Il personal trainer di mia figlia – Capitolo 17
di
duke69
genere
dominazione
L’energia e il trasporto con cui Bruno mi stava sbattendo erano sorprendenti, ma in fondo in fondo capivo bene che la presenza di Monica, seppur in quel momento non fisica, aveva fortemente condizionato il suo umore. Mentre venivo copiosamente, con le dita di Bruno infilate nella mia passera, non riuscivo a non pensare alla visita di Monica: come avrebbe reagito rivedendo Bruno? Che io sapessi si erano lasciati amichevolmente, il problema è che Bruno nel frattempo stava scopando con me! ...o d’altra parte, come avrebbe reagito Monica se fosse venuta a sapere di me e Bruno? Non sapevo se le gambe mi tremavano più per gli orgasmi o per la paura che Monica avrebbe saputo tutto.
Intanto, Bruno aveva ripreso ad incularmi e mentre mi dava delle sonore bordate facendo sbattere le sue possenti cosce sulle mie natiche, mi provocava verbalmente:
“Voglio far vedere a Monica come ho fatto diventare il tuo culo…voglio allargarti lo sfintere anale in sua presenza e mostrare la troia che sei diventata?”
“No ti prego Bruno!!!! Questo no… Monica deve restare fuori…”
“Zitta troia!! Tu non hai voce in capitolo, tu sei solo la mia cagna, la mia schiava personale! Ti è chiaro questo concetto o dobbiamo mostrare a Monica il colore viola delle tue chiappe?”
“Si, è chiaro…Oh Dio…!!”
La disperazione stava crescendo dentro di me; mi sentivo impotente e piangevo singhiozzando.
“Girati zoccola, sto per venire… metti le mani a coppa…uh…sii… cazzooo….”
Mi riempì le mani di sperma e poi mi ordinò di leccare, succhiare e ingoiare tutto; ma io ero troppo preoccupata per riuscire a godere di quella perversione. Conclusa la cena e il dopo cena, Bruno fece rientro al suo appartamento mentre io rimasi a casa: inutile dire che quella notte non chiusi praticamente occhio con il pensiero fisso di dover incontrare Monica.
Finalmente a metà mattina sentii il campanello, il cuore batteva a mille e le gambe ondeggiavano per l’eccitazione mista a paura.
“Monica, tesoro!”
“Ciao mamma!”
“Sembra che sia da parecchio che non ci vediamo e invece sono trascorse solo poche settimane, e che sexy che sei!!!”
“Grazie mamma! Anche tu sei uno schianto…stai ancora frequentando la palestra di Bruno?”
“Si…certo…sono abbastanza costante negli allenamenti e cerco sempre di non perdermi una seduta...”
“Eh si vede!!! Cazzo se si vede!”
Ci accomodammo nel divano dentro casa, quindi Monica iniziò a raccontare della sua recente esperienza lavorativa, nonché della sua nuova vita, fino al punto in cui evidenziava una ulteriore svolta di lavoro, che avrebbe fatto si che le sue trasferte in città fossero più frequenti e che quindi sarebbe stata più presente.
“…e adesso voglio fare una sorpresa a Bruno con cui mi sono sentita circa dieci giorni fa’, quando ancora non avevo la certezza della nuova scelta lavorativa. Io e Bruno siamo ancora in buoni rapporti e credo che anche a lui piaccia l’idea di rimetterci insieme, sempre che non si sia legato a qualcun'altra…”
Quanto mi sentivo troia! …e quanto sporca!!! Mia figlia si stava confidando con sua mamma non sapendo di conversare con la “zoccola-schiava” di Bruno…cazzo!... in che guaio mi ero cacciata!
“…caspita, si è fatta ora di pranzo! Ti va di andare a mangiare qualcosa fuori?”
“Ma certo tesoro! Vado a mettermi qualcosa e andiamo in centro”.
“Ok, ma evita le trasparenze nel fondoschiena mamma…hai messo su un culo stratosferico!!! Ma come hai fatto in così poco tempo?”
“Duro lavoro cara!” …se solo avesse saputo di come mi avevano sfondato il culo!
Ci avviammo in centro ed entrambe ordinammo una bella insalatona, quando finimmo di mangiare, Monica fece una telefonata a Bruno:
“Ciao Bruno! ...si sono con mamma…si certo te la saluto…va bene… un paio di ore e sono libera, quindi ti raggiungo in appartamento…ok a dopo!”
