La nascita di un padrone - Prologo
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Sono Luca e sono un porco! Si lo so. Per il comune pensare, per l'ipocrisia imperante in questo mondo falso, è così. Ma ne sono felice, perchè mi diverto e diverto chi sta con me, senza creare infelicità e sofferenza. La mia storia viene da lontano, sono stato un ragazzino precoce. Appena raggiunta la pubertà, qualsiasi cosa, situazione o profumo di femmina me lo facevano diventare duro e voglioso. Iniziavo la mattina presto a letto. All'alba mi svegliavo con un erezione pazzesca e una voglia di sborrare incontenibile. Bastavano un paio di su e giù con la mano per scatenare l'inferno di sborra in ogni dove della stanza. Poi quasi subito ne seguiva un'altra. Mi alzavo per pulirmi e dovevo farmi la terza sul bidet. Poi finalmente, calmo potevo iniziare la giornata. Anche se la calma dopo un po' lasciava il posto di nuovo a continue fantasie erotiche che mi procuravano il bisogno di altre tseghe.
Poi arrivò il naturale momento in cui le seghe non mi bastarono più. Iniziai a sognare, ma soprattutto, a progettare di farmele fare. Fu così che presi di mira una mia cugina un paio di anni più grande di me che per motivi di studio, un periodo, si stabilì in casa mia. Era bella Marisa. Lo è ancora, sia chiaro. Capelli lunghi neri e ricci, occhi felini, bocca carnosa, belle tette, leggermente sovrappeso, ma un corpo dalle curve da sballo. Inizialmente la spiavo quando si cambiava, quando faceva la doccia. Poi a guardarla e segarmi non ce la facevo più. Avevo una gran voglia di toccarla e di essere toccato. Così, una di quelle albe dall'erezione pazzesca e relativa voglia di sborrare, approfittando del fatto che dormivamo nella stessa camera, mi infilai piano piano nel suo letto. Marisa dormiva di fianco e mi dava le spalle. Scoperta, perchè era estate e faceva caldo. Indossava una canottierina succinta e un paio di slip rosa. Faceva un odore di femmina che mi eccitava oltre modo.
Inizialmente mi acquattai ai suoi piedi, carnosi e odorosi, le facevo un po' il solletico per svegliarla. Ma lei, a parte spostare le gambe, continuava a dormire. Così mi girai dalla testa, la abbracciai stringendomi col torace alla sua schiena, le misi le mani sulle tette e iniziai a strusciarle il cazzo duro ancora dentro i pantaloncini del pigiama, sul suo culo avvolto nelle mutandine rosa, mimando la penetrazione.
Marisa mi lasciò fare, senza minimamente dare segni di fastidio. Non so se lo faceva per pigrizia, farmi contento o forse le piaceva, fatto sta che con lo sfregamento dopo poco, e per l'enorme eccitazione, me ne venni dentro il pigiama. Anche in questo caso senza che lei minimamente si scandalizzasse. Ma non mi bastava.
Allora mi feci più sfacciato. Mi avvicinai all'orecchio e le sussurrai: “Mari...o Mari...me la metti una mano dentro i pantaloncini?”
Marisa continuava a non dare segni di vita. Io la incalzai: “Dai Mari...me lo tocchi un pochettino?...ti prego!”. Nulla. Poi, con mio enorme stupore, ma soprattutto immenso piacere, dopo qualche minuto spostò pigramente il braccio verso di me e entrò la mano nei pantaloncini. Me lo prese che già era tornato durissimo e iniziò dolcemente a segarmi. Io per la goduria iniziai a vedere le stelle. La sua mano che stringeva il mio cazzo duro era il sogno che si realizzava, peraltro senza troppo faticare. Abbracciato a lei,in quella posizione, mi fece una sega stupenda. In crescendo. Sborrai da matto nuovamente.
Marisa, con la voce impastata dal sonno: “Adesso mi lasci dormire in pace?...ho sonno ed è ancora presto...dai,vai nel tuo letto che fa pure caldo...”
