotti caldi che schizzavano sulle lenzuola, sul mio ventre, un mare di piacere che ci bagnava mentre la dominavo. Il dolore della dilatazione, quel pizzico che le bruciava dentro, si fondeva con un’estasi che la spingeva oltre ogni limite, gli occhi socchiusi sotto la benda che tradivano la sua resa totale.
“Riempimi, Padrone,” implorò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la vagina, colpendole l’utero con una forza che la fece urlare ancora, il suo ultimo orgasmo che la scuoteva mentre si stringeva intorno a me, il vibratore ancora nel suo sedere che pulsava contro i miei colpi. Restammo fermi, ansimanti, il mio sperma che colava dalla sua vagina, il suo corpo tremante sotto il mio dominio, un piacere che ci aveva travolti entrambi.
Epilogo - La Schiava Liberata
Le slegai i polsi, togliendole la benda, e Alina mi guardò con occhi velati di piacere e gratitudine. “Amore… è stato… tutto,” sussurrò, accarezzandomi il viso mentre ci sdraiavamo insieme, le lenzuola bagnate del suo squirting sotto di noi. “Voglio essere la tua schiava ancora,” disse, un sorriso malizioso che prometteva altri giochi. La strinsi a me, sapendo che il suo segreto aveva aperto un mondo di passione e dominazione che non avremmo mai smesso di esplorare
Capitolo 23 - L’Ossessione del Dolore Dolce*
Era una sera d’autunno, la luce calda delle candele che tremolava nella nostra camera da letto, creando ombre morbide sulle pareti. Alina era seduta sul letto, avvolta in una vestaglia di seta bianca che le scivolava appena sulle spalle, le autoreggenti nere che le accarezzavano le cosce come un segno del suo desiderio. Mi guardò con occhi profondi, un sorriso dolce che nascondeva una fame segreta. “Amore,” sussurrò, la voce un soffio di seta, “voglio sentirti ancora… ma in un modo diverso. Quel piccolo dolore di cui mi ha parlato Ana… lo voglio da te. Fammi sentire che mi vuoi così.”
Le sue parole erano un gesto di desiderio, una richiesta che mi colpì al cuore, e io mi avvicinai, sedendomi accanto a lei. “Alina, sei tutto per me,” dissi, posandole una mano sul viso, accarezzandole la guancia con una tenerezza che si mescolava alla passione. “Se lo vuoi, ogni punizione sarà un bacio… ogni dolore un modo per dirti quanto ti voglio.” Lei annuì, gli occhi che si velavano di emozione e bisogno, e io presi una cintura di pelle morbida dal cassetto, insieme a un paio di pinze per capezzoli, semplici ma eleganti, un regalo che avevamo comprato insieme tempo prima.
Capitolo 24 - La Dolce Punizione*
La feci sdraiare sulla schiena, la seta della vestaglia che si apriva come un fiore, rivelando i suoi seni perfetti e la pelle liscia che tremava sotto il mio sguardo. Le legai i polsi sopra la testa con una corda di seta, i nodi delicati che le accarezzavano la pelle, un gesto che diceva “ti tengo con desiderio”. “Sei bellissima,” sussurrai, chinandomi a baciarle le labbra, un bacio lento e profondo che le fece sfuggire un gemito. Presi la cintura, facendola scorrere sul suo ventre, un tocco leggero che la fece rabbrividire, poi la alzai e la lasciai cadere sul suo sedere con un colpo morbido, un suono dolce seguito da un “Oh” che era più piacere che dolore.
“Lo faccio perché ti voglio,” dissi, la voce calda mentre colpivo ancora, due volte, ogni schiaffo che le arrossava appena la pelle, un segno di passione che le strappava gemiti delicati. Le accarezzai il punto colpito con le dita, un gesto tenero che la fece tremare, poi presi le pinze, sfiorandole i capezzoli con la punta fredda prima di applicarle. “Per te,” sussurrai, stringendole appena, un pizzico leggero che le fece socchiudere gli occhi, un sorriso di resa sulle labbra. “Sì… ti voglio così,” ansimò, il corpo che si inarcava mentre il dolore dolce si mescolava al calore che le cresceva tra le cosce.
Le mie mani scivolarono sul suo corpo, accarezzandole i fianchi, poi più in basso, sfiorandole la vagina già umida di desiderio. “Sei mia,” dissi, e infilai due dita dentro di lei, muovendole lente mentre le pinze le tiravano i capezzoli, un piacere che la travolse in un primo orgasmo, dolce e silenzioso, un fiotto caldo che le bagnò le cosce mentre gemeva, “Amore… è per te…”
Capitolo 25 - La Passione Profonda*
L’eccitazione saliva, un fuoco che non potevamo più contenere. Le slegai i polsi, togliendole le pinze con una carezza, e lei mi guardò, gli occhi pieni di desiderio selvaggio. “Prendimi… forte,” implorò, e io mi spogliai, il mio pene duro e pulsante che si liberava davanti a lei. La feci girare a pancia in giù, il sedere alzato verso di me, e le spalmai del lubrificante sulla rosellina, accarezzandola con le dita prima di penetrarla anale con un movimento lento ma deciso. “Ti voglio,” ringhiai, spingendo dentro, il suo sedere che mi accoglieva, caldo e stretto, un gemito profondo che le sfuggiva mentre si apriva a me.
