La mia storia con Giulia capitolo due (il delirio dei sensi)

di
genere
trio

Il delirio dei sensi
Le settimane correvano veloci verso i giorni dell’estate. Ogni lunedì tornavo al lavoro muovendomi dal villaggio al mare verso la sede centrale dove avevo l’ufficio. Il tragitto durava più o pochi giorni prima di natale. L’utilitaria dei nostri meno un’ora, la variabile traffico era sempre presente, ma bastava partire qualche minuto prima delle sette ed il gioco era fatto. Non ricordavo mai cosa accadesse nel percorso, tanto la mente era ancora rapita dalle immagini vivide del fine settimana, il gruppo dei ragazzi/e del beach volley, i compagni/e del soft ball. L’ultimo week end, avevo aggiunto anche il salto della corda in gruppo. Avevo recuperato una lunga e grossa fune di canapa donataci da un gruppo di muratori amici era rimasta in panne nei pressi del cantiere e con quella fune, effettuammo il traino per venti chilometri fino a casa. Messa in un angolo remoto del garage, l’avevo convertita ad uno dei divertimenti trasmessimi dai nonni nella mia infanzia.
Ed era stato proprio durante il salto della corda che avevo avuto l’opportunità di curare nuovi approcci durante quel fine settimana. Ragazzi e ragazze del solito giro, ma anche nuovi/e arrivi, attratti dall’insolito gioco, anelavano al passaggio da spettatori a protagonisti. Questo il gioco: in due tengono la corda agli estremi e la fanno girare in senso centrifugo descrivendo un arco ampio quanto l’altezza del giocatore/i che entrando nel cerchio, saltano l’ostacolo ogni volta che arriva ad altezza del suolo. Perde chi non rispettando i tempi del salto, ferma il giro della fune con le proprie gambe. Da ragazzi non ci facevamo caso, ma in quel contesto, con i bikini e gli slip, danzavano anche i seni e le patte di tutte le misure, costringendo le/i protagoniste/i a continui furtivi aggiustamenti. Mi resi conto che la cosa aveva un effetto notevolmente stimolante.
Ovviamente il centro della scena era sempre Giulia e qualche problema iniziai ad averlo con Lucia. Le cose forse non stavano andando come pensava. Dopo la serata a tre ci incontrammo più volte negli week end successivi, qualche strizzatina d’occhio, qualche battutina, ma Lucia era molto nervosa e sempre meno propensa a parlarmi della sua nuova fiamma. Dal canto suo, Giulia la vedevo solo nel gruppo dei pari, non mancava mai alle partite in spiaggia e seduta con qualcuno dei pari guardava le mie partite serali sul bagnasciuga. Sembrava disertare la compagnia della donna e, da parte mia, cercavo di darmi un contegno per evitare di cadere vittima di quel fascino che sentivo rubarmi ogni attimo di serenità.
La pensavo costantemente, la spiavo continuamente cercando di respirare la stessa aria ogni volta che ci trovavamo vicini. Geloso di ogni ragazzo che riusciva a circondarla con un amichevole abbraccio, (sapendo bene cosa nascondesse ognuno di quegli apparenti amichevoli approcci). Cosciente di questa condizione, ero costantemente misurato e controllato ma al contempo mi beavo di ogni attimo donatomi da qualche suo semplice radioso sorriso, dal battito del “cinque” per i punti segnati a volley, dal buongiorno al mattino, al saluto serale. Tutto mirato a perseguire quella normalità apparente di cui lei aveva bisogno per non sentirsi assillata, che però mal si sposa con le esigenze di un giovane maschio adulto perennemente in fregola come me.
Pensavo a Giulia sempre, anche quando facevo l’amore con mia moglie. La settimana dopo “L’incontro pericoloso “, dopo aver fatto l’amore con Mara, mentre stavamo vicini per le coccole di rito, mi apostrofò dicendo che nelle ultime sere mi aveva visto un po’ distratto nel farlo; forse era il caso di sentire una delle nostre (sue) amiche per una seduta a tre e superare la solita routine. Era una buona notizia. Lasciavo scegliere lei che mi suggerì Angela, la più giovane delle amiche. Sarei riuscito a sbiadire l’immagine della giovane bionda? Non lo so, almeno avrei dovuto affrontare qualcosa di anticonvenzionale, per quanto si abbia la capacità di rinnovarsi a letto e fuori del letto, una coppia finisce con il ripetersi ricadendo nell’ovvietà attivando la via più breve nel cercare e provare piacere, lasciando da parte la sperimentazione di forme nuove.
Così, il venerdì sera, invece di partire per il mare come facevamo dal primo week end di maggio, ci trovammo a cena con Angela. Magra occhi neri pelle olivastra e seni piccolissimi. I capelli corvini raccolti sempre in una lunga treccia o in una fluida coda di cavallo, testimoniavano il calore della sua terra d’origine. Veniva raramente da noi a pranzo o a cena, solitamente ci si trovava fuori, insieme ad altre amiche. La regola voleva che un invito a cena in casa, finisse con una serata di sesso secondo rituali oramai consolidati seppur sempre più rari di quanto avrei voluto io.
