La Dea Signora 4 parte

di
genere
dominazione

L’averlo visto cibarsi delle feci della Dea Signora eccitò molto le crudeli padrone che così decisero una nuova dieta. Alla settimana di digiuno totale che lo faceva impazzire dai crampi di dolore per la fame alternarono una settimana di nutrizione a base di feci. Le tre padrone per una settimana defecavano nel suo bagno, accumulando ogni giorno un sacco di feci. La puzza nel suo bagno stanzino era insopportabile. Naturalmente non tiravano la catena e gliele lasciavano a disposizione se avesse voluto cibarsene. Il primo giorno rimase ancora digiuno nonostante i morsi della fame, ma il secondo giorno nonostante il disgusto non resistette e si infilò in bocca prima uno stronzo, ingoiandolo velocemente, poi un secondo. Gli veniva il vomito ma almeno riuscì a chiudere il buco nello stomaco. In serata ne mangiò un terzo. La sua bocca era tutta impastata di merda, ma provò grande piacere a essere umiliato in tale modo. Ogni giorno le padrone si recavano a defecare diverse volte, e anche a pisciare. Lui durante la giornata prendeva gli stronzi con del piscio tra le mani e se li metteva in bocca masticando lentamente quello schifo puzzolente. La Dea Signora gli aveva ordinato che per la fine della settimana il WC doveva restare vuoto, senza più merda, ma era tantissima. L’ultimo giorno per paura di punizioni fece lo sforzo immane mangiò tutto quello che c’era nel water, stronzi su stronzi, finendo sfinito e vomitando anche. La Dea Signora entrò a controllare, sorridendo malignamente vedendo il WC completamente vuoto. Anche se la settimana successiva aveva diritto di nutrirsi degli avanzi di cibo delle padrone, non riusciva quasi a mangiare per lo schifo che gli era rimasto in bocca. Ma si abituò, perché il suo futuro fu quello.

Padrona Silvia finalmente cominciò a interessarsi a lui. Che fosse crudele e cattiva lo aveva già capito, spesso lo prendeva a calci con gli stivali a punta calpestandolo con i tacchi fino a farlo sanguinare. Una sera decise che era ora di marchiarlo a vita, dopo tutto era loro proprietà come un cane, come una mucca. anzi un maiale. si fece preparare da un fabbro un marchio con le iniziali della Dea signora con luna manico. Lo portò a casa e accese le fiamme del fornello. lo lasciò a lungo sul fuoco. intanto la Dea Signora e Padronea Elisa lo avevan legato be stretto sul pavimento, gambe e braccia allargate, culo all’aria. Padrona Silvia prese il marchio e si avvicinò a lui. Con un colpo solo marchiò la chiappa destra tenendolo per lunghi minuti nella carne. Un dolore mostruoso, puzza di carne bruciata, sangue che colava. Ma non aveva finito. Col la stessa violenza pose il marchio sulla spalla sinistra, ancora un dolore furioso mentre ancora la chiappa bruciava. Dea Signora e padrona Elisa ridevano sguaiatamente a vedere la sua carne bruciare. Era marchiato a vita adesso, era proprietà privata. Non poteva fuggire.

Il mercoledì era l’altra giornata a tema, oltre la domenica. ed era appannaggio di Padrona Silvia. Venne legato al soffitto a braccia tese a un po’ di distanza dal pavimento in modo che fosse libero di dondolare. Le luci si spensero a parte le molte candele poste sui mobili. La Dea Signora e padrona Elisa si miserocomode su poltrona e divano con un bel dildo in mano, pronte a masturbarsi e godere davanti allo spettacolo. Si sentirono dei passi di tacchi provenire dalle camere da letto. Padrona Silvia emerse dal buio in tutta la sua maestosa bellezza: lunghi capelli biondi a boccoli, rossetto rosso fuoco, tuta di lattice e lunghi stivali di pelle a punta e tacchi altissimi. Lo schiavo la guardò con timore. In mano teneva una lunga frusta a nodi e dal bacino spuntava un lungo e largo strapon, un cazzo di plastica. Stava fumando, cosa che non faceva mai. Si avvicinò a lui e cominciò a gettargli fumo sul viso facendolo tossire. Poi senza aver finito la sigaretta gliela spense su un fianco con violenza. Accese subito un’altra sigaretta il fumo negli occhi con disprezzo e poi ancora lo spegnimento, su una spalla. Ancora altre tre o quattro sigarette le cicatrici aumentavano. Ma non era ancora niente. Gli diede una spinta facendolo roteare e partì una secca frutta. Sulla bocca aveva dello scotch perché non lo si sentisse urlare. La frustata fu feroce, ma gli fece venire il cazzo duro dentro alla gabbietta. Poi Padrona Silvia si scatenò. cinque dieci venti cinquanta frustate senza sosta sulla schiena e sulle chiappe .Il dolore era infinito ma lei godeva e così la Dea Signora e padrona Elisa cominciarono a masturbarsi furiosamente eccitate dallo spettacolo. Una breve pausa poi ancora cinquanta staffilate feroci. La schiena era una piaga. Fu solo la prima serata,ci sarebbe stato un giorno in cui sarebbe arrivata fino a 650 frustate senza interruzione. A quel punto venne slegato e si accasciò a terra ma sapeva che non era finita. Padrona Silvia gli ordinò di inginocchiarsi, lui lo fece subito anche se il suo corpo era tutto un dolore. Si avvicinò tenendo il cazzo di plastica tra le mani. Si avvicinò al buco del culo naturalmente ancora vergine e senza pietà infilò con un colpo solo il cazzo finto dentro al buco. Un dolore lanciante per lo schiavo che sentì un bruciore insopportabile. Ma padrona Silvia non conosceva la pietà e cominciò a scoparlo sempre più forte. La Dea Signora e padrona Elisa ebbero numerosi orgasmi tra urla di piacere. Lui soffriva le pene dell’inferno ma ancora una volta il pensiero di essere oggetto di piacere per una tale dea aveva il sopravvento. Venne scopato per un quarto d’ora, il suo buco del culo era rotto, usciva del sangue. A quel punto gli venne ordinato di rinchiudersi per la notte nel suo cesso stanza gabbia. Non avrebbe chiuso occhio per tutti i dolori, ma ogni mercoledì della settimana lo aspettava quella sorte.


scritto il
2020-10-16
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