Cominciai a muovermi, un ritmo profondo che la faceva tremare, le mani che le stringevano i fianchi mentre la possedevo con forza. “Sì… Padrone… ti voglio così,” ansimava, e io accelerai, ogni affondo che la spingeva verso un secondo orgasmo, un’esplosione che le fece squirting, un fiotto caldo che schizzava sul letto mentre urlava il mio nome, il dolore dolce della penetrazione che si trasformava in piacere puro. La girai sulla schiena, le gambe sulle mie spalle, e entrai nella sua vagina, il vibratore che presi dal comodino e infilai nel suo sedere, una doppia penetrazione che la dilatò tutta, un grido di passione che le sfuggì mentre si arrendeva.
Capitolo 26 - L’Orgasmo Multiplo*
“Ti voglio… ti voglio,” gemette, gli occhi socchiusi mentre la possedevo, il vibratore che pulsava nel suo sedere, il mio pene che affondava nella sua vagina con una forza selvaggia. Le pinzai di nuovo i capezzoli con le dita, un pizzico d’amore che la fece urlare, “Sì… ancora!” Il suo corpo si contorceva sotto di me, un terzo orgasmo che la travolse, lo squirting che mi bagnava il ventre, le cosce, le lenzuola, un mare di piacere che ci univa mentre continuava a venire, ogni spinta che amplificava la sua estasi. “Non fermarti,” implorò, e io la penetrai più forte, il vibratore che vibrava dentro di lei, il suo sedere e la vagina che si stringevano intorno a me in un ritmo selvaggio.
“Voglio sentirti in gola,” dissi, la voce roca, e lei annuì, il desiderio che le brillava negli occhi. Mi sfilai da lei, il mio pene lucido dei suoi umori e del mio sperma che pulsava, e la feci inginocchiare davanti a me. Lo prese in bocca, le labbra che lo avvolgevano con una fame avida, la lingua che scivolava sulla punta mentre lo spingeva in gola, un gemito soffocato che le sfuggiva mentre mi succhiava con passione. “Ti voglio,” ansimò tra un colpo e l’altro, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la gola, un piacere che mi fece tremare mentre lei ingoiava tutto, le sue mani che mi stringevano i fianchi per non perdere una goccia.
Epilogo - Il Desiderio Dolce e Selvaggio*
Ci sdraiammo insieme, il suo corpo ancora tremante contro il mio, le lenzuola bagnate del suo squirting e del nostro desiderio. Mi guardò, un sorriso dolce sulle labbra, le pinze ancora sul letto come un ricordo del nostro gioco. “Ogni piccolo dolore… è il tuo volermi,” sussurrò, accarezzandomi il viso, e io la strinsi a me, sapendo che questo mix di dolcezza e passione ci aveva uniti più di ogni altra cosa. “Sempre tua,” disse, e io la baciai, un bacio profondo che sigillava il nostro legame, un desiderio che trovava nel dolore dolce la sua espressione più vera.
Capitolo 24 - La Doccia dell’Anima*
Il nostro corpi giacevano ancora intrecciati sul letto, le lenzuola umide del suo squirting e del mio sperma, un profumo di desiderio che aleggiava nell’aria come un ricordo tangibile della nostra passione. Alina mi guardò, gli occhi lucidi di un piacere che non si era ancora spento, e un sorriso dolce le curvò le labbra. “Vieni con me,” sussurrò, la voce morbida come una carezza, alzandosi con una grazia che mi fece battere il cuore. “Voglio sentirti sotto la doccia… insieme.” Era un invito sensuale, un desiderio condiviso che ci chiamava entrambi, e io la seguii, il mio corpo che rispondeva al suo richiamo con un’urgenza dolce e romantica.
Entrammo nel bagno, la luce soffusa che si rifletteva sulle piastrelle bianche mentre Alina apriva il getto della doccia. L’acqua iniziò a scorrere, un suono caldo e invitante, e lei si voltò verso di me, slacciando la vestaglia di seta che cadde a terra, lasciandola nuda davanti ai miei occhi. Mi spogliai in silenzio, i nostri sguardi che si intrecciavano, e ci unimmo sotto il getto, l’acqua tiepida che ci bagnava i corpi nudi, scivolando sulla sua pelle liscia e sulla mia come una carezza liquida.
Capitolo 25 - L’Intimità Bagnata*
Ci avvicinammo, i nostri corpi che si sfioravano sotto il flusso dell’acqua, e le sue labbra cercarono le mie, un bacio lento e profondo che sapeva di dolcezza e desiderio. Le nostre lingue si intrecciarono, danzando con una passione morbida, e io la strinsi a me, il suo seno che premeva contro il mio petto, i capezzoli duri che sfregavano sulla mia pelle bagnata, mandandomi brividi lungo la schiena. L’acqua ci avvolgeva, un velo caldo che ci univa, rendendoci un unico corpo sotto il suo abbraccio liquido.
