Giulia..... finalmente mia (Capitolo cinque)

di
genere
trio

Giulia…..finalmente mia
Quest’anno la vacanza assieme a mia moglie Mara partirà dall’otto agosto. Un’anomalia dovuta alla sua azienda che fa i conti con usanze di paesi esteri che non chiudono mai perciò con la collega straniera si sono organizzate così. Per me non c’è problema, con la mia squadra posso giocare come voglio, perciò decido di prendermi qualche giorno anche questa settimana per trasferirmi al villaggio da solo già dal giovedì. Ovviamente lo comunico a Giulia che dovrebbe trovarsi al mare con i nonni. Glielo invio il martedì dopo essermi accordato con mia moglie. Lei risponde immediatamente, come se lo attendesse. È entusiasta della cosa, i genitori la raggiungeranno solo per i fine settimana anche nel mese di agosto e così Lucia, quindi saremo liberi di incontrarci senza troppi intoppi.
Come ogni anno arrivavamo al periodo delle ferie estive molto “tirati”. Con mia moglie approfittavamo di ogni momento per tentare di fare qualcosa di diverso e rilassarci. Cenette nei ristoranti particolari, fuori dal nostro solito giro per vedere gente nuova per mettere in scena il nostro gioco preferito. Guardando le altre coppie, cercavamo di leggere nei comportamenti i caratteri e le abitudini. Ci divertivamo così e tra i commenti, ricavavamo sempre qualcosa di eccitante per noi Rimembravamo qualche nostro incontro piccante e una sera, guardando una coppia di ragazze visibilmente in sintonia, ci ritrovammo a discutere l’ipotesi di un nostro incontro a tre con una che non fosse interessata a me bensì a lei. Mara era un po’ allegra per qualche bollicina in più e non si barricò dietro al solito intransigente no!
Ne approfittai per tentare una lista di papabili tra le colleghe ed amiche fino ad arrivare a Lucia. Per la prima volta risultarono buoni due tre nomi, Lucia compresa. Non era mai accaduto prima, perciò mi preoccupai di fissare i concetti principali sul tema per poter tornarci sopra in altri momenti. Acconsentiva di poter essere accarezzata ma non baciata e l’amica avrebbe potuto leccarle la figa ma non doveva pretendere di essere ricambiata. Era una rivoluzionaria novità, fino a quel momento non aveva mai accettato nemmeno di parlarne. Sembrava convinta pertanto le chiesi cosa avesse contribuito a farle cambiare idea. Mi rispose che riteneva dover aggiornare le sue esperienze per evitare di limitare la mia evoluzione. Anche nell’ultimo incontro con Angela, si era resa conto di come fossi riuscito a farle godere entrambe senza eccedere nelle effusioni affettive e lei non si è per questo mai sentita tradita; pertanto, avrebbe voluto imparare ad allargare le abilità in quella direzione.
Wow, non potevo credere a quello che avevo sentito. Tanto io ero aperto a tutto nel sesso, tanto lei era reazionaria e conservatrice e non ammetteva se non le pochissime deroghe finora concesse come a cercare di far fare ad un avatar quello che a lei non piaceva, pur ritenendolo eccitante. Intanto finivamo a letto un po’ su di giri e si faceva l’amore tutte le sere. Certamente non valeva la pena di ritenerlo un palcoscenico degno di essere raccontato, si trattava della classica scopata tra due coniugi che si lasciano andare senza tanti preamboli scivolando nelle classiche posizioni senza dare spazio ad esibizioni soddisfacendo entrambi.
Questo il copione: si raggiunge il talamo già spogliati dopo la toletta, si scambia qualche bacio e mentre le carezze disegnano i percorsi delle principali zone erogene di entrambi, il mio attrezzo è già in tiro e cerca solo di essere soddisfatto. A quel punto il rituale prevede l’inizio della penetrazione con la posizione del missionario in tutte le sue variabili ed a seconda della stanchezza di Mara il rapporto procede con la posizione a cucchiaio (sdraiati di lato, lei accovacciata sul mio grembo, raggiungo la vagina e la penetro da dietro fino all’orgasmo e in quel caso, ci si addormenta così e quando ci svegliamo siamo appiccicosi e dobbiamo cambiare tutto); oppure alla pecora con sborrata sulla schiena, (che viene asciugata, si scivola sul posto e ci si addormenta abbracciati).
Sono abitudini oramai consolidate, quasi routine nella nostra coppia; da qui il desiderio di fare qualcosa di diverso ogni tanto. Ci trovavamo anche a pranzo in quel periodo e i nostri discorsi spaziavano a tutto campo anche su argomenti tipici delle ferie estive, come una vacanza all’estero per incontrare e conoscere gente nuova; ma entrambi eravamo bisognosi di un po’ di tranquillità e attendevamo la vacanza insieme, al villaggio, come una pausa rigenerante da trascorrere al meglio. La proposta di tornare ad una serata con Angela avrebbe potuto essere una buona cosa, ma non mi entusiasmò un granché, Mara se ne accorse e ricordò il discorso del trio con una “lei”, fatto durante la nostra cenetta. Ne parlammo lasciando in sospeso la cosa. Mi disse solo che ricordava di essere stata possibilista e teneva ancora a mente le persone proposte per la prima esperienza; non disse altro e la cosa finì lì.
