La mia storia con Giulia capitolo quattro (i primi lunghi weekend)

di
genere
trio

I primi lunghi weekend
Dopo la prima metà di luglio l’organizzazione del lavoro mi permette di aggiungere qualche giorno in più al fine settimana classico, per cui qualche volta la vacanza inizia al venerdì o addirittura il giovedì e può accadere che si possa prolungare al lunedì. Questo significa che Giulia, una volta terminata la scuola, trascorrerà molto del suo tempo al mare, in compagnia dei nonni. I genitori arriveranno solo il sabato e la pressione sulla vigilanza più temuta sarà solo quella esercitata da Lucia. Certo la comodità di poter utilizzare l’intimità della casetta non la si può confrontare con gli incontri in clandestinità, ma il bisogno di trovarsi per sfamare la fregola continua assillando la mente e trova consenso nella immediata adesione della ragazza.
Salvo qualche eccezione, Lucia arriva al villaggio al venerdì sera e, da adesso fino alla fine di agosto, sua madre rimarrà al mare stabilmente, quindi, addio possibilità di utilizzare quel rifugio la sera. Dall’esperienza degli anni scorsi, gli appuntamenti con le pupille di Lucia, risultavano comunque possibili al mattino ed al pomeriggio, quando sua madre piantata la tenda in spiaggia, non si muoveva fino al calar del sole. Ed è durante il primo weekend lungo che ci demmo appuntamento con Giulia nell’area dei garage. Un palazzone in costruzione, i cui lavori erano fermi da anni, attorniati da un lussureggiante giardino con alberi e cespugli rifugio sicuro per gli innamorati di tutte le età di giorno e di notte. Ma mentre i fidanzatini non correvano alcun rischio se scoperti (al massimo qualche sgridata dai genitori, se minorenni); nel mio caso dovevo evitare assolutamente in qualsiasi modo che la cosa venisse scoperta. Ne valeva del mio matrimonio e la posta era troppo alta.
Scelsi con accuratezza il posto che avrebbe fatto al caso nostro. Il piccolo ripostiglio permetteva due vie di fuga nel caso arrivasse qualcuno; una avrebbe consentito di salire le scale verso l’appartamento in costruzione e da li uscire mentre l’altro se ne andrebbe tranquillamente dal garage. Avevo valutato con attenzione le mosse da seguire e appena arrivati sul posto ognuno per proprio conto, spiegai a Giulia la strategia. Trovato l’accordo sul da farsi ci appartammo. Iniziammo a baciarci con come due pudici adolescenti, la accarezzavo come se volessi tranquillizzarla per qualcosa che avrebbe potuto accadere. Lei mi ricambiava appoggiandosi mollemente al mio corpo le sue labbra sembravano infiammarsi ad ogni bacio e dopo qualche minuto le mani scesero a cercare il piacere.
Trovai fisiologico infilarle la mano sotto le mutandine e palpare quella morbida patatina, percorrendone avanti e indietro la fessura con l’indice. Dopo pochi secondi la sentii inumidirsi e subito dolci gemiti sottolinearono quel piccolo gesto. Lei cercò il contatto con la mia patta che si andava riempiendo con l’incipiente erezione. Liberai l’attrezzo con rapidi gesti senza staccarmi da lei. Le sue mani corsero subito ad impossessarsi del mio cazzo. Lo accarezzava dai testicoli fino al glande; sembrava lo continuasse a misurare. Volevo fare qualcosa di più, prenderla da dietro come volevo io però, desideravo sentire tutto il corpo vicino al mio, al contempo cercavo di non forzare la mano, sapevo di dover darle tempo e mi imposi di ascoltarla assecondandone le scelte.
Giulia staccò la bocca e scese verso il membro con rapidi baci sul collo, sul petto leccando i capezzoli, giocherellò col mio ombelico e si mise a leccare il mio cazzo come fosse un gelato.
Di solito ero io con le mie partner a fare quel tipo di giochi e loro agivano di riflesso, ma con lei stavo imparando ad ascoltare ancora i desideri della partner assecondandoli ancor più delle mie abitudini. Lasciai che leccasse succhiasse e si fermasse a guardarmi il membro finché ne ebbe desiderio. Si era messa comodamente seduta sui gradini delle scale e continuava il suo gioco, non si sentiva alcun rumore se non che il frinire delle cicale nell’assolato pomeriggio. Quando iniziò a succhiare con energia, prendendo in bocca la cappella come piaceva a me, capii che voleva di più. Accarezzandole la nuca provai a darle il giusto ritmo. Ci stava prendendo gusto e riusciva a farmi esplorare la bocca fino all’esofago lacrimando vistosamente con voluttà.
