L'amante accondiscendente
di
beast
genere
etero
Aprii la porta ed entrai nella stanza semibuia, l’unica fonte di luce erano le candele, che sapientemente disposte sui piani dei mobili, con le loro tremule fiammelle rendevano l’ambiente particolarmente sexy.
Come l’ultima volta mi aspettavi semisdraiata sul grande divano di tessuto grigio scuro, appoggiata languidamente sui morbidi cuscini di seta cruda.
Eri bellissima come sempre, forse addirittura più sexy dell’ultima volta, i tuoi lunghi capelli di seta, neri come la notte, scendevano morbidamente fino ad appoggiarsi sulle spalle nude.
Sotto la frangetta i tuoi splendidi occhi color nocciola rilucevano, magicamente illuminati dalla luce delle minuscole fiamme delle candele.
Eri quasi nuda, a parte un elegante completo di biancheria intima color blu elettrico, bordato con un raffinato pizzo.
Era proprio quello che ti avevo regalato la settimana scorsa e che avevo chiesto di vederti indossare al prossimo incontro.
I miei desideri venivano sempre soddisfatti, anche quelli più bizzarri o umilianti.
La maggior parte delle donne non sarebbero state così disponibili, ma tu eri diversa.
Non c’era richiesta che ti facesse protestare, neanche la più oscena, non alzavi nemmeno un sopracciglio e ti piegavi docilmente ai miei voleri.
È vero non avevi grandi slanci di affetto e nemmeno molta intraprendenza o iniziativa, ma mi lasciavi sempre condurre il gioco ed era quello che volevo.
“Dio come sei bella” mormorai avvicinandomi e sedendomi accanto a te sul divano.
Il tuo enigmatico sorriso fu l’unica risposta.
Non ero certo una donna dalle molte parole, un’altra delle caratteristiche che più apprezzavo di te.
Avvicinai le labbra e ti baciai un orecchio, lo solleticai con la punta della lingua e poi scesi lungo la linea del tuo lungo ed esile collo, mordicchiandolo dolcemente.
Feci scivolare verso il basso la spallina del reggiseno portando quasi completamente allo scoperto il petto.
Scesi con le labbra lambendoti la pelle del piccolo seno e infilai la lingua sotto il pizzo nero per solleticare il capezzolo, era già duro, ero sicuro di trovarti già eccitata.
Ti strinsi il collo con una mano bloccandoti, mentre con l’altra ti strappavo letteralmente il reggiseno dal petto.
Il gancetto non oppose resistenza e ti ritrovasti a torso nudo.
Mi sollevai e mi spogliai velocemente, la voglia di farti mia era troppa, il cazzo già turgido mi rese difficile togliere le mutande impigliandosi nell’elastico e rimbalzando fuori quando finalmente riuscii a levarle.
Mi ersi di fronte a te come per minacciarti con la mia bestiale erezione.
Presi la tua faccia con una mano e forzando la mandibola verso il basso ti obbligai ad aprire la bocca e accogliere il mio membro.
“Ohhhh” mi scappò un sospiro quando le tue labbra spinsero indietro la pelle del prepuzio liberando la mia cappella fremente.
Cominciai ad entrare e uscire dalla tua bocca socchiusa mentre con una mano sulla nuca ti bloccavo e ti obbligavo ad assecondare le mie spinte.
Salii con un piede sul divano per incombere ancora di più su di te.
Premetti la tua faccia contro il mio inguine per fare in modo che prendessi il mio cazzo fino in fondo, fino in gola, tanto lo sapevo che non saresti soffocata.
Presi una delle tue mani me la portai sui testicoli per farti capire che volevo li accarezzassi.
Mi fermai.
Ero troppo eccitato e rischiavo di venire subito.
Non volevo, non ancora.
Con una spinta violenta ti sbattei per lungo sul divano.
Non un gemito, non un lamento da parte tua.
Ti girai e ti feci mettere le ginocchia sotto il corpo in modo che mi offrissi il deretano.
Avevi un culetto splendido ed era proprio quello che volevo.
Strappai anche le delicate mutandine con violenza, ero eccitato da morire.
Spinsi la tua testa contro il cuscino e ti dissi di tirare su il sedere.
Ti allargai le natiche e tirando fuori la lingua feci cadere una bella dose di saliva vischiosa proprio lì in mezzo.
Con un dito te la spalmai tra le chiappe, la introdussi nel buco del culo per lubrificarlo un poco.
Lo trovai già pronto e ricettivo.
Ci appoggiai sopra il cazzo e cominciai a spingere.
All’inizio incontrai un po’ di resistenza ma poi la sua naturale elasticità fece in modo che entrasse senza troppa fatica.
Dio che bello!
Ti afferrai per gli stretti fianchi per stringerti a me ogni volta che il mio cazzo sempre più duro ti sfondava.
Ti presi per i capelli tirandoti verso di me come una puledra da domare.
Era troppo, uno, due colpi ed esplosi.
Ti riempii il culo di sborra e mi accasciai esausto sul divano.
Ero sempre troppo eccitato, le nostre scopate duravano sempre troppo poco, mi rivestii lentamente pensando a cosa avrei voluto farti la settimana prossima.
Aprii la porta e chiamai l’inserviente.
Arrivò rapidamente, ti carico sulle spalle e ti portò nel locale dove ti avrebbero lavata e disinfettata.