Io, oramai privo di qualsivoglia freno inibitorio: “Si...ma prima me la fai vedere la fica?
Marisa, girandosi e posizionandosi di pancia: “Uffaaa...ma non ti basta? Ti ho già fatto venire due volte...basta adesso!”
Io: “Dai Mari...daiii...ti prego...mi piace troppo...ti prego ti prego!!”
Marisa sbuffò. Ci pensò un po'. Poi mi sorrise e mi fece: “Toglimi tu le mutandine se ce la fai”
Non me lo feci dire un'altra mezza volta, piano piano gliele sfilai. Per la prima volta vedevo una fica vera e non in foto o video. Mamma mia quant'era bella. Pelo riccio e nero che ne nascondeva le piccole labbra chiuse. Il cazzo mi tornò prepotentemente a rigonfiare i pantaloncini del pigiama.
Io:”Te la posso toccare un po'?”. Marisa, con aria quasi di rassegnazione, annuì con un cenno di mano. Così iniziai ad accarezzargliela dolcemente. Era una sensazione bellissima. Mi venne spontaneo baciarla e sentirne l'odore. Il mio cazzo sempre più duro era pronto a ripartire all'azione.
Quindi, mi tolsi i pantaloncini, mi posizionai in mezzo le sue gambe e per istinto primordiale feci per appoggiarle sopra il glande scoperto per penetrarla, quando lei mi fermò bruscamente:”Che fai!!??”
Io: “Scopare...voglio imparare a scopare...dai Mari!”
Marisa: “Ma sei pazzo? Scopare con te...mio cugino?...non se ne parla nemmeno!...fino a quando sono seghe, va bene...quelle che vuoi...ma di scopare no! Sono vergine e la mia verginità non la voglio perdere con te!”
Io: “Ma anche io sono vergine, Mari...dai...perdiamola assieme la verginità, tanto chi se ne accorge?”
Marisa. “Assolutamente no! Con te no! La voglio perdere con il mio ragazzo...quando lo avrò...Però posso farti un giochino che assomiglia alla scopata, basta che non rompi più!”
Così, alzò le gambe. Le piegò congiungendo i piedi in modo da formare una fessura a forma proprio di figa e sorridendomi mi disse: “Dai...infilaci il cazzo dentro e scopami tra i piedi!”.
Lo feci immediatamente. Tenendo con le mani i suoi bei piedi carnosi, infilai il cazzo in quella fica virtuale e iniziai a scopare. La sbattevo con un crescendo da farle tremare le gambe ed il letto, gemendo di piacere:”E' bellissimo Mari...si...si...è bellissimo!!...godo, Mari...godo...godoooo!!”. E la irrorai di sborra fino ai capelli.
Seguirono altre mattine come quelle. Solo che a me, su questo terreno soprattutto, quando mi si da il dito, io mi prendo tutto il braccio. Marisa era bella e disponibile. Mi arrapava da morire, perchè potessi accontentarmi solo di quei bellissimi risvegli mattutini. Così per i miei assalti sessuali approfittai pure delle pennichelle dopo pranzo, quando restavamo soli in casa,. Ma di scopare non se ne parlava. Niet. Era irremovibile.
Un pomeriggio entrai all'improvviso nella doccia mentre Marisa era di spalle. Inizialmente si spaventò, poi mi vide e si lasciò toccare tette, culo e fica. Si divertì pure ad insaponarmi mentre mi strusciavo col cazzo duro tra le sue cosce. Tentai ancora una volta la penetrazione, ma non appena la mia cappella sfiorò le labbra della sua fica si ritrasse e mi bloccò. “Allora sei duro di comprendonio!” mi disse ridendo. “Ma io ho voglia, Mari...sto impazzendo!” le risposi.
Allora pensò di accontentarmi, prima con la mano, poi, inginocchiandosi, con la bocca. Fu un pompino bellissimo. Prima me lo leccò tutto, aiutandosi con la mano, poi lo succhiò prima dolcemente e poi sempre più velocemente. Sul più bello rallentò e tornò dolce, per poi riprendere velocità e vigore fino a farmi sborrare tipo vulcano.