Così arrivò il giovedì e dopo aver pranzato con Mara, partii per il villaggio al mare. Mara mi avrebbe raggiunto al sabato mattina. Ci saremmo sentiti telefonicamente tutti i giorni, anche più volte al giorno, entrambi trovavamo sempre degli spazi per scambiarci un saluto nel corso della giornata, ma senza essere mai eccessivi. Se stavo giocando e non sentivo il telefono, non scoppiava un dramma, la richiamavo appena possibile e ci scambiavamo il saluto. Questo accadeva anche negli anni precedenti la mia esperienza con Giulia. Tuttavia, pur cercando di convincermi che questo menage consolidato mi avrebbe permesso di muovermi in tutta scioltezza, il fatto di poter ricevere una chiamata da Mara mentre stavo con Giulia, mi inquietava parecchio.
Come d’accordo al momento della partenza informo Giulia ed il meccanismo si mette in moto. Appena giunto al villaggio arriva il messaggio con l’invito a trovarci al garage. Mi cambio indossando il costume e qualcosa di leggero a coprire eventuali eccessi di volume e mi reco all’appuntamento. Sembra non ci si veda da chissà quanto tempo. Ci attacchiamo a francobollo baciandoci come due arrappatissimi adolescenti o almeno questa era la mia esperienza passata, non così per Giulia. Secondo lei questo attaccamento non è dovuto all’entusiasmo adolescenziale, ma all’attrazione tra noi. E mi racconta della sua ultima esperienza con un coetaneo dal quale è stata morbosamente attratta per un buon semestre senza poter mai avere pulsioni così pressanti.
Quando ci troviamo le nostre bocche si cercano e le mani accarezzano ed esplorano il corpo dell’altro come se vi fossero ambiti da scoprire mai esplorati, a volte addirittura senza scendere ai genitali, che pur si strusciano con insistenza fin dal primo contatto. Così quel pomeriggio, il tentativo di sedare quel pressante bisogno di sentirsi vicini ci portò a stringerci, baciarci, leccarci, sussurrandoci frasi spezzate dal desiderio di dire quello che sapevamo oramai benissimo entrambi….. quello che oramai da settimane volevamo ed avevamo pianificato, attendendo che arrivasse il momento. Quello era arrivato; dovevamo decidere con precisione il quando ed il come, ma sentivamo che eravamo al dunque.
Così continuammo ad accarezzarci e baciarci ancora ed ancora, ma rimanevamo vestiti dei pochi indumenti senza far cadere nessuno dei sottili tessuti che continuavano a dividere i nostri corpi eccitati allo spasimo. Brividi e scossoni ci attraversavano ed a tratti sembrava addirittura avessimo freddo nonostante l’assolato pomeriggio, ci fermavamo staccando le nostre bocche per guardarci fissi negli occhi e poi rituffarci nel vortice dei baci e delle carezze finché Giulia mettendomi una mano davanti alla bocca disse: adesso basta caro. Stasera ho detto ai nonni che con le ragazze avremmo aspettato l’alba in spiaggia prima che arrivino i ragazzi del fine settimana. Sono già d’accordo con le mie amiche fidatissime. Staremo insieme e ti voglio tutto per me.
Sembrava non ci fosse altro da aggiungere. Lentamente si staccò continuando ad accarezzarmi, i nostri sguardi si perdevano gli uni negli altri e anche se non ci eravamo detti ancora nulla, dopo le parole di Giulia non c’era altro da aggiungere. Ancora qualche carezza, qualche tenero bacio e poi prima di tornare ognuno sui suoi passi alle attività di quel pomeriggio di attesa, ci accordammo sull’orario: dopocena verso le 22. Nel frattempo era meglio evitare di farci vedere assieme. Il gruppo dei fine settimana non era ancora completamente costituito, si sarebbe arrivati al quasi tutti in ferie di li a qualche giorno quindi meglio evitare di dare nell’occhio, sarebbe passata lei da me avendo cura di non essere vista e poi…….
Si trattava di aspettare e non era facile far trascorrere le ore, decisi di preparare la stanza stendendo sul letto un morbido sacco letto di quelli che utilizzavamo sopra le brande di fortuna quando ospitavamo amici per qualche giorno. In questo modo non dovevamo preoccuparci se per caso avessimo macchiato il lenzuolo. Decisi comunque di stendere un asciugamano da spiaggia per l’eventuale sanguinamento. Preparai qualche candela profumata da accendere per aver la giusta luce, le salviette in abbondanza, il lubrificante se serviva, l’olio profumato per i massaggi ed i profilattici. C’era tutto e una volta ricontrollato, anche la chiusura totale delle finestre della camera e del bagnetto, mi imposi di uscire per rilassarmi e dare un tono di normalità alla mia presenza al villaggio.