Era una visione che avrei voluto filmare e lo feci mentalmente. Il posto non ci permetteva di muoverci come avremmo potuto fare a letto o su un divano, ma eravamo soli. Appena smise togliendosi il cazzo dalla bocca e spostando le mani per alzarsi, la attirai a me per assaporare ancora la sua bocca, poi stesi i miei abiti sul pavimento mi sdraiai invitandola a mettersi sopra di me. Rimanemmo così per qualche minuto, il suo corpo caldo sembrava fragile ma guizzava di energia. Emanava quell’inebriante profumo che solo la gioventù poteva offrire ed io me ne inebriavo. Fui io a staccare le labbra continuando ad accarezzarla ed esortandola a mettere la sua fighetta seduta sulla faccia così da disegnare un bel sessantanove.
Non ebbe bisogno di molte altre indicazioni. Giulia si girò così rapidamente che passai dalle labbra della bocca a quelle della sua fighetta senza quasi accorgermene. Era bagnata ed il sapore dolce salato dei suoi umori mi inebriavano. Le accarezzai la schiena mentre lei già mi stava segando lentamente a due mani e cominciai a penetrarla con la lingua artigliandole i glutei sodi e disegnando con l’indice, l’orifizio anale. Lei gradiva molto dimenando dolcemente il bacino e sussurrandomi piccole frasi di piacere, mmm….caro…siii….dolce……amato mio…..mio uomo! Nel silenzio totale quei sussurri mi riempivano la mente e si propagavano nel corpo. Il cazzo sempre più tirato sotto le manine sapienti di Giulia era l’antenna che attraeva tutto il possibile godimento e sembrava non finire mai. Avrei continuato così all’infinito, o almeno così mi sembrava.
Stavo pensando di tornare a percorre la fessura con le dita oltre alla lingua, quando si alzò posizionandosi seduta sopra il cazzo, schiacciandolo sulla mia pancia. Mi guardava continuando a sfregare il membro facendolo scivolare inumidito dai suoi umori. Vedevo il glande viola, strizzato sotto il peso del suo corpo, lo trovavo terribilmente eccitante. Si stende fino a toccarmi il torace con i capezzoli e mi dice: oggi non posso prenderti perché non sono riuscita a pulirmi, ma voglio farti godere. Non preoccuparti la rassicurai, in ogni modo con te il godimento è assicurato e spero solo di riuscire a fare altrettanto. Ci siamo baciati poi si è impossessata del membro ed ha iniziato a segarlo con impegno. Nel giro di qualche minuto toccandole le calde rotondità dei glutei con una mano mentre con l’altra scendevo ad esplorare la patatina quasi a volerla salutare mentre il mio cazzo eruttava prepotente.
Ci asciugammo con dei fazzolettini di carta che gettai nel primo cestino appena fuori dal garage ed ognuno tornò per percorsi diversi alle proprie occupazioni. Ci incontrammo un’ora dopo in spiaggia per la partita pomeridiana di volley, come se nulla fosse accaduto. Mi sentivo completamente appagato di come evolvevano le cose. Quel rapporto inaspettato donava un sapore completamente nuovo alla mia estate. La sera con Mara uscimmo a cena come due piccioncini, ero in vena di dolcezza. Lei se ne accorse subito e come al solito mi assecondò. Un ristorante sulla spiaggia, pasteggiammo con il prosecco e rimanemmo a tavola a lungo raccontandoci cose della nostra quotidianità farcite di tanto in tanto con qualche argomento piccante.
Parlammo di noi e dell’ultima volta con la sua amica Angela. Mi confidò che si erano riviste recentemente e le aveva confessato il desiderio di incontrarci con maggior frequenza. Sapevo che Mara non la pensava allo stesso modo e mi affrettai a dirle che la decisione sulla frequenza come sempre la lasciavo a lei. Si sentiva sempre rassicurata da questa mia posizione. Mi chiese se avessi novità sulle pressioni esercitate da Lucia nei suoi confronti, solita posizione affermai. Ne sorrise senza dire nulla, tra noi era nota la sua resistenza. Parlammo del più e del meno, dei nuovi progetti da realizzare, le serate all’arena di Verona per Aida e Turandot per le quali avevo già preso i biglietti e le date delle ferie estive per cercare di far coincidere almeno i quindici giorni canonici da trascorrere assieme per le vacanze all’estero.
La serata scorse veloce e quando il locale si svuotò, decidemmo di tornare al villaggio a piedi lungo il bagnasciuga. C’erano molte coppiette che amoreggiavano sulle sdraie della spiaggia, tra gli ombrelloni chiusi. Ne ridemmo maliziosamente e alla fine, arrivati alla spiaggia del villaggio della nostra estate, decidemmo di fermarci lì. Ci adagiammo su una sdraia lontana dal marciapiede e dalle luci; nella penombra Mara si sdraiò ed io mi adagiai di lato. Ci baciammo senza fretta e le tolsi le mutandine sollevandole la gonna vaporosa e leggera. Lei aprì voluttuosa le gambe e iniziai ad accarezzarle la fighetta già bagnata. Mi sbottonò i pantaloni lasciando che fossi io a farli scendere. Era abituata a trovarmi pronto, sapeva che come la toccavo ero già a cazzo duro. Croce e delizia delle sue amiche che continuavano a ripeterle quanto fosse fortunata visto che i loro uomini dovevano sempre rianimarli nonostante dessero loro la figa, per avere l’erezione abbisognavano sempre di un pompino.
