La mia storia con Giulia capitolo tre (Aspettando l'estate)

di
genere
trio

Aspettando l’estate
Quella notte di delirio aveva veramente cambiato tutto! Non mi interessava più nessuna delle amiche e anche il fare l’amore con mia moglie era diventato una pratica che sapeva quasi di routine, l’unico desiderio era Giulia. Toccarla, sentire la sua voce sussurrarmi quelle poche parole che ci scambiavamo in “quei momenti”. Respirare all’unisono con lei, considerare e realizzare i suoi desideri, le curiosità, i dubbi e le poche certezze. Questo il mio quotidiano fino alla prima metà di luglio. Ma dopo una premessa del genere, arrivati appena al terzo capitolo della mia storia con Giulia è opportuno almeno vedere anche se con poche rapide immagini, cosa accadde dopo quella fatidica notte, che piega presero gli eventi e fino a che punto riuscirono a influenzare modificandolo, il mio ménage familiare.
Già dal giorno successivo le cose si presentarono diverse rispetto la prima esperienza. Trovarsi ai bagni del villaggio anziché utilizzare quello del bungalow, è stato come essersi dato un appuntamento. Giulia era già li, di Lucia nemmeno l’ombra. Mi vide arrivare, nascosti dietro il muretto mi sussurrò un ciao continuando con: non c’è nessuno, siamo solo noi. Si strusciò su di me con le gambe avvicinando il pube coperto dal pigiama corto. Subito il mio cazzo reagì aumentando di volume. Lei mi spinse ed ora, appoggiato fra il lavandino ed il suo corpo, sentivo i seni schiacciati sul torace e il calore del suo alito sul viso. Lei chiuse gli occhi iniziando a baciarmi languidamente. La ricambiai ma tenni gli occhi e gli orecchi ben aperti.
Le nostre lingue giocavano cercandosi e le labbra danzavano le une sulle altre, morbidamente o con decisione. Era bello sentirla così disponibile e arrendevole, le sue braccia dapprima appoggiate ai miei fianchi, adesso mi avvolgevano e sembrava non dovessero lasciarmi più. Ma la situazione per quanto eccitante, risultava un tantino pericolosa. Pensavo con grande timore che avrebbe potuto arrivare qualcuno e ricomporsi seppur velocemente, sarebbe stato difficile, dando adito a sospetti poco consoni alla mia posizione. Con tutti i sensi vigili continuai a baciarla assecondando pure la spinta e lo struscio continuo con il pube ed il torace. La accarezzavo esplorando fin dove arrivavo quel corpo magnifico, lei faceva trasparire il piacere di quel momento continuando a muoversi, danzando attaccata a me.
Quei pochi minuti di eccitazione estrema, mi procurarono una vistosa macchia di liquido sul sottile tessuto della braghetta del pigiama. Quando si staccò aprendo gli occhi, eravamo ancora soli. Mi prese il volto tra le mani e mi disse che quanto accaduto la notte prima, lo aveva desiderato da lungo tempo ed era stato esattamente come lo aveva sognato, anche se certi dettagli non li avrebbe voluti così, ma non avevamo tempo adesso di discuterne. Tornò a baciarmi ma per accomiatarsi. Ricambiai e mi affrettai a fare, sul pigiama, un paio di macchie con l’acqua per confondere. Lei sorrise vedendo la manovra, allora, senza remore estrassi il membro e ne pulii il glande spremendone il liquido rimasto. Lei guardò sorridendo accarezzandomi il braccio.
Stupendo quel piccolo gesto, mi sentivo compreso da quella splendida ninfa. Chissà cosa intendeva dire con quei dettagli che non avrebbero dovuto esserci; non mi sembrava il caso di indagare adesso, nella intimità precaria di quel posto. Volli baciarla solo per essere io ad avere l’ultima parola, attirandola dolcemente, lei si lasciò andare, arrendevole come un giunco. Quel bacio di pochi secondi, arrischiato allo stremo in quel posto aperto al pubblico, mi aveva dato un messaggio di disponibilità che non avevo ancora avuto il coraggio di avanzare a chiedere. Finora la regia dei nostri incontri era stata curata in ogni particolare da Lucia e nessuno dei due seppur attratti, aveva avuto la possibilità di prendere l’iniziativa. Il primo ospite arrivò di lì a qualche minuto e procedemmo quindi alla toletta.
Tornando alle nostre casette, camminando affiancati e misurando i passi, mi resi conto che entrambi dovevamo dirci qualcosa. La chiarezza di ciò che volevo, ma avevo timore a chiedere per non forzare la mano, mi esortava a tergiversare. Perciò la guardavo di soppiatto e sorridevo aspettando che fosse lei a parlare. Lo fece comunicandomi che il resto della notte lo aveva trascorso con Lucia. La donna aveva preteso la sua parte in esclusiva rimproverandola, seppur velatamente, di essersi concessa l’abbandono con me. Come uomo sposato dovevo essere tenuto a debita distanza per evitare che nutrissi aspettative che avrebbero potuto danneggiare il mio matrimonio, quindi la esortava a staccare un po’ la spina e comunque a manifestare minor calore nel caso in cui fosse accaduto ancora di incontrarsi.
