Diario di un omosessuale ( Pt. 2 )

di
genere
gay

Daniela chiuse subito la porta di casa mia alle sue spalle e mi abbracciò. Non capivo. Cosa diavolo era successo? Cosa diavolo poteva succedere in così poco tempo? Avevamo poco prima parlato così serenamente.
"Che succede?" chiesi.
"È..è morto!" rispose lei continuando a piangere.

Ma come potevo essere stato così sciocco? Che razza di domanda le sono andato a fare? Ovvio che si trattava di quello! Il padre di Daniela, da circa otto mesi era in uno stato di coma. Io non ne capisco molto di medicina, ma non bisogna essere un primario per capire che era in una situazione di merda. Dopo quel dannato incidente...stava con la moto, il padre di Daniela è..era un gran figo, un motociclista convinto, passava più tempo con la sua moto che con sua moglie. Quel giorno era sera tardi, Daniela mi disse che aveva appena litigato con la moglie. Lei aveva scoperto di essere cornuta. Il gran figo si scopava un'amica della figlia, una ragazzetta di nome Tathiana. Daniela nonostante questo ha sempre continuato a volere bene a suo padre. Tornando all'incidente, egli quella sera, forse per il nervosismo, forse perché era sua abitudine, correva come un dannato. Era su un'autostrada da solo, ma all'improvviso, una bestia, mi pare fosse una mucca, sbucò all'improvviso. Si schiantò con la povera bestia. La mucca morì sul colpo, lui oggi, dopo otto mesi di coma.

"Mi dispiace tantissimo!" dissi a Daniela abbracciandola.
Lei mi strinse forte, più forte di chiunque altro. Volle dormire da me quella notte. La sentii singhiozzare tutta la notte. Le rimasi vicino. Mi feci colpire, insultare, avrei fatto qualsiasi cosa affinché si calmasse. Dopo avermi colpito più volte sul petto, ci addormentammo abbracciati.

La mattina non la trovai nel letto. Mi alzai di scatto spaventato, dov'era Daniela?
"DANIELA! DANIELA!" gridai.
"Ehy, calmati. Cosa c'è da strillare? Sto preparando la colazione." Rispose lei.
Andai in cucina e mi sedetti sulla sedia. Sembrava felice, troppo felice per una alla quale è appena morto il padre!
"Se non ti facessi mangiare io, come mangeresti?" disse sorridendo.
"Beh..io" tentennai.
"Ah scemo! Devi imparare a fare la donna. Non puoi prenderti solo i lati belli del essere donna." disse.
"Hahaha ma io so essere donna" dissi e mi passai la lingua sulle labbra per prenderla in giro.
"Vedi! Lo dico io! Pensi che essere donna sia solo succhiare un cazzo. Ti piacerebbe! Devi imparare a fare le altre cose che fanno le donne, come stirare, cucinare, lavare. Hai mai lavato a terra?" chiese.
"No..vabbe, pago la donna dei servizi" risposi.
"NO!" gridò furibonda. " non puoi pagare la donna dei servizi, devi farlo tu!" era furiosa.
Non sapevo perché improvvisamente si stesse interessando alla cura del mio appartamento ed al mio 'essere donna'. Perché improvvisamente voleva insegnarmi ad essere donna?
Ci fu un silenzio imbarazzante per alcuni minuti, fino a quando finì di preparare la colazione.
"Ti piacciono le omelette?" mi chiese.
"Si" risposi.
Mi passò il piatto ed iniziammo a mangiare. Non sapevo cosa dirle, di cosa si parla con chi ha appena perso un caro? Dopo avergli fatto le condoglianze cosa gli dici? Qualsiasi altro argomento sembra insignificante, ma parlare della morte del caro potrebbe darle fastidio. Cosa le dico?
"Mi passi lo sciroppo d'acero?" chiesi.
Lei si alzò in piedi furiosa. Prese lo sciroppo d'acero e me lo lanciò. Fortunatamente non mi colpì ed il contenitore andò a schiantarsi nella finestra. Il vetro fu in frantumi. Cosa le prendeva? Cercai di puntare i piedi.
"Daniela, ora basta!" esclamai cercando di avere un tono convinto, un tono minaccioso da uomo. Ero poco credibile. Daniela iniziò a ridere, rideva a crepapelle. Rideva e lacrimava e senza salutarmi si avviò verso la porta e se ne andò.