Di questo io e Mara ridevamo, lei diceva che ero un maniaco, ma questa mia peculiarità le piaceva. Facemmo a lungo la posizione del missionario. La sdraia sotto di noi era bagnata fradicia dagli umori di Mara. Gli orgasmi goduti si susseguivano ma non accennavamo a smettere finché non sentii la necessità di cambiare posizione per l’indolenzimento delle gambe. Cambiammo posizione dopo un rilassante sessantanove con il cazzo grondante di umori e la figa di Mara fradicia di sugo salmastro. Alla fine mi bruciavano le labbra e tutta la bocca dalle narici al mento, ma quando inizia a montarla alla pecora con la lentezza che le piaceva tanto, l’aria della sera sulla faccia bagnata dai liquidi della figa, mi rinfrescava. Mi esaltava quella sensazione e ogni tanto le davo un colpo deciso strappandole un mugolio più forte ed una frase di rimprovero.
Lei si sdraiò prona senza che il membro le uscisse dalla vagina e allargando le gambe seduto su di lei, continuai a fotterla. In quella posizione il cazzo faceva leva sulle pareti posteriori della vagina procurandoci un grande piacere. Concludemmo con lei che guardando il mare seduta sul mio cazzo continuava alternando il su e giù con il fermo a smorza candela. L’uccello imprigionato tra le sue solide gambe e tappato in alto, chiedeva aria. Avrei voluto spostarla ma sapevo che a lei piaceva tenermi sulla corda a quel modo. Così fece per un bel po’ finché, sfilandosi e girandosi verso di me, si inginocchiò davanti la sdraia invitandomi a sedere. In quella posizione segandomi velocemente capii che voleva la sborra, Mi concentrai e mentre la verga tornava durissima, liberata dalla prigione della sua fighetta a volte troppo stretta in certe posizioni, mi impegnai a regalarle i getti di sborra esplosivi che così, all’aperto, sapevo avrebbe voluto per farsi schizzare dove capitava,
Oramai eravamo nudi e sudati. L’arrivo della sborra la trovò pronta a riceverla in faccia, sulle tettine e dove capitò, alla fine mi fece stendere e scivolò sopra il mio corpo. Eravamo appiccicosi all’inverosimile. Tra il sudore, lo sperma ed i suoi umori, ogni movimento dei nostri corpi, generava un sonoro cic ciac. Ci crogiolammo ridendone per qualche minuto, poi, lentamente, prendendoci per mano, ci avviammo verso la calma piatta sull’argentata superficie del mare per un bagno ristoratore. La sensazione fu bellissima, rilassante e corroborante al contempo. Non trascorse molto tempo ed il cielo inziò a colorarsi di rosa.
Rimanemmo ancora qualche minuto, poi ci organizzammo a rientrare indossando almeno la biancheria intima per andare nel villaggio. La fortuna volle che non incontrassimo nessuno fino alla nostra casetta. Decidemmo di mettere l’accappatoio per recarci ai servizi centralizzati e fare una bella doccia calda assieme e così verso il bungalow, il profumo delle brioche appena sfornate al bar solleticò le nostre papille facendo sobbalzare lo stomaco. Così, infilata una braghetta con Tshirt andammo a consumare la colazione prima di sdraiarci a dormire qualche ora.
Appena sveglio, trovai un bigliettino dei ragazzi che erano passati per vedere come mai non fossi presente in spiaggia. Rapidamente mi rasai e corsi in spiaggia, la partita era già finita ed il gruppo si stava già disperdendo. Lucia si avvicinò per chiedermi cosa fosse accaduto mentre Giulia (che sapeva della nostra uscita), fece finta di niente allontanandosi con i coetanei. Spiegai alla donna della nostra serata e della decisione di fare l’alba in spiaggia e pur non scendendo nei particolari, fra sorrisetti e battutine, mi diede ad intendere di aver capito anche cosa fosse accaduto tra noi. Non c’era sicuramente motivo di negare, ma solitamente, ero piuttosto riservato nel diffondere informazioni relative ai momenti di intimità con mia moglie. Soprattutto con lei cercavo di essere riservato per evitare scivolasse sempre nel ricordarmi quanto tenesse all’ipotesi di giacere tra noi per riuscire a mettere le mani e qualcos’altro tra le cosce di Mara.