Come spesso accadeva nel nostro menage familiare, ordinavamo la cena in gastronomia. A casa, il tempo trascorreva mangiando, sorseggiando del buon vino e chiacchierando senza urgenza. Le donne avevano ovviamente la priorità sulla scelta degli argomenti, io quasi sempre mi limitavo ad ascoltare i loro discorsi e, la cosa che più mi divertiva, era cercare di capire se vi fossero piccoli cenni di intesa, ammiccamenti o allusioni a quello che tutti e tre sapevamo sarebbe accaduto dopo. Niente di tutto questo tra mia moglie e le sue amiche. Tutte sapevano che erano li per fare del sano sesso. Loro, single di mentalità aperta, compresa mia moglie. Io, ero considerato il maniaco mai pago.
Alla fine della cena, caffè e sigaretta. Ci si spostava sul divano dove solitamente mia moglie rivolgendosi a me con un sorriso malizioso, mi apostrofava dicendo; beh dai apri le danze, tanto sappiamo che non aspetti altro. Era vero, toccare un’altra donna con tua moglie li vicino, era una emozione che si rinnovava ogni volta con un’eccitazione sempre nuova! Ma quella sera, ho dovuto quasi sforzarmi. Continuavo a pensare che avrei voluto avere la stessa disponibilità con Giulia al posto di Angela.
Mi avvicinai ed iniziai ad accarezzarla partendo dal piccolo seno, non mi ero mai accorto fosse così piccolo nei tre anni che ci conoscevamo intimamente. Erano terribilmente eccitanti ma mi sembrarono per la prima volta troppo piccoli….. Da quando avevo avuto il tempo di fare certi pensieri? Il patto era che non potevamo baciarci e nemmeno leccarle la figa mentre loro potevano succhiarmi l’uccello anche insieme. Mara non l’ho mai vista farsi leccare né ha mai baciato o leccato le sue amiche, funzionava così. Continuai ad accarezzarla ed entrambe si spogliarono in un battibaleno ( a me piaceva fossimo nudi subito senza preamboli).
Mara prese Angela per mano e l’accompagnò in camera da letto. Io le seguii a cazzo duro. Mara lo prese in mano e mi invitò a sdraiarmi, lei si mise seduta vicino a me e guidò la testa di Angela verso la mia asta turgida guardandola mentre iniziava a inumidirne la cappella con la saliva, alternando rapide leccatine a piccoli ingoi che comunque si limitavano alla rima del glande, era un gioco che mi attizzava molto. Marta la guardava e mi accarezzava il torace. Angela teneva il cazzo alla base con una mano e con il l’indice dell’altra, percorreva, quasi a volerlo scavare, tutt’attorno il bordo del glande che in questo modo si ingrossava sempre più e sembrava dovesse scoppiare. Poi, tornava a farlo sparire nella sua bocca per un paio di succhiate con qualche colpo di sega.
Mara sembrava soddisfatta del gioco dell’amica e si chinava a baciarmi la bocca. Ero stranamente più spettatore del solito, sono stato sempre pronto a soddisfare i loro desideri per appagare pienamente i miei, ma adesso stavo con la testa da un’altra parte, nel languido sguardo di Angela che mi guardava tenendomi letteralmente per le palle, continuavo a vedere gli occhi lucidi di Giulia. Dovevo stare attento a non far trapelare nulla di ciò che stavo provando e mi imposi maggiore concentrazione. Il fatto che il corpo rispondesse bene agli stimoli, non avrebbe mascherato per molto il fatto che io non fossi quello di sempre.
Mi imposi di fare attenzione ed il gioco continuò! Leccai con impegno la fessura di Mara che si preparò come sempre a prenderlo per prima nella tradizionale posizione del missionario, raggiungendo in tempi brevi il suo primo orgasmo. Angela, coricata vicino all’amica mi accarezzava la schiena mentre io le palpeggiavo la fessura fino a farla sbrodolare dal piacere. Mara mi invita a scopare l’amica alla pecora. Si alza a sedere accarezzandomi e mi porge il profilattico (sic!). sono movimenti abbastanza automatici, conosco oramai questi rituali. Le piace vedere l’amica dominata da suo marito, perciò mi inginocchio piazzandomi dietro la ragazza.
Mara prende in mano la mazza e la struscia ruvidamente sulle grandi labbra dell’amica, poi schiaffeggiandomi le chiappe, mi spinge ad entrare e ad aumentare il ritmo. Angela comincia a mugolare e la sua figa sbrodola mentre Mara mi bacia avidamente suggerendomi di continuare a scoparla con forza. L’amica gradisce molto quel trattamento ed io mi sento una macchina da guerra progettata per quel tipo di lavoro. Sento il cazzo dilatato dall’eccitazione, quando mia moglie mi lascia libero di guardare lo spettacolo della figa che si slabbra dilatata all’inverosimile sotto le bordate del mio cazzo, mi sento un dio del sesso di fronte a tanta meraviglia, con il sottofondo dei rumori umidi dei sessi e dei mugolii di piacere delle donne.