Qualche ora dopo ricevetti tre eloquenti messaggi WhatsApp da Bruno: nel primo, una foto selfie in primissimo piano lo ritraeva mentre leccava avidamente le grandi labbra di Monica. Nel secondo era allegato un breve video di dieci secondi in cui Monica era intenta a fare un intenso pompino. Il terzo messaggio era costituito da un video in cui Bruno stava scopando Monica messa a quattro zampe sopra il letto. In quest’ultimo caso Bruno aveva accompagnato il video con un breve testo: “Stasera ci divertiamo in tre!”.
Il terrore di ritrovarmi da schiava, di fronte a Monica, si stava impossessando di me. Passai le ore successive e riordinare guardaroba, stipetti e mensole varie, fino a che l’ansia fu spezzata dal suono del campanello: Bruno era passato a prendermi.
“Mi volevo assicurare che avessi un abbigliamento consono ad una zoccola!”
In pochi minuti mi ritrovai vestita di scarpe con tacco da vertigini, calze a rete, reggicalze e pelliccia a ricoprire il resto del corpo nudo. Ovviamente, non potevano mancare gli “accessori” che Bruno volle mettermi personalmente: un plug anale di discreto diametro che, entrato con difficoltà, sarebbe stato rimosso con molta più fatica e dolore, due succhia-capezzoli e un succhia-clitoride applicati con il vuoto e tirati a morte. Mi stavo già bagnando in modo indecente ma mi sentivo stranamente eccitata perché la tensione era in continua crescita.
Salimmo in auto e ci direzionammo verso l’appartamento di Bruno. Durante il viaggio, senza urtare troppo la sua suscettibilità, cercai di persuadere Bruno affinché l’incontro saltasse: la vergogna, sentimento che pensavo di avere abbandonato, era ritornata di prepotenza, ma questa volta c’era di mezzo Monica, mia figlia.
“Ti prego, signore…Monica è mia figlia, non posso apparire così ai suoi occhi…”
“Prima o poi dovrai affrontare questa situazione, rimandare ti creerà solo più problemi, quindi meglio levarsi il dente. Non vedo l’ora di vedere la sua espressione quando ti leverò il tappo dal culo! Voglio che si renda conto del livello di zoccola che hai raggiunto…ma adesso basta con le parole, stai zitta e succhiami il cazzo, voglio arrivare da Monica con il cazzo in tiro e bello insalivato!”
Seduta nel sedile anteriore, ormai rassegnata, mi abbassai di lato e iniziai il mio sapiente lavoro di bocca che, nonostante le circostanze, era ancora una cosa che mi faceva impazzire di goduria: sentire Bruno ansimare dinanzi ai miei risucchi di saliva e ai miei colpi di lingua sulla cappella, mi gratificava e mi rendeva ancora più consapevole di quanto fossi diventata porca.
Arrivammo presso il palazzo e prendemmo l’ascensore: gli 8 piani che ci separavano dall’attico sembravano non terminare più e quando finalmente si aprirono le porte, l’agitazione mi bloccò al punto che Bruno dovette strattonarmi in avanti. Aprì la porta.
“D’ora in poi ti chiamerò SCHIAVA e farai per filo e per segno tutto quello che ti ordinerò senza obiettare una singola parola”.
“Si, signore!”
Mi levò la pelliccia e giunti in camera da letto mi ritrovai di fronte a Monica, vestita solo di uno splendido completo intimo color porpora e con una benda nera a coprirle gli occhi: non sapeva ancora che la schiava di fronte a sé era sua mamma.
Chiaramente, come una schiava brava e ubbidiente, procedevo a quattro zampe.
“Ciao Monica! Ho una bella sorpresa per te una nuova schiava…”
“Una nuova schiava? E Natalia che fine ha fatto? Mi divertivo un sacco ad usare quella cagna…”
“Natalia è dovuta partire per lavoro, ha vinto un concorso ed è andata a lavorare in un grosso centro di ricerca a Boston negli Stati Uniti. Tuttavia sto addestrando una nuova schiava, si chiama Barby e al momento non gli è dato permesso di parlare. Barby saluta Monica!”
Il comando di Bruno implicava che succhiassi le dita dei piedi di Monica che era seduta nel bordo del letto; mi abbassai verso i suoi piedi e Bruno per incentivare l’azione mi mise una scarpa sopra la testa schiacciando la mia bocca sulle dita di Monica che, non appena ne sentì il calore, ebbe un sussulto: la benda non le consentiva di vedere ciò che le accadeva intorno.