La mia mano scivolò lungo il suo fianco, seguendo la curva del suo corpo, e trovò la sua vagina, morbida e già umida di desiderio oltre l’acqua che la bagnava. Le mie dita la penetrarono dolcemente, un tocco lento che le fece sfuggire un gemito contro le mie labbra, e lei rispose afferrando il mio pene con una mano, massaggiandolo con una delicatezza che mi fece pulsare. “Ti voglio,” sussurrò, la voce spezzata dal piacere, e io le succhiai i capezzoli sotto il getto, la lingua che danzava sulla pelle bagnata, il sapore dolce della sua carne che mi accendeva mentre lei stringeva le mie palle tra le mani, un tocco fermo che mi rendeva duro come il marmo.
Capitolo 26 - L’Amplesso sotto l’Acqua*
Alina si voltò, poggiando le mani alla parete della doccia, l’acqua che le scorreva lungo la schiena, un fiume lucente che accarezzava ogni curva del suo corpo. Spinse il bacino verso di me, il sedere perfetto che si offriva al mio desiderio, e io posai le mani sui suoi fianchi, il mio pene duro che sfiorava la sua vagina bagnata. Entrai in lei con una spinta lenta ma decisa, un gemito che ci sfuggì all’unisono mentre la riempivo, la sua carne calda che mi accoglieva come un abbraccio profondo. “Ti voglio,” ansimò, e io cominciai a muovermi, spinte profonde che la facevano tremare, l’acqua che scendeva sulla sua schiena mentre le baciavo la pelle bagnata, le labbra che scorrevano lungo la spina dorsale, assaporando il suo sapore sotto il getto.
Il ritmo crebbe, una danza erotica che ci univa, ogni spinta che la penetrava con forza, il suono dei nostri corpi che si scontravano mescolato al rumore dell’acqua che scorreva. Le mie mani le accarezzavano i fianchi, poi salirono ai seni, stringendoli mentre la possedevo, i capezzoli tra le dita che le strappavano gemiti di piacere. “Sì… più forte,” implorò, il bacino che si muoveva contro di me, e io accelerai, la passione che montava come un’onda, il profumo del suo sesso che si mescolava all’umidità della doccia, un odore dolce e selvaggio che mi riempiva i sensi.
Capitolo 27 - L’Orgasmo Condiviso*
“Ti voglio… sto venendo,” gemette Alina, la voce che si spezzava mentre il suo corpo si tendeva sotto le mie spinte, e io sentii il mio piacere salire, un fuoco che non potevo più contenere. Le baciai la schiena ancora, la lingua che seguiva il percorso dell’acqua, e lei si abbandonò, un orgasmo violento che la travolse, la vagina che si stringeva intorno al mio pene mentre lo squirting le sfuggiva, un fiotto caldo che mi bagnava le cosce, mescolandosi all’acqua che ci avvolgeva. “Vieni con me,” ansimò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la vagina, colpendole l’utero con una forza che ci fece tremare insieme, i nostri gemiti che si intrecciavano in un coro di passione mentre ci univamo in un piacere condiviso.
Restammo fermi, il mio pene ancora dentro di lei, l’acqua che continuava a scorrere sui nostri corpi uniti, il suo respiro affannoso che si mescolava al mio. Mi voltai verso di lei, le sue mani che scivolavano sul mio petto mentre ci guardavamo, un sorriso dolce che ci legava oltre il desiderio.
Epilogo - L’Unione Sotto l’Acqua*
Alina chiuse il getto della doccia, l’acqua che gocciolava ancora dai nostri corpi mentre ci avvolgevamo in un abbraccio, la pelle bagnata che si sfiorava con una dolcezza infinita. “Ti voglio sempre così,” sussurrò, posando la testa sul mio petto, e io la strinsi, sapendo che quel momento sotto la doccia aveva sigillato un amore e una passione che non si sarebbero mai spenti. “Sempre tua,” risposi, e ci baciammo ancora, un bacio che sapeva di acqua, desiderio e noi.
Era una mattina grigia, di quelle in cui il cielo sembra pesare sulla città, ma Alina si sentiva leggera, il corpo ancora percorso dai fremiti della notte precedente. Sdraiata sul letto, le lenzuola stropicciate che odoravano di noi, prese il telefono con un sorriso malizioso sulle labbra. Compose il numero di Ana, il cuore che batteva un po’ più veloce mentre aspettava la risposta.
“Ciao, Alina,” disse Ana, la voce vellutata che le accarezzava l’orecchio anche attraverso lo schermo. “Allora, com’è andata ieri? Raccontami tutto…” Il tono era provocatorio, un invito che Alina non poteva rifiutare.
Alina si sistemò meglio sui cuscini, la camicia da notte di seta che le scivolava lungo le cosce nude. “Ana… è stato incredibile,” iniziò, la voce bassa, quasi un sussurro. “Mi ha scoperta… ha trovato il vibratore e lo strap-on nell’armadio. E poi… mi ha presa, mi ha riempita tutta.” Fece una pausa, chiudendo gli occhi per rivivere ogni sensazione. “Prima dietro, con il suo pene vero, duro, caldo… ogni spinta mi apriva, mi faceva sentire completa, come se ogni parte di me fosse sua. E poi… mi ha girata, mi ha messo il vibratore nel culo e mi ha penetrata davanti. Ana, non puoi capire… la pienezza, quel senso di essere spalancata, dilatata ovunque. Era un misto di dolore e piacere, come se il mio corpo non potesse contenerlo tutto. E quando sono venuta… è stato violento, ho squirtato così forte che le lenzuola erano un lago.”