Non mi sarei aspettato un atteggiamento simile da una donna così navigata come Lucia. Lo interpretai subito come un discorso dettato dalla gelosia, fatto per raffreddare gli entusiasmi della ragazza nei confronti dell’altro sesso, soprattutto considerando il modo nel quale il coito era stato celebrato. Un rapporto anale avrebbe avuto senso solo se la ragazza fosse stata vergine e avesse deliberatamente scelto di accoppiarsi in quel modo allo scopo di conservare l’imene intatto in ossequio ad una forma di ideale che non doveva certo spiegare a nessuno. Di sicuro non era la prima volta che si accoppiava in quel modo, vista la confidenza dimostrata nel gestire l’amplesso. Ma ritenevo la cosa non avesse dovuto interessarmi trattandosi di una persona maggiorenne che si era proposta senza mezzi termini.
Comunque, nei pochi secondi che il mio cervello elaborava questi concetti, pensai anche che avendo la mia parte in causa dovevo giocare bene le carte. Non volevo strumentalizzare la ragazza, non me lo sarei perdonato, ma nemmeno lasciare che a farlo fosse qualcun'altra per un tornaconto personale. Che il risultato finale fosse un cazzo di carne o un dildo in silicone non aveva importanza; si trattava di una questione di principio. Ne sorrisi all’idea, e Giulia se ne accorse. Le dissi che secondo me c’erano delle cose che avremmo dovuto chiarire io e lei prima di prendere qualsiasi decisione. Sembrava non aspettasse altro, il sorriso tornò ad illuminare quel visetto appena adombrato pochi attimi prima e promise di comunicarmi il dove e quando appena le fosse stato possibile; comunque a breve e sicuramente senza la presenza di Lucia.
L’ultima affermazione fu uno squarcio di luce nella nebbia dell’intera faccenda. Apriva un interessante sviluppo nel nostro rapporto e mi spiegava come mai nei nostri due incontri, non avessi mai visto la ragazza ricambiare le attenzioni sessuali nei suoi confronti, l’aveva sempre assecondata senza prestare attenzione al sesso della donna ricambiandone il favore. Avrebbero potuto essere molteplici i motivi, da una posizione di passiva subalternità fino quella dovuta alla fase di apprendimento. Da quanto stava emergendo, mi sembrava più logico pensare ad una condizione di comodo per poter disporre degli alibi indispensabili a muoversi indisturbata con la sua famiglia. La cosa poteva avere dei risvolti interessanti.
Ci lasciammo con l’impegno a risentirci sul tema appena avesse avuto notizie certe al proposito. Nel frattempo dovevamo dare il meglio di noi stessi per non fare trapelare nulla dell’interesse che avevamo capito esserci. Nei nostri sguardi che si incrociarono per pochi secondi c’era tanto di quello che avremmo potuto ancora dirci, ma le stradine si stavano popolando degli operosi ospiti del villaggio, molti ci salutavano e nulla doveva trapelare del nostro meraviglioso segreto, mi sentivo già privilegiato della delizia che mi trovavo a vivere e anche se non avrei potuto parlarne a nessuno, la gioia di quel momento mi mise le ali ai piedi rientrando per quelle poche decine di metri verso la mia casetta delle vacanze.
La giornata continuò come sempre, a metà mattina la partita a volley in spiaggia ci vide particolarmente entusiasti nonostante avessimo dormito pochissimo. Giulia era frizzante, chiassosa più del solito e qualcuno del gruppetto degli intimi se ne accorse e glielo fece notare. Cos’hai fatto stanotte disse uno, cos’hai mangiato a colazione l’apostrofò un’altra. Battute che si facevano ogniqualvolta si vedevano cose un po’ fuori dall’usuale comportamento. Erano quindi frequenti ma solo gli interessati potevano darvi un significato reale quando ci fosse stato, e talvolta risultava vero. A volte addirittura era possibile condividerlo con tutti. Noi non potevamo farlo, ma i nostri sguardi si accarezzarono per un momento e fu sufficiente per aggiungere altre bollicine nei nostri bicchieri.
