Una spagnola dalla supplente

di
genere
masturbazione

Mi piaceva davvero la nuova supplente di scienze, lo capivo perché quando mi masturbavo pensando a lei (molto spesso ultimamente) ci mettevo molto meno del solito ad arrivare all’orgasmo.

Ora la stavo immaginando mentre si slacciava i piccoli bottoncini di madreperla, aprendo il décolleté della camicetta di seta verde chiaro su una coppia di bellissimi seni, perfettamente incapsulati in un reggiseno di pizzo color verde smeraldo.
Sbottonava anche i polsini e si levava la camicetta facendo scivolare dalle spalle la morbida seta con un movimento languido e provocante.
Le spalline del reggiseno fecero la stessa fine, scostate con un dito e fatte scendere lentamente, accompagnandole lungo le pallide braccia.
Il reggiseno restava comunque al suo posto, trattenuto dalla forma rotonda delle coppe che si adattavano perfettamente a quella dei seni.
Lei allora mi prendeva un dito indice con una mano e se lo infilava tra il tessuto e la pelle facendogli seguire l’orlo di pizzo lungo la morbida curva del seno.
La nocca del mio dito passava tra seta e il capezzolo e sentendolo indurire, il mio pisello si tendeva per l’eccitazione e ... e niente dovevo fermarmi con la mano che andava avanti e indietro per non arrivare a sborrare prima del tempo!

Mi fermavo, ricominciando a studiare, che noia ‘ste regole di trigonometria, piano piano il sangue defluiva dalle mie guance arrossate per l’eccitazione, il battito rallentava, e il cazzo lentamente si smosciava.
Studiavo cinque o dieci minuti e poi la testa tornava alla giovane supplente, ai suoi seni meravigliosi e la mano tornava a infilarsi nei pantaloni, dentro le mutande, riprendeva il cazzo barzotto e ricominciava a menarlo lentamente.

Dove avevo interrotto? Ah già, il mio dito, infilato oltre l’orlo di pizzo del reggiseno, sfregava contro il suo capezzolo che si induriva all’istante.
Le mie dita diventavano due e abbassavano completamente le coppe del reggiseno liberando quelle meravigliose poppe.
La prof aveva un paio di tette enormi (non è vero, aveva dei seni proporzionati, ma nelle mie fantasie segaiole preferivo esagerare), le presi con entrambe le mani cercando di strizzarle, ma non riuscivo assolutamente a contenerle e mi sgusciavano dalle dita, come se aumentassero ancora di dimensione, come se si gonfiassero a causa del mio strizzare.
Abbassai la testa e le morsi un capezzolo, quasi con rabbia, lei urlò, un po’ per il dolore, un po’ per il piacere, facendomi esaltate ancora di più.
Affondai la faccia tra le sue tette e le baciai, le leccai, le morsi come un indemoniato, la mano sinistra aggrappata alla scrivania, la destra che segava sempre più velocemente.
Stavo per venire di nuovo e mi toccò interrompere per la seconda volta.
Anche questa volta fermai la mano appena in tempo, solo una piccola goccia trasparente fuoriuscì dal mio pene pulsante.
La raccolsi sulla punta del dito e la assaggiai, era vagamente salata, chissà se anche gli altri ragazzi della mia età assaggiavano il proprio sperma, mi chiesi.
Niente da fare, non ce la facevo a rimettermi a studiare, dovevo portare a termine la faccenda, era un duro lavoro, ma qualcuno doveva pur farlo...

Mi alzai, andai in bagno e mi misi un po’ di sapone liquido sulla mano, in modo da farla scorrere meglio, poi tornai in camera mia e mi sdraiai sul lettino.
Gli occhi chiusi, il pensiero, e non solo quello, di nuovo in mezzo a quelle bellissime tette, erano calde, erano soffici, erano morbide, lei se le prese tra le mani e le avvolse intorno al mio cazzo, sempre più teso.
Guardandomi dritto negli occhi dall’alto dischiuse le labbra e fece cadere un filo di saliva che andò a centrare perfettamente la mia cappella, io cominciai a muovere il bacino avanti e indietro, facendo in modo che la sua saliva lubrificasse adeguatamente tutta la zona interessata e agevolasse lo scorrimento del cazzo tra quelle poppe incredibili.
Vedevo la mia cappella sbucare e scomparire ritmicamente in mezzo a quel ben di Dio di carne.
Mmmmmm ecco, c’ero quasi, sentii un formicolio partire dal basso, contrassi i glutei e il primo lungo schizzo di sborra mi si spiaccicò sulla maglietta, che,porca puttana, non avevo sollevato abbastanza!
Un secondo schizzo, ancora più potente mi arrivò fino in faccia, centrandomi quasi un occhio, poi un terzo e un quarto, sempre prepotenti e copiosi, quelli successivi furono meno esagerati e mi impiastricciarono solo i peli che dal pube risalivano fino all’ombelico.
Ora lo sperma colava denso dalla mano, formando delle grasse gocce di crema lattiginosa, ne assaggiai un altro po’, in effetti non era male.
Aspettai ancora qualche minuto e poi mi alzai per andare in bagno a lavarmi e cambiarmi la maglietta, tutta macchiata di sperma.
Ora forse sarei riuscito a concentrarmi di più nello studio di quella maledetta trigonometria...
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scritto il
2018-06-24
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