Ana rise piano, un suono caldo e malizioso. “Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto… ma sai, Alina, c’è di più. La prossima volta, fatti legare.” La sua voce si abbassò, carica di sensualità. “Immagina… le mani legate dietro la schiena, i polsi stretti da una corda morbida che ti tiene ferma, vulnerabile. Lui che ti sottomette, che ti penetra dove vuole—anale, orale, vaginale—e tu che non puoi fare altro che prenderlo, sentirlo tutto. È il piacere mentale, Alina, la dominazione che ti entra nella testa, che amplifica ogni sensazione.”
Alina sentì un calore crescerle tra le gambe, il racconto di Ana che le accendeva la fantasia. “Come… come funziona?” chiese, la voce tremante di curiosità e desiderio.
“È semplice,” continuò Ana, ogni parola scelta per stuzzicarla. “Immagina lui che ti lega i polsi, magari ti benda gli occhi, e tu sei lì, nuda, il sedere alzato, pronta. Ti penetra dietro, lento, con quel piccolo dolore che brucia all’inizio, ma poi si trasforma… diventa un fuoco che ti consuma. E mentre ti scopa il culo, ti tira i capelli, ti sussurra che sei sua, che non puoi scappare. Poi ti gira, ti ficca il suo pene in bocca, duro, pulsante, e tu lo succhi, lo senti spingere fino in gola, quel sapore che ti riempie. E quando ti penetra davanti, sei già aperta, bagnata, e ogni colpo è un’onda che ti spacca in due. Il dolore… quel pizzico di dolore, Alina, rende il piacere più grande, più profondo. Ti senti dominata, posseduta, e la tua mente si arrende… è lì che vieni, forte, senza controllo.”
Alina non resistette più. Mentre Ana parlava, la sua mano destra scivolò sotto la camicia da notte, trovando la sua vagina già umida, le dita che sfioravano il clitoride con un tocco leggero ma urgente. “Ana… continua,” sussurrò, il respiro corto, cercando di non far trapelare il suo gesto, ma la voce la tradiva, roca di desiderio.
“Ti piace l’idea, vero?” disse Ana, la provocazione che si intensificava. “Immagina che ti schiaffeggi il sedere mentre ti penetra, quel bruciore caldo sulla pelle che si mescola al piacere del suo pene dentro di te. O magari ti stringe i capezzoli, un pizzico che ti fa gemere, e tu sei lì, legata, incapace di muoverti, e ogni piccolo dolore ti porta più vicino all’orgasmo. È la sottomissione, Alina… ti senti sua, e questo ti fa esplodere.”
Alina chiuse gli occhi, le dita che correvano veloci sul clitoride, bagnate dei suoi umori che colavano abbondanti. La descrizione di Ana era un fuoco che le incendiava la mente, immagini di me che la legavo, che la dominavo, che le davo quel pizzico di dolore che amplificava ogni sensazione. “Sì… sì,” ansimò piano, cercando di soffocare il gemito mentre il piacere montava, il suo corpo che tremava sotto la seta. La mano sinistra si strinse al cuscino, le cosce che si chiudevano intorno alle dita mentre si sfregava con un ritmo selvaggio, il clitoride pulsante che la portava al confine.
“Ti stai toccando, vero?” rise Ana, la voce carica di complicità. “Lo sento… godi, Alina, pensa a lui che ti domina.” Quelle parole furono la scintilla: Alina venne, un orgasmo rapido e intenso che le fece socchiudere gli occhi, un fiotto caldo che le bagnò le dita e la camicia, un piacere che le strappò un gemito soffocato mentre cercava di non farsi accorgere troppo. “Ana… è… incredibile,” riuscì a dire, la voce spezzata, le mani ancora tremanti sul clitoride bagnato.
“Te l’avevo detto,” rispose Ana, sensuale e trionfante. “La prossima volta, fatti legare… e raccontami tutto.” La telefonata si concluse con un saluto rapido, lasciando Alina sdraiata sul letto, pensierosa e incuriosita, il corpo ancora percorso dai fremiti del suo orgasmo. La sua mente era un vortice di fantasie: corde sui polsi, il piccolo dolore che si mescolava al piacere, la sottomissione che Ana aveva descritto così bene. Non vedeva l’ora di provarlo, di sentirsi dominata, di scoprire quanto lontano quel piacere mentale potesse portarla.
Epilogo - Il Desiderio Che Cresce
Alina si alzò, le cosce lucide dei suoi umori, e si guardò allo specchio, un sorriso malizioso sulle labbra. Il segreto del vibratore era stato solo l’inizio; ora, grazie ad Ana, un nuovo mondo di dominazione e piacere si apriva davanti a lei. Quando fossi tornato a casa, avrebbe trovato un modo per provocarmi, per spingermi a legarla, a farle provare quel mix di dolore e godimento che le bruciava dentro. La telefonata con Ana l’aveva eccitata oltre ogni limite, e il suo clitoride ancora pulsava al pensiero di ciò che sarebbe venuto dopo.
