Mi scopo mia figlia G. (parte III)

di
genere
incesti

Fu solo quando le immagini della Giulia che cresceva facendosi sempre più bella si sovrapposero sfumando sulla immagine di lei che, stordita e quasi denudata si lasciava masturbare dal ragazzo, che il mio cazzo prese a drizzarsi ed io infilai la mano nei pantaloni e iniziai a menarmelo con foga. Stavo resistendo da un po', aiutato dallo stordimento dato dagli eccessi delle sostanze prese e dall'imbarazzo della situazione che mi tennero bloccato, ma una volta lasciatomi vincere dal più selvaggio e potente dei richiami, quello della figa, non potei più fermarmi e mi misi a dare dei decisi colpi di polso che facevano vibrare il mio cazzo dentro i pantaloni. Non sapevo dove volesse arrivare Andrea ma ormai non me ne importava più, non me ne feci più un problema, ora mi era montata solo una grande rabbia verso quell'idiota che scopertosi eccitato per la curiosa ed equivoca situazione era riuscito a farmi perdere la testa. Il compagno di mia figlia aveva sciolto tutti quei legacci morali ed etici che avevano tenuto a freno quelle pulsioni a cui mi pareva abominevole e raccapricciante anche solo pensare. E adesso che era appunto riuscito a farmi sciogliere l'imbarazzo e il pudore, non potevo più fermarmi. Adesso desideravo Giulia. La desideravo come mai prima, o come l'avevo sempre desiderata senza mai però osare neanche pensarlo. La libidine più depravata stava rompendo gli argini della morale e ormai arreso mi sentii pervaso da un senso di liberazione, perché una volta giustificato dal fatto di essere solo una ''vittima'' della perversione di un altro potei lasciar defluire tutta la mia eccitazione.
Andrea mi sorrise quando mi vide cedere e masturbarmi. Mi sorrise eccitato e soddisfatto come avesse ottenuto quel che voleva; come se si fosse levato lo sfizio di vedere fin dove potesse arrivare questa situazione che lo aveva arrapato fino a mostrarsi il ragazzo perverso e depravato che non immaginavo che fosse. Incrociai il suo sguardo e come se niente fosse continuai a menarmi il cazzo che adesso non era più neanche nascosto, dato che i pantaloni mi erano scesi fino a metà cosce.
Vinta ogni repulsione mi avvicinai a loro due. Giulia stava sempre con gli occhi chiusi, completamente in balia dello stordimento da fumo e rapita dalle dita del ragazzo che le frugavano la fica. Io presi ad accarezzarle le tette, senza smettere di smanettarmi la verga che intanto aumentava di lunghezza e durezza. Gliele accarezzavo e palpavo godendo della loro freschezza e morbidezza e l'idea che fossero le tette di mia figlia ormai non faceva che eccitarmi ancora di più. Così come aumentò l'eccitazione quando, vedendole tastate libidinosamente, mi venne alla mente la prima volta che notai sorpreso che le erano cresciute. Quando gliele sbirciai sotto il costume a due pezzi che sfoggiò una mattina in una spiaggia della Romagna a quattordici anni. Chissà anche allora che voglia ebbi di palpargliele per bene, e che voglia di abbracciarmela forte per farle sentire che cazzo duro mi montava dentro il costume da bagno. Pensieri che allora non osavo formulare ma che quella sera mi fluttuavano ormai liberi in mente.