Lucia non era ancora arrivata al campetto in spiaggia durante quello che definivamo il riscaldamento. Avevo iniziato a fare le cose sul serio ed era molto apprezzata la sessione di preparazione e stretching che organizzavo per pochi minuti prima e dopo la partita. Inizialmente eravamo i soliti quattro gatti, ma già dopo un paio di weekend, le sessioni venivano frequentate da quasi tutti. Tendevano a mancare o ad arrivare in ritardo, i miei coetanei che si sentivano sempre pronti. A me non dispiaceva, mi sentivo soddisfatto nell’essere ascoltato e nel poter seguire i più giovani. Stavamo facendo qualche palleggio mentre si completavano le squadre quando Lucia arrivò in campo. Sembrava stanca, salutò tutti come sempre ma senza nessun entusiasmo e non mancarono le battutine nei suoi confronti, sempre sullo stesso tema. Cosa hai fatto stanotte che sei stanca, ti hanno tenuta sveglia? E giù a ridere, lei compresa. Ma non sembrava farlo con entusiasmo.
Non era solo una mia impressione, infatti, notai che non diede il solito bacetto a Giulia, come aveva fatto con le altre/i del giro. Sicuramente aveva pensato che, nonostante la sua inappuntabile regia e quanto precedentemente concordato, la ragazza fosse stata troppo disponibile e reattiva. Così come anticipato da Giulia, si confermava l’atteggiamento sostenuto dell’amica, gelosa che la sua fiamma non fosse attratta esclusivamente dalle donne com’era lei. La questione avrebbe potuto divenire problematica e meritava tutta l’attenzione di cui potevo essere capace. Adesso non avevo voglia di pensarci, ristorato dal ricordo di quella notte di cui fisicamente ancora sentivo la carne palpitare.
Ristoro ulteriormente sostenuto dalle immagini della mattina nel locale dei bagni con la dolce Giulia. Non volevo che nulla oscurasse la gioia di tutto questo pertanto, continuai a palleggiare partecipando alle incitazioni dei compagni di squadra al gioco e cercando di evitare ogni contatto visivo con le interessate. Ero appagato, spaventato, eccitato, preoccupato ed al contempo orgoglioso di tutto quello che mi stava accadendo con l’estate alle porte. Il sole scaldava i nostri corpi lucidi di sudore. I muscoli guizzanti sottolineavano la bellezza e la forza di tanta gioventù. Con una rapida occhiata appurai che i trentenni quella mattina eravamo solo io e Lucia. Gli altri erano ragazzi e ragazze che non arrivavano ai vent’anni e più della metà minorenni.
Mi sentii fortunato a vivere quelle esperienze e decisamente stimolato a continuare a dare il meglio per guadagnare il mio spazio tra quei giovani virgulti. Pur senza mai perdere l’occasione di osservare Giulia, che riusciva sempre ad essere entro il mio campo visivo, guardavo anche il resto del gruppo. Le ragazzine erano tutte piccole protagoniste, alla ricerca di visibilità tra i maschietti ed in continua competizione con le compagne, cercando l’approvazione di noi giovani adulti. I maschietti, chiaramente in competizione con noi ma tra loro spietati e sempre pronti a darsi addosso senza esclusioni di colpi nel tentativo di emergere. Dicevo, in fortissima competizione con noi giovani adulti, anche se devo ammettere, nei miei confronti il rapporto era abbastanza privilegiato. Da me cercavano appoggio e spesso mi confessavano i loro segreti per ottenere pareri o approvazione.
Facevo queste riflessioni con una parte della mia testa, mentre l’altra parte continuava a giocare col resto della squadra. Arrivammo così all’ora di pranzo quando, come sempre ci si salutava tornando ognuno a casa propria rinnovando l’appuntamento nel primo pomeriggio per il bagno o per le altre attività programmate di volta in volta. L’idea che mi frullava era quella di trovarmi con Giulia appena possibile per quel chiarimento ma non la potevo certo forzare. Inoltre, il broncio eloquente di Lucia mi imponeva prudenza. Il resto di quel fine settimana continuò così come i precedenti, la partita a soft ball, il salto della corda, i bagni e le corse sul bagnasciuga. Il tutto sempre in allegra e folta compagnia per evitare la possibilità di creare momenti pericolosi.
Per me sarebbe stato comunque impossibile trovarmi solo con Giulia anche pochi minuti in quanto Lucia essendo sola, senza la presenza della madre, stava attaccata a Giulia come un francobollo rendendo impossibile un incontro anche di pochi minuti. Decisi quindi di soprassedere al tentativo di capire cosa avesse da dirmi la piccola in merito al nostro rapporto. Continuai a fare le cose di sempre. La domenica sera ci si salutò, molti tornarono al proprio domicilio, io e Mara avevamo sperimentato già dagli anni precedenti, essere conveniente partire alle sette del lunedì mattina. In quel modo, entrambi eravamo in grado di raggiungere la sede di lavoro in tempo, evitando code e prolungando il weekend al mare per la notte.