Capitolo 18 - Il Gioco del Padrone
La telefonata con Ana aveva lasciato Alina in un vortice di desiderio, il corpo ancora caldo e tremante dal suo orgasmo solitario. Quando rientrai a casa quella sera, trovai un’atmosfera diversa: le luci soffuse, una bottiglia di vino aperta sul tavolo e Alina che mi aspettava sul divano, vestita solo con una camicia di seta nera semiaperta e le sue autoreggenti nere, i capelli sciolti che le cadevano sulle spalle come un velo di oscurità. Mi guardò con occhi che brillavano di un’intensità nuova, un sorriso malizioso che nascondeva un segreto pronto a esplodere.
“Ciao, amore,” disse, la voce morbida ma carica di provocazione. Si alzò, avvicinandosi con passo lento, e mi posò una mano sul petto. “Ho pensato a qualcosa di speciale per stasera… un gioco. Vuoi essere il mio Padrone?” Le sue parole mi colpirono come un’onda, il desiderio che si accendeva nei suoi occhi mentre mi sfiorava il collo con le dita. “Legami… dominami… fammi tua,” sussurrò, e io sentii il sangue ribollirmi nelle vene, un’urgenza che non potevo ignorare.
“Va bene, mia dolce schiava,” risposi, la voce roca di passione, entrando nel ruolo con una naturalezza che mi sorprese. “Vai in camera. Spogliati. Aspettami in ginocchio sul letto.” Alina annuì, un fremito che le attraversava il corpo mentre si allontanava, la seta che scivolava sui suoi fianchi con ogni passo.
Capitolo 19 - La Preparazione del Gioco
Entrai in camera pochi minuti dopo, trovandola esattamente come avevo ordinato: nuda, in ginocchio sul letto, le mani posate sulle cosce, il respiro corto che le sollevava il petto. I suoi capezzoli erano già duri, la pelle lucida di un desiderio che non poteva nascondere. Presi una corda di seta nera dal cassetto—un acquisto impulsivo di qualche mese prima—e mi avvicinai, il mio sguardo che la dominava mentre lei abbassava gli occhi, pronta a sottomettersi.
“Sei mia” dissi, la voce ferma, e le legai i polsi dietro la schiena, i nodi stretti ma morbidi, la seta che le accarezzava la pelle mentre la immobilizzavo. “Non ti muoverai finché non te lo dirò.” Le bendai gli occhi con una sciarpa di raso, privandola della vista, e il suo respiro si fece più rapido, un gemito che le sfuggiva mentre il buio amplificava ogni sensazione. Le accarezzai il viso, poi scesi sul collo, le dita che sfioravano i seni, pizzicandole i capezzoli abbastanza forte da strapparle un piccolo urlo, un misto di dolore e piacere che le fece inarcare la schiena.
Capitolo 20 - Il Piacere del Dolore
La feci sdraiare a pancia in giù, il sedere alzato verso di me, un’offerta che mi faceva pulsare di desiderio. Presi una cintura di pelle dal guardaroba, morbida ma rigida, e la passai sulla sua pelle, un tocco leggero che la fece rabbrividire. “Vuoi sentire il tuo Padrone?” chiesi, e lei annuì, “Sì, ti prego…” La cintura scese sul suo sedere con un colpo secco, non troppo forte, ma abbastanza da lasciarle un segno rosa, un bruciore caldo che le strappò un gemito profondo. “Di più,” sussurrò, e io colpii ancora, due, tre volte, ogni schiaffo che le arrossava la pelle, il dolore che si mescolava al piacere mentre lei si contorceva sotto di me.
Le spalmai del lubrificante sulla rosellina, le dita che la accarezzavano con una lentezza crudele, preparandola mentre gemeva, “Padrone… prendimi.” Mi slacciai i pantaloni, il mio pene duro e pronto, e la penetrai anale con un movimento lento ma deciso, entrando fino in fondo. “Sei mia,” ringhiai, tirandole i capelli con una mano mentre la possedevo, ogni spinta che la faceva urlare piano, il piccolo dolore della penetrazione che amplificava il suo piacere. “Sì, sì,” ansimava, il corpo che si apriva a me, il sedere che stringeva intorno al mio sesso mentre la dominavo.
Capitolo 21 - La Sottomissione Completa
La girai sulla schiena, le mani ancora legate, la benda sugli occhi che la teneva nel buio. Le sollevai le gambe, posandole sulle mie spalle, e presi il suo vibratore nero dal comodino, lubrificandolo con cura. “Ora ti avrò tutta,” dissi, infilandolo nel suo sedere con una pressione lenta, sentendo i suoi muscoli cedere mentre gemeva, un suono di resa e desiderio. Poi entrai nella sua vagina, il mio pene che la riempiva mentre il vibratore pulsava nel suo culo, una doppia penetrazione che la dilatò completamente.