E così succhiavo l’alluce di Monica mentre Bruno leccava la passera di Monica che si era adagiata supina nel letto, tenendo le gambe divaricate e appoggiate a penzoloni lungo il bordo del letto con i piedi appena staccati dal pavimento.
“Cambia dito troia! E voglio sentire il risucchio della bocca altrimenti ti inculo a secco!”
Il tempo trascorreva lento mentre passavo da un dito all’altro, e intanto Bruno era salito più su, a lavorare i seni di Monica; le aveva sollevato le gambe sopra il letto, piegandole dietro la schiena in modo da avvolgere il proprio corpo. Era poi arrivato fino alla sua bocca per cominciare un intenso bacio fatto solo di lingua. Io, che avevo seguito i suoi piedi, ero salita sopra il letto e continuavo a succhiare.
Non appena Bruno iniziò a scopare Monica, lui mi diede un preciso ordine: “Ogni volta che il cazzo esce fuori da Monica tu lo ripulisci leccando e succhiando tutto ciò che trovi”.
Ogni tre colpi Bruno estraeva il suo uccello che io mi catapultavo a succhiare. Dopo una decina di minuti non ci capivo più niente; agivo come un automa e avevo la bocca impastata degli umori di entrambi. Ad un certo punto Bruno iniziò a masturbare Monica con molta energia infilando una mano intera nella sua vagina: il risultato fu che mi ritrovai inondata dagli schizzi di Monica; l’intensità con cui veniva mi aveva scioccato. Ero praticamente fradicia, mi aveva bagnato faccia e capelli e tutto colava sulle calze a rete fino alle scarpe. Ma a Bruno non bastava, perché mentre continuava a scopare Monica mi fece andare sul pavimento a recuperare quanto era finito per terra; succhiavo e ingoiavo scivolando nella perversione più totale di fronte a mia figlia, che ignara della mia presenza, continuava a squirtarmi in faccia facendomi sentire ancora più troia!
La tensione accumulata fino a quel momento mi aveva stremato, quando ad un certo punto Bruno volle ribaltare i ruoli: mi fece indossare una maschera in pelle nera che mi ricopriva completamente la testa fino al collo e fece levare la benda a Monica. Probabilmente ero ancora non riconoscibile, ma temevo che mia figlia avrebbe potuto scoprire la mia identità da un momento all’altro. Rimasi sul letto immobile a quattro zampe.
“Wow! Che fisico da vacca!!! Certo non fa rimpiangere Natalia…”
Intanto, Monica mi girava intorno come ad ammirarmi, toccando i succhia-capezzoli e tirando il succhia-clitoride fino ad estorcermi un gridolino. Quando arrivò dietro di me iniziò a ridacchiare:
“Certo che hai fatto un gran lavoro Bruno! Voglio avere il privilegio di toglierle il tappo! ...e non vedo l’ora di incularmela, hai ancora quello strap-on rosa?”
“Quello più grosso? Non lo hai usato neanche con Natalia…!”
“Si, è vero, ma qui abbiamo a che fare con un signor buco di culo sfondato!”
Stavano per venirmi le lacrime agli occhi: la situazione era diventata assurda oltre che estremamente imbarazzante.
Nei momenti successivi venne fuori tutto l’inaspettato sadismo di Monica; giocava con il plug anale, lo estraeva fino ad allargare il mio sfintere anale, al massimo delle sue possibilità, e poi lo spingeva nuovamente dentro. Non appena Bruno le consegnò lo strap-on, Monica tolse con decisione il tappo anale levandomi il respiro, quindi il tempo di indossarlo e oliarlo, che cominciò a penetrarmi senza alcuna delicatezza. Dopo qualche minuto, Bruno si distese supino nel letto e mentre Monica continuava imperterrita a penetrarmi, mi spostarono quanto bastava per farmi posizionare con l’uccello di Bruno nella mia passera. La doppia penetrazione era così servita e io non smettevo di godere tra schizzi e insulti di tutti e due in preda ad un delirio libidinoso.
“Cazzo come viene questa zoccola!!! Era tanto che non mi divertivo così Bruno!”
