Madre e figlia schiave leccapiedi dell’amica parte uno

di
genere
dominazione

Nadia e Donatella erano cresciute insieme, amiche fin dalla più tenera età. I loro catterai erano opposti. Se Nadia era estroversa, ambiziosa, anche molto viziata perché figlia unica di famiglia molto ricca, Donatella era timida, introversa e senza amici se non Nadia. Si attaccò a lei spasmodicamente perché ammirava la sua intelligenza, la sua capacità di divertirsi, di essere sempre la migliore. Desiderava essere come lei ma le bastava starle accanto. Crescendo, Nadia si approffittava sempre di più delle caratteristiche dell’amica. Le piaceva bullizzarla, umiliarla, le faceva portare i suoi libri di scuola e la obbligava a fare i suoi compiti perché lei non aveva mai voglia di fare niente. Donatella ubbidiva contenta, era contenta di servirla e obbedire sempre alle sue richieste.
Arrivate al primo anno di università, Nadia era diventata una ragazza stupenda: alta 1 metro e 75, lunghissimi capelli lisci sempre curati da costosi parrucchieri, vestitini alla moda, bel culetto rotondo,, belle tette sode, labbra carnose. Donatella più bassa di lei si vestiva con vestiti da poco perché non era di famiglia altrettanto ricca, i capelli corti malmessi e spettinati. La seguiva ovunque come un cagnolino, se andavano in un bar Nadia ordinava di andarle a prendere un caffè o una bibita e Donatella scattava di corsa. Se le si slacciava un laccio mentre camminavano Donatella si doveva inginocchiare e farle il nodo. Bastava ormai un suo schiocchi di dita.
Nadia era la più bella ragazza dell’università e tuti si chiedevano perché si portasse dietro quell’impiastro, goffo e imbranato dell’amica. Tutti i ragazzi bramavano di uscire con lei, ogni tanto lei si concedeva per una scopata ma poi cacciava via il ragazzo, lei non apparteneva nessuno.
Anche le amiche di Nadia quando c’era Donatella la umiliavano e bullizzavano; lei taceva sempre ma dentro di sé godeva di questa sua condizione. Le piaceva essere umiliata davanti alle ragazze più belle di lei. Aveva trovato il senso della sua vita ma non immaginava come sarebbe andata a finire.
Un weekend andarono a fare una gita in montagna a sciare, presero uno chalet in cinque o sei e dopo aver sciato tutto il giorno (Donatella no perché non era capace, lei stava giù a portare gli sci di tutte e a cambiare loro gli scarponi a mani nude nel ghiaccio mentre loro ridevano di lei.
La prima sera di quel weekend rimase ben impresso a Donatella, successe qualcosa che sarebbe stato il segno del futuro che l’aspettava. Erano tutte intorno al tavolo a giocare a carte (Donatella no, doveva fare avanti e indietro tra la cucina e la sala a portare cioccolato caldo e bibite per tutti). Le ragazze indossavano quei calzettoni di lana tipici della montagna senza scarpe o ciabatte. A un certo punto Nadia ridendo ordinò a Donatella di farle un bel massaggio ai piedi perché aveva sciato tanto e le facevano male. Tutte tacquero: davvero Donatella si sarebbe abbassata a tanto? Donatella era eccitata per quell’ordine ma si vergognava di abbassarsi davanti alle altre. Rimase ferma, guardando a terra.
- Be’ stupidella? Non ubbidisci? Muoviti scimmia o ti prendo a ceffoni! Esclamò Nadia. Immediatamente Donatella si inginocchiò prese i bei piedi di Nadia e cominciò a massaggiarli.
Nadia rideva: senti come mi puzzano i piedi scimunita?
Le altre ragazze guardavano incredule, dopo un po’ Nadia lanciò un altro comando: - adesso mettiti sotto il tavolo e odora e massaggia i piedi di tutte. Donatella strusciò sotto il tavolo, le ragazze incredule, ma divertite e cominciò a annusare profondamente i piedi di tutte.
Dopo poco tutte ridevano e la prendevano a calci, le mettevano i piedi in faccia e la prendevano a calci sullo stomaco, sul culo e sulle teste. Donatella si era eccitata e in breve si accorse di essersi bagnata tutta: come le piaceva stare sotto i piedi di tute quelle ragazze!. Nadia era la più crudele, la scalciava continuamente e la insultava. La serata andò avanti a lungo fino a quando le ragazze stanche andarono a dormire nei loro comodi letti. Nadia ordinò a Donatella di dormire ai suoi piedi sul tappeto.

Tornate in città, Nadia andò come faceva spesso a casa di Donatella per farsi fare i compiti. Si stese comodamente sul divano con i piedi che calzavano scarpe Superga tutte rovinate e fortemente odorose di sudore che sporgevano mentre Donatella sudava a fare tutte le sue ricerche.
- Cagnetta vieni qui, disse a un certo punto Nadia.
- Ho notato da tempo ormai quanto ti piace servirmi.
Donatella era in piedi che guardava per terra e mormorò - sì Nadia mi piace moltissimo.
- e ci credo chi non vorrebbe servire una dea come me vero?
- sì e io ti ringrazio dell’onore che mi fai.
- bene ma fino a oggi sono stata troppo indulgente. Ti voglio come mia schiava personale, voglio essere adorata e servita in ogni cosa, ok? Ad esempio vedi che scarpe sporche che ho? Lecca la suola e pulisclee tutte, cagnetta. Scoppiò a ridere.
Donatella un po’ imbarazzata si inginocchiò davanti a lei e prima piano poi con una voracità stupefacente cominciò a leccare ampiamente le suole luride delle scarpe di Nadia. Andò avanti lungo fino a quando non aveva la lingua nera e sporca.
- Brava cagnolina disse Nadia - adesso togli le scarpe e annusa i miei piedi puzzolenti.
Non portava calzini così i piedi erano ben odorosi di scarpe da tennis puzzolenti. Donatella obbedì e si inebriò talmente di quell’umiliazione che si bagnò tutta. Cominciò di sua iniziativa a baciare quei piedi lunghi e meravigliosi e poi a leccarli sulle piante e poi tra le dita.
- Che figata essere me vero cannetta? Io una dea, tu uno straccio da piedi.
Donatella annuì e continuò per un’altra mezz’ora a coprire di saliva quei piedi divini che Nadia le infilò anche in bocca quasi a farla soffocare.
- Bene adesso me ne vado stasera quel bel figo del terzo anno mi ha chiesto di uscire, ho proprio voglia di una bella scopata. Tu stattene a cuccia e masturbati pensando ai miei piedi e finisci per bene le mie ricerche. Ci vedremo presto puttanella.
scritto il
2024-10-14
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