Schiavo leccapiedi del mio amico 1

di
genere
dominazione

Io e Paolo ci conoscevamo sin da quando eravamo ragazzini, lui di milano aveva una casa con i genitori in liguria dove vivevo io ed eravamo diventati grandi amici. ci univa la passione per la musica e per il mare, passavamo sempre insieme mesi estivi era una amicizia entusiasta e anche affettuosa. era un tipo un po’ strano, molto timido, del tutto incapace con le ragazze, molto goffo, con un difetto di pronuncia evidente e soffriva anche di crisi quasi epilettiche, durante le quali aveva dei veri propri scoppi di rabbia. davo la colpa alla figura della madre, tipica donna possessiva che lo controllava e lo indirizzava su ogni cosa.
Finite le scuole cominciò a lavorare come insegnante, e qualche anno dopo anche io trovai lavoro a milano. i suoi genitori si erano trasferiti a brescia e lui viveva solo in una bella casa a milano, dove era rimasto per lavoro. così quando dovetti trasferirmi la prima cosa che feci fu di chiedergli se poteva ospitarmi pagando l’affitto per una camera dal etto. mi disse di sì felice ed entusiasta. dopo un po’ di convivenza notai che era completamente solo, non aveva amici. il suo modo di fare goffo impacciato e timido era aumentato ancora di più, però con me era sempre affettuoso. era diventato anche parecchio noioso, mi raccontava ogni cosa che aveva fatto, le trame complete dei film che aveva visto andando avanti anche per un’ora, così col tempo cercavo di evitarlo sempre di più anche se vivevamo nella stessa casa. il suo modo di fare nei miei confronti mi suscitava dei dubbi e incertezze, diventataai sempre più affettuoso nei miei confronti, molto appiccicoso, a volte mi salutava accarezzandomi sul viso. istintivamente mi dava fastidio, ma dentro di me provavo una sorta di piacere oscuro nei suoi contatti.
poi avvenne l’inaspettato che capovolse tutto. persi il lavoro, tornare al mio paese significava ammettere una sconfitta bruciante non sapevo cosa fare.
una sera mi feci coraggio. lui era in sala che ascoltava musica profondamente sprofondato nella sua poltrona, i piedi appoggiati su un poggiapiedi. mi avvicinai in piedi e con la voce tremante dissi: “Perdonami ma devo chiederti un grande favore, ma se non vuoi non c’è problema, faccio le valigie e me ne vado”. notai nella penombra che teneva gli occhi chiusi ma che sorrideva leggermente, il suo sorriso un po’ storto e malizioso che aveva sempre. dimmi, chiedi pure disse. “volevo chiederti se posso rimanere a casa tua ma ho perso il lavoro e per adesso non so fino a quando non sono in grado di pagare l’affitto”. lui sorrideva sempre di più. “ma ti ridarò ogni lira non preoccuparti” dissi.
rimase in silenzio. sembrava godersi il momento. “inginocchiati” mi disse. sobbalzai dallo shock: “come? cosa hai detto?”, inginocchiati davanti a me, devo decidere cosa fare. imbarazzato e rosso dalla vergogna mi piegai, mi misi a quattro zampe davanti a lui una cosa che non avrei mai immaginato di fare. ma qualcosa di forte e misterioso mi portò a farlo. Baciami la mano disse lui. non potevo crederci. ma mi avvicinai alla sua mano destra e la bacia delicatamente. non capivo cosa mi succedeva, ma mi trovavo attratto da lui. lui sorrise ancora e poi disse adesso baciami i piedi. Una cappa oscura si avvolse intorno a me. stavo perdendo ogni dignità ma nn riuscivo a fermarmi, qualcosa mi spingeva. sciolsi le stringhe delle sue scarpe da ginnastica e i suoi piedi con calzini erano davanti alla mia faccia. Mi avvicinai puzzavano leggermente di scarpe da tennis e di calze sudate. un odore che mi avvolse completamente e che mi lasciò inebriato. scoprii che in tutti questi anni in fondo avevo provato attrazione verso di lui, era un bel ragazzo in fondo, bel fisico, scoprii che mi piaceva trovarmi in quella posizione umiliante. cominciai a baciare delicatamente i dorsi dei suoi piedi. poi sempre di più: le punte, le dita, il calcagno, baci fitti e sempre più lunghi. lui si muoveva mostrando piacere.
“Ho preso la mia decisione. potrai restare a casa mia senza pagare ma ti dedicherai completamente al mio servizio. farai la spesa, le pulizie di casa, mi preparerai colazione, pranzo e cena. e tutte le sere profondi massaggi ai miei piedi” Impazzivo dalla vergogna ma anche dal desiderio “sss.. sì paolo farò tutto quello che vuoi”. bravo cagnolino, da adesso sei il mio servo disse.
Ripresi a baciargli i piedi, lui li alzò sul mio viso, le piante sulla mia faccia, piano su e giù, l’odore sempre più forte. baciai e bacia la pianta dei piedi con baci profondi e appassionati. per la prima volta in vita mia mi sentivo al mio posto, era più eccitante di stare con una ragazza. cosa mi stava succedendo? cosa ci stava succedendo?

La mia nuova vita era più o meno così. la mattina mi svegliavo presto per preparare a paolo una abbondante colazione che gli portavo a letto, lui la gustava mentre io gli massaggiavo i piedi, sorrideva compiaciuto. poi andava al lavoro e io passavo la giornata lucidare ogni angolo della casa più volte, era uno specchio, e lucidare tutte le sue scarpe. spesso non resistevo e infilavo la faccia all’interno delle scarpe per odorare il profumo dei piedi. scoprii di eccitarmi molto, il cazzo si induriva come se avessi visto una bella figa.
prima che tornasse dal lavoro preparavo una ottima e abbondante cena, poi mi mettevo di mia iniziativa davanti alla porta di casa con le sue pantofole in ginocchio ad aspettarlo. appena si apriva la porta e metteva i piedi dentro, mi prostravo baciandogli con affetto entrambe le scarpe, toglievo le scarpe e infilavo delicatamente le pantofole ai suoi piedi. dopo cena paolo si metteva comodo in poltrona con i piedi sul poggia piedi e mi comandava di fargli dei lunghi massaggi cosa che io trovavo sempre più eccitante. poi mi ordinava di baciargli i piedi ed era il paradiso. coprivo i suoi piedi con le mie labbra con lunghi baci sopra e sotto senza fine sulle dita sui calcagno sulle piante odorose . a volte mi ordinava di sdraiarmi a pancia in su e mi metteva i piedi sul viso muovendoli su e giù, massaggiandoseli sulla mia faccia come fossi uno zerbino. avevo il cazzo duro ma non osavo toccarmelo. per qualche motivo pensai che anche lui dovesse avercelo duro. altre volte mi ordinava di riempirgli la vasca da bagno. mentre l’acqua scendeva gli toglievo le calze e gli baciavo a fondo i piedi fino a quando una sera mi comandò di leccarli. ero interdetto, ma poi obbedì. fu stupendo. i piedi erano salati di sudore, l’umiliazione era fortissima, ridotto come un cane di merda, leccavo tale dita lo sporco e lo ingoiato, poi leccavo con lunghe passate le piante e succhiavo a lungo i calcagni. lui mi infilava con forza i piedi in bocca e io dovevo succhiarli a lungo quasi soffocando ma godendo tantissimo. cosa ero diventato? un frocio? un cane leccapiedi? perché aveva tanto potere su di me?
ma era solo l’inizio…

scritto il
2021-11-04
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