Scesi in spiaggia con un libro e lo zainetto con la maschera per il nuoto e racchette e palline da softball. Un quarto d’ora di nuoto per rilassarmi, doccia in spiaggia e sdraia per un po’ di lettura. Come sempre nel giro di una mezz’oretta arrivarono i ragazzi per giocare a softball e sul bagnasciuga. Come sempre continuammo nel tardo pomeriggio fino all’ora di cena. Qualcuno avrebbe anche proposto di fare un po’ di salto alla corda di gruppo, ma alla conta risultavamo in pochi per cui decidemmo di tirar sera giocando come sempre ad eliminazione con il softball. Non avevo il mio solito entusiasmo, era normale che fossi agitato pensando a quello che mi aspettava quella sera. I ragazzi se ne accorsero e giustificai con il solito stress da lavoro, rassicurandoli che nel giro di qualche giorno ci saremmo trasferiti al villaggio per le ferie estive e le nuvole dello stress sarebbero scomparse, lasciando spazio al sole delle vacanze.
La cena decisi di consumarla alla pizzeria del villaggio, mi avrebbe aiutato ad affrontare meglio l’attesa ed a mangiare a sufficienza. In casa avrei sicuramente piluccato distrattamente qualcosa, guardando continuamente la sveglia. Altro che adolescente al primo appuntamento. Mi sentivo leggermente ridicolo e qualche risolino me lo sono anche fatto. Guardavo la gente che occupava il locale, già abbastanza affollato. Qualcuno mi chiese come mai fossi da solo, ma con nessuno dei pari avevamo dato sufficiente confidenza da rivolgerci quesiti personali. Sapevamo che in ogni caso sarebbe stato impossibile evitare che si sparlasse di noi. Il nostro stile di vita era comunque sempre sotto i riflettori per come vestivamo, per le nostre auto, le frequentazioni (in testa a tutte Lucia), e quant’altro. Per questo con Mara avevamo optato per il non dare confidenza, lasciando la gente libera di sparlare.
Alle ventuno e trenta pago e mi incammino verso la spiaggia passeggiando con noncuranza evitando incontri e scegliendo il momento propizio per rientrare in casa senza incrociare nessuno. Di lì a poco sento i passi sul terrazzino, vedo girare la maniglia e la sagoma di chi aspettavo si staglia sulla soglia richiudendola alle spalle rapida e silenziosa. Le vado incontro nella penombra, le prendo le mani attirandola a me. Iniziamo a baciarci con infinita struggente dolcezza rimanendo per qualche minuto fermi dov’eravamo. È profumata con una fragranza delicatissima che si sposa splendidamente alla sua gioventù. Appena si staccano le labbra cerco di guidarla verso la camera da letto ma Giulia scuote lentamente la testa.
Ho preparato tutto per noi le dico con dolcezza. Non vorrei dove stai con lei, mi ribatte sottovoce ma con fermezza. C’è la possibilità di allestire un matrimoniale con i divanetti del salottino ma…. Non mi lascia finire la frase e inizia a spostare il tavolino, l’aiuto ed in due tre movimenti, i cuscini e le panchette danno forma al comodo lettone. Non ha le lenzuola di seta ma lei si stende subito. Sarai mio e sarò tua qui, servirà solo qualcosa per…. E non finisce la frase sicura che avrei compreso. Ribadisco che avevo preparato l’olio, i preservativi, le candele e quant’altro in camera. Con la delicatezza di un sussurro risponde: serve solo qualcosa per evitare di macchiare se perdessi sangue; non voglio altro tra noi. Voglio sentirti, affidarmi a te tutta, senza barriere. Sto prendendo la pillola da tempo per prepararmi a questo momento, vieni! E mi tende le braccia.
Prendo velocemente un telo mare dall’attaccapanni e mi stendo vicino a lei. Avevo preparato troppo, ma forse non ero pronto a tanto e mi stava guidando lei; era veramente una prima volta anche per me con quella creatura. Iniziammo a baciarci ancora ed ancora le nostre mani si esercitarono in quello splendido esercizio dell’esplorazione dei nostri corpi. Nella stanza, illuminata solo dalle luci esterne che filtravano dalle tende, ne vedevo il volto tra un bacio e l’altro, spiavo le mani che mi accarezzavano e le magiche forme disegnate nella penombra dalle mie mani. Iniziai a togliere la gonnellina e poi la Tshirt continuando a baciarci. Lei provo a togliermi la maglietta e l’aiutai per fare prima; mi fece capire di fare con calma.