Non erano ancora sviluppati come ai nostri giorni i social media e anche se noi utilizzavamo abitualmente il cellulare, tra i ragazzi non tutti lo possedevano ancora. Giulia non ne disponeva e non sembrava nemmeno interessata ad utilizzarlo. Ero tentato di darle il numero di telefono dell’ufficio o il cellulare, ma lei non l’aveva mai chiesto. Ritenni di non forzare lasciando che le cose prendessero la piega del caso. Tornando a casa continuavo a rimuginare tutte le cose accadute. Quasi ne avrei voluto accennare a Mara preparandola all’ipotesi di un rapporto a tre, ma mi resi conto che questa situazione era un po’ diversa dal rapporto con le sue amiche e almeno per il momento era meglio non parlarne.
Era difficile fermarsi al solo pensiero, senza poter parlarne con nessuno. Non sono abituato a parlare della mia vita privata con nessuno. Ho la sensazione che parlare di questi fatti così intimi con un amico, significhi vantarsene. Per questa ragione meditavo tra me e me, senza condividere la traboccante esperienza con nessuno. Il lavoro mi coinvolgeva appieno e a parte le ore che nel quotidiano impiegavo per l’esercizio fisico in palestra o all’aperto, la mente era sempre abitata dall’immagine della ragazza e dal pensiero di cosa avrebbero potuto essere quei particolari che esulavano dal suo sogno di rapporto, così come lo aveva progettato.
I giorni si rincorrevano veloci ed il venerdì sera tanto atteso, si presentò come sempre, senza appello. Oramai non dovevamo preparare nulla per partire, chiudevamo l’appartamento e partivamo per il villaggio al mare con lo stesso automatismo utilizzato tutti i giorni per andare al lavoro. Nella casetta oramai eravamo super organizzati, avevamo tutto quello che ci serviva. Con Mara s’era deciso che l’indomani saremmo andati in centro per acquistare dei costumi da bagno per entrambi. Così venerdì sera, resa pubblica la decisione nel gruppo, raccogliemmo l’adesione anche di altri ragazzi e ragazze tra cui Giulia. Ne avrebbero approfittato per avere dei consigli da me e da Mara sui modelli da acquistare.
La boutique dalla quale ci servivamo aveva tanti modelli ma predilegiavamo tra tutti i costumi di Armani. In pochi minuti noi avevamo fatto le nostre scelte, ed orientato anche quelle dei ragazzi/e, Giulia compresa. Quindi, tutti al porto (un locale noto del centro storico), per prendere l’aperitivo prima di rientrare al villaggio. Lì si consumarono chiacchiere ed illazioni di ogni genere e la compagnia si rivelò come sempre molto divertente. Giulia, seduta vicino a me, mi diede l’appuntamento per il giorno dopo. Ci saremmo incontrati al mattino presto per fare assieme la mia sessione di 10 km di corsa sul bagnasciuga. Saremmo stati sicuramente da soli perché a quell’ora non c’è ancora nessuno in giro.
Così alle sei dell’indomani ci trovammo in spiaggia come d’accordo. Calzoncini corti, maglietta a muscolo e scarpe ginniche per me; Giulia al posto della maglietta a muscolo indossava un delizioso top rosa. I capelli raccolti in un treccia bionda esaltavano la forma perfetta della testolina. Il sorriso di tutto il volto ed il fresco ciao, aumentarono la mia pressione sanguigna. Ricambiai il saluto e senza altri convenevoli, dopo pochi minuti di stretching iniziammo la corsa dapprima lentamente aumentando poi il ritmo fino a raggiungere la giusta velocità. Condiviso le piccole regole tecniche da seguire, trascorremmo la prima mezz’ora in silenzio, le uniche parole, i comandi di variazione dei tempi.
Fu lei a rompere il silenzio con piccole frasi, spezzate dal respiro cadenzato, pronunciate durante le fasi di diminuzione del ritmo della corsa. Come mi aveva già anticipato, Lucia cercava di limitare il suo entusiasmo nel rapporto con me. La donna aveva capito che l’interesse sessuale nei confronti dei maschi era principalmente focalizzato sui giovani adulti piuttosto che sui coetanei. Questi, potevano diventare oggetto di attenzioni nel gruppo dei pari ma tra loro al momento non aveva particolari simpatie. La confessione di avere un’attrazione nei miei confronti, che si portava appresso dagli anni precedenti, aveva stimolato la donna a mettere in atto il piano per incontrarci, ma aveva preteso di essere presente e partecipe all’incontro per evitare che facessi il galletto e pretendessi più di quello che era disposta a concedermi.
Io però, continua la ragazza, ho capito che avrei potuto fidarmi di te, quando ti sei lasciato trattenere le mani senza farmi nessuna forzatura. Ma Lucia non avrebbe voluto riuscissi a godere abbandonandomi esclusivamente a te, senza che io e lei avessimo una parte dominante nel gioco. Non ho mai pensato di avere un rapporto con una donna, lei mi fa sentire bene, mi fornisce molti suggerimenti e apre la mia mente arricchendola con sensazioni ed emozioni mai provate prima. A parte i baci che imparo a dare sempre con nuovi modi, non mi chiede di ricambiare le effusioni così come fa lei e gliene sono grata. Ma non me la sento di darmi in esclusiva. Mi eccita molto come mi lecca e mi ha insegnato a darmi con il culetto senza sentire dolore, preparandomi bene.