Adesso Mara mi si mette in piedi a gambe larghe e mi invita a leccargliela e non fa in tempo a raggiungere l’orgasmo che Angela lancia un lungo roco lamento come un animale ferito e si accascia sul letto in preda ad un orgasmo feroce, lasciandomi col preservativo grondante, si gira supina e chiudendo gli occhi si rilassa massaggiandosi la patata. Mara le si mette sopra a pecora, in modo che quando aprirà gli occhi si troverà davanti una scena da delirio. Io la monto da dietro come ho fatto con l’amica poco prima, solo che la penetro lentamente ed inizio il lungo e tranquillo su e giù completato dalle carezze e dalle leccate che Angela inizia poco dopo.
Non si contano gli orgasmi di Mara, lei ama quella schermaglia che si ingaggia con la lingua e le mani dell’amica mentre il membro ravàna inflessibile le tenere carni della sua fighetta. Si continua così per lungo tempo, mia moglie si arrabbia se guardo l’orologio, ma passano le ore tra i vari scambi. Mentre sono impegnato nel su e giù accarezzo i seni di mia moglie e chino sulla sua schiena sditalino la figa ancora ben dilatata di Angela. Infine, decidono di farmi venire scambiandosi il gioco dello smorza candela, giocando con il tarello per mettere e togliere il preservativo a seconda di quale delle due vi si sedeva sopra.
Non si contavano gli orgasmi, e alla fine decisero che avrei goduto sulla mia pancia con loro che guardavano il paracarro esplodere. Quando si misero sedute ai lati mi smanettai tre secondi per esplodere tutta la sborra che ribolliva. Mara mi baciò dolcemente mentre Angela mi leccò diligentemente la cappella, continuando ad accarezzarmi le palle, soppesandole. Giochi ripetuti più e più volte, tra loro molto simili ed anche sempre nuovi. Ma pur appagato nella carne, mentre sdraiato tra le mie donne continuavo ad accarezzarle ed a godere delle loro carezze, la mente era già desiderosa di vedere Giulia, e cercava strategie per poter nuovamente godere dei suoi favori.
I giorni a seguire furono tutti uguali, impegnato come sempre nel lavoro, pensai a lei. Non mi era mai accaduta una cosa del genere da uomo sposato, mia moglie e le sue amiche mi avevano sempre appagato e adesso quel desiderio si era insinuato nella mia vita e mi sembrava non riuscire a distoglierlo. Il venerdì successivo arrivammo al mare già nel pomeriggio e subito corsi in spiaggia per vedere se per caso Giulia fosse già arrivata. Non c’era ne lei, ne Lucia. Lucia arrivò solo in tarda serata. Passeggiavo nervosamente lungo il bagnasciuga davanti al villaggio. Con Mara mi ero giustificato con la scusa che il lavoro in quel periodo mi stava facendo perdere il sonno.
Lucia mi comprese immediatamente apostrofandomi con la frase: ti ha stregato la piccola vero? Lei lo sapeva bene. Mi disse che non avrei dovuto preoccuparmi, che non sarebbe trascorso molto tempo prima di un nuovo incontro, ma che avrebbe dovuto esserci sempre lei. Era molto soddisfatta e manifestava una sfacciata sicurezza in quello che diceva. Disse di aver raccolto le confidenze di Giulia relative alla serata a tre, della quale rivendicava il merito. Tuttavia, confessò il gradimento della ragazza nei miei confronti. Molto piacevole, profumato, un attrezzo che rispondeva pienamente a tutte le sue fantasie, ma soprattutto, la serenità di trovarsi di fronte ad un uomo che si lasciava fare seguendo esclusivamente i desideri della partner.
Da questo punto di vista tutto giocava a mio favore. Ma cosa le aveva detto relativamente alla possibilità di ritrovarci a breve, aveva fatto delle previsioni? E, se si, entro che termini e con quali prospettive? Mi sentivo ridicolo chiedere e al contempo confidarmi con Lucia in merito a queste mie attese. Mi sentii anche spogliato del mio orgoglio maschile, non avevo mai sperimentato una tale debolezza, ma quella creatura mi stava letteralmente mettendo a nudo. Lucia mi si parò davanti fermando i miei passi. Giulia le aveva assicurato che avrebbe voluto ci incontrassimo già quel fine settimana, se fosse riuscita a fare quello che doveva.