Ci unimmo al resto del gruppo per vedere di organizzare qualcosa per la serata. L’idea di una serata insieme sembrava interessare particolarmente a Lucia, ma non trovò adesioni nel gruppo che per quel sabato sera si sfrangiò. Di tanto in tanto accadeva perciò nessuno ci fece caso. Concordammo per le attività dell’indomani e presi accordi con i soliti che con me avevano interesse a giocare a softball sul bagnasciuga nel pomeriggio. Di fatto, quel mattino eravamo andati a dormire praticamente all’alba, non avevo fatto la mia solita decina di chilometri di corsa sul bagnasciuga. L’idea era quella di giocare a softball a metà pomeriggio e di andare a fare la mia solita corsetta sul far della sera, quando i raggi del sole iniziavano a bruciare meno sulla pelle.
E così pranzammo da soli. Condividemmo il caffè con Lucia e sua madre ovviamente assieme all’immancabile Giulia. Io e Mara ci permettemmo pure un pisolino per recuperare ulteriori energie. Soprattutto Mara, ogni volta si faceva tardi la sera, faticava moltissimo a riprendere forza; figuriamoci quando come in questo caso, avevamo addirittura visto l’alba. E così arrivammo al gioco del softball in spiaggia. Un gruppetto molto scarno, i soliti quattro cinque ragazzi che ad eliminazione giocavano con me; correndo, impugnando le racchette, scambiando la pallina di spugna che talvolta cadeva nell’acqua e necessitava di essere attentamente strizzata per evitare di diventare troppo pesante col rischio di danneggiare le racchette.
Solite attenzioni che però ci permettevano di trascorrere senza scossoni e schiamazzi dei gruppi del volley, qualche ora serena al fresco vicino all’acqua, facendo sport, sempre in piacevole compagnia. Finita la partita, un bagnetto in mare, quattro bracciate per distendere i muscoli ed ognuno alle proprie attività prima di ritrovarci dopo cena per un giro in centro. Faccio una rapida doccetta fredda, prendo un po’ di frutta e indosso pantaloncini corti, maglietta a muscolo e scarpe ginniche per fare la corsa sul bagnasciuga. Lo sento come un dovere morale espletare l’attività fisica quotidiana. Ho sempre corso al mattino presto, ma non credo sia difficile farlo quando il sole smette di bruciare, pur donandoci ancora la luce.
Come sempre inizio con qualche esercizio di riscaldamento, poi mi avvio aumentando gradatamente la velocità fino a raggiungere lo standard e variando di tanto in tanto il ritmo come da abitudine oramai consolidata. Allontanandomi dalla zona dei campeggi e dei villaggi, si incontrano sempre meno persone che camminano sul bagnasciuga, fino a trovarmi da solo. Apprezzo moltissimo questi momenti. Il pensiero percorre i suoi sentieri e posso analizzare nuovamente fatti e idee, fare valutazioni e programmi. Rivedere posizioni e prendere decisioni pianificando le specifiche azioni. Questa abitudine mi tiene sempre molto attivo e mi fa sentire vivo. Lasciando poco o niente al caso, salvo le cose che si presentano inattese, all’improvviso, e mi costringono a rivedere piani e posizioni, riconsiderando ogni cosa.
Correvo con i miei schemi, girando di tanto in tanto lo sguardo alle dune deserte, coperte di macchia mediterranea e dietro a quelle, a far da cornice, la pineta. Dall’altra parte, la placida distesa del mare con la risacca che quasi non si percepisce nella sua tranquilla ripetizione. Penso all’ultimo incontro con Giulia e mi basta riportare il pensiero a quei momenti per sentirne ancora il sonoro di quei messaggi piacevoli di godimento, le vibrazioni di quel flessuoso corpo profumato di gioventù. Devo scuotermi, quei pensieri sono talmente intensi che rallento fino a fermarmi. Alzo nuovamente lo sguardo e mi impongo di pensare ad altro e riprendo il ritmo della mia corsa verso la foce del fiume, giro di boa della corsa al mare. All’indomani avrei dovuto posticiparla o l’avrei ripetuta al mattino? Ci avrei pensato, per il momento le gambe si muovevano in automatico e mi sentivo bene.
Arrivato al margine estremo della spiaggia, vicino alla diga che permetteva alle acque del fiume di mischiarsi al mare, mi fermo per la prima volta ad osservare per qualche secondo il bisticcio ondoso con il quale il fiume vuole entrare nel mare e questi pare quasi rigettarlo, anche se alla fine le acque si mischiano dileguandosi miscelate in un’unica soluzione. Sorrido a quel pensiero e faccio l’atto di girarmi per tornare al mio intento, quando mi si rivela una scena terribilmente intrigante. Seminascosta tra il chiaroscuro delle tamerici, una coppia sta chiaramente inscenando una parodia allo scopo di attirare l’attenzione. Mi guardo attorno e non c’è anima viva in giro quindi, è chiaro che il destinatario dello spettacolo sono io. Lui in piedi di profilo, guarda verso di me socchiudendo di tanto in tanto gli occhi e mimando sospiri di piacere, tiene un braccio rivolto alla mia parte, penzoloni lungo il fianco, mentre l’altra mano appoggiata sulla testa di lei. La donna è inginocchiata davanti a lui e con entrambe le mani si porta alla bocca un membro enorme, grande quasi come un suo avambraccio.