Mi sento però molto limitata con lei sempre presente e vorrei riuscire a stare con te da soli, continua Giulia, spezzando il suo intervento per riprendere fiato mentre il nostro allenamento stava quasi al giro di boa. Si correvano circa cinque km e mezzo all’andata e si arrivava alla diga alle foci del fiume, da lì si tornava al villaggio. Nella tarda mattinata, fino al tramonto, in questo tratto di spiaggia si poteva incontrare gente per del sano buon sesso sia per scambio di coppie, sia per fare il terzo a letto (come nel mio caso), ma questo adesso è solo un dettaglio che la mente esplora ogni volta che arrivo nel posto. Giulia fa una lunga pausa, lascio meditare senza chiedere. Non penso si sia accorta che avevo divagato mentalmente dal suo ragionamento.
Da li a cinque minuti riprende dicendo che sarebbe sua intenzione perdere la verginità e, ferma il discorso con una pausa evidenziando l’imbarazzo. Rallenta il passo fino a fermarsi, guardando la sabbia avanti a se. Mi fermo anch’io avvicinandomi e prendendole la mano. Lei mi guarda e torna a parlare con un filo di voce. Capisco che sta per dire qualcosa di molto importante. Mi guardo attorno assicurandomi di essere soli. Non c’è ancora nessuno vicino a noi e le prendo le mani cercando il suo sguardo. Voglio che sia con te continua la ragazza e che sia questa estate. Mi sento sicura con te vicino e vorrei te per la prima volta, magari decideremo insieme il quando, ma vorrei essere sola con te. I nostri corpi accaldati si sfiorano, il suo visetto sudato fa tenerezza.
Ci scambiamo un fugace bacio e visto che ha terminato il suo discorso mi limito a dirle che sono orgoglioso di essere stato scelto per un momento così importante della sua vita e che, seppur sposato, sono certo che troveremo il modo perché quel momento sia indimenticabile per entrambi, ma soprattutto per lei. Riprendiamo subito la nostra corsa. Mi sento parte della vita di quella ragazzina così bella e fragile eppur così chiaramente disposta a fare delle scelte nella sua vita, senza lasciare che sia il caso a decidere. Continuiamo a correre in silenzio fino alle porte del villaggio e poco prima di lasciarci si avvicina quanto basta per ribadire che vuole cercare di stare con me se possibile senza la presenza di Lucia, ma anche senza che lei sappia dei nostri incontri. La donna (continua la ragazza), rappresenta un alibi sicuro con la famiglia e tutto sommato, per il momento è pure un buon mentore.
Sono d’accordo con lei, dimostra di sapere cosa vuole scegliendo consapevolmente di non avere complicazioni relazionali approcciandosi al mondo degli adulti con saggezza. Potrei sembrare di parte, ma la mia razionalità seppur messa per la prima volta a dura prova, mi spinge a provare un sentimento di ammirazione e affetto verso quella meravigliosa creatura che mi ha inserito nella sua vita pur sapendo che lo sarò solo con una funzione specifica e, presumo, per un periodo limitato di tempo. Questo mi stimola anche a pensare che dovrò fare attenzione a non innamorarmi perché il commiato potrebbe arrivare in qualsiasi momento e dovrò essere pronto a fare obbedientemente un passo indietro.
Rientrando medito su questo nuovo quadro che renderà anche questa estate semplicemente meravigliosa, come le altre vissute qui al villaggio. La giornata trascorse senza nessun’altra occasione di incontrarci. L’impegno era chiaro, avremmo dovuto evitare qualsiasi sospetto nei confronti di Lucia. Purtroppo nel gruppo (e fuori, soprattutto fra i pari), tutti conoscevano le tendenze di Lucia, la gran parte delle adolescenti prestanti erano passate alla sua scuola e crescendo avevano continuato a nutrire della simpatia nei confronti di quella maestra così premurosa e spesso generosa. Costumi, piccoli cadeau, giri in auto per una cenetta o un gelato in centro, garantivano il legame e la complicità anche se era venuto meno l’interesse sessuale. Le sue ex amiche, dovevano quindi rimanere all’oscuro di tutto per evitare di creare sospetti dovevamo stare attenti a tanti occhi indagatori
Per questo evitavamo qualsiasi momento che non potesse risultare casuale e ci volle poco a rendersi conto che era semplicemente difficile se non quasi impossibile incontrarci. Il fine settimana successivo andò completamente in bianco. Non riuscimmo nemmeno a parlarci, anche se il caffè del dopo pranzo di sabato e domenica lo consumammo da noi, Lucia era una presenza costante e vigile. Fu così che decisi di lasciare un bigliettino con il mio numero di telefono nella borsetta che portava sempre con sé. Ci riuscii mentre con mia moglie stavano guardando degli abiti in camera da letto. Le scrissi che avrebbe dovuto memorizzarlo in forma non sospetta col nome di una sua compagna per esempio e che ogni messaggio andava cancellato per non lasciare traccia.
