Vacanza sullo yacht (parte 13)
di
Kugher
genere
sadomaso
Le frustate scossero Marta che superò la nuova soglia sulla cui porta era stata messa dai Padroni.
Fu come quando, alla guida di un’auto, improvvisamente ci si rende conto di essersi appisolati per una frazione di secondo e la reazione è immediata.
Così si precipitò in avanti e, invece di baciare semplicemente, si mise a leccare quei piedi per lei nuovi ma che rappresentavano una vecchia esigenza della sua anima che doveva solo essere scoperta.
Leccò bene e con nuovo piacere quei piedi che stavano calpestando suo marito come uno zerbino.
Si rese conto che, paradossalmente, leccare una persona nuova, non per lei Padrona, la portava ad alimentare e consolidare la sottomissione verso i suoi (loro) Padroni.
Inconsciamente capiva che era un gesto forte quello cui stava dando vita, tuttavia la forza le derivava dall’appartenenza.
Quella donna per lei era strumento per sentirsi schiava di altri.
In quel momento non vi era tempo o spazio per riflessioni fredde ma solo per sensazioni pure, quindi il suo sentire era il frutto di emozioni.
Leccò dorso e lato, sfiorando anche la pelle conosciuta di Andrea.
Fu il contatto con il calore del marito che la calmò, capendo la reazione che aveva avuto e, riacquistata la lucidità, sentì un calore nel ventre.
Con rinnovato piacere si stese sullo scalino più in basso per consentire alla Signora di posare il peso su di lei e scendere.
In quel momento stava servendo i suoi Padroni, non la donna che la stava calpestando.
Abbey, nuova a questa cosa, invece di fare solo un passo, si fermò sul corpo della ragazza stesa, anche lei un po’ frastornata dalle nuove sensazioni.
Nessuno le fece fretta e restò su qualche secondo nel corso dei quali guardò prima il viso della schiava sotto di lei e poi il rassicurante sorriso di Lia che, tenendole la mano, la aiutava con l’equilibrio.
Michael era pesante e, come invitato dagli amici, trattò quei ragazzi per quello che erano.
Scese pesantemente sullo schiavo facendogli male. Gli fece un po’ impressione calpestare un uomo ma già guardava la ragazza inginocchiata davanti.
Non aveva istinti dominanti, ma la situazione era intrigante, anche perché sapeva che stava in piedi sopra il marito della giovane davanti a lui e che si apprestava a togliergli le scarpe.
Lia diede un colpo di frustino a Marta quando Michael le fece notare che alla moglie aveva leccato i piedi mentre a lui solo un bacio timido.
Il frustino costituiva sempre un ottimo invito e si precipitò a soddisfare l’uomo.
Benchè nemmeno lui fosse un dominante, aveva deciso di gustare ogni istante di quella nuova esperienza.
Quando la schiava fu pronta, scese su di lei, senza prestare cura, e si soffermò sopra gustandosi il bel corpo sotto i piedi e l’espressione di gran dolore per il suo peso.
“Sono forti i vostri schiavi”.
I Padroni trassero piacere dalla prova cui era sottoposta la ragazza, osservando la sua espressione e senza invitare l’ospite a scendere ma, anzi, intrattenendo conversazione.
“Da anni vengono calpestati ed utilizzati quali tappetini.”
Marta era rossa dallo sforzo e tratteneva il respiro che riprese ad entrare tutto di colpo quando, finalmente, l’ospite scese.
Per riprendersi, si mise un attimo in posizione fetale ma con un colpo del piede venne invitata da Lia a prepararsi per accogliere il Padrone, già in piedi su suo marito.
Fu come quando, alla guida di un’auto, improvvisamente ci si rende conto di essersi appisolati per una frazione di secondo e la reazione è immediata.
Così si precipitò in avanti e, invece di baciare semplicemente, si mise a leccare quei piedi per lei nuovi ma che rappresentavano una vecchia esigenza della sua anima che doveva solo essere scoperta.
Leccò bene e con nuovo piacere quei piedi che stavano calpestando suo marito come uno zerbino.
Si rese conto che, paradossalmente, leccare una persona nuova, non per lei Padrona, la portava ad alimentare e consolidare la sottomissione verso i suoi (loro) Padroni.
Inconsciamente capiva che era un gesto forte quello cui stava dando vita, tuttavia la forza le derivava dall’appartenenza.
Quella donna per lei era strumento per sentirsi schiava di altri.
In quel momento non vi era tempo o spazio per riflessioni fredde ma solo per sensazioni pure, quindi il suo sentire era il frutto di emozioni.
Leccò dorso e lato, sfiorando anche la pelle conosciuta di Andrea.
Fu il contatto con il calore del marito che la calmò, capendo la reazione che aveva avuto e, riacquistata la lucidità, sentì un calore nel ventre.
Con rinnovato piacere si stese sullo scalino più in basso per consentire alla Signora di posare il peso su di lei e scendere.
In quel momento stava servendo i suoi Padroni, non la donna che la stava calpestando.
Abbey, nuova a questa cosa, invece di fare solo un passo, si fermò sul corpo della ragazza stesa, anche lei un po’ frastornata dalle nuove sensazioni.
Nessuno le fece fretta e restò su qualche secondo nel corso dei quali guardò prima il viso della schiava sotto di lei e poi il rassicurante sorriso di Lia che, tenendole la mano, la aiutava con l’equilibrio.
Michael era pesante e, come invitato dagli amici, trattò quei ragazzi per quello che erano.
Scese pesantemente sullo schiavo facendogli male. Gli fece un po’ impressione calpestare un uomo ma già guardava la ragazza inginocchiata davanti.
Non aveva istinti dominanti, ma la situazione era intrigante, anche perché sapeva che stava in piedi sopra il marito della giovane davanti a lui e che si apprestava a togliergli le scarpe.
Lia diede un colpo di frustino a Marta quando Michael le fece notare che alla moglie aveva leccato i piedi mentre a lui solo un bacio timido.
Il frustino costituiva sempre un ottimo invito e si precipitò a soddisfare l’uomo.
Benchè nemmeno lui fosse un dominante, aveva deciso di gustare ogni istante di quella nuova esperienza.
Quando la schiava fu pronta, scese su di lei, senza prestare cura, e si soffermò sopra gustandosi il bel corpo sotto i piedi e l’espressione di gran dolore per il suo peso.
“Sono forti i vostri schiavi”.
I Padroni trassero piacere dalla prova cui era sottoposta la ragazza, osservando la sua espressione e senza invitare l’ospite a scendere ma, anzi, intrattenendo conversazione.
“Da anni vengono calpestati ed utilizzati quali tappetini.”
Marta era rossa dallo sforzo e tratteneva il respiro che riprese ad entrare tutto di colpo quando, finalmente, l’ospite scese.
Per riprendersi, si mise un attimo in posizione fetale ma con un colpo del piede venne invitata da Lia a prepararsi per accogliere il Padrone, già in piedi su suo marito.
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