Poi un pomeriggio, dopo svariati “attacchi” sempre a vuoto, ci fu la svolta che mai mi sarei atteso, ma che tanto speravo. Quel giorno Marisa rientrò a casa particolarmente euforica. Era stata tutta la mattina in giro con alcune amiche e avevano esagerato con la birra. Era sudata ed accaldata. Quando entrò in camera, mi vide impegnato al computer e mi fa ridendo: “Pornazzo vero? Proprio non ti sazi mai?”. Non le risposi, mi misi a ridere pure io. Si sedette sul letto e si tolse le scarpe da ginnastica. In un attimo una puzza di piedi invase la stanza. Marisa ridendo mi fece:”Fragranze d'oriente, vero?”.
A quel punto staccai gli occhi dal monitor, mi voltai verso di lei e le risposi : “Ci credo da stamattina che ce le hai ai piedi...con questo caldo poi”. Poi improvvisamente notai che mi guardava strana. Accennò un sorriso beffardo e mi fece: “Ci stai se facciamo un gioco...diciamo così...a premi?”
Io:”Che gioco?”
Marisa: “Ecco...se tu mi lecchi i piedi adesso...così, sudati e puzzolenti...io per premio mi lascio scopare, ci stai?”. Sbuffò a ridere convinta che mai avrei accettato una cosa simile.
Ma io la spiazzai: “Si...ci sto!”
Marisa: “Ma che stai dicendo? Davvero?...ma che schifo!” E rise.
Non le diedi tempo di proferire altro. Mi alzai dalla postazione pc. Mi sedetti accanto a lei sul letto. Le presi un piede e cominciai a leccarlo. Effettivamente era umido di sudore, non avendo usato calzini, e faceva una puzza tremenda. Ma la voglia di realizzare un sogno inseguito da tanto, mi fece sembrare quei piedi sudati un cono gelato al pistacchio. Marisa, intanto, mi guardava stupefatta e in parte divertita. Glieli leccai entrambi, perfettamente, lungamente e con attenzione a non lasciare un solo millimetro di pelle non esplorato dalla mia lingua. Poi soddisfatto e col cazzo in tiro le dissi: “Fatto! Adesso voglio il premio come mi hai promesso!”
Marisa, tentando un'ultima disperata difesa: ”Ma sono sudata pure li...fa puzza!”
Io: “Tranquilla...dopo aver sopportato i tuoi piedi...posso sopportare la tua fica...anzi non vedo l'ora di farlo!”
Quindi si arrese. Così l'aiutai a togliere gli short e le mutandine. Appena gliela vidi nuda, mi venne istintivo baciarla e leccarla. Poi le allargai le cosce, mi stesi su di lei e iniziai a penetrarla.
Marisa preoccupata mi fa:”Ti prego...stai attento però...non voglio rimanere incinta...di mio cugino poi!”
Appena entrai la sola cappella, con lo sfregamento e l'enorme eccitazione, sentii il bisogno di sborrare subito. Così lo uscii velocemente e venni sul suo ventre. A quel punto Marisa mi fa: “Ok, va bene così....promessa mantenuta”
Io: “Eh no...no...non sono andato fino in fondo...sono troppo eccitato...ora mi calmo e riprendo!”
Il cazzo mi tornò duro in un nanosecondo. La feci distendere di nuovo. Mi ci ributtai sopra e glielo infilai nella fica piano piano, ma con decisione, fino in fondo. Marisa lanciò un gridolino di dolore, l'avevo appena deflorata, poi sottostò con piacere alle mie scopate, raccomandandomi sempre di non venirle dentro.
Fu una scopata fantastica. Era la prima volta per entrambi. Ed io mi comportati come se l'avessi già fatto chissà quante altre volte. Fu l'istinto mascolino ad indirizzarmi. Così quando sentì la necessità di sborrare, lo uscii rapidamente e venni con una copiosa quantità di sborra ancora sul suo ventre.