Continuammo a baciarci e a coprirci di carezze. La misi sopra di me per avere entrambe le mani libere di prendere a piene mani quel giovane corpo del quale mi sembrava non essere mai sazio e indugiando sulle rotondità dei glutei che impastavo sotto il sottile pizzo della mutandina, lentamente le abbassai raggiungendo con la punta delle dita, il morbido cuscinetto perineale. Le tolse con una rapida mossa, mentre scendeva ad abbassare la cerniera dei pantaloncini liberandomi in un sol gesto anche delle mutande.
Subito ritornò a coprirmi con quel corpicino che stava perfettamente sopra il mio. Sentivo chiaramente i turgidi capezzoli schiacciarsi sul torace mentre impossessata delle mani, mi stava placcando nella posizione a croce lambendomi il collo, scendendo piano, liberandomi dalla presa. Baciando il torace, l’ombelico, il pube perfettamente depilato come piaceva ad entrambi. Qualche carezza ai testicoli ed all’asta, un paio di colpi di sega e poi ancora su verso il collo, la bocca ed un sussurro; giriamoci a sessantanove.
Quasi senza staccarci ci siamo girati e regalandole il membro ad altezza del viso ho incollato la bocca alla zona fighetta inguine ombelico e su e giù pascolando senza fretta in tutto quel ben di dio. Lei accarezzava e baciava il cazzo che sembrava aderire all’addome da quanto era teso. Tentava di tirarlo verso la bocca ma doveva accontentarsi di leccarlo ed accarezzarlo così. Allargò le gambe e potei infilarle la lingua nella fighetta che oramai era madida di umori. Sentivo distintamente i lamenti ed i tremiti del piacere, eravamo partiti per il nostro viaggio.
Leccami forte, mettici la lingua dentro forza caro, senti come sono bagnata, sono tua. Era un invito ad essere più audace, a rompere gli indugi. Non me lo feci ripetere due volte; abbracciai i glutei piantando la faccia tra le cosce piantando in profondità la lingua leccando a tutta forza alternando la leccata alla penetrazione. Non ci volle molto a vedere il bacino alzarsi ed abbassarsi ritmicamente fino a irrigidirsi in uno scuotente orgasmo. Con delicatezza mi girai ponendomi davanti a lei a leccarla sempre con la testa tra le cosce, non obiettò continuando a tenermi la testa tra le mani, raggiunse un altro paio di orgasmi.
Fu lei poi ad alzarsi, mi invita a sdraiarmi e tra le mie gambe inscena uno dei suoi pompini che io definisco esplorativi, per come si pone nei confronti dell’arnese. Lo soppesa con entrambe le mani, leccando, succhiando e segando. Il tempo sembrava essersi fermato, sapevamo di non avere limiti e tutto quello che stava accadendo avrebbe potuto durare e ripetersi ancora ed ancora. Scivola sulla pancia e sento i turgidi capezzoli avanzare verso la bocca……. Ma si ferma a baciare i pettorali, prende tempo giocando con i miei capezzoli poi sale sul collo continuando a coprirmi di piccoli baci. Mi annusa e bacia continuamente…… Torna alla bocca e sento che si sta posizionando divaricando le gambe, arcuando il bacino per appoggiare la fighetta sulla punta del cazzo che la sente e comincia insistentemente a pulsare.
La abbraccio e prendo meglio posizione agevolandola. Ci baciamo con dolcezza… Adesso alterna piccoli morsi e lecca la bocca e la faccia; è improntata la cappella….. Sono tentato di spingere ma mi chiede di aspettare, di lasciarla fare, di non avere fretta. Mi sento sulla graticola, ma capisco che devo lasciarla fare e godere al massimo di quello che mi sta offrendo. Si muove pochissimo mantenendo la posizione, sento scorrere liquido tra le cosce, finora ha goduto ed è lubrificata al massimo. Inizia a spingere piano ruotando leggermente il bacino sull’asta saldamente piantata. Posso immaginare la scena vista da sotto e la trovo terribilmente eccitante, è entrata pochissimo ed i baci si fanno sempre meno presenti per lasciare spazio a gridolini e lamenti in un crescendo che inizia a preoccuparmi. Non mi sembra di averla penetrata più di tanto e mi chiede di non muovermi. Inizia a spingere e torna indietro subito dopo, ripetendo la manovra due tre volte.
Preme la testa sulla mia spalla, sento che le labbra si appoggiano sul collo; sta piangendo. Passano pochi secondi e mi chiede di iniziare a spingere. Lo faccio e sento che supero un ostacolo. Un gridolino soffocato sul cuscino e inizia a muoversi su e giù, la assecondo mentre con i lacrimoni che bagnano quel viso da bambina, torna a mordicchiarmi le labbra, la lingua, sussurra il mio nome continuamente….. Amore, sono tutta tua, prendimi! Continuiamo così ed il dolore deve già essersi trasformato in piacere da come ha già allargato le gambe che adesso stanno sulla mia pancia come sulla sella di un purosangue da cavalcare. Si alza appoggiandosi con le mani sul torace e poi sull’addome, continuando a cavalcarmi con sempre maggiore foga.