Eravamo ancora sulla strada del ritorno quando vidi illuminarsi il display del cellulare per l’arrivo di un messaggio da un numero sconosciuto, per un secondo sentii aumentare i battiti cardiaci come se avessi capito che provenisse da lei. Appena a casa, il testo parlava chiaro. Avremmo usato quel canale per concordare gli incontri al riparo da qualsiasi occhio indiscreto. Risposi subito dandoci i compiti per casa. Avremmo avuto tutta la settimana per studiare, valutando le nostre abitudini e quelle delle persone che ci stavano attorno, quali posti frequentavamo abitualmente e quali avremmo potuto raggiungere per incontrarci senza destare sospetti e soprattutto per poter rimanere indisturbati a vivere qualche momento di intimità.
Non ci volle molto, già verso metà settimana arrivarono le conclusioni, molte, e tutte interessanti. I garage, il vecchio bar che aveva collegamenti e molte vie di fuga, il vecchio supermercato, la stradina che conduce all’orto botanico e che non viene utilizzata durante il fine settimana se non che dagli omosessuali che si davano appuntamento tra le dune della spiaggia libera.
Tutti posti che conoscevamo entrambi e che probabilmente già aveva meditato di utilizzare visto che sapeva perfettamente come avrebbero fatto al caso nostro. Mi assicurò anche che erano diversi da quelli che solitamente utilizzava Lucia per i suoi appuntamenti con probabili nuove fiamme o suffragette occasionali. Era tutto meditato e calcolato. Questo mi dava serenità, potevo dedicarmi alla vita al villaggio con la piacevole digressione che quest’anno mi stava offrendo. La settimana volò ed il fine settimana successivo non si fece in tempo a mettere in cantiere alcun progetto. Subito al venerdì sera Lucia sembrava aspettarci nei pressi della nostra casetta. Come faceva spesso, aveva preparato un dolce e mettendolo in comune si tirava tardi raccontandoci come era andata la settimana e poi partiva la sequela di barzellette di tutti i tipi; l’intramontabile Pierino, i soliti carabinieri e via fino a quelle un po’ spinte su gay, infedeltà ecc.
Quasi mezzanotte e come sempre mentre mia moglie va a letto, io vado da Lucia per il bicchiere della staffa. Nessuna avvisaglia di intesa con Giulia che sembra stupita della cosa. Sono sicuro che se avesse saputo qualcosa mi avrebbe avvisato. La donna inizia a guardare l’orologio alla parete ogni minuto poi mi sorride e mi informa di essersi presa una libertà sapendo che sono un uomo di larghe vedute. Non fa in tempo a finire la frase, si apre la porta ed entra Matteo un bulletto che gira con una piccola cabrio scarrozzando tutte le ragazze ed i ragazzi del giro senza mai partecipare né alle partite in spiaggia né alle attività del gruppo; si unisce solo quando si ride e si chiacchiera. Saluta arrossendo vivacemente poi, rivolto a Lucia esordisce: sono qui, mi sono fidato di te e adesso?
Lucia si accosta a Giulia e la bacia, prima sul viso poi sulla bocca. La ragazza prima arrossisce poi si lascia andare. Subito le mani della donna si intrufolano sotto il gonnellino facendosi strada tra le cosce. Indietreggiano fino al divanetto di vimini e lo spettacolo di Giulia che si sta abbandonando sotto le carezze sapienti della donna mi eccita nonostante il sentimento di gelosia. Le guardo come fosse la prima volta. La ragazza geme per il piacere, gli occhi chiusi e le guance arrossate iniziando a roteare il bacino. Le mani di Lucia si alternano accarezzando la fighetta ancora sopra la mutandina già visibilmente bagnata e il corpo della ragazza è scosso oramai da fremiti di godimento. Resto come in trance e non penso minimamente alla presenza del bulletto. Non mi sfiora l’idea circa il motivo della sua presenza lì quella sera.
Lucia stacca per un attimo gli occhi dalla sua pupilla che rimane mollemente adagiata sul divano ed indirizzata al ragazzo lo incita a muoversi poi, nei miei confronti mi esorta ad essere compiacente. È una semplice moneta di scambio mio caro mi dice, io ti ho procurato un grande piacere e adesso prova a restituirlo per un mio amico. Non credo a quello che sento e non capisco cosa può voler dire, guardo Matteo che senza il minimo imbarazzo mi sorride e si avvicina invitandomi sedere sulla poltrona di fronte al divano dove la scena di sesso tra le due donne continua salendo di tono, Le mutandine di Giulia sono scese e Lucia si è accovacciata sul tappeto, caricandosi le gambe di Giulia sulle spalle, le sta lavorando con la bocca la figa così voracemente, che i mugolii escono in un continuo crescendo. Giulia si morde le labbra emettendo dei gridolini di piacere. La scena è eccitante al massimo e sarei tentato di intervenire, ma la mia presenza li non serviva a questo.