Non so cosa dovesse fare, ma mi venne la smania di chiederlo all’amica. Neanche lei sembrava sapere. Quello che era certo, le incomprensioni tra le due dopo il nostro incontro, erano superate e Lucia aveva giocato intensamente con la ragazza ogni sera ultimamente, raccogliendone le confessioni circa i suoi desideri ed i suoi progetti per l’estate e, a quanto continuava a farmi capire, in quei progetti c’ero anch’io. Giulia era stata al villaggio l’ultima settimana. Lasciando la scuola non so per quale ragione e Lucia si era subito liberata dal lavoro per farle compagnia. La testa macinava continuamente quelle parole e ricamava sulle possibilità di poter godere dei suoi favori, probabilmente già da quel fine settimana.
Ma cosa potevo fare per averne la certezza, come poteva accadere se c’era anche Mara con me sempre presente? Improvvisamente avevo iniziato a cercare strategie per pianificare qualcosa all’insaputa di mia moglie. Non lo avevo mai fatto prima, e questo mi creava molta ansia, ma non potevo farci nulla, era più forte di me. Non riuscivo pensare ad altro. Lucia mi sorrise prendendomi in giro per il piglio con cui stavo meditando di agire. Mi prese le mani e guardandomi dritto negli occhi, utilizzando il tono più accattivante possibile, mi rassicurò pregandomi di aver fiducia, che le cose si sarebbero messe al meglio in quanto gli interessi erano tanto miei quanto suoi ed una soluzione si sarebbe sicuramente trovata.
Le cose si sarebbero sistemate…. I miei interessi erano i suoi…… I conti non quadravano, non riuscivo a comprendere come i nostri interessi potessero collimare, ma il turbamento che derivava anche dal semplice discutere di Giulia, non era sfuggito alla donna. Il mattino successivo come sempre mi alzai all’alba per la corsa mattutina sul bagnasciuga, poi doccia, colazione e solite attività in attesa della partita di beach volley delle dieci e trenta. Ovviamente, dalla veranda del nostro bungalow continuai a spiare la stradina per vedere se Giulia appariva. Intanto leggevo, o per meglio dire, tenevo acceso il kindle senza riuscire a leggere nemmeno una riga.
Mara esce, si siede vicino ed inizia a parlarmi dei progetti per la giornata. Dovremmo andare in centro a prendere qualche provvista per la dispensa. Il piccolo negozio del villaggio non è molto fornito, pertanto bisognerà fare un po’ di spesa, c’è l’ipotesi di fare una grigliata la stessa sera con alcuni amici dei bungalow vicini e con l’occasione, invitare anche Lucia che questo weekend è sola. La mamma non c’è perche non viaggia da sola e Lucia è stata al mare tutta la settimana. (cosa che io già sapevo). Lucia ha chiesto se fosse possibile allargare l’invito anche alla ragazzina del bungalow vicino, sola anche lei in quanto i suoi non arriveranno per il fine settimana. Accidenti che notiziaccia! Ecco apparire all’orizzonte una prospettiva che fino a pochi attimi prima era assolutamente inaspettata.
Alzo gli occhi per incrociare lo sguardo di mia moglie, le sorrido e come se la vedessi per la prima volta mi informo su quante persone saremo in tutto a cena e cosa avrei dovuto fare per garantire la buona riuscita della serata. In pratica oltre a noi due, tre ragazzi e due ragazze del beach volley, (oramai abitudinari delle mie pastasciutte piatto unico e delle grigliate); più Lucia e Giulia. Passo quindi in macelleria a prendere delle braciole e dei fusi di pollo, in pescheria per le immancabili sardine (consumate quasi al posto del pane), qualche anguilla, qualche cefalo ed una bella focaccia da tagliare a fette e tostare. Accendo il fuoco sul camino davanti al bungalow e mi preparo per la cena. Azioni che faccio oramai abitudinariamente per ogni cena di gruppo qui.
Siamo nel villaggio da anni oramai e il gruppo degli amici è ben consolidato. Ci sono i fedelissimi (quei cinque/sei che partecipano sempre e contribuiscono sia nella fase di preparazione/realizzazione delle cene, sia partecipando alla spesa; e vi sono poi quelli che pur facendo parte stabile del gruppo, solo saltuariamente partecipano dei convivi gastronomici, ma ci si trova nell’attività fisica o nei gruppi di svago in spiaggia. Quella sera potevo dire, eravamo proprio i soliti, a parte Giulia. Tutto quello che facevo, era quindi un automatismo un po’ falsato da questo non trascurabile distinguo.
I cinque del volley arrivarono già nel tardo pomeriggio. Mara non era quasi mai presente alle partite in spiaggia e di tutto quello che facevamo con i miei gruppi, partecipava solo alle gite con il motoscafo di Lucia. Tutti/e la conoscevano e quando si organizzava qualcosa da noi o da Lucia, erano sempre pronti a coinvolgere mia moglie come una di loro. Anche quella sera, dopo il salto alla corda sul piazzale di cemento liscio, antistante il bar, dopo una doccia rapida, tutti da me a preparare. Le ragazze con Mara per gli aperitivi e i tavoli da installare sul terrazzino mentre i ragazzi a portare la legna ed accendere il fuoco per la brace. La preparazione della carne e del pesce era un compito esclusivamente affidato a me. Il mago delle pastasciutte e delle grigliata ero io.