Bruno, visibilmente sudato, ansimava soddisfatto, mentre Monica pompava sempre più forte. Si scambiarono più volte di posizione e dopo circa un’ora eravamo ancora lì: godevo da matti mentre mi stavano sfondando! Ad un certo punto sentii Bruno gettare un lieve urlo liberatorio scaricando il suo seme dentro il mio sedere, quasi contemporaneamente mi levò la maschera che era diventata insopportabile, dopo tutto quel tempo anch’io ero completamente sudata e insofferente: fu una vera e propria liberazione, finché non mi resi conto che avevo il volto scoperto! OH MIO DIO!!! …LA MASCHERA!!! ...MONICA!!!
Continua….
(Per eventuali commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)
Intanto, Bruno aveva ripreso ad incularmi e mentre mi dava delle sonore bordate facendo sbattere le sue possenti cosce sulle mie natiche, mi provocava verbalmente:
“Voglio far vedere a Monica come ho fatto diventare il tuo culo…voglio allargarti lo sfintere anale in sua presenza e mostrare la troia che sei diventata?”
“No ti prego Bruno!!!! Questo no… Monica deve restare fuori…”
“Zitta troia!! Tu non hai voce in capitolo, tu sei solo la mia cagna, la mia schiava personale! Ti è chiaro questo concetto o dobbiamo mostrare a Monica il colore viola delle tue chiappe?”
“Si, è chiaro…Oh Dio…!!”
La disperazione stava crescendo dentro di me; mi sentivo impotente e piangevo singhiozzando.
“Girati zoccola, sto per venire… metti le mani a coppa…uh…sii… cazzooo….”
Mi riempì le mani di sperma e poi mi ordinò di leccare, succhiare e ingoiare tutto; ma io ero troppo preoccupata per riuscire a godere di quella perversione. Conclusa la cena e il dopo cena, Bruno fece rientro al suo appartamento mentre io rimasi a casa: inutile dire che quella notte non chiusi praticamente occhio con il pensiero fisso di dover incontrare Monica.
Finalmente a metà mattina sentii il campanello, il cuore batteva a mille e le gambe ondeggiavano per l’eccitazione mista a paura.
“Monica, tesoro!”
“Ciao mamma!”
“Sembra che sia da parecchio che non ci vediamo e invece sono trascorse solo poche settimane, e che sexy che sei!!!”
“Grazie mamma! Anche tu sei uno schianto…stai ancora frequentando la palestra di Bruno?”
“Si…certo…sono abbastanza costante negli allenamenti e cerco sempre di non perdermi una seduta...”
“Eh si vede!!! Cazzo se si vede!”
Ci accomodammo nel divano dentro casa, quindi Monica iniziò a raccontare della sua recente esperienza lavorativa, nonché della sua nuova vita, fino al punto in cui evidenziava una ulteriore svolta di lavoro, che avrebbe fatto si che le sue trasferte in città fossero più frequenti e che quindi sarebbe stata più presente.
“…e adesso voglio fare una sorpresa a Bruno con cui mi sono sentita circa dieci giorni fa’, quando ancora non avevo la certezza della nuova scelta lavorativa. Io e Bruno siamo ancora in buoni rapporti e credo che anche a lui piaccia l’idea di rimetterci insieme, sempre che non si sia legato a qualcun'altra…”
Quanto mi sentivo troia! …e quanto sporca!!! Mia figlia si stava confidando con sua mamma non sapendo di conversare con la “zoccola-schiava” di Bruno…cazzo!... in che guaio mi ero cacciata!
“…caspita, si è fatta ora di pranzo! Ti va di andare a mangiare qualcosa fuori?”
“Ma certo tesoro! Vado a mettermi qualcosa e andiamo in centro”.
“Ok, ma evita le trasparenze nel fondoschiena mamma…hai messo su un culo stratosferico!!! Ma come hai fatto in così poco tempo?”
“Duro lavoro cara!” …se solo avesse saputo di come mi avevano sfondato il culo!
Ci avviammo in centro ed entrambe ordinammo una bella insalatona, quando finimmo di mangiare, Monica fece una telefonata a Bruno:
“Ciao Bruno! ...si sono con mamma…si certo te la saluto…va bene… un paio di ore e sono libera, quindi ti raggiungo in appartamento…ok a dopo!”
Qualche ora dopo ricevetti tre eloquenti messaggi WhatsApp da Bruno: nel primo, una foto selfie in primissimo piano lo ritraeva mentre leccava avidamente le grandi labbra di Monica. Nel secondo era allegato un breve video di dieci secondi in cui Monica era intenta a fare un intenso pompino. Il terzo messaggio era costituito da un video in cui Bruno stava scopando Monica messa a quattro zampe sopra il letto. In quest’ultimo caso Bruno aveva accompagnato il video con un breve testo: “Stasera ci divertiamo in tre!”.
