Io e mia madre
di
AASD43
genere
incesti
Mia madre era chinata sul lavabo del bagno e si stava lavando i denti. La porta era socchiusa quel tanto che bastava per spiarla. Indossava un baby doll rosa pallido molto trasparente che lasciava vedere molto bene le sue forme: due tette ben in piedi con due grandi capezzoli, due natiche sode da urlo e due gambe da attrice cinematografica. E sotto non inossava nè slip nè reggiseno. Era completamente nuda. E i seni si muovevano al ritmo dello spazzolino da denti in sincronia con le natiche.
Avevo come al solito il cazzo durissimo che tirava. Quando vedevo mia madre in desabillé era sempre la solita solfa. E con la mente fantasticavo mentre la mano destra scendeva sull’uccello per segarmelo pensando a lei e a tutte le posizioni sessuali che potevamo assumere. D’altronde non avevo il coraggio di dirle che mi piaceva da impazzire e che volevo chiavarla assolutamente. Credo che mi stessi innamorando di lei.
Mio padre era morto sei mesi prima per un grave incidente stradale e noi eravamo rimasti soli.
Avevo all’epoca diciassette anni e mia madre trentasette. Lei non aveva nessun uomo e pareva non le importasse nulla del sesso. Viceversa a me si erano scatenati gli ormoni e l’uccello mi tirava da impazzire.
Ogni giorno mi ritrovavo a pensare in che modo farglielo capire o trovare il modo di dirglielo direttamente, ma quando stavo per iniziare il discorso mi sentivo frenato e tornavo sempre al punto di partenza.
Una sera, mentre ci accingevamo a cenare, ebbi un’idea. Perché non lasciar cadere una forchetta e guardare le cosce di mia madre? Detto e fatto: la forchetta cadde sul pavimento e io mi chinai. Rimasi scioccato: era senza mutande e a gambe divaricate.
Naturalmente il cazzo cominciò a tirarmi ma ci ragionai su.
Pensai: lo ha fatto apposta? E se sì, perché? Le donne ne sanno una più del diavolo, è vero, ma in questo caso?
Visto che era caduto un silenzio totale, a un certo punto mia madre di disse: “Ma come sei serio, c’è qualcosa che non va?”. “No, no, va tutto bene” - “Ma mi piacerebbe sapere come mai sei senza mutande”. “Perché ho deciso di far l’amore con te” - Ti va l’idea? “Cosa credi, che non abbia capito che ti piaccio? Che a ogni piè sospinto mi spii, che ti fai un sacco di seghe ecc.
Mi alzai in piedi, la presi in braccio, la baciai sulla bocca e le nostre lingue si intrecciarono e la portai in camera da letto. Iniziai a spogliarla con foga e lei mi disse: non avere fretta: facciamo durare questi momenti.
Avevo come al solito il cazzo durissimo che tirava. Quando vedevo mia madre in desabillé era sempre la solita solfa. E con la mente fantasticavo mentre la mano destra scendeva sull’uccello per segarmelo pensando a lei e a tutte le posizioni sessuali che potevamo assumere. D’altronde non avevo il coraggio di dirle che mi piaceva da impazzire e che volevo chiavarla assolutamente. Credo che mi stessi innamorando di lei.
Mio padre era morto sei mesi prima per un grave incidente stradale e noi eravamo rimasti soli.
Avevo all’epoca diciassette anni e mia madre trentasette. Lei non aveva nessun uomo e pareva non le importasse nulla del sesso. Viceversa a me si erano scatenati gli ormoni e l’uccello mi tirava da impazzire.
Ogni giorno mi ritrovavo a pensare in che modo farglielo capire o trovare il modo di dirglielo direttamente, ma quando stavo per iniziare il discorso mi sentivo frenato e tornavo sempre al punto di partenza.
Una sera, mentre ci accingevamo a cenare, ebbi un’idea. Perché non lasciar cadere una forchetta e guardare le cosce di mia madre? Detto e fatto: la forchetta cadde sul pavimento e io mi chinai. Rimasi scioccato: era senza mutande e a gambe divaricate.
Naturalmente il cazzo cominciò a tirarmi ma ci ragionai su.
Pensai: lo ha fatto apposta? E se sì, perché? Le donne ne sanno una più del diavolo, è vero, ma in questo caso?
Visto che era caduto un silenzio totale, a un certo punto mia madre di disse: “Ma come sei serio, c’è qualcosa che non va?”. “No, no, va tutto bene” - “Ma mi piacerebbe sapere come mai sei senza mutande”. “Perché ho deciso di far l’amore con te” - Ti va l’idea? “Cosa credi, che non abbia capito che ti piaccio? Che a ogni piè sospinto mi spii, che ti fai un sacco di seghe ecc.
Mi alzai in piedi, la presi in braccio, la baciai sulla bocca e le nostre lingue si intrecciarono e la portai in camera da letto. Iniziai a spogliarla con foga e lei mi disse: non avere fretta: facciamo durare questi momenti.
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