Anche quella sera quindi, mentre i ragazzi preparavano ll letto di braci che poi avrei utilizzato per la cottura, io disponevo i vassoi con la carne ed il pesce da grigliare. Mi piaceva in quei momenti, osservare come ognuno di noi, accudendo ai propri compiti, fosse contento di partecipare a quei rituali per il puro piacere di stare in compagnia. La vicinanza fisica era arricchita dalla relazione amicale, dal rituale dello stare a tavola, e dal partecipare all’attività sportiva. Ripensandoci, mi resi conto che con tutte quelle persone, avevo un rapporto emozionale molto forte. Anche se non avevamo (a parte con mia moglie), mai avuto rapporti sessuali con loro, ogni situazione mi portava a pensare ad una forte esperienza di sensualità.
Ci incrociavamo nelle azioni integrandoci, passandoci i vassoi con i cibi da cuocere e quelli già cotti da conservare al caldo. Le ragazze ci portavano qualche salatino con l’aperitivo e si fermavano a fare due chiacchiere, spesso piccanti e senza esclusione di colpi; anche se sposato, ero comunque un animale da cacciare e non si nascondevano dietro un dito. Le forme anatomiche malcelate dal costume a slip portavano spesso a commenti poco ortodossi nei miei confronti da parte delle ragazze e non mancavano apprezzamenti neanche da parte dei ragazzi vicinissimi al nostro entourage, (anche in presenza di mia moglie).
Il tempo scorreva veloce, e quasi dimentico del mio patema d’animo che sentivo gravare come un’ombra in quella serata che sentivo molto diversa, seppur all’apparenza uguale a tante altre. Le prime ombre della sera prendevano il sopravvento e le braci ardenti che attizzavo sotto per la griglia, illuminavano i nostri volti sorridenti o attenti al lavoro. Ed ecco Giulia, con i capelli raccolti, il volto pulito senza un filo di trucco, il corpo coperto appena da un top e da una gonnellina striminzita di colore giallo. Si avvicina salutando e mi appoggia un bacetto sulla guancia, scusandosi di non essere riuscita ad arrivare prima per essere stata al telefono con i suoi. Era vero? Non lo so, l’assenza di Lucia dal gruppo mi indirizzava verso un’altra ipotesi.
Venti minuti dopo arriva anche Lucia, è tutto pronto per mettersi a Tavola. Anche lei si scusa per non aver potuto aiutare nella preparazione, per essere stata al telefono con la mamma rimasta a casa per quel weekend. Avrebbe dovuto fare la strada da sola visto che Lucia era al villaggio per l’intera settimana. Ci scambiammo uno sguardo al riparo da occhi indiscreti e la donna mi strizzò l’occhio accompagnando il gesto con il segno Ok. Cosa avrà voluto dire non lo so. Io non ho occhi che per la piccola Giulia, la osservo di sottecchi mentre si prende i pezzetti di carne e delle verdure grigliate. La grazia di quelle mani delicate è commovente. La sensualità che traspare quando si succhia le dita quasi nascondendosi agli sguardi della compagnia, sembra sia solo io a vederla.
Di fatto mi rendo conto che per tutta la serata, pur partecipando alle discussioni, ho vissuto solo ascoltando il tutto come un sommesso rumore di fondo, riempito soltanto dalla voce e dalle immagini di Giulia che mangia, che si succhia le dita, che si alza a lavarsi le mani alla fontanella sul terrazzino, che accavalla le gambe sulla sedia, che fa intravedere la strisciolina dello slip sotto la gonnellina, (come il costume ma così è molto più eccitante). Mara partecipava con entusiasmo a tutti i discorsi, ed io mi stavo letteralmente abbandonando alle fantasie erotiche che la visione della ragazzina mi stimolavano. Cosa mai avrebbe potuto accadere……. Sicuramente nulla, troppo giovane e anche se era già successo qualcosa, non potevo sperare se non che in una ripetizione dello stesso gioco, ma niente di più.
La serata finisce abbastanza tardi, ogni tanto Mara e Lucia, (ma credo di averlo fatto anch’io in qualche momento di lucidità, almeno per darmi un tono), richiamiamo il gruppo all’uso di un tono di voce più basso, ma si sa, il volume si alza unitamente al tasso alcolico, e di vino ne è stato bevuto! Si sparecchia sistemando le stoviglie nelle bacinelle e si riordina. I ragazzi vanno a lavare i piatti, le ragazze (Giulia compresa), provvedono al riassetto del terrazzo sistemando sedie tavoli e quant’altro. Sistemato e asciugato i piatti e le stoviglie, tutti rientrano. Mia moglie stanchissima saluta e va a letto e Lucia, rispettando la consuetudine, mi invita a bere il bicchiere della staffa da lei. E lì……come si suol dire, comprendo le linee del disegno.