La sensazione era selvaggia: il suo sedere stretto che stringeva il vibratore, la vagina calda e bagnata che mi avvolgeva, un’apertura totale che le strappava gemiti continui. “Padrone… mi stai spezzando,” ansimava, gli occhi socchiusi sotto la benda, il viso contratto tra il dolore della dilatazione e un piacere così intenso da farla tremare. Spingevo con forza, il vibratore che vibrava dentro di lei, amplificando ogni colpo, e le sue mani legate si torcevano contro la corda mentre il suo corpo si arrendeva a me. “Ti piace essere mia schiava?” chiesi, pizzicandole i capezzoli con una pressione decisa, e lei urlò, “Sì, Padrone, ti prego… fammi venire.”
Capitolo 22 - L’Orgasmo della Schiava
Il ritmo si fece selvaggio, il mio pene che affondava nella sua vagina, il vibratore che le scuoteva il sedere, e Alina si perse in un orgasmo continuo, il corpo che si contorceva sotto di me, i gemiti che si trasformavano in urla soffocate. “Sto venendo… ancora… ancora,” gridava, e ogni orgasmo la faceva squirting, fiotti caldi che schizzavano sulle lenzuola, sul mio ventre, un mare di piacere che ci bagnava mentre la dominavo. Il dolore della dilatazione, quel pizzico che le bruciava dentro, si fondeva con un’estasi che la spingeva oltre ogni limite, gli occhi socchiusi sotto la benda che tradivano la sua resa totale.
“Riempimi, Padrone,” implorò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la vagina, colpendole l’utero con una forza che la fece urlare ancora, il suo ultimo orgasmo che la scuoteva mentre si stringeva intorno a me, il vibratore ancora nel suo sedere che pulsava contro i miei colpi. Restammo fermi, ansimanti, il mio sperma che colava dalla sua vagina, il suo corpo tremante sotto il mio dominio, un piacere che ci aveva travolti entrambi.
Epilogo - La Schiava Liberata
Le slegai i polsi, togliendole la benda, e Alina mi guardò con occhi velati di piacere e gratitudine. “Amore… è stato… tutto,” sussurrò, accarezzandomi il viso mentre ci sdraiavamo insieme, le lenzuola bagnate del suo squirting sotto di noi. “Voglio essere la tua schiava ancora,” disse, un sorriso malizioso che prometteva altri giochi. La strinsi a me, sapendo che il suo segreto aveva aperto un mondo di passione e dominazione che non avremmo mai smesso di esplorare
Capitolo 23 - L’Ossessione del Dolore Dolce*
Era una sera d’autunno, la luce calda delle candele che tremolava nella nostra camera da letto, creando ombre morbide sulle pareti. Alina era seduta sul letto, avvolta in una vestaglia di seta bianca che le scivolava appena sulle spalle, le autoreggenti nere che le accarezzavano le cosce come un segno del suo desiderio. Mi guardò con occhi profondi, un sorriso dolce che nascondeva una fame segreta. “Amore,” sussurrò, la voce un soffio di seta, “voglio sentirti ancora… ma in un modo diverso. Quel piccolo dolore di cui mi ha parlato Ana… lo voglio da te. Fammi sentire che mi vuoi così.”
Le sue parole erano un gesto di desiderio, una richiesta che mi colpì al cuore, e io mi avvicinai, sedendomi accanto a lei. “Alina, sei tutto per me,” dissi, posandole una mano sul viso, accarezzandole la guancia con una tenerezza che si mescolava alla passione. “Se lo vuoi, ogni punizione sarà un bacio… ogni dolore un modo per dirti quanto ti voglio.” Lei annuì, gli occhi che si velavano di emozione e bisogno, e io presi una cintura di pelle morbida dal cassetto, insieme a un paio di pinze per capezzoli, semplici ma eleganti, un regalo che avevamo comprato insieme tempo prima.
Capitolo 24 - La Dolce Punizione*
La feci sdraiare sulla schiena, la seta della vestaglia che si apriva come un fiore, rivelando i suoi seni perfetti e la pelle liscia che tremava sotto il mio sguardo. Le legai i polsi sopra la testa con una corda di seta, i nodi delicati che le accarezzavano la pelle, un gesto che diceva “ti tengo con desiderio”. “Sei bellissima,” sussurrai, chinandomi a baciarle le labbra, un bacio lento e profondo che le fece sfuggire un gemito. Presi la cintura, facendola scorrere sul suo ventre, un tocco leggero che la fece rabbrividire, poi la alzai e la lasciai cadere sul suo sedere con un colpo morbido, un suono dolce seguito da un “Oh” che era più piacere che dolore.
“Lo faccio perché ti voglio,” dissi, la voce calda mentre colpivo ancora, due volte, ogni schiaffo che le arrossava appena la pelle, un segno di passione che le strappava gemiti delicati. Le accarezzai il punto colpito con le dita, un gesto tenero che la fece tremare, poi presi le pinze, sfiorandole i capezzoli con la punta fredda prima di applicarle. “Per te,” sussurrai, stringendole appena, un pizzico leggero che le fece socchiudere gli occhi, un sorriso di resa sulle labbra. “Sì… ti voglio così,” ansimò, il corpo che si inarcava mentre il dolore dolce si mescolava al calore che le cresceva tra le cosce.