Mi pizzica il torace e mi artiglia i pettorali, è una tigre che si sfama con la sua preda. Sembra aver perso tutta la dolcezza della ragazzina per lasciare spazio alla libidine di una donna che vuole il suo uomo. Sono inebriato e la assecondo tenendola per i fianchi, impastando quei glutei marmorei, appoggiandomi a quei seni turgidi. Aumenta il ritmo della cavalcata e assecondo ogni colpo come se potessi darle molto più di quanto lei già si sta prendendo mantenendo la posizione in modo da far entrare la giusta quantità di cazzo senza arrivare mai a prenderlo tutto durante la corsa di quel frenetico su e giù. Poi mi stringe il collo a due mani e con un ansito feroce la sento fremere in un orgasmo squassante, sembrava voler togliersi il cazzo arcuando il bacino fino quasi sfilarlo, per poi sedercisi sopra a prenderlo tutto fin dove la posizione lo permette.
Raddrizza le gambe lentamente, una alla volta, senza sfilarsi l’uccello e si corica su di me. Non ho capito cosa mi avesse sussurrato con il fruscìo della biancheria e le sue mani che mi accarezzavano la testa, gli orecchi, il collo. Ero dentro di lei eccitatissimo, la sentivo stretta, calda, bagnata, mia. Adesso chiaramente ripeteva: sei mio, mio, adesso sei solo mio! Si tesoro, adesso lo sono e non potrò mai dimenticarlo. Ci giriamo sottosopra uniti, trovandoci così nella posizione del missionario; aprì le gambe e mi incitò come una femmina navigata…. Adesso montami, fammi vedere come ti dai alla tua donna. Roteai il bacino sopra il suo baciandole il collo, il viso ed i capelli sudati, riempendomi le narici di quel profumo di gioventù.
Mi alzai con il torace ed iniziai a fotterla facendo leva con tutto il corpo assestando bordate in un crescendo di frequenza e profondità. Lei mi incitava verbalmente continuando a ripetermi sei mio e fammi tua con una convinzione che mi oscurava la mente. Mia moglie non mi aveva mai detto una cosa del genere. Oramai non si contavano più gli orgasmi; potenti, scuotenti, capaci di demolirla e uno due minuti dopo pronta a ripartire con lo stesso ritmo e la medesima intensità. Inizia a bruciare mi disse, si tolse e si appoggiò a cucchiaio sdraiandosi di lato. Spingeva il corpo per aderire al mio e mi ci volle poco per comprendere le sue intenzioni. Mi chiese di prendere l’astuccio che aveva appoggiato sul ripiano della panca ed estrasse la boccetta del lubrificante.
Spalmò il gel nello sfintere impedendomi di muovermi. Protestai, volevo dissetarmi leccandole quella fighetta che tanto mi aveva dato e con l’occasione lubrificarle anche il buchetto, non volle sentire ragioni…. Lo farai dopo continuò, adesso ti voglio cosi. La accarezzai, come potevo obiettare. Lei si posizionò e lentamente, come aveva già fatto, mi accolse dentro di lei anche in quel modo. Eravamo sudati, nonostante la climatizzazione e lo stare così incollati l’uno all’altra, non permetteva certo ai nostri corpi di raffreddarsi. Messi così però il ritmo di penetrazione era praticamente ridotto a zero, mi chiedeva di muovermi il minimo possibile e di concentrarmi per riuscire a farle un clistere di sborra.
Mi eccitava oltremodo l‘idea, ed il gioco del lentissimo su e giù con minime escursioni portò in tempi brevissimi a immergere quasi completamente il cazzo nel suo culetto che sembrava non riuscire a contenerlo. Le accarezzavo l’addome piatto scendendo fino alla fighetta, ma non voleva che la toccassi per non aggravare il bruciore, allora risalivo sino alle tettine coccolandole a piene mani. Titillandole i durissimi capezzoli facendola rabbrividire; arrivando poi al collo, alle labbra e alla bocca cosicché potesse succhiarmi le dita. Tentava di girarsi per baciarmi ma la concentrazione era massima nell’attività di lavorarmi con quel suo incredibile corpo.
Quando sentì che l’eccitazione stava per raggiungere l’apice disse semplicemente: amore mi pare che ci siamo vero? Però, prima vengo io, e premendosi il cazzo fin dove riuscì, la sentii scuotersi lasciandosi andare ad un orgasmo che la lascò senza fiato per qualche secondo; non perse la concentrazione. Palpandomi i testicoli e l’asta, con una mano infilata tra le sue gambe, roteando e premendosi con dei sapienti colpetti di su e giù, mi portò all’orgasmo assecondando ogni pulsazione e getto di sborra con un gemito di godimento. Ero stordito e l’appagamento di quell’orgasmo portava al contempo gioia per quello che aveva significato e tristezza per qualcosa di finito che non si vorrebbe avesse avuto mai termine. Mi strinse a se invitandomi a non muovermi. Rimanemmo uniti così, finché il cazzo non divenne moscio e scivolò fuori da quel caldo nido.