Penso ad una coppia di esibizionisti e mi giro per andarmene quando sento distintamente che lui mi sta pregando di non andare via e avuto la mia attenzione mi chiede di avvicinarmi. Non so perché, ma mi fermo, avvicinandomi di qualche passo per vederli meglio. Una coppia sulla quarantina. Lei mora, capelli corti, una terza di seno bello sodo e vista così mostra fianchi stretti addome piatto e glutei sodi. Volge lo sguardo verso di me facendo cenno di avvicinarmi con la mano. Nel farlo, mi accorgo che il membro che stava curando, nella sua dimensione, era poco più che barzotto e come lo ha lasciato, è miseramente caduto penzolando tra le gambe dell’uomo, lui pure magro ma ben delineato.
Mi avvicino di più e senza mezze misure è lei che prende la parola presentandosi. Mi chiamo Laura lui è Elia siamo marito e moglie. Come vedi, il cazzo di Elia non diventa duro se non che in determinate situazioni ed io ho voglia di un uomo; poi, rivolta al marito: vai avanti tu. Ci aiuti a godere continuò l’uomo scopa mia moglie così mi ecciterò e potrò farlo anch’io. Sembrava una cosa normale detta così, ad uno di larghe vedute come me. Il mio cazzo aveva già detto di si da qualche minuto. Mi avvicinai e appena fui a tiro, la donna allungò la mano verso la patta percorrendo la lunghezza della mia erezione e commentandone soddisfatta col compagno. Mi abbassai i pantaloncini e lei lo liberò dalla prigione dello slip soppesandolo soddisfatta. Lui le si inginocchiò vicino accarezzandole la schiena incitandola a prenderlo in bocca finché ne fosse stta capace.
Così incominciarono le danze, eravamo tutti sopra il grande telo da picnic e mentre Laura tra lenti movimenti di sega e leccate alla cappella, alternava ingoi profondi fino a farsi scorrere copiose lacrime; Elia, quasi come se io non esistessi, si era sdraiato supino, portandosi con la bocca sulla figa per lavorarla a dovere. La vedevo muoversi in preda al godimento padrona assoluta del mio cazzo e con la figa curata dal suo uomo che non si stava minimamente risparmiando. Loro erano proprio presi e mi faceva impressione vedere l’enorme cazzo dell’uomo cadere miseramente, (sempre barzotto), tra le gambe o sulla pancia (dove superava ampiamente l’ombelico) danzando con i movimenti del suo padrone impegnato nel cunnilinguo
Mi scusai sottovoce ma decisi di mandare un messaggio a mia moglie dicendo di aver trovato un vecchio compagno di scuola nel bagnasciuga dell’ultimo villaggio e mi sarei fermato per un apericena. Che non stesse in pensiero, ecco, adesso potevo godermi appieno la coppia che aveva adottato il mio cazzo. Quello volevano, non una carezza, non un bacio preliminare, solo il mio cazzo. E glielo davo volentieri visto il prosieguo. Laura si mise alla pecora andando a baciare sulla bocca il marito mentre allungando le mani su un astuccio, mi passò la scatola dei profilattici, loro si baciavano e lei roteando lo splendido culetto inarcato a farmi vedere la figa rorida di umori, con le mani giocherellava con il cazzo asinino del marito.
Infilai il condom e puntai l’attrezzo sulla figa, non aspettava altro. Spingendosi verso di me lentamente ma inesorabilmente, si prese il mio uccello fino ai testicoli in pochi minuti, era bagnata come una roggia e gocciolava di godimento accompagnando i movimenti da mugolii e gridolini soffocati dal baciarsi continuo con il suo uomo. Io lì ero solo un cazzo, un gran cazzo come ebbe a dire una decina di minuti dopo quando, abbandonando i baci lui scivolò con la testa ad ammirare la scena dell’amplesso. Fermati cara le ordinò lascia che ti sbatta lui. Lei divenne un morbido cuscino imbottito pronta ad assorbire le mie bordate, lui con gentilezza mi chiese il permesso di darmi il ritmo e con una mano sulla gamba mi guidò a sbatterle la figa con dei colpi in crescendo che la portavano a scuotersi in orgasmi pazzeschi.
Questo per due tre orgasmi poi, volle che continuassi lentamente lasciandomi fare. Sentivo le sue mani accarezzare la figa penetrata masturbandone la clitoride e leccando figa e cazzo in opera. Lei godeva dimenando la testa e giocando con quella manica mezza dura che era l’uccello di Elia. Guardandolo, lui era una maschera bagnata di tutto quello che usciva da quella figa che sentivo oramai talmente dilatata e arrendevole, tanto da permettere all’uomo di infilare oltre al mio cazzo, prima un dito e poi un secondo, masturbandola assecondando i miei movimenti del su e giù.