Finalmente, sogno realizzato. Ma siccome non mi bastava mai, lo facemmo di nuovo. Stavolta volli provare la posizione alla pecorina, come vidi in alcuni video porno. Marisa acconsentì e io non persi tempo a prenderla da dietro. Stavolta fu più bella, perchè mi fu più facile penetrare la fica ormai sverginata e ad arrivare all'orgasmo fu pure lei.
Poi arrivò il naturale momento in cui le seghe non mi bastarono più. Iniziai a sognare, ma soprattutto, a progettare di farmele fare. Fu così che presi di mira una mia cugina un paio di anni più grande di me che per motivi di studio, un periodo, si stabilì in casa mia. Era bella Marisa. Lo è ancora, sia chiaro. Capelli lunghi neri e ricci, occhi felini, bocca carnosa, belle tette, leggermente sovrappeso, ma un corpo dalle curve da sballo. Inizialmente la spiavo quando si cambiava, quando faceva la doccia. Poi a guardarla e segarmi non ce la facevo più. Avevo una gran voglia di toccarla e di essere toccato. Così, una di quelle albe dall'erezione pazzesca e relativa voglia di sborrare, approfittando del fatto che dormivamo nella stessa camera, mi infilai piano piano nel suo letto. Marisa dormiva di fianco e mi dava le spalle. Scoperta, perchè era estate e faceva caldo. Indossava una canottierina succinta e un paio di slip rosa. Faceva un odore di femmina che mi eccitava oltre modo.
Inizialmente mi acquattai ai suoi piedi, carnosi e odorosi, le facevo un po' il solletico per svegliarla. Ma lei, a parte spostare le gambe, continuava a dormire. Così mi girai dalla testa, la abbracciai stringendomi col torace alla sua schiena, le misi le mani sulle tette e iniziai a strusciarle il cazzo duro ancora dentro i pantaloncini del pigiama, sul suo culo avvolto nelle mutandine rosa, mimando la penetrazione.
Marisa mi lasciò fare, senza minimamente dare segni di fastidio. Non so se lo faceva per pigrizia, farmi contento o forse le piaceva, fatto sta che con lo sfregamento dopo poco, e per l'enorme eccitazione, me ne venni dentro il pigiama. Anche in questo caso senza che lei minimamente si scandalizzasse. Ma non mi bastava.
Allora mi feci più sfacciato. Mi avvicinai all'orecchio e le sussurrai: “Mari...o Mari...me la metti una mano dentro i pantaloncini?”
Marisa continuava a non dare segni di vita. Io la incalzai: “Dai Mari...me lo tocchi un pochettino?...ti prego!”. Nulla. Poi, con mio enorme stupore, ma soprattutto immenso piacere, dopo qualche minuto spostò pigramente il braccio verso di me e entrò la mano nei pantaloncini. Me lo prese che già era tornato durissimo e iniziò dolcemente a segarmi. Io per la goduria iniziai a vedere le stelle. La sua mano che stringeva il mio cazzo duro era il sogno che si realizzava, peraltro senza troppo faticare. Abbracciato a lei,in quella posizione, mi fece una sega stupenda. In crescendo. Sborrai da matto nuovamente.
Marisa, con la voce impastata dal sonno: “Adesso mi lasci dormire in pace?...ho sonno ed è ancora presto...dai,vai nel tuo letto che fa pure caldo...”
Io, oramai privo di qualsivoglia freno inibitorio: “Si...ma prima me la fai vedere la fica?
Marisa, girandosi e posizionandosi di pancia: “Uffaaa...ma non ti basta? Ti ho già fatto venire due volte...basta adesso!”
Io: “Dai Mari...daiii...ti prego...mi piace troppo...ti prego ti prego!!”