Ci addormentammo per qualche decina di minuti svegliandoci praticamente quasi nello stesso momento (così mi disse lei, ma io rimango dell’idea che ad addormentarmi fossi stato solo io), lei era rimasta li, tenendomi le braccia incrociate sulle sue per evitare che mi muovessi. Così con la dolcezza di piccoli baci sul collo e mentre lei si girava, sulle guance, le proposi una doccia rapida prima di tornare a dormire. Mi rispose con una specie di grugnito, ma il fatto che avesse allentato la presa sulle braccia lo interpretai come un consenso. Mi sentivo appiccicaticcio dall’ombelico in giù, ed ero curioso e anche un po’ preoccupato di vedere in quali condizioni avessimo ridotto i cuscini della dinette che avevamo trasformato nel nostro nido d’amore, senza però urtare la sensibilità della mia divina, che aveva sicuramente la priorità su tutto.
Lei si alzò per prima e mi chiese due minuti da sola in bagno prima di dare spazio anche alle mie esigenze. In quel momento mi resi conto infatti che anche la mia vescica stava lanciandomi segnali di emergenza. Quando entrò in bagno non chiuse la porta e sentii lo scroscio dorato sulla tazza. Accesi la piccola lampada a led e scoprii che aveva steso, non so quando, il telo mare piegato doppio sotto di noi. C’erano delle macchie di sangue ed una chiazza di bagnato che però non intaccava il tessuto dei cuscini. Tolsi il telo e ne piazzai un altro di asciutto. Lei si affacciò per dirmi che mi aspettava sotto la doccia. Spensi la luce e la raggiunsi, la doccia scorreva e con enorme soddisfazione irrigai la tazza vuotando a mia volta la vescica.
Mi chiamò a farle compagnia in doccia. Eravamo strettissimi sotto il getto fresco, la tenda ci si appiccicava a tratti sulla schiena ma il nostro obiettivo era comunque raggiunto; uniti ci accarezzavamo togliendoci d’addosso il sudore e le prove del nostro godimento. Il mio lui si irrigidì con inaspettata solerzia e lei sorrise strusciandoselo sulla pelle bagnata. Ci asciugammo a vicenda con il mio accappatoio per non creare sospetti (mi suggerì attenta). Continuammo a scambiarci carezze mentre attardandosi di fronte alla parete specchio antistante il bagno, sottolineava ogni curva del mio corpo compiacendosene. Mi sentii lusingato come non mai, mia moglie non aveva mai avuto una simile attenzione…. (non potei evitare il paragone).
Quando decisi di ricambiare l’apprezzamento, con una risatina mi attirò a letto lamentandosi che stavamo perdendo il sonno. Ci coricammo vicinissimi ma non per dormire….. iniziammo a baciarci lentamente con quella ricercatezza propria di chi vuole di più, infatti, dai baci e dalle carezze ci ritrovammo in uno splendido sessantanove comodamente coricati sul fianco. All’unisono alzammo la gamba piegando il ginocchio e divaricando gli arti per permettere al partner di godere appieno del sesso. La mia erezione era già soddisfacente, ma non ebbi tempo di curarmene; anche se so che quando mi dedico completamente all’attenzione della mia partner, potrei perderne parte.
Mi trovai in faccia quella fighetta profumata di gioventù, (lo so che mi ripeto, chiedo scusa al lettore, ma è quello il suo profumo e guai se si potesse sintetizzare). Me ne inebriai lasciandomi andare annusando lambendo ogni plica alla ricerca di quelli anfratti così noti e così diversi in ogni donna, ma quella era stata solo per me così, non era dilatata come le altre, non presentava ancora quelle reginette frastagliate delle labbra interne, i segni erano ancora netti, anche se non li vedevo, li sentivo con la lingua leccata dopo leccata e non potei resistere ad infilarci l’indice ad ispezionare le morbide pareti interne. Quella operazione le strappò un lamento prolungato seguito subito dall’esortazione di non usare le dita. Così continuai a lambire quel frutto meraviglioso finché con entrambe le mani mi tenne la testa ferma con la bocca sulla figa e sentii lo sconquasso dell’orgasmo impossessarsi di quel ben di dio.