Con l’ennesimo orgasmo squassante, Laura si sfilò da me e sdraiandosi sul corpo del marito, lentamente si alzarono lasciandomi in disparte e tornarono ad accarezzarsi e baciarsi sulla bocca. Io non volli interferire, erano troppo presi dai loro giochi, pensai, mi tolsi il profilattico controllando che non si fosse bucato con le manovre delle dita e Laura tornò sul pezzo prendendolo ancora in bocca per un dolce pompino, poi, guardandomi mi sussurrò; adesso viene il bello se ce la fai a resistere. La rassicurai sulla mia capacità di controllo e lei: ora ti daremo il culo sembri un ragazzo che non ha paura di niente, terminò con un sorriso malizioso. Lui si mise sotto con le gambe piegate ed allargate e lei sopra di lui, mi disse di cominciare con lei,
era già lubrificata e il suo buchetto, che avevo già visto ben slabbrato, adesso sembrava respirare. Lubrificai il mio tarello e come lo appoggiai allo sfintere, lentamente ma inesorabilmente lo fece sparire tra le chiappette sode da adolescente, stringeva da paura, e continuai a fotterla finché, spostandosi in avanti mi ordinò di scendere col cazzo al culo di Elia e di incularlo con tutta la foga di cui ero capace. Lo feci senza poter ripensarci. L’uomo emise un piccolo urlo quando gli piantai il cazzo in culo ma si arcuava per prenderlo tutto ed era così stretto che avevo paura di sborrare, lei mi muoveva il culo davanti e scoprii che stava strisciandosi sul cazzone di Elia che prendeva sempre più consistenza,
Il gioco si ripeté due tre volte, lei mi ordinava chi e come dovevo inculare ed oramai i due poveri sfinteri erano diventati talmente larghi che anche quando chiedevo di provare a stringermi il cazzo, mi sembrava di averlo infilato in un mega panetto di burro, ma loro erano perfettamente a loro agio e adesso Laura, con una mano, stava frizionando la cappella enorme del cazzo di Elia che col mio cazzo in culo era riuscito ad eccitarsi. Lei si alzò permettendo al marito di sistemarsi bene con le gambe, continuando a rimanere prono, si riempì la figa con quella proboscide che scivolò scomparendo ingoiata da quella manzetta scopaiola. Non si era scordata di me; mi invitò a mettermi in piedi davanti a lei e mentre si scopava l’asino, cercando di mantenere il cazzone in figa (la durezza probabilmente andava scemando), tolto nuovamente il profilattico, mi regalava l’ennesimo pompino magistrale, raccomandandomi di resistere a non venire.
Non era più duro dovevo incularlo ancora, quello era il messaggio. Continuò a succhiarmelo mentre con una mano cercava di tenersi il cazzone nella figa. C’era seduta sopra e non si muoveva più; godeva a sentire l’ingombro di quella nerchia che riusciva sicuramente anche così a riempirle la figa. Senza fretta continuò ancora un po’ a pomparmi segandomi con dolcezza, poi si alzò e con un “plaff” vidi l’enorme massa carnosa uscirle dalla vagina, anche barzotto era veramente grande. Mi allungò un profilattico e si stese supina invitando il marito a mettersi a pecora sopra di lei in modo da poter baciarsi ed essere pronto a fotterla appena gli fosse tornato duro. Si lubrificò e mi passò il gel senza guardarmi, poi prese posizione accarezzando i seni con una mano, appoggiai il glande allo sfintere e subito indietreggiando con un colpo se lo infilò.
Sapeva bene il fatto suo, inizialmente si mosse piano poi dandomi sempre il ritmo agganciando una gamba, iniziai a scoparlo aumentando l’intensità e sempre a fondo. Dopo una decina di colpi sentii lei incitarlo a penetrarla. Scivolò lentamente su di lei ed inizio a dimenare il culo. Credevo di togliermi invece nell’iniziare a pomparla su e giù, continuava a gustarsi il mio cazzo, così era garantita l’erezione. I mugolii di Laura si trasformarono in gridolini soffocati. Gli orgasmi si susseguivano e frasi tipo spaccami Elia dai sfondami tutta, dai cazzone riempi la tua figa, senti come mi fai sborrare, mi eccitavano e la scena del mio cazzo che teneva in asse il culo dell’uomo che scopava sua moglie, mi dava una grande eccitazione.