Notai che Giulia gradiva le mie palpate (ovviamente senza che sapesse di chi fossero) oltre alle dita di Andrea che le entravano di continuo nella fica. Mugolava, ansimava e si ondeggiava biascicando un ''sì, oooh sì...'' e ruotando lentamente la testa da un verso e dall'altro. Mi montò una forte gelosia tutto a un tratto quando, tornando a posare lo sguardo sulle sue mutandine, vidi sia il tessuto di cotone che le dita di Andrea impregnati dal liquido del suo godimento. E allora, con fare deciso, gli afferrai il polso e allontanai la sua mano dalla fica di mia figlia, e con un'espressione severa incrociai il suo sguardo.
Ce l'avevo con quel porco depravato per quello che mi stava portando a fare, ma allo stesso tempo ero così eccitato che nulla mi avrebbe fatto desistere dalla voglia che ormai mi aveva assalito, irresistibile, di scoparmi mia figlia!
Nemmeno la presenza di mia moglie, a quel punto, sarebbe servita a bloccarmi dall'intenzione di infilare la nerchia dura che mi pulsava tra le gambe, nella fica rosa e fresca di nostra figlia. Anzi, l'immaginare sua madre lì sulla porta intenta a fissare inorridita noi tre non fece che far sussultare di più il mio cazzo ormai teso all'inverosimile. E così indicai ad Andrea che doveva farsi da parte, e lui si ritirò in un angolo della poltrona a due posti.
Il mio fare lo spiazzò, la mia reazione al suo giochetto lo stava sconvolgendo ed eccitando e allora infilò le dita bagnate degli umori di Giulia nei pantaloni e si masturbò mentre io, senza più alcun freno, divaricai le cosce di mia figlia cingendo i suoi polpacci ai miei fianchi e mi preparai ad infilarle in fica il mio cazzo. Lei, sempre mezza stordita, dopo essere stata privata della mano del ragazzo si portò la propria a titillarsi il clitoride col pollice e a penetrarsi con indice medio e anulare, che in breve uscirono lucidi di umori vaginali.
Ero sul punto di infilarle il cazzo nella fica. Ero eccitatissimo e col respiro affannato ma mi bloccai in un momento di raziocinio ed ebbi la forza di realizzare che era necessario un minimo di cautela per evitare che destandosi mi vedesse; che vedesse suo padre scoparla senza ritegno. Allora ordinai a bassa voce ad Andrea di prendermi una benda, qualcosa per coprirle gli occhi. Glielo dissi biascicando. Un po' per una sorta di vergogna, per una tortuosa forma di rispetto e delicatezza verso Giulia e un po' per via dell'alcol tracannato. Lui girò un po' per la cucina, era eccitato e irrequieto e preso dalla frenesia non trovava nulla che servisse allo scopo, io spazientito gli indicai uno strofinaccio buttato nell'acquaio e ripiegandolo più volte lo resi una benda che le passai attorno alla testa coprendogli gli occhi e parte delle guance arrossate dal bere.
Quando mi chinai su di lei per bendarla avevo il respiro affannato per l'eccitazione e le alitai in faccia il mio fiato fatto di birra, liquore e dell'erba fumata, poi le fermai la testa premendo sulla mandibola, le labbra le si sporsero e io la baciai poggiandoci le mie e le infilai la lingua in bocca e la strusciai un po' alla sua che inconsciamente rispose muovendola incontro alla mia, aveva il mio stesso sapore di alcol e fumo. Avevo slinguato con mia figlia con la foga di un allupato, risucchiandole lingua e saliva mentre dirigevo il mio cazzo dentro la sua fica. Prima di entrarle dentro mi volli godere quegli attimi premendo la cappella, grossa e dura quanto un'albicocca, contro le sue grandi labbra che erano turgide, gonfie e irrorate dai liquidi vaginali. Poi cercando di gustarmi appieno quel magico momento spinsi lentamente ma inesorabilmente il mio cazzo nella fregna bagnatissima della mia bella figliola e una volta entrata la cappella spinsi col bacino penetrando con l'asta, carnosa e pulsante, fin nel suo ventre caldo.
Diedi un ritmo regolare ai miei colpi di anca e sentii il cazzo farsi avviluppare dai tessuti caldi e bagnati della sua fica.
Il cazzo penetrava e indietreggiava con un movimento lento e costante ed io godevo nello spingerlo fino in fondo; godevo all'idea che la mia dura cappella le arrivasse fino nelle viscere e anche Giulia godeva soffiandomi in faccia il suo alito, i suoi mugolii e i suoi ansimi e abbracciandomi e sussultando ad ogni penetrazione. Godevamo ogni volta che mi facevo strada in lei fino a far sbattere le mie palle contro i suoi glutei e godevo quando, ad ogni affondo del mio cazzo, la sentivo scuotersi e sentivo le sue unghie premermi sulla carne attraverso la maglietta di cotone.
Continuai a scoparla piegato, addossato su di lei per un tempo che non seppi calcolare e quando sentii approssimarsi la sborrata inarcai la schiena tirandomi su per assestarle i colpi decisivi.
Mi tirai su perché volevo concludere arrivando a infilarglielo dentro il più possibile; arrivando a infilarglielo tutto. E per farlo affondai le dita nel suo culo, afferrandole letteralmente le chiappe e attirando a me il suo bacino che strinsi contro il mio inguine. Così il mio cazzo diede gli ultimi decisi colpi e sfruttando quella posizione che permetteva la massima penetrazione iniziò a liberare una favolosa e generosa sborrata che si esaurì in una lunga serie di spruzzi, tutti nella fica di mia figlia, che mi scaricarono la tensione man mano che rilasciavo il mio seme caldo e vischioso nelle sue viscere.
Giulia fu scossa da fremiti di un intenso e tremendo godimento quando arrivò al culmine del suo orgasmo all'unisono con il mio; con il fiato mozzato nella gola spinse la testa all'indietro premendo la nuca contro il morbido della poltrona, inarcò la schiena e si rilasciò sfinita dal piacere provato. Ancora intontita e in trip per il fumo.

E così quella sera