Le mie mani scivolarono sul suo corpo, accarezzandole i fianchi, poi più in basso, sfiorandole la vagina già umida di desiderio. “Sei mia,” dissi, e infilai due dita dentro di lei, muovendole lente mentre le pinze le tiravano i capezzoli, un piacere che la travolse in un primo orgasmo, dolce e silenzioso, un fiotto caldo che le bagnò le cosce mentre gemeva, “Amore… è per te…”
Capitolo 25 - La Passione Profonda*
L’eccitazione saliva, un fuoco che non potevamo più contenere. Le slegai i polsi, togliendole le pinze con una carezza, e lei mi guardò, gli occhi pieni di desiderio selvaggio. “Prendimi… forte,” implorò, e io mi spogliai, il mio pene duro e pulsante che si liberava davanti a lei. La feci girare a pancia in giù, il sedere alzato verso di me, e le spalmai del lubrificante sulla rosellina, accarezzandola con le dita prima di penetrarla anale con un movimento lento ma deciso. “Ti voglio,” ringhiai, spingendo dentro, il suo sedere che mi accoglieva, caldo e stretto, un gemito profondo che le sfuggiva mentre si apriva a me.
Cominciai a muovermi, un ritmo profondo che la faceva tremare, le mani che le stringevano i fianchi mentre la possedevo con forza. “Sì… Padrone… ti voglio così,” ansimava, e io accelerai, ogni affondo che la spingeva verso un secondo orgasmo, un’esplosione che le fece squirting, un fiotto caldo che schizzava sul letto mentre urlava il mio nome, il dolore dolce della penetrazione che si trasformava in piacere puro. La girai sulla schiena, le gambe sulle mie spalle, e entrai nella sua vagina, il vibratore che presi dal comodino e infilai nel suo sedere, una doppia penetrazione che la dilatò tutta, un grido di passione che le sfuggì mentre si arrendeva.
Capitolo 26 - L’Orgasmo Multiplo*
“Ti voglio… ti voglio,” gemette, gli occhi socchiusi mentre la possedevo, il vibratore che pulsava nel suo sedere, il mio pene che affondava nella sua vagina con una forza selvaggia. Le pinzai di nuovo i capezzoli con le dita, un pizzico d’amore che la fece urlare, “Sì… ancora!” Il suo corpo si contorceva sotto di me, un terzo orgasmo che la travolse, lo squirting che mi bagnava il ventre, le cosce, le lenzuola, un mare di piacere che ci univa mentre continuava a venire, ogni spinta che amplificava la sua estasi. “Non fermarti,” implorò, e io la penetrai più forte, il vibratore che vibrava dentro di lei, il suo sedere e la vagina che si stringevano intorno a me in un ritmo selvaggio.
“Voglio sentirti in gola,” dissi, la voce roca, e lei annuì, il desiderio che le brillava negli occhi. Mi sfilai da lei, il mio pene lucido dei suoi umori e del mio sperma che pulsava, e la feci inginocchiare davanti a me. Lo prese in bocca, le labbra che lo avvolgevano con una fame avida, la lingua che scivolava sulla punta mentre lo spingeva in gola, un gemito soffocato che le sfuggiva mentre mi succhiava con passione. “Ti voglio,” ansimò tra un colpo e l’altro, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la gola, un piacere che mi fece tremare mentre lei ingoiava tutto, le sue mani che mi stringevano i fianchi per non perdere una goccia.
Epilogo - Il Desiderio Dolce e Selvaggio*
Ci sdraiammo insieme, il suo corpo ancora tremante contro il mio, le lenzuola bagnate del suo squirting e del nostro desiderio. Mi guardò, un sorriso dolce sulle labbra, le pinze ancora sul letto come un ricordo del nostro gioco. “Ogni piccolo dolore… è il tuo volermi,” sussurrò, accarezzandomi il viso, e io la strinsi a me, sapendo che questo mix di dolcezza e passione ci aveva uniti più di ogni altra cosa. “Sempre tua,” disse, e io la baciai, un bacio profondo che sigillava il nostro legame, un desiderio che trovava nel dolore dolce la sua espressione più vera.
Capitolo 24 - La Doccia dell’Anima*
Il nostro corpi giacevano ancora intrecciati sul letto, le lenzuola umide del suo squirting e del mio sperma, un profumo di desiderio che aleggiava nell’aria come un ricordo tangibile della nostra passione. Alina mi guardò, gli occhi lucidi di un piacere che non si era ancora spento, e un sorriso dolce le curvò le labbra. “Vieni con me,” sussurrò, la voce morbida come una carezza, alzandosi con una grazia che mi fece battere il cuore. “Voglio sentirti sotto la doccia… insieme.” Era un invito sensuale, un desiderio condiviso che ci chiamava entrambi, e io la seguii, il mio corpo che rispondeva al suo richiamo con un’urgenza dolce e romantica.