Marisa sbuffò. Ci pensò un po'. Poi mi sorrise e mi fece: “Toglimi tu le mutandine se ce la fai”
Non me lo feci dire un'altra mezza volta, piano piano gliele sfilai. Per la prima volta vedevo una fica vera e non in foto o video. Mamma mia quant'era bella. Pelo riccio e nero che ne nascondeva le piccole labbra chiuse. Il cazzo mi tornò prepotentemente a rigonfiare i pantaloncini del pigiama.
Io:”Te la posso toccare un po'?”. Marisa, con aria quasi di rassegnazione, annuì con un cenno di mano. Così iniziai ad accarezzargliela dolcemente. Era una sensazione bellissima. Mi venne spontaneo baciarla e sentirne l'odore. Il mio cazzo sempre più duro era pronto a ripartire all'azione.
Quindi, mi tolsi i pantaloncini, mi posizionai in mezzo le sue gambe e per istinto primordiale feci per appoggiarle sopra il glande scoperto per penetrarla, quando lei mi fermò bruscamente:”Che fai!!??”
Io: “Scopare...voglio imparare a scopare...dai Mari!”
Marisa: “Ma sei pazzo? Scopare con te...mio cugino?...non se ne parla nemmeno!...fino a quando sono seghe, va bene...quelle che vuoi...ma di scopare no! Sono vergine e la mia verginità non la voglio perdere con te!”
Io: “Ma anche io sono vergine, Mari...dai...perdiamola assieme la verginità, tanto chi se ne accorge?”
Marisa. “Assolutamente no! Con te no! La voglio perdere con il mio ragazzo...quando lo avrò...Però posso farti un giochino che assomiglia alla scopata, basta che non rompi più!”
Così, alzò le gambe. Le piegò congiungendo i piedi in modo da formare una fessura a forma proprio di figa e sorridendomi mi disse: “Dai...infilaci il cazzo dentro e scopami tra i piedi!”.
Lo feci immediatamente. Tenendo con le mani i suoi bei piedi carnosi, infilai il cazzo in quella fica virtuale e iniziai a scopare. La sbattevo con un crescendo da farle tremare le gambe ed il letto, gemendo di piacere:”E' bellissimo Mari...si...si...è bellissimo!!...godo, Mari...godo...godoooo!!”. E la irrorai di sborra fino ai capelli.
Seguirono altre mattine come quelle. Solo che a me, su questo terreno soprattutto, quando mi si da il dito, io mi prendo tutto il braccio. Marisa era bella e disponibile. Mi arrapava da morire, perchè potessi accontentarmi solo di quei bellissimi risvegli mattutini. Così per i miei assalti sessuali approfittai pure delle pennichelle dopo pranzo, quando restavamo soli in casa,. Ma di scopare non se ne parlava. Niet. Era irremovibile.
Un pomeriggio entrai all'improvviso nella doccia mentre Marisa era di spalle. Inizialmente si spaventò, poi mi vide e si lasciò toccare tette, culo e fica. Si divertì pure ad insaponarmi mentre mi strusciavo col cazzo duro tra le sue cosce. Tentai ancora una volta la penetrazione, ma non appena la mia cappella sfiorò le labbra della sua fica si ritrasse e mi bloccò. “Allora sei duro di comprendonio!” mi disse ridendo. “Ma io ho voglia, Mari...sto impazzendo!” le risposi.
Allora pensò di accontentarmi, prima con la mano, poi, inginocchiandosi, con la bocca. Fu un pompino bellissimo. Prima me lo leccò tutto, aiutandosi con la mano, poi lo succhiò prima dolcemente e poi sempre più velocemente. Sul più bello rallentò e tornò dolce, per poi riprendere velocità e vigore fino a farmi sborrare tipo vulcano.