Il terrore di ritrovarmi da schiava, di fronte a Monica, si stava impossessando di me. Passai le ore successive e riordinare guardaroba, stipetti e mensole varie, fino a che l’ansia fu spezzata dal suono del campanello: Bruno era passato a prendermi.
“Mi volevo assicurare che avessi un abbigliamento consono ad una zoccola!”
In pochi minuti mi ritrovai vestita di scarpe con tacco da vertigini, calze a rete, reggicalze e pelliccia a ricoprire il resto del corpo nudo. Ovviamente, non potevano mancare gli “accessori” che Bruno volle mettermi personalmente: un plug anale di discreto diametro che, entrato con difficoltà, sarebbe stato rimosso con molta più fatica e dolore, due succhia-capezzoli e un succhia-clitoride applicati con il vuoto e tirati a morte. Mi stavo già bagnando in modo indecente ma mi sentivo stranamente eccitata perché la tensione era in continua crescita.
Salimmo in auto e ci direzionammo verso l’appartamento di Bruno. Durante il viaggio, senza urtare troppo la sua suscettibilità, cercai di persuadere Bruno affinché l’incontro saltasse: la vergogna, sentimento che pensavo di avere abbandonato, era ritornata di prepotenza, ma questa volta c’era di mezzo Monica, mia figlia.
“Ti prego, signore…Monica è mia figlia, non posso apparire così ai suoi occhi…”
“Prima o poi dovrai affrontare questa situazione, rimandare ti creerà solo più problemi, quindi meglio levarsi il dente. Non vedo l’ora di vedere la sua espressione quando ti leverò il tappo dal culo! Voglio che si renda conto del livello di zoccola che hai raggiunto…ma adesso basta con le parole, stai zitta e succhiami il cazzo, voglio arrivare da Monica con il cazzo in tiro e bello insalivato!”
Seduta nel sedile anteriore, ormai rassegnata, mi abbassai di lato e iniziai il mio sapiente lavoro di bocca che, nonostante le circostanze, era ancora una cosa che mi faceva impazzire di goduria: sentire Bruno ansimare dinanzi ai miei risucchi di saliva e ai miei colpi di lingua sulla cappella, mi gratificava e mi rendeva ancora più consapevole di quanto fossi diventata porca.
Arrivammo presso il palazzo e prendemmo l’ascensore: gli 8 piani che ci separavano dall’attico sembravano non terminare più e quando finalmente si aprirono le porte, l’agitazione mi bloccò al punto che Bruno dovette strattonarmi in avanti. Aprì la porta.
“D’ora in poi ti chiamerò SCHIAVA e farai per filo e per segno tutto quello che ti ordinerò senza obiettare una singola parola”.
“Si, signore!”
Mi levò la pelliccia e giunti in camera da letto mi ritrovai di fronte a Monica, vestita solo di uno splendido completo intimo color porpora e con una benda nera a coprirle gli occhi: non sapeva ancora che la schiava di fronte a sé era sua mamma.
Chiaramente, come una schiava brava e ubbidiente, procedevo a quattro zampe.
“Ciao Monica! Ho una bella sorpresa per te una nuova schiava…”
“Una nuova schiava? E Natalia che fine ha fatto? Mi divertivo un sacco ad usare quella cagna…”
“Natalia è dovuta partire per lavoro, ha vinto un concorso ed è andata a lavorare in un grosso centro di ricerca a Boston negli Stati Uniti. Tuttavia sto addestrando una nuova schiava, si chiama Barby e al momento non gli è dato permesso di parlare. Barby saluta Monica!”
Il comando di Bruno implicava che succhiassi le dita dei piedi di Monica che era seduta nel bordo del letto; mi abbassai verso i suoi piedi e Bruno per incentivare l’azione mi mise una scarpa sopra la testa schiacciando la mia bocca sulle dita di Monica che, non appena ne sentì il calore, ebbe un sussulto: la benda non le consentiva di vedere ciò che le accadeva intorno.
E così succhiavo l’alluce di Monica mentre Bruno leccava la passera di Monica che si era adagiata supina nel letto, tenendo le gambe divaricate e appoggiate a penzoloni lungo il bordo del letto con i piedi appena staccati dal pavimento.
“Cambia dito troia! E voglio sentire il risucchio della bocca altrimenti ti inculo a secco!”