Un giretto in bagno per la preparazione del caso, Mara mi segue e torniamo assieme sulla strada del nostro bungalow, ci scambiamo la buonanotte e mi raccomanda di non fare mattina come al solito. Ci facciamo una risata sopra e mentre lei già mezz’addormentata si avvia alla nostra casetta, io vado trepidante al mio appuntamento. Vorrei correre per quei duecento metri, ma mi impongo un passo tranquillo e un atteggiamento noncurante, anzi, mi fermo pure un minuto a guardare i fiori di un alberello li vicino. Sicuramente qualcuno starà guardando da dietro le tende; tutte le manovre che riguardino i rapporti con Lucia, sono molto chiacchierati nel villaggio. Arrivo alla porta, busso e senza attendere risposta giro la maniglia ed entro.
Lucia mi apostrofa sottovoce, siamo in camera. Chiude col chiavistello la porta ed entriamo assieme in camera. Giulia seduta sul letto appoggiata alla testiera, sta sfogliando una rivista. Se vuoi beviamo ancora qualcosa, continua, ma siamo tutti adulti e vista l’ora, sappiamo cosa vogliamo e direi di procedere. Sono agitato come un adolescente al primo incontro amoroso. Giulia appoggia la rivista sulla mensola e sfodera un disarmante sorriso al mio indirizzo. Mi siedo vicino a lei e le nostre bocche si cercano per ritrovarsi in pochi istanti. Devo controllarmi ed ascoltare lei ed i suoi movimenti, molto più di quanto faccia di solito. Devo anche ricordarmi di Lucia, che parte vorrà avere nel gioco e fino a dove si spingerà?
La bacio con dolcezza, le sue labbra carnose accarezzano le mie diventando sempre più vivaci ed a volte aggressive. È un continuo scambio tra il leccare, mordicchiare e affondi di lingua. È incredibile come una bocca così piccola possieda tanta forza ed una lingua così morbida riesca ad essere anche forte e pretestuosa. La provoco e mi lascio provocare, le bacio anche il collo, gli occhi e torno alla bocca e così fa lei, le lecco gli orecchi infilandole la lingua nei piccoli padiglioni, mi risponde con dei piccoli gridolini e ricambia il favore. La sua pelle profuma di fresco, di giovane, glielo dico, lei sussurrando piacevolmente risponde che adora il mio profumo di uomo, tutto il mio profumo; e mi accarezza sopra i succinti abiti estivi, il torace scendendo piano fino all’ombelico.
Torna alla bocca ed al gioco continua. Mi sento autorizzato ad accarezzarla anch’io e pur sopra il top accarezzo i piccoli seni e la pelle nuda del morbido e sodo pancino. Mi vengono i brividi e sento la potenza dell’erezione imprigionata dallo slip elasticizzato e dal pantaloncino aderente. Continuo a lavorare sul controllo per non perdere la testa, ma avere le mani sul suo corpo e la bocca incollata alla sua mi manda in estasi. Potrei continuare ad accarezzarla all’infinito tanto mi sento appagato da quelle sensazioni. Cerco di capire il gioco come potrà proseguire, come mai Lucia ancora non si vedeva. Giulia a suo agio con me, soli in quel lettone.
Senza accorgermene eravamo adesso scivolati al centro del letto, completamente sdraiati. Continuando ad accarezzarla e baciarla, l’avevo fatta salire sopra di me ed il suo corpicino adesso aderiva a francobollo con il mio. A gambe leggermente divaricate, si stava strusciando senza alcun ritegno sulla patta, sfregando il pube sul rigonfiamento del mio cazzo, emettendo sommessi mugolii e intensificando la forza e l’intensità dei baci. Quando cercavo di toglierle qualcosa del succinto top o della gonnellina, mi prendeva le mani tra le sue bloccandomi come in croce ed intensificando lo struscio e la forza dei baci. In quella posizione, avevo il viso bagnato di saliva e lei sembrava non voler smettere quel gioco.
Continuavo lottando tra la volontà a rimanere vigile e la condizione di trance nella quale mi sentivo sempre più scivolare. Vidi avvicinarsi Lucia. Giulia scese dal mio corpo e capii che qualcosa stava accadendo. La donna spogliò la ragazza con pochi rapidi gesti, e sentii nuovamente il debole peso del suo giovane, caldo e guizzante corpo nudo, sopra di me. Mi lasciò una mano libera sempre continuando a baciarmi, e potei accarezzarla tutta. Mi riempivo il palmo con la fresca carne della sua schiena, agganciando le morbide curve dei suoi fianchi, artigliando con qualche contorsionismo la pienezza dei suoi meravigliosi glutei. Il toccare quel culetto che tanto avevo guardato mi stava eccitando a morte, avrei voluto liberarmi dal gioco di quel lungo interminabile giogo di baci che mi imprigionava.