Entrammo nel bagno, la luce soffusa che si rifletteva sulle piastrelle bianche mentre Alina apriva il getto della doccia. L’acqua iniziò a scorrere, un suono caldo e invitante, e lei si voltò verso di me, slacciando la vestaglia di seta che cadde a terra, lasciandola nuda davanti ai miei occhi. Mi spogliai in silenzio, i nostri sguardi che si intrecciavano, e ci unimmo sotto il getto, l’acqua tiepida che ci bagnava i corpi nudi, scivolando sulla sua pelle liscia e sulla mia come una carezza liquida.
Capitolo 25 - L’Intimità Bagnata*
Ci avvicinammo, i nostri corpi che si sfioravano sotto il flusso dell’acqua, e le sue labbra cercarono le mie, un bacio lento e profondo che sapeva di dolcezza e desiderio. Le nostre lingue si intrecciarono, danzando con una passione morbida, e io la strinsi a me, il suo seno che premeva contro il mio petto, i capezzoli duri che sfregavano sulla mia pelle bagnata, mandandomi brividi lungo la schiena. L’acqua ci avvolgeva, un velo caldo che ci univa, rendendoci un unico corpo sotto il suo abbraccio liquido.
La mia mano scivolò lungo il suo fianco, seguendo la curva del suo corpo, e trovò la sua vagina, morbida e già umida di desiderio oltre l’acqua che la bagnava. Le mie dita la penetrarono dolcemente, un tocco lento che le fece sfuggire un gemito contro le mie labbra, e lei rispose afferrando il mio pene con una mano, massaggiandolo con una delicatezza che mi fece pulsare. “Ti voglio,” sussurrò, la voce spezzata dal piacere, e io le succhiai i capezzoli sotto il getto, la lingua che danzava sulla pelle bagnata, il sapore dolce della sua carne che mi accendeva mentre lei stringeva le mie palle tra le mani, un tocco fermo che mi rendeva duro come il marmo.
Capitolo 26 - L’Amplesso sotto l’Acqua*
Alina si voltò, poggiando le mani alla parete della doccia, l’acqua che le scorreva lungo la schiena, un fiume lucente che accarezzava ogni curva del suo corpo. Spinse il bacino verso di me, il sedere perfetto che si offriva al mio desiderio, e io posai le mani sui suoi fianchi, il mio pene duro che sfiorava la sua vagina bagnata. Entrai in lei con una spinta lenta ma decisa, un gemito che ci sfuggì all’unisono mentre la riempivo, la sua carne calda che mi accoglieva come un abbraccio profondo. “Ti voglio,” ansimò, e io cominciai a muovermi, spinte profonde che la facevano tremare, l’acqua che scendeva sulla sua schiena mentre le baciavo la pelle bagnata, le labbra che scorrevano lungo la spina dorsale, assaporando il suo sapore sotto il getto.
Il ritmo crebbe, una danza erotica che ci univa, ogni spinta che la penetrava con forza, il suono dei nostri corpi che si scontravano mescolato al rumore dell’acqua che scorreva. Le mie mani le accarezzavano i fianchi, poi salirono ai seni, stringendoli mentre la possedevo, i capezzoli tra le dita che le strappavano gemiti di piacere. “Sì… più forte,” implorò, il bacino che si muoveva contro di me, e io accelerai, la passione che montava come un’onda, il profumo del suo sesso che si mescolava all’umidità della doccia, un odore dolce e selvaggio che mi riempiva i sensi.
Capitolo 27 - L’Orgasmo Condiviso*
“Ti voglio… sto venendo,” gemette Alina, la voce che si spezzava mentre il suo corpo si tendeva sotto le mie spinte, e io sentii il mio piacere salire, un fuoco che non potevo più contenere. Le baciai la schiena ancora, la lingua che seguiva il percorso dell’acqua, e lei si abbandonò, un orgasmo violento che la travolse, la vagina che si stringeva intorno al mio pene mentre lo squirting le sfuggiva, un fiotto caldo che mi bagnava le cosce, mescolandosi all’acqua che ci avvolgeva. “Vieni con me,” ansimò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la vagina, colpendole l’utero con una forza che ci fece tremare insieme, i nostri gemiti che si intrecciavano in un coro di passione mentre ci univamo in un piacere condiviso.
Restammo fermi, il mio pene ancora dentro di lei, l’acqua che continuava a scorrere sui nostri corpi uniti, il suo respiro affannoso che si mescolava al mio. Mi voltai verso di lei, le sue mani che scivolavano sul mio petto mentre ci guardavamo, un sorriso dolce che ci legava oltre il desiderio.
Epilogo - L’Unione Sotto l’Acqua*
Alina chiuse il getto della doccia, l’acqua che gocciolava ancora dai nostri corpi mentre ci avvolgevamo in un abbraccio, la pelle bagnata che si sfiorava con una dolcezza infinita. “Ti voglio sempre così,” sussurrò, posando la testa sul mio petto, e io la strinsi, sapendo che quel momento sotto la doccia aveva sigillato un amore e una passione che non si sarebbero mai spenti. “Sempre tua,” risposi, e ci baciammo ancora, un bacio che sapeva di acqua, desiderio e noi.
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