Check list
di
Yuko
genere
etero
Apro il frigo, ancora assonnata, in cerca di un frutto o di un succo per la colazione, e già sento dietro di me il calore di Jos.
Le sue mani sono sul mio corpo, vincendo l'effimera resistenza della mia corta camicia da notte.
Pelle delle dita sulla pelle del mio corpo, sotto i vestiti.
Muovendosi con sicurezza su percorsi noti e consolidati, mi accarezzano il ventre e approdano ai miei seni.
Identifico con chiarezza quel qualcosa che spinge sul sedere, che cerca tra i glutei un riparo ristoratore.
Le dita mi sollevano i seni in una delicata palpata concentrandosi sui capezzoli già svegli e svettanti come alfieri su una scacchiera preparata dopo una buona apertura.
Poi le mani ritornano sul ventre e si incontrano sui miei peli pubici.
Scivolano tra i miei inguini trovando una sorgente in piena.
Due o tre assaggi e poi le mani sulle cosce e, a seguire, sul sedere.
“È tutto a posto?” chiedo volgendomi all'orange.
“Ci vorrebbe un check più approfondito.”
“Lo sai che non abbiamo il tempo di andare in profondità, honey.”
Mi gira con le mani. Chiudo lo sportello del frigo e sono di fronte e lui.
Mi solleva la camicina da notte scoprendo tutto il mio corpo, completamente nudo davanti ai suoi occhi.
“Dunque....” mi passa in rassegna tutta l'attrezzatura per un doveroso controllo prima di iniziare la giornata.
“Tette a posto.” Sentenzia con occhio critico.
“Consistenza?” Mi informo con trepidazione.
“Marmo.” Lui, lapidario, dopo aver affondato le dita per la doverosa verifica.
“Capezzoli?” Stessa mia apprensione.
Ci pensa un paio di secondi. Colpo di lingua e reazione immediata.
“Reattivi!”
“Pelliccia?”
Mi spazzola il morbido pelo del pube con le dita.
“Spettinata al punto giusto!”
Che bello, un ingegnere del nord Europa, non tedesco, per fortuna, ma molto esperto e puntiglioso.
“Impianto idraulico?”
Ci pensa su. Forse non ha colto la velata allusione.
“Supplementazione idrica?” Gli vengo incontro con un aiuto insperato.
Si illumina in volto. Ha capito.
Per fortuna che i figli li fanno e li crescono le donne.
Mi affonda le dita tra le cosce. Benchè me l'aspettassi devo di colpo chiudere gli occhi e mordermi le labbra per bloccare un sospiro fino troppo eloquente.
Ritrae le dita luccicanti di umidità.
“Sistema normoirrorato!”
Mi piace il lessico tecnico, preciso ed essenziale; arriva diretto allo scopo e alla comunicazione.
“Culo?”
“Come? Si spieghi meglio, signorina!”
“Ehm, sì, mi scusi ingegnere... Ammortizzatori posteriori? Insomma, retrotreno?”
Mi prende in mano le chiappe, le divide e le soppesa, ci passa le dita in mezzo, facendomi scuotere in un fremito incoercibile.
“Retrotreno normofunzionante, tonico, in pressione positiva!”
Adoro le scienze esatte.
“In definitiva?” Aspetto il resoconto finale come un allievo alla fine dell'esame di maturità.
“Check list completata. Nessuna anomalia riscontrata. Tutto in ordine, signorina”
“Quando mi fa un tagliando completo?”
“Questa sera, signorina. Sa, abbiamo un mucchio di richieste.”
“Ci conto, ingegnere! A stasera!”
“Queste macchine giapponesi!”
Le sue mani sono sul mio corpo, vincendo l'effimera resistenza della mia corta camicia da notte.
Pelle delle dita sulla pelle del mio corpo, sotto i vestiti.
Muovendosi con sicurezza su percorsi noti e consolidati, mi accarezzano il ventre e approdano ai miei seni.
Identifico con chiarezza quel qualcosa che spinge sul sedere, che cerca tra i glutei un riparo ristoratore.
Le dita mi sollevano i seni in una delicata palpata concentrandosi sui capezzoli già svegli e svettanti come alfieri su una scacchiera preparata dopo una buona apertura.
Poi le mani ritornano sul ventre e si incontrano sui miei peli pubici.
Scivolano tra i miei inguini trovando una sorgente in piena.
Due o tre assaggi e poi le mani sulle cosce e, a seguire, sul sedere.
“È tutto a posto?” chiedo volgendomi all'orange.
“Ci vorrebbe un check più approfondito.”
“Lo sai che non abbiamo il tempo di andare in profondità, honey.”
Mi gira con le mani. Chiudo lo sportello del frigo e sono di fronte e lui.
Mi solleva la camicina da notte scoprendo tutto il mio corpo, completamente nudo davanti ai suoi occhi.
“Dunque....” mi passa in rassegna tutta l'attrezzatura per un doveroso controllo prima di iniziare la giornata.
“Tette a posto.” Sentenzia con occhio critico.
“Consistenza?” Mi informo con trepidazione.
“Marmo.” Lui, lapidario, dopo aver affondato le dita per la doverosa verifica.
“Capezzoli?” Stessa mia apprensione.
Ci pensa un paio di secondi. Colpo di lingua e reazione immediata.
“Reattivi!”
“Pelliccia?”
Mi spazzola il morbido pelo del pube con le dita.
“Spettinata al punto giusto!”
Che bello, un ingegnere del nord Europa, non tedesco, per fortuna, ma molto esperto e puntiglioso.
“Impianto idraulico?”
Ci pensa su. Forse non ha colto la velata allusione.
“Supplementazione idrica?” Gli vengo incontro con un aiuto insperato.
Si illumina in volto. Ha capito.
Per fortuna che i figli li fanno e li crescono le donne.
Mi affonda le dita tra le cosce. Benchè me l'aspettassi devo di colpo chiudere gli occhi e mordermi le labbra per bloccare un sospiro fino troppo eloquente.
Ritrae le dita luccicanti di umidità.
“Sistema normoirrorato!”
Mi piace il lessico tecnico, preciso ed essenziale; arriva diretto allo scopo e alla comunicazione.
“Culo?”
“Come? Si spieghi meglio, signorina!”
“Ehm, sì, mi scusi ingegnere... Ammortizzatori posteriori? Insomma, retrotreno?”
Mi prende in mano le chiappe, le divide e le soppesa, ci passa le dita in mezzo, facendomi scuotere in un fremito incoercibile.
“Retrotreno normofunzionante, tonico, in pressione positiva!”
Adoro le scienze esatte.
“In definitiva?” Aspetto il resoconto finale come un allievo alla fine dell'esame di maturità.
“Check list completata. Nessuna anomalia riscontrata. Tutto in ordine, signorina”
“Quando mi fa un tagliando completo?”
“Questa sera, signorina. Sa, abbiamo un mucchio di richieste.”
“Ci conto, ingegnere! A stasera!”
“Queste macchine giapponesi!”
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