Mi siedo sulla poltrona e Matteo mi si inginocchia di fronte, cerca il mio sguardo e appoggia entrambe le mani sulla patta tesissima dei jeans. Lo guardo e lui sfacciatamente mi dice: dobbiamo liberarlo e dargli sfogo, loro sono impegnate e non ti daranno una mano; resto solo io, spero che sarai d’accordo. Capisco che quello è il gioco. Sono un uomo di mondo e non è certo la prima volta che mi trovo in una situazione del genere. Vediamo che sai fare gli dico. Il ragazzo apre la patta liberando il cazzone che stava pulsando alla vista del ben di dio che avevo di fronte. Lo prende tra le mani circondandolo quasi a volerlo scaldare, lo annusa, lecca languidamente la cappella come fosse un gelato e commenta quanto avesse desiderato quel momento e come io fossi sempre stato cieco ai suoi desideri.
Non avevo certo voglia di indagare sul quando e come, ero li perché la mia estate doveva portare a casa l’esperienza di Giulia e tutto quello che serviva l’avrei fatto non potevo creare alcun screzio. Lei mi aveva detto quanto importante fosse Lucia e quale parte avesse in quel gioco per cui avrei giocato. Matteo si affrettò a liberarmi dei pantaloni e degli slip ed in men che non si dica, si denudò. Continuavo a guardare le scene di fronte a me. Giulia sdraiata nuda sul divano ad occhi chiusi e completamente scosciata e Lucia nuda che a cavalcioni strusciava la sua figa con quella della ragazza quasi volesse penetrarla e mentre con una mano si teneva in equilibrio sulla spalliera del divano, con l’altra accarezzava quel corpo abbronzato, con i segni del costume quasi a sottolineare la sacralità delle parti intime. Avrei voluto essere li e poterla toccare, ma il gioco era un altro.
Il ragazzo ci sapeva veramente fare. Il mio membro un po’ per la partecipazione visiva dello spettacolo sul divano, un po’ per la voracità e la delicatezza della bocca di Matteo, aveva assunto la sua massima espressione di potenza ed il ragazzo riusciva a tenere in bocca solo la prima parte ma con la forza di un uomo. Mi piaceva questa differenza che faceva sfogare pienamente l’animale che c’è in me. Gli presi la testa tra le mani e lo schiaccia con forza costringendolo a ingoiare quanto più cazzo possibile. Sentii la cappella oltrepassare la gola e affondare nel terreno cedevole dell’esofago. La sensazione esilarante durava qualche secondo ma il mio amante sapeva reggere bene e dimostrava di gradire il trattamento che ripetei ancora.
Spostai lo sguardo dalle ragazze al mio schiavetto, era seduto tra le gambe e si stava masturbando, era ben dotato ed il suo giovane corpo armonioso sembrava umiliato in quella posizione. Grossi lacrimoni rigavano il volto e mi sentii a disagio per quello che avevo fatto. Lasciai la testa del ragazzo accarezzandogli i capelli ed asciugandogli le lacrime con la biancheria presa li vicino. Mi sorrise e continuando a segarmi il cazzo mi baciò le gambe salendo sull’addome tornando poi ancora sul magistrale lavoro di succhiarmi il cazzo e leccarmi tutto fino ai capezzoli. Continuavo a guardare Giulia e quasi sentisse il mio sguardo, aprì gli occhi regalandomi un sorriso ed un vivace segno di assenso. Ci guardammo per qualche minuto, non visti dai nostri amanti e accarezzandosi le tettine, mi mandò messaggi di assenso per quello che stavamo facendo.
Matteo si avvicinò sempre più succhiandomi i capezzoli ed i potenti pettorali, salendo sul collo e cercando la bocca. Giulia mi stava guardando e sorridendo fece cenno di si. Mi lasciai andare chiudendo gli occhi a quella giovane bocca che sapeva di fresco e con la sua forza disegnò con me un nuovo carosello di colori. Furono baci brevi, quasi fugaci seppur forti e insistenti, sembravano dover smettere timidamente pochi secondi dopo. Lo lasciai fare, era piacevole e quel piacevole corpo, completamente glabro e privo di barba, sapeva di buono. Giulia di tanto in tanto apriva gli occhi e mi sorrideva. Trovavo terribilmente eccitante quella situazione di complicità. Chiusi gli occhi e lasciai che continuasse la regia di quel gioco. Lambiva gli orecchi tornando sul collo, perfino i baci sugli occhi sembravano capaci di appropriarsi del mio corpo in un modo che non avevo mai conosciuto finora.