Adesso lascia fare a me mi disse e invitandomi a stare seduto ben appoggiato allo schienale, si sdraiò fra le mie gambe e mi regalò nuovamente lo spettacolo del suo sguardo e della sua bocca alle prese con quello che lei chiamava “il tuo cazzone”. Come sempre il rito di soppesarlo leccarlo e succhiarlo, ma durò solo qualche minuto, poi mi chiese di sdraiarmi e mi venne sopra. Ci baciammo e abbracciati ruotammo sino a finire nella posizione del missionario. Se lo accomodò dapprima solo la punta, poi tutto fin dove possibile iniziando a roteare il bacino esortandomi a pompare piano.
Di orgasmi ne ebbe parecchi, non avrei mai voluto smettere tanto mi sentivo appagato da quella condizione. Dentro di lei stavo bene, sembrava il giusto stampo per il mio corpo, l’astuccio perfetto per il mio arnese che continuava a pulsare desideroso di piangere tutta la sua gioia per quel dono che era Giulia. Ci accarezzavamo continuamente e quei piccoli movimenti ci portavano alle delizie dell’amplesso. Cerca di venire caro mi disse. Comincia nuovamente a bruciarmi. Le chiesi come preferiva godessi sapevo che Giulia aveva molte fantasie sui miei orgasmi, me ne aveva parlato Lucia che era gelosissima di questo fantasticare della giovane amica. Vieni come vuoi tu mi disse e subito aggiunse, però a me piacerebbe vederti schizzare sulle mie tettine e poi spalmarmi tutta come una crema di bellezza.
Così ho fatto, non mancava che la conclusione al mio tarello. Le diedi due tre botte, sbattendo la cappella sui fornici posteriori, lei mugolò subito per l’orgasmo ed io, tolto l’asta dalla calda fessura orientai il getto sul piccolo seno inondandolo di sperma dai primi getti fino agli ultimi gemiti del monocolo piangente. Si spalmò tutta e l’aiutai a farlo, poi se ne spalmò un bel po’ sulla bocca e sul viso e mi attirò a se per baciarmi. Non era certo la prima volta che assaggiavo la mia sborra, ma in questo modo la trovai diversa nel sapore. Continuammo ancora qualche minuto a baciarci poi, rimanemmo uno sull’altro ad ascoltare il battito dei nostri cuori.
Spostandosi per mettersi in fianco a me disse: “Ho fatto l’amore come lo desideravo e credo che continuerò a sentirti dentro di me ancora per molto, anche se penso che appena ci lasceremo già mi mancherai. Invidio tua moglie che ti ha sempre a disposizione”. La rassicurai che non era assolutamente come pensava; al proposito io e Mara sappiamo di appartenerci e questa sicurezza toglie sicuramente molto di quel romanticismo che un rapporto extraconiugale porta con se. La rassicurai che la stessa mancanza coglierà sicuramente anche me. La forza d’attrazione nei suoi confronti non tramonterà di sicuro e l’esserci donati liberamente come quella notte, porterà a desiderarlo ancora molto presto.
Sicuramente il desiderio sarà ampliato dal fatto di non poter venire esaudito con la velocità temporale desiderata e non sarà facile trovare anche una notte libera tutta per noi. Le dissi che da parte mia avrei fatto il possibile per essere suo finché lo desiderasse. Ci baciammo ancora e il sonno ci colse almeno per una buona ora. Quando riaprii gli occhi la luce dell’alba schiariva la stanza soggiorno, testimone di quella incredibile notte. Mi alzai per guardare oltre le tende, le stradine del villaggio erano ancora deserte e i lampioni si stavano spegnendo. Giulia si mosse stropicciandosi gli occhi come una bambina. Si alzò, indossò le poche cose della sera prima, mi cinse la schiena con un abbraccio baciandomi su una guancia.
Devo rientrare caro. Oggi sarà più duro del solito fare finta di niente, ma adesso so che sei stato veramente mio ed io sono stata tua. In qualche modo ci apparteniamo. Detto questo, dopo aver osservato attentamente l’esterno, aprì la porta e si incamminò mollemente verso la stradina di casa. Rimasi a guardarla finché girò l’angolo; poi sdraiato in quello che era stato il nostro nido, chiusi gli occhi e ripercorrendo ogni scena di quel meraviglioso film che era stata la nostra notte d’amore, mi addormentai svegliandomi solo a metà mattina. Avevo ancora tutto il giorno e la notte verso il venerdì prima che arrivasse Mara e dovevo riprendermi perché la prima azione che feci appena aperto gli occhi, fu cercare Giulia vicino a me.
Ovviamente non poteva esserci, ne ero cosciente. Prima di abbandonare quello che era stato il nostro nido d’amore, mi soffermai ad annusare il cuscino ed il posto che era stato anche suo. Ovviamente cercavo cose più legate alla fantasia che alla razionalità, ma quello che sentivo in quel momento mi portava verso quella spiaggia. Decisi quindi di scuotermi alzandomi e ritrovando l’ordine necessario, almeno esteriormente, facendo colazione e toletta nel bungalow, riordinando poi maniacalmente il tutto. Uscii solo verso mezzogiorno per andare a pranzo nel ristorante del villaggio. C’erano anche i nonni di Giulia, ed ovviamente Lei.