Il gioco durò non moltissimo e quando anche Elia iniziò a manifestare verbalmente la sua eccitazione, capii che eravamo in dirittura d’arrivo. Il ritmo aumentò, così lo scambio verbale di incitamenti reciproci. Mi muovevo pochissimo, giusto per evitare che il cazzo uscisse dallo sfintere dell’uomo che continuava a spingerselo tutto fino ai testicoli ogni volta che indietreggiava per poi dare un colpo feroce dentro la figa della moglie. L’azione veniva ogni volta sottolineata da un grido di piacere. Sborro, vengo disse Elia, si riempimi di sborra fammi sentire quanta me ne dai rispose Laura. I due corpi si scossero all’unisono per sei sette colpi poi lei lo strinse a se ed io mi staccai lasciandoli godere del loro orgasmo e mi alzai in piedi.
Durò il tempo della formulazione del mio pensiero. Si alzarono e si misero inginocchiati ai lati del mio cazzo baciandolo tra le loro bocche, potei vedere l’intesa della coppia, come continuando ad accarezzarsi e baciarsi stesero confezionando un servizio al mio cazzo anche se finora non era stato di sicuro privo di attenzioni, leccavano uno per parte l’asta fino al glande che veniva successivamente sbocchinato a turno dall’uno e dall’altra. Lei segava con calcolata dolcezza, lui con rude ferocia. Infine l’invito di lei: regalaci un bella sborrata. Lo presi in mano per qualche colpo di sega e le pulsazioni della sborrata furono subito evidenti. Lasciai a loro finire guardando il risultato sulle guance dei due che continuavano a passarsi il glande piangente di sperma calda sulla faccia fino all’ultima goccia, poi si baciarono ancora una volta.
Si alzò lei per prima, passandomi delle salviettine umidificate. Si vestirono in fretta raccogliendo le poche cose in una grossa borsa da spiaggia poi Elia, come se mi vedesse per la prima volta disse: ma vestito così adesso torni correndo o che fai. Era già buio ed effettivamente non me la sentivo di tornare di corsa. Vide la mia perplessità e mi offrì un passaggio in auto fino al villaggio. Ascoltando i loro discorsi e guardandoli caricare la borsa mentre salivamo in auto, pensavo a quanto fossero una delle tantissime coppie che si incontravano tutti i giorni e mai si potrebbe pensare a stranezze come quelle che avevamo appena vissuto insieme. Eravamo tornati ad essere una coppia sposata che da un passaggio ad uno sconosciuto. Continuavamo a chiamarci per nome ma senza alcuna confidenza ne alcuna curiosità.
Non mi avevano chiesto niente, a parte la domanda canonica sulla salute. Ero tornato estraneo alla loro intimità, avevano bisogno di un dildo e lo avevano trovato, tutto qui. Ma devo essere stato di gradimento perché al momento di lasciarmi al villaggio Elia mi chiese se avessi avuto la possibilità di condividere ancora esperienze con loro, avrebbero avuto piacere. Con me sono stati bene e speravano fosse stato così anche per me. Sorrisi, anch’io ero stato bene. Mi allungò un bigliettino da visita che guardai prima di inserirlo nella tasca porta telefono sulla spalla. Era scritto studio legale ecc. avvocato ecc. Padova ecc. telefoni ecc. cellulare ecc. mi puoi chiamare al cellulare quando vuoi. Siamo vicini commentai, ci sentiremo sicuramente assicurai e scesi.
Tornai al bungalow e trovai un bigliettino sul davanzale dove nascondevamo la chiave. Mara era andata in centro con le ragazze della compagnia erano partite da poco. Splendido, avrei avuto tempo per mangiare e far sparire le prove, così potevo dire di aver mangiato qualcosa con il mio amico e di aver fatto tardi per quello. Feci appena in tempo a fare una doccia rapida e riordinare che la casetta venne invasa da Mara e le sue tre amiche; sembravano possedute dal demone degli acquisti pretendevano infatti che guardassi e fornissi il mio parere sulle cose che avevano appena acquistato. Riuscii a defilarmi chiudendomi in camera con la scusa di una serie di E-mail da inviare prima che si facesse troppo tardi e attesi Mara a letto. Era troppo stanca per fare l’amore, rinviammo al giorno dopo.
Come al solito lei cadde nel sonno. Provai a leggere ma non riuscivo a concentrarmi. Tornavano continuamente le immagini della fighetta stretta di Giulia e del profumo virginale del suo giovane corpo. Erano immagini che mi procuravano tanta tenerezza ed un tipo di eccitazione quasi adolescenziale, fatta di fantasie che ancora non si erano misurate e pertanto assolutamente incomparabili, e per questo capaci di scuoterti nel profondo, pensando che se non fosse accaduto qualcosa la vita avrebbe avuto poco senso. Ed il film vissuto da protagonista poche ore prima (anche se non era la prima volta di un’esperienza con coppie fortuite. La coppia di oggi era particolare. All’apparenza due fisici magri ben proporzionati, il cazzo esagerato di lui rendeva tutto strano. Chissà, forse all’inizio funzionava bene, poi un po’ alla volta avrà avuto difficoltà e con qualche escamotage hanno tamponato fino ad arrivare alla ricerca del terzo uomo.