Fin dall’inizio era chiaro che i giochi non erano studiati per me. Io ero il giocattolo, e solo per Giulia, mentre per l’altra rappresentavo solo un indispensabile intruso. Fintanto che le cose stavano così dovevo stare al mio posto. Telecomandata dalle carezze di Lucia, Giulia si gira a 69 e prende posizione sopra la mia patta. Mi fa vedere il paesaggio inarrivabile della fighetta e del culetto che porta i segni delle mie dita, ma non arrivo a leccarla; al mio tentativo di attrarla a me, Lucia mi ammonisce di aspettare! Accarezzala ma non infilare nemmeno un dito! Già mi sembrava un paradiso accarezzarla e guardarla. Il mio cazzo pulsava prepotentemente sotto gli indumenti e Giulia rapidamente sbottonò la patta e tolse l’ingombro dello slip. Sentivo come lo misurava tenendolo fisso a due mani e pulendone la lacrima di liquido dalla punta, mentre lo teneva fisso con una mano, con l’altra frizionava la cappella procurandomi brividi di piacere. Lucia era con lei, a commentare come la cappella fosse sempre più grossa e rossa con quell’operazione.
Ridevano piano, come se io non ci fossi. Il cazzo però era il gioco di Giulia. Lucia tornò verso di me e disse: adesso ce la dividiamo, attirando il bacino della ragazza verso la mia bocca, tu lecchi la figa ed io il culo, poi ci scambieremo. Così iniziai la mia leccata di quella fighetta che avevo tanto sognato, era profumata di gioventù, ma le davo un sapore fresco e nuovo ad ogni leccata. Era liscia, perfettamente depilata, incominciai a leccare con dovizia, cercando di accarezzare per quanto mi permetteva la posizione, l’interno delle cosce e le grandi labbra, lisce e morbide mentre con la lingua tendevo a penetrare quel crogiuolo di piaceri che pregustavo di poter presto sondare in altro modo. Le manovre erano comunque ardue per la presenza di Lucia. Lei inizialmente accarezzava il culetto disegnandone i contorni; con sapiente lascivia divideva i glutei con le mani e affondava decisamente la lingua nella rosetta dell’ano tentando di penetrarlo.
Inizialmente non me ne ero accorto, rapito dalla visione della fighetta finalmente alla mia portata, ma adesso che il gioco si protraeva oltre le mie aspettative, mi permettevo il lusso di spostare lo sguardo verso l’alto e mi sembrava di vedere qualcosa di inconsueto per una ragazzina di diciotto anni. Mi sentivo anche molto preso da quello che mi succedeva dalle parti del mio Lui. La bocca di Giulia si stava dando un gran da fare a leccare l’asta nella sua lunghezza e a cercare di ingoiarne il più possibile, fino a sentirne il limite estremo, testimoniato dai conati che si procurava. Mi strizzava di tanto in tanto le palle, ma l’attenzione massima era rivolta sempre alla cappella ed all’asta che segava, strizzava, leccava e mordicchiava continuamente. La posizione le permetteva di giocarci dominando la scena senza nessuna interferenza e non sembrava dare segno di voler cambiare posizione.
La decisione di cambiare posizione, ancora una volta la prende la nostra regista, Giulia si mette col culo in bocca a me, tenendosi sospesa con le braccia, mentre Lucia le lecca la figa. Il motivo della posizione me lo comunica maliziosamente la ragazza, sfiorandomi le labbra con un la gamba mentre prende posizione: così prendi confidenza con il buchetto che dovrà ospitare il tuo cazzone……. Vedi di prepararlo bene. Adesso capivo il perché di tante attenzioni a quel foretto così importante. La rosellina dello sfintere di colore molto marcato, sembrava respirare ad ogni carezza e mentre Lucia cercava di piazzare toccamenti e leccate alla figa, io mi stavo rendendo conto che quel forellino prendeva nuova vita ad ogni carezza, ad ogni leccata e Giulia si scioglieva dilatandolo con delle spinte accompagnate da languidi lamenti.
Iniziai ad allargare quei due meloni sodi a mani piene spingendo il massaggio fino a sfiorare la morbida pelle della fighetta, immediato il rimbrotto di Lucia, mi riportava all’ordine. Giulia gemeva sommessamente dal piacere, mi passò un tubetto con del gel al sapore di fragola. Lo utilizzai per spalmare e dilatare quell’orifizio che meritava oramai di essere saziato, smorzando anche le esigenze del mio cazzo che come un ubbidiente dildo in silicone lubrificato col gel alla fragola, si beava tra le mani del mio angelo del sesso. Giulia scivola sul mio torace scendendo fino all’uccello. Si struscia il cazzo schiacciandolo sulla mia pancia mentre Lucia la accarezza poi gira su se stessa a cavalcandomi con le mani sul torace, si appresta alla penetrazione molleggiandosi sulle ginocchia.