Scese nuovamente ai pettorali accarezzandomi l’addome impossessandosi con forza del mio gioiello. Riaprii gli occhi e mi costrinsi a guardarlo. Se ne accorse ed alzò lo sguardo verso di me sorridendo. Continuò leccando e succhiando fino al comando della nostra regista. Lucia come emergendo da un’altra dimensione ci esortò a concludere con la solita frase: ragazzi potremo sempre dire di essere stati in spiaggia a guardare l’alba. Giulia pareva avere i capelli bagnati da quanto i continui orgasmi avevano influenzato sul fisico. Lucia era arrossata dalla lunga prova e indomita continuava ad accarezzare, leccare e, vidi in quel momento per la prima volta, come stesse estraendo un piccolo dildo colorato che continuava a far su e giù nel culetto della ragazza.
Mi venne un brivido al pensiero di come quel mandolino sodo mi avesse procurato un piacere immenso, ospitando il mio cazzone stringendolo tra le sue calde pareti con quel su e giù ritmato. Matteo estrasse un profilattico e si avvicinò per chiedermi se poteva procedere a……….. Fu ancora una volta Lucia a decidere! Ragazzi è già tardi, non possiamo fare l’alba. Mi sorrise e riprese il suo gioco. Giulia si mise a sedere quasi a riprendere fiato e la sua partner toccandola con dolcezza la prese per mano per accompagnarla accanto a me mentre lei si avvicinò al ragazzo accarezzandogli la nuca e le spalle.
Matteo iniziò a masturbarsi mentre con l’altra mano mi segava con un ritmo crescente. Guardavo Giulia accovacciata vicino a me e non capivo cosa avrei potuto fare senza creare un incidente con l’amica. Tentai di accarezzarla, si lasciò fare alzandosi a sedere sul bracciolo. Fu sufficiente per eccitarmi a morte, l’abbracciai ai fianchi mentre con l’altra mano accarezzavo la pancia scendendo piano fino al monte di venere ed alla patatina; palpando le grandi labbra ancora umide di piacere. Mi bastò concentrarmi qualche minuto su tutto quello che stavo vivendo; lei così vicina, ancora sudata per la schermaglia, il ragazzo che aveva già sborrato sul pavimento e adesso stava lavorando a due mani e con la bocca sul mio cazzo e Lucia che lo incitava dandogli anche piccoli bacetti sul collo.
Stavo venendo e mi limitai a dirlo! Lucia alzò gli occhi per dirmi di affidarmi al ragazzo. Sembrava conoscere i tempi dell’orgasmo, accarezzandomi le palle ed il perineo e alternando leccate e succhiate alla cappella. Mi fece godere allo spasimo per ogni getto e pulsazione della sborrata senza fare uscire mai il cazzo dalla bocca continuando anche dopo che l’orgasmo era terminato. Usava una forza ed una dolcezza mai sperimentata. Avevo goduto senza dover controllarmi come facevo sempre, anzi, era stata assecondata magistralmente ogni pulsazione per garantirmi il massimo godimento.
Giulia si era alzata e si stava vestendo, ostentando indifferenza, ma il sorrisetto che mi aveva indirizzato di sottecchi era eloquente. Mi resi conto che Matteo aveva ingoiato ogni goccia del mio sperma e adesso mi leccava l’asta ancora turgida per pulirla dalla saliva. Anche Lucia si era spostata. Gli tesi la mano per aiutarlo ad alzarsi sorridendogli. Ricambiò il sorriso e fece una piccola smorfia per la dolenzia ad essere stato così a lungo accovacciato ai miei piedi. Era quasi alto come me. Si, era bello e maschio; nulla mi avrebbe fatto pensare che fosse capace di fare quello che avevo vissuto fino a quel momento. È stato bello Matteo e lui, lo so, lo volevo e Lucia mi ha aiutato e tu sei un grande. Mi sono lasciato andare rispondendo al fugace bacio di commiato e ci siamo vestiti.
In silenzio e tutti insieme, prima di tornare ai propri giacigli siamo scesi in spiaggia per qualche minuto. Il mare sembrava un’immensa piatta distesa che cambiava colore gradatamente con l’avvento dell’alba. Si, avremo potuto dire di essere stati in spiaggia a vedere l’alba dissi. Ci scambiammo un saluto di arrivederci. Quel fine settimana, grazie alle macchinazioni di Lucia, che mi piacesse o no, avevamo aggiunto un altro importante tassello alla nostra meravigliosa estate. Sarebbe arrivata a farmi convincere Mara a stare assieme almeno per una volta? Questa è una domanda per il momento ancora priva di risposta.
scritto il
2021-01-30
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