Il tempo trascorreva lento mentre passavo da un dito all’altro, e intanto Bruno era salito più su, a lavorare i seni di Monica; le aveva sollevato le gambe sopra il letto, piegandole dietro la schiena in modo da avvolgere il proprio corpo. Era poi arrivato fino alla sua bocca per cominciare un intenso bacio fatto solo di lingua. Io, che avevo seguito i suoi piedi, ero salita sopra il letto e continuavo a succhiare.
Non appena Bruno iniziò a scopare Monica, lui mi diede un preciso ordine: “Ogni volta che il cazzo esce fuori da Monica tu lo ripulisci leccando e succhiando tutto ciò che trovi”.
Ogni tre colpi Bruno estraeva il suo uccello che io mi catapultavo a succhiare. Dopo una decina di minuti non ci capivo più niente; agivo come un automa e avevo la bocca impastata degli umori di entrambi. Ad un certo punto Bruno iniziò a masturbare Monica con molta energia infilando una mano intera nella sua vagina: il risultato fu che mi ritrovai inondata dagli schizzi di Monica; l’intensità con cui veniva mi aveva scioccato. Ero praticamente fradicia, mi aveva bagnato faccia e capelli e tutto colava sulle calze a rete fino alle scarpe. Ma a Bruno non bastava, perché mentre continuava a scopare Monica mi fece andare sul pavimento a recuperare quanto era finito per terra; succhiavo e ingoiavo scivolando nella perversione più totale di fronte a mia figlia, che ignara della mia presenza, continuava a squirtarmi in faccia facendomi sentire ancora più troia!
La tensione accumulata fino a quel momento mi aveva stremato, quando ad un certo punto Bruno volle ribaltare i ruoli: mi fece indossare una maschera in pelle nera che mi ricopriva completamente la testa fino al collo e fece levare la benda a Monica. Probabilmente ero ancora non riconoscibile, ma temevo che mia figlia avrebbe potuto scoprire la mia identità da un momento all’altro. Rimasi sul letto immobile a quattro zampe.
“Wow! Che fisico da vacca!!! Certo non fa rimpiangere Natalia…”
Intanto, Monica mi girava intorno come ad ammirarmi, toccando i succhia-capezzoli e tirando il succhia-clitoride fino ad estorcermi un gridolino. Quando arrivò dietro di me iniziò a ridacchiare:
“Certo che hai fatto un gran lavoro Bruno! Voglio avere il privilegio di toglierle il tappo! ...e non vedo l’ora di incularmela, hai ancora quello strap-on rosa?”
“Quello più grosso? Non lo hai usato neanche con Natalia…!”
“Si, è vero, ma qui abbiamo a che fare con un signor buco di culo sfondato!”
Stavano per venirmi le lacrime agli occhi: la situazione era diventata assurda oltre che estremamente imbarazzante.
Nei momenti successivi venne fuori tutto l’inaspettato sadismo di Monica; giocava con il plug anale, lo estraeva fino ad allargare il mio sfintere anale, al massimo delle sue possibilità, e poi lo spingeva nuovamente dentro. Non appena Bruno le consegnò lo strap-on, Monica tolse con decisione il tappo anale levandomi il respiro, quindi il tempo di indossarlo e oliarlo, che cominciò a penetrarmi senza alcuna delicatezza. Dopo qualche minuto, Bruno si distese supino nel letto e mentre Monica continuava imperterrita a penetrarmi, mi spostarono quanto bastava per farmi posizionare con l’uccello di Bruno nella mia passera. La doppia penetrazione era così servita e io non smettevo di godere tra schizzi e insulti di tutti e due in preda ad un delirio libidinoso.
“Cazzo come viene questa zoccola!!! Era tanto che non mi divertivo così Bruno!”
Bruno, visibilmente sudato, ansimava soddisfatto, mentre Monica pompava sempre più forte. Si scambiarono più volte di posizione e dopo circa un’ora eravamo ancora lì: godevo da matti mentre mi stavano sfondando! Ad un certo punto sentii Bruno gettare un lieve urlo liberatorio scaricando il suo seme dentro il mio sedere, quasi contemporaneamente mi levò la maschera che era diventata insopportabile, dopo tutto quel tempo anch’io ero completamente sudata e insofferente: fu una vera e propria liberazione, finché non mi resi conto che avevo il volto scoperto! OH MIO DIO!!! …LA MASCHERA!!! ...MONICA!!!
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