Andai nella mia stanza, mi guardai davanti allo specchio. Anche io piangevo, non sapevo perché ma piangevo. Ero preso da attacchi isterici, mi comportavo come la peggiore delle donnicciole nel periodo del ciclo; e lei dice che non sono abbastanza donna. Colpii più volte il muro, mi feci malissimo. Lei aveva riso, aveva riso così tanto quando le ho detto "Ora basta!". Cosa c'era da ridere? Forse che io non incuto alcun rispetto? Forse che le persone come me hanno bisogno di un uomo per essere rispettate? Mi sentivo fragile, inutile, mi guardai nello specchio e mi dissi "ma non l'hai capito che sei una schifosa puttana? Ha riso di te, lo vedi che ha riso? Cosa ti è saltato in mente? Cosa pensavi potesse fare vedendo un magrolino effemminato che gioca a fare la voce grossa? Hai la voce di una donna! Donna! Donnaaa! DONNAAA!!" continuai a gridare furibondo nello specchio. All'improvviso fui fulminato da un'idea, sapevo benissimo di cosa avevo bisogno, cosa mi avrebbe fatto riprendere istantaneamente. Indossai intimo da donna e abbigliamento da uomo. Accesi il telefono, presi il numero e chiamai.

Una mezz'ora dopo il campanello suonò. Finalmente erano arrivati. Li accolsi con calore, decidemmo di metterci sul letto e così facemmo. Avevano due grossi uccelli pelosi, fisici scolpiti ed anch'essi pelosi. Erano devi veri maschi, maschi che farebbero impazzire qualsiasi donna. Uno dei due era un uomo di carnagione scura, occhi marroni ed un'ispida barba castana. Aveva inoltre i capelli castani ed a spazzola. L'altro invece era pelato, aveva occhi azzurri, carnagione scura e barba incolta. Iniziai subito a godere della loro compagnia prendendo a turno i loro uccelli in bocca.
"Ti piace? Eh? Ti piace?" domandò il castano sapendo bene che non avrei potuto rispondere; avevo la bocca troppo impegnata.
"Che ne dici se ti prendo da dietro?" chiese di nuovo il castano sorridendo. Pur avendo la bocca impegnata riuscii a fargli capire che era un'ottima idea.
"Davvero un bel culetto!" disse posizionandosi dietro di me. Mi ero messo a pecora, il pelato alla bocca ed il castano dietro. Mi colpì il culo con il suo uccello più volte, lo fece strisciare in mezzo alle natiche e poi dritto dentro. Non usavamo il preservativo, era sesso puro e selvaggio. Il pelato aumentò più volte la velocità, lo stesso fece il castano.
"È proprio una troia!" esclamò il castano rivolgendosi al pelato.
"E come se è una troia" fece il pelato guardandomi negli occhi mentre avevo il suo cazzo tra le labbra.
"Ha proprio una bocca da pompino" disse il pelato. "Il culo com'è?" continuò rivolgendosi al castano.
"Un bel culo da troia, allenato, si vede che ne ha presi di uccelli!" rispose il castano e scoppiò in una fragorosa risata. Avrei voluto ridere anche io, ma ero ancora impegnato.
"Vuoi provare un pò il culo" chiese il castano al pelato.
"Si, facciamo un pò galoppare questa cavalla" rispose.
"Oh, non si stacca più" disse ridendo e togliendomi l'uccello da bocca. Mi passò le dita in bocca, le succhiai e poi si invertirono. Non ebbi il tempo di fiatare che già avevo un altro uccello in bocca. I due ora fecero più silenzio, nell'aria si sentivano soltanto i nostri gemiti di piacere ed il rumore che facevano le palle del pelato nel mio culo.
"Ah...ah..ah...sto venendo..ah..ah..AHHH" un fiume di sborra mi invase l'ano. Durante le ultime botte che mi aveva dato mi aveva afferrato i fianchi così forte che quando li lasciò rimase il segno. Il castano invece mi venne in bocca ed ingoiai. Mi diedero qualche schiaffetto sul culo e poi mi chiesero di utilizzare il bagno per pulirsi. Gli mostrai la porta del bagno e mi stesi sul letto. Avevo il culo, la faccia e la bocca pieni di sborra, ma mi stesi lo stesso. Ero supino guardando il soffitto, sentendo il rumore dell'acqua della doccia in caduta. Pensai con un certo orgoglio a come ero stato bravo a gestire quei due cazzi enormi, mi eccitava il solo pensiero di essere appena stato scopato da due super fighi e che quei due super fighi ora si stavano lavando nel mio bagno. Fu una mattinata da sogno, perfetta. Nonostante questo, quando se ne andarono, dopo averli pagati, ripensai a Daniela.
scritto il
2017-07-21
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