Racconto S9-1 "Luce di Mezzanotte"

di
genere
etero

Capitolo 1 - Il Richiamo della Notte
Era una notte di fine agosto, il cielo terso e trapunto di stelle, con una brezza leggera che accarezzava la pelle e portava con sé il profumo salmastro del mare. Io e Alina avevamo deciso di sfuggire alla calura della città, diretti verso una spiaggia isolata a pochi chilometri dal paese. Le luci del piccolo borgo marinaro brillavano in lontananza, come un presepe sospeso tra il buio dell’orizzonte e il luccichio delle onde. Arrivammo poco dopo mezzanotte, le 00:30, con la luna piena che illuminava appena il sentiero di sabbia e ciottoli che ci conduceva alla riva.
Alina era uno spettacolo, come sempre. Indossava un vestitino leggero di cotone bianco, quasi trasparente sotto la luce lunare, che si fermava a metà coscia lasciando intravedere il contorno delle sue autoreggenti nere. Non indossava scarpe, i piedi nudi affondavano nella sabbia fresca, e ogni tanto si voltava a guardarmi con quel sorriso malizioso che mi faceva perdere ogni controllo. “Vieni,” mi disse, la voce un sussurro che si mescolava al suono delle onde, “stanotte voglio sentire tutto di te.”
Ci fermammo a pochi metri dall’acqua, dove la sabbia era ancora asciutta ma il rumore del mare ci avvolgeva. Posai la coperta che avevo portato e la guardai mentre si sfilava il vestito con un movimento lento, quasi teatrale. Sotto non indossava nulla, tranne le autoreggenti che le fasciavano le gambe come un invito. Il suo corpo nudo brillava sotto la luna, i capezzoli già duri per l’aria fresca della notte, il monte di Venere depilato che catturava ogni riflesso. Mi avvicinai, le mie mani trovarono subito i suoi fianchi, e le nostre bocche si unirono in un bacio famelico, profondo, con le lingue che si cercavano senza sosta. Sentivo il suo respiro accelerare, il suo corpo premersi contro il mio, e la mia eccitazione crescere sotto i jeans.
Capitolo 2 - Il Confine tra Terra e Mare
“Portami in acqua,” mi sussurrò Alina all’orecchio, staccandosi appena dal bacio per guardarmi con quegli occhi magnetici. Non me lo feci ripetere. Mi spogliai rapidamente, lasciando i vestiti sulla coperta, e la presi per mano, guidandola verso la riva. L’acqua era tiepida, quasi calda dopo una giornata di sole, e ci arrivava appena sopra le caviglie. Le luci del paese tremolavano in lontananza, un contrasto perfetto con il buio che ci avvolgeva, rendendo tutto più intimo, più nostro.
Ci fermammo quando l’acqua ci lambiva le cosce. Alina si girò, dandomi le spalle, e si chinò leggermente in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia. La vista del suo sedere perfetto, incorniciato dalle autoreggenti ormai bagnate, mi fece quasi tremare. “Toccami,” disse, la voce roca di desiderio. Le mie mani scivolarono sulla sua pelle umida, accarezzandole i fianchi, poi il monte di Venere, sfiorando appena la sua vagina già bagnata non solo d’acqua. Lei gemette piano, spingendosi contro di me. Infilai due dita dentro di lei, sentendo i suoi muscoli contrarsi, mentre con l’altra mano le strizzavo un capezzolo, tirandolo appena. “Sì, così,” ansimò, “ma voglio di più… lo voglio lì.”
Sapevo cosa intendeva. Era un desiderio che aveva espresso solo poche volte, un confine che amava esplorare con me. Mi abbassai, leccandole prima la vagina, assaporando il suo sapore dolce misto al salato del mare, poi spostai la lingua più in alto, bagnando con cura la sua rosellina. Alina ebbe un fremito, un piccolo gridolino di piacere sfuggì dalle sue labbra mentre la mia lingua la preparava, entrando appena, rendendola morbida e pronta. L’acqua ci accarezzava, il movimento delle onde amplificava ogni sensazione.
Capitolo 3 - Sotto le Luci del Paese
Mi rialzai, il mio sesso duro e pulsante, bagnato dall’acqua e dal desiderio. Lo avvicinai al suo culetto, appoggiandolo delicatamente contro di lei. “Guardiamo le luci insieme,” le dissi, e lei voltò appena la testa, fissando il paese illuminato mentre io iniziavo a spingere. Entrai piano, solo la punta, lasciandola abituare. L’acqua ci sosteneva, rendendo tutto più fluido, più naturale. Alina emise un gemito profondo, un misto di sorpresa e piacere, e io mi fermai un attimo, accarezzandole la schiena. “Vai avanti,” mi incitò, “voglio sentirti tutto.”
Spingevo lentamente, centimetro dopo centimetro, sentendo il suo corpo aprirsi per me. L’acqua ci arrivava ora quasi alla vita, le onde ci schizzavano mentre io la penetravo completamente, fino a che le mie palle non sfiorarono la sua pelle. “Dio, è stupendo,” mormorò Alina, la voce spezzata dal piacere. Cominciai a muovermi, un ritmo costante, profondo, con l’acqua che amplificava ogni colpo, facendo sciabordare il mare intorno a noi. Le luci del paese sembravano danzare, riflesse sulle onde, e io le afferrai i fianchi, spingendo più forte. Lei si lasciò andare, una mano scivolò tra le sue gambe, toccandosi il clitoride con movimenti rapidi, mentre l’altra si aggrappava al nulla, cercando un appiglio nell’acqua.
“Dammi tutto,” mi disse, quasi urlando, e io aumentai il ritmo, sentendo il suo corpo tremare. Il sesso anale in acqua era intenso, stretto, ogni movimento amplificato dalla resistenza del mare. Le sue autoreggenti erano ormai fradice, aderivano alle gambe come una seconda pelle, e io le afferrai una coscia, sollevandola appena per andare più a fondo. “Sì, sì, rompimi,” gemette, e di colpo la sentii contrarsi, un orgasmo violento che la fece sobbalzare, il suo squirting che si mescolava all’acqua salata.
Non resistetti più. Con un ultimo affondo profondo, esplosi dentro di lei, riempiendola con schizzi caldi che sentivo pulsare nel suo culo. Restammo fermi, ansimanti, l’acqua che ci cullava, le luci del paese che brillavano come testimoni silenziosi della nostra passione. Poi, lentamente, uscii da lei, e Alina si girò, buttandomi le braccia al collo. “Sei mio,” mi sussurrò, e ci baciammo, il sapore del mare e del sesso sulle nostre labbra.
Epilogo - Ritorno alla Riva
Tornammo alla coperta, bagnati e felici, sdraiandoci sulla sabbia ancora tiepida. Alina si accoccolò contro di me, la testa sul mio petto, mentre guardavamo le luci del paese spegnersi una a una, come se anche loro avessero finito di assistere al nostro spettacolo. “Stanotte è stata perfetta,” mi disse, e io sorrisi, accarezzandole i capelli. La brezza ci asciugava la pelle, e il mare ci salutava con il suo eterno canto. Era l’una passata, ma la notte, per noi, era appena iniziata.
scritto il
2025-03-06
1 4 0
visite
4
voti
valutazione
7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Racconto 8: “Passione”
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.