Tra poco ti avrebbero rivestita e preparata per il prossimo cliente.
Gli affari di questa casa per appuntamenti con bambole di silicone andavano a gonfie vele...
Come l’ultima volta mi aspettavi semisdraiata sul grande divano di tessuto grigio scuro, appoggiata languidamente sui morbidi cuscini di seta cruda.
Eri bellissima come sempre, forse addirittura più sexy dell’ultima volta, i tuoi lunghi capelli di seta, neri come la notte, scendevano morbidamente fino ad appoggiarsi sulle spalle nude.
Sotto la frangetta i tuoi splendidi occhi color nocciola rilucevano, magicamente illuminati dalla luce delle minuscole fiamme delle candele.
Eri quasi nuda, a parte un elegante completo di biancheria intima color blu elettrico, bordato con un raffinato pizzo.
Era proprio quello che ti avevo regalato la settimana scorsa e che avevo chiesto di vederti indossare al prossimo incontro.
I miei desideri venivano sempre soddisfatti, anche quelli più bizzarri o umilianti.
La maggior parte delle donne non sarebbero state così disponibili, ma tu eri diversa.
Non c’era richiesta che ti facesse protestare, neanche la più oscena, non alzavi nemmeno un sopracciglio e ti piegavi docilmente ai miei voleri.
È vero non avevi grandi slanci di affetto e nemmeno molta intraprendenza o iniziativa, ma mi lasciavi sempre condurre il gioco ed era quello che volevo.
“Dio come sei bella” mormorai avvicinandomi e sedendomi accanto a te sul divano.
Il tuo enigmatico sorriso fu l’unica risposta.
Non ero certo una donna dalle molte parole, un’altra delle caratteristiche che più apprezzavo di te.
Avvicinai le labbra e ti baciai un orecchio, lo solleticai con la punta della lingua e poi scesi lungo la linea del tuo lungo ed esile collo, mordicchiandolo dolcemente.
Feci scivolare verso il basso la spallina del reggiseno portando quasi completamente allo scoperto il petto.
Scesi con le labbra lambendoti la pelle del piccolo seno e infilai la lingua sotto il pizzo nero per solleticare il capezzolo, era già duro, ero sicuro di trovarti già eccitata.
Ti strinsi il collo con una mano bloccandoti, mentre con l’altra ti strappavo letteralmente il reggiseno dal petto.
Il gancetto non oppose resistenza e ti ritrovasti a torso nudo.
Mi sollevai e mi spogliai velocemente, la voglia di farti mia era troppa, il cazzo già turgido mi rese difficile togliere le mutande impigliandosi nell’elastico e rimbalzando fuori quando finalmente riuscii a levarle.
Mi ersi di fronte a te come per minacciarti con la mia bestiale erezione.
Presi la tua faccia con una mano e forzando la mandibola verso il basso ti obbligai ad aprire la bocca e accogliere il mio membro.
“Ohhhh” mi scappò un sospiro quando le tue labbra spinsero indietro la pelle del prepuzio liberando la mia cappella fremente.
Cominciai ad entrare e uscire dalla tua bocca socchiusa mentre con una mano sulla nuca ti bloccavo e ti obbligavo ad assecondare le mie spinte.
Salii con un piede sul divano per incombere ancora di più su di te.
Premetti la tua faccia contro il mio inguine per fare in modo che prendessi il mio cazzo fino in fondo, fino in gola, tanto lo sapevo che non saresti soffocata.
Presi una delle tue mani me la portai sui testicoli per farti capire che volevo li accarezzassi.
Mi fermai.
Ero troppo eccitato e rischiavo di venire subito.
Non volevo, non ancora.
Con una spinta violenta ti sbattei per lungo sul divano.
Non un gemito, non un lamento da parte tua.
Ti girai e ti feci mettere le ginocchia sotto il corpo in modo che mi offrissi il deretano.
Avevi un culetto splendido ed era proprio quello che volevo.
Strappai anche le delicate mutandine con violenza, ero eccitato da morire.
Spinsi la tua testa contro il cuscino e ti dissi di tirare su il sedere.
Ti allargai le natiche e tirando fuori la lingua feci cadere una bella dose di saliva vischiosa proprio lì in mezzo.
Con un dito te la spalmai tra le chiappe, la introdussi nel buco del culo per lubrificarlo un poco.
Lo trovai già pronto e ricettivo.
Ci appoggiai sopra il cazzo e cominciai a spingere.
All’inizio incontrai un po’ di resistenza ma poi la sua naturale elasticità fece in modo che entrasse senza troppa fatica.
Dio che bello!
Ti afferrai per gli stretti fianchi per stringerti a me ogni volta che il mio cazzo sempre più duro ti sfondava.
Ti presi per i capelli tirandoti verso di me come una puledra da domare.
Era troppo, uno, due colpi ed esplosi.
Ti riempii il culo di sborra e mi accasciai esausto sul divano.
Ero sempre troppo eccitato, le nostre scopate duravano sempre troppo poco, mi rivestii lentamente pensando a cosa avrei voluto farti la settimana prossima.
Aprii la porta e chiamai l’inserviente.
Arrivò rapidamente, ti carico sulle spalle e ti portò nel locale dove ti avrebbero lavata e disinfettata.
Tra poco ti avrebbero rivestita e preparata per il prossimo cliente.
Gli affari di questa casa per appuntamenti con bambole di silicone andavano a gonfie vele...
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