È l’inizio del delirio dei sensi. Sento il cazzo scoppiare da quanto è duro. Tra le gambe di Giulia, lo vedo respirare alzandosi ritmicamente dalla pancia. La cappella rossa lucidata dal gel, la pelle tirata dall’eccitazione. Vorrei allungare la mano e decidere io dove e quando metterlo, visto che avevo già ricevuto le indicazioni e la posizione inequivocabile dall’amante; ma so che non è così per cui mi beo della vista e pregusto quegli attimi di attesa stringendo tra le mani i seni sodi, carezzando quei due capezzoli rosei e turgidi che vorrei leccare e succhiare. Vedo le mani di Lucia impossessarsi del mio cazzo e strusciarlo tra i glutei di Giulia. Lei sospira per il piacere ed io sono allo spasimo per ciò che sto provando. Sono alla loro mercè e la cosa mi fa impazzire.
Lucia appoggia la cappella sullo sfintere e la ragazza lentamente lo fa suo, sento entrare la cappella, si ferma un po’ e poi la estrae per riprenderla due secondi dopo. Si ferma qualche secondo poi ne fa entrare ancora qualche centimetro ed inizia lentamente a salire e scendere danzando sul mio cazzo. Vedo la parte del mattarello che deve ancora entrare, mentre sento il piacere della stretta feroce esercitata da quel culetto giovane. Alzo lo sguardo ad incrociare quello di Giulia. Tiene gli occhi socchiusi e si lecca le labbra alternando una smorfia di dolore ad un piacevole lamento. Sento la mano di Lucia intenta a spalmare ancora gel lubrificate. Dopo qualche minuto di stallo, Giulia spinge a fondo prendendolo quasi tutto ed inizia a danzare su di me con un ritmo incalzante, si abbassa offrendomi la bocca e mentre le nostre lingue si intrecciano, sento i turgidi capezzoli accarezzarmi il torace. La stringo a me e la sento solo mia, dimenticando per il momento l’intrusa.
La danza continua, mi sento stringere così tanto che a tratti pare la cappella sia anestetizzata; poi striscia in una posizione diversa e devo trattenermi per evitare di esploderle nella pancia, continuo a baciarla ed accarezzarla, lei ricambia con passione, le accarezzo i capelli mentre continua a cavalcarmi. Mi sento in assoluta sintonia e oramai il gioco tra noi è chi dà e chi prende di più, rallentando o fermandosi ad ogni orgasmo della mia piccola ninfa. Lancio delle bordate alzando il bacino verso il suo culetto e lei si siede sul mio cazzo sbattendo il culo fino alle palle, poi, seduta sopra si ferma un attimo, mi prende la testa tra le mani e con gli occhi sui miei dice: sei mio! Non potevo che ricambiare rispondendo che si, ero suo, almeno in quel momento!
Si alza girando su se stessa offrendomi alla vista la schiena ed il suo meraviglioso mandolino, con il buchetto rosa meravigliosamente sbocciato. Faccio i conti anche con la presenza di Lucia che la bacia. Prendo in mano il cazzo e gli do un paio di colpi da sega. È durissimo ma è riuscita a restringerlo mi sembra. Riprende subito spessore e Giulia siede subito sulla mia pancia e lo fa sparire dentro di lei iniziando a danzare mostrandomi come lo fa scorrere in un su e giù da delirio dei sensi, avrei voluto sborrare, lo avrei voluto fare per liberare quella tensione che cominciava a pesarmi. Ma la regia decise di mettere il gioco a rallentatore. Leccare la figa col cazzo in culo, un ritmo che fece letteralmente impazzire Giulia e mise a dura prova la mia capacità di contenermi. Le accarezzavo la schiena ed i fianchi sussurrandole parole dolci. Mi fermavo anche con il respiro ogni volta che quel corpo, apparentemente fragile, veniva scosso dall’orgasmo.
Così per non so quanto tempo, quanti orgasmi, quante soste per coricarsi su di me col mattarello ben piantato, lasciando campo libero all’amica di leccarle la figa fino all’orgasmo e poi tornare a sbattersi. Alla fine, si alza mettendosi seduta tra le mie gambe dice: adesso fammi vedere che schizzi. Mi do tre colpi di sega e le chiedo che vuole farne. Vuole vederlo sulla mia pancia. Sono un po’ deluso, ma mi ha già dato tanto, prendo la sua mano e la esorto a segarmi, bastano tre colpi e sento che sto esplodendo, glielo dico e lei avvicina il viso a prendere qualche schizzo poi, spalma il tutto sulla pancia e stendendosi vicino mi bacia passandomi il sapore con la sua meravigliosa bocca. Lucia ci scuote: ragazzi abbiamo fatto tardi, tra poco potremo dire di essere stati in spiaggia a vedere l’alba. Ottima scusa da spendere. Ma il tempo trascorso sicuramente avrà un altro significato per noi e ne dovremo tener conto nei giorni a venire. Ci lasciamo così. Un dolce bacio, un saluto a Lucia. Torno nel mio letto. Mara dorme e non mi ha sentito arrivare. domani è un altro giorno.
scritto il
2021-01-15
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