Ma mantenevano la loro dignità di coppia. O almeno io da spudorato quale sono li vedevo tali. Sicuramente li avrei ricontattati. Continuavo a confrontare le immagini della fighetta di mia moglie e delle sue amiche, la patatina di Giulia e quella di Laura, slabbrata da quella mostruosità eppure così eccitante ed accogliente. Quanto si era allargata con il mio cazzo che era la metà di quello del suo uomo, ma sempre duro, eppure come lo ha manipolato pur di tenerlo dentro di se fino a sentirlo godere. Eh si, bisognerebbe veramente riscrivere tante pagine dell’amore coniugale. Decisamente stava andando bene, riuscivo a non farmi nemmeno sfiorare dall’idea del lavoro anche se durante la settimana, la pressione era altissima, quei fine settimana le cose si stavano veramente mettendo bene,
come previsto, la mattina dopo il mio soldato si presentò ligio sull’attenti e Mara fece subito la sua parte salendo sopra di me a strusciarsi per poi farlo sparire nella sua micetta già bagnata. Al mattino spesso lo facevamo così, senza preliminari, niente pompini ne leccate di figa (che lei non dimostrava di gradire molto). Se lo faceva era per fare piacere a me ma il suo gradimento era la penetrazione lenta e profonda fino a quando le dolevano le pareti della vagina, allora mi chiedeva di venire. Anche le parole durante il coito non erano il suo forte limitandosi a sottolineare tra i mugolii da godimento, ogni volta che stava sopraggiungendo l’orgasmo interrompendo per lo sconquasso che le procurava, e gli orgasmi erano sempre numerosi.
Ci alzammo a metà mattina ed arrivai in ritardo per la partita in spiaggia tra i risolini ed i commenti dei soliti noti, ma si sa oramai le cose funzionavano così. Al caffè post prandiale soliti ospiti Lucia, sua madre e l’immancabile Giulia. Tutto nella norma, loro sarebbero ripartite tutte nel tardo pomeriggio e giù a programmare ogni cosa. La famiglia di Giulia invece sarebbe rientrata alla sera. Colsi l’invito implicito con quella affermazione e pochi minuti dopo esserci lasciati, mi arrivò il messaggio di Giulia. Se ci riuscivo, ci saremmo incontrati ai garage, mi avrebbe aspettato li alle 18.00 appena fossero partite Lucia e sua madre.
Quando arrivai la trovai lì seduta sui gradini. I locali erano all’ombra già dal primissimo pomeriggio e nel silenzio solenne si poteva godere della frescura preserale. Mi avvicinai e scattò un abbraccio dapprima dolcissimo poi quasi morboso mentre le nostre bocche respiravano l’una dall’altra. Continuammo così e ci sembrava che il tempo si fosse fermato, ma avevamo i minuti contati. I suoi la aspettavano e lei voleva farmi godere e portarsi a casa una parte di me, così disse mentre tornando a sedersi sul gradino, si trovava con il dolce viso all’altezza della mia patta. Mi stupiva ogni volta la determinazione di una ragazzina. Bastò un minimo massaggio mentre abbassavo i pantaloncini, e già il mio arnese pulsava dal desiderio. Non fece molti preliminari, guardandomi in faccia iniziava a segarmi ed a succhiarlo con una certa foga.
Lo tolse solo per incitarmi a venire prima possibile. Risposi che la volevo anch’io. Si alzò e spostando le mutandine, si strusciò la cappella lucida sulle grandi labbra già visibilmente bagnate, sospirando le parole pazzesche: LO VOGLIO QUI TUTTO! Continuò per qualche minuto portandomi al settimo cielo, le leccavo il viso, i seni il collo tenendola saldamente artigliata a piene mani per i glutei. Ero cosciente che non poteva essere quello il momento ma il mio cazzo percepiva chiaramente il desiderio e sarebbe stato pronto ad affogare in quella grotta di piacere. Si staccò di colpo tornando a sedersi sul gradino impossessandosi nuovamente del membro a piene mani succhiandolo e segandolo a ritmo sostenuto. Quando sentii che stavo per venire le accarezzai la testa con maggior intenzione. Lei alzò gli occhi e mi resi conto di come non avesse alcuna intenzione di mollare la presa.
Esplosi in un orgasmo quasi doloroso. Vedevo i lacrimoni rigarle il volto mentre ingoiava ogni getto che eruttava da quel membro che sentiva essere solo per lei in quel momento. Bévve ogni goccia e lo mollò solo quando, ormai barzotto non aveva più nemmeno una lacrima da cedere. Ci baciammo ancora e ci lasciammo con la promessa di rivederci il fine settimana successivo. Prima possibile, aggiunse lei. Ti messaggerò……….
scritto il
2021-02-15
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