Poi un pomeriggio, dopo svariati “attacchi” sempre a vuoto, ci fu la svolta che mai mi sarei atteso, ma che tanto speravo. Quel giorno Marisa rientrò a casa particolarmente euforica. Era stata tutta la mattina in giro con alcune amiche e avevano esagerato con la birra. Era sudata ed accaldata. Quando entrò in camera, mi vide impegnato al computer e mi fa ridendo: “Pornazzo vero? Proprio non ti sazi mai?”. Non le risposi, mi misi a ridere pure io. Si sedette sul letto e si tolse le scarpe da ginnastica. In un attimo una puzza di piedi invase la stanza. Marisa ridendo mi fece:”Fragranze d'oriente, vero?”.
A quel punto staccai gli occhi dal monitor, mi voltai verso di lei e le risposi : “Ci credo da stamattina che ce le hai ai piedi...con questo caldo poi”. Poi improvvisamente notai che mi guardava strana. Accennò un sorriso beffardo e mi fece: “Ci stai se facciamo un gioco...diciamo così...a premi?”
Io:”Che gioco?”
Marisa: “Ecco...se tu mi lecchi i piedi adesso...così, sudati e puzzolenti...io per premio mi lascio scopare, ci stai?”. Sbuffò a ridere convinta che mai avrei accettato una cosa simile.
Ma io la spiazzai: “Si...ci sto!”
Marisa: “Ma che stai dicendo? Davvero?...ma che schifo!” E rise.
Non le diedi tempo di proferire altro. Mi alzai dalla postazione pc. Mi sedetti accanto a lei sul letto. Le presi un piede e cominciai a leccarlo. Effettivamente era umido di sudore, non avendo usato calzini, e faceva una puzza tremenda. Ma la voglia di realizzare un sogno inseguito da tanto, mi fece sembrare quei piedi sudati un cono gelato al pistacchio. Marisa, intanto, mi guardava stupefatta e in parte divertita. Glieli leccai entrambi, perfettamente, lungamente e con attenzione a non lasciare un solo millimetro di pelle non esplorato dalla mia lingua. Poi soddisfatto e col cazzo in tiro le dissi: “Fatto! Adesso voglio il premio come mi hai promesso!”
Marisa, tentando un'ultima disperata difesa: ”Ma sono sudata pure li...fa puzza!”
Io: “Tranquilla...dopo aver sopportato i tuoi piedi...posso sopportare la tua fica...anzi non vedo l'ora di farlo!”
Quindi si arrese. Così l'aiutai a togliere gli short e le mutandine. Appena gliela vidi nuda, mi venne istintivo baciarla e leccarla. Poi le allargai le cosce, mi stesi su di lei e iniziai a penetrarla.
Marisa preoccupata mi fa:”Ti prego...stai attento però...non voglio rimanere incinta...di mio cugino poi!”
Appena entrai la sola cappella, con lo sfregamento e l'enorme eccitazione, sentii il bisogno di sborrare subito. Così lo uscii velocemente e venni sul suo ventre. A quel punto Marisa mi fa: “Ok, va bene così....promessa mantenuta”
Io: “Eh no...no...non sono andato fino in fondo...sono troppo eccitato...ora mi calmo e riprendo!”
Il cazzo mi tornò duro in un nanosecondo. La feci distendere di nuovo. Mi ci ributtai sopra e glielo infilai nella fica piano piano, ma con decisione, fino in fondo. Marisa lanciò un gridolino di dolore, l'avevo appena deflorata, poi sottostò con piacere alle mie scopate, raccomandandomi sempre di non venirle dentro.
Fu una scopata fantastica. Era la prima volta per entrambi. Ed io mi comportati come se l'avessi già fatto chissà quante altre volte. Fu l'istinto mascolino ad indirizzarmi. Così quando sentì la necessità di sborrare, lo uscii rapidamente e venni con una copiosa quantità di sborra ancora sul suo ventre.
Finalmente, sogno realizzato. Ma siccome non mi bastava mai, lo facemmo di nuovo. Stavolta volli provare la posizione alla pecorina, come vidi in alcuni video porno. Marisa acconsentì e io non persi tempo a prenderla da dietro. Stavolta fu più bella, perchè mi fu più facile penetrare la fica ormai sverginata e ad arrivare all'orgasmo fu pure lei.
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