Appena mi videro mi invitarono al loro tavolo e mi accomodai sulla panchetta di fronte alla coppia e ovviamente vicino a lei. Subito le nostre gambe si cercarono e le mani si intrecciarono mentre all’apparenza risultava tutto molto naturale. Discutevo del mio lavoro e loro della difficoltà che l’estate iniziava a rappresentare, alla loro età preferivano la montagna. Così in maniera molto serena pranzammo vicini senza che nessuno potesse sospettare di nulla. Nel pomeriggio arrivò Lucia e scoppiò la bomba. Secondo l’abitudine, si attendeva di godere dei favori della ragazza com’era stato fino a quel momento in maniera incondizionata. Probabilmente però Giulia aveva modificato atteggiamento pur considerando l’ipotesi di conservare il rapporto con la donna.
Così a metà pomeriggio, mentre stavo in spiaggia leggere, arrivò Lucia a chiedermi di andare da lei. Appena entrato Giulia l’apostrofò dicendole che se voleva continuare a godere del suo corpo, avrebbe dovuto accettare che partecipassi anch’io ai giochi, perché a me non avrebbe voluto rinunciare più. Tremavo all’idea della reazione di Lucia, cercando di immaginare cosa avesse potuto accadere nella testa della ragazza per prendere a cielo sereno una tale decisione. Lucia con la voce rotta ammise che con me sempre presente le cose non avrebbero potuto essere uguali a prima e chiedeva il tempo per abituarsi all’idea.
Non chiese ne come ne perché fosse arrivata a quella decisione, non sapevo nemmeno cosa si fossero dette prima. Quello che seguì somigliò al classico triangolo. Io sono comunque sempre per il rispetto e mai avrei voluto una cosa simile ma non ero io a poter dettare condizioni perciò rimasi lì. Lucia si accomodò sul divano e Giulia le si sedette accanto secondo il protocollo consolidato poi, la donna scivolò in ginocchio tra le cosce della ragazza ed iniziò il gioco del lecca lecca mentre io, avvicinatomi alla scena del sacrificio, venivo sottoposto quasi automaticamente al palpeggiamento, erezione, e show del pompino imperiale.
Non ci volle molto perché le premesse che ci avevano portato lì scomparissero, per lasciare il posto alla pura libidine che però tra me e Giulia portava ancora quella carica emozionale frutto della nostra notte d’amore. Non lo si poteva nascondere, pertanto alternavamo il pompino ai baci appassionati e Lucia potè godere di un numero maggiore di orgasmi intensi. Non sapevo se fosse stata al corrente della nostra notte d’amore, ma non sembrava al momento esserne interessata. La vidi trarre dall’astuccio dove solitamente teneva il lubrificante, un dildo di discrete dimensioni, fatto a calco da un membro umano.
Si sdraiò sul tappeto chiedendo a Giulia di mettersi con la fighetta sopra la sua bocca mentre dopo essersi lubrificata improntava il dildo sulle grandi labbra. Era un gioco che doveva farsi spesso visto la condizione visibilmente abrasa delle piccole labbra. Ed anche Giulia deve averla assecondata più volte dalla naturalezza con cui si impossessò del dildo facendolo sparire dentro l’amica che iniziò a mugolare vivacemente. Continuava a succhiarmi il cazzo ed a godere, mentre Lucia si esibiva in un crescendo di monosillabi e sbrodolava visibilmente. Ad un certo punto Giulia puntandomi con lo sguardo disse: ti voglio dentro, prendimi da dietro, la trovai pronta, già ben lubrificata dalle leccate generose della donna e mentre Lucia continuava a leccarle la figa.
La penetrai dapprima con dolcezza, poi con decisione, seguendo il ritmo che lei mi dava, imprimendo le stesse battute con il dildo, nella figa di Lucia. Al grido di siii, ci sono, vengo, delle due mi associai con una sborrata epocale, non so dove andai a trovarlo tutto quello sperma
Nessuno si mosse. I nostri corpi immobili, tenuti insieme dalle posizioni statuarie assunte dimostravano la copiosità del godimento dai liquidi emessi, Lucia aveva fatto una macchia notevole sul tappeto, la mia sborra stava colando sulla faccia della donna che continuava a leccare tutto, assieme alla broda che usciva dalla fighetta di Giulia e continuò per qualche minuto, finché il mio cazzo finalmente barzotto, sgusciò fuori, schiaffeggiando la faccia di Lucia che chiuse gli occhi ma non si mosse. Io però decisi di alzarmi per non suscitare strane reazioni e ruppi l’incantesimo. Si sciolse il triangolo e con poche parole tornammo alle nostre occupazioni rinviando ogni chiarimento possibile.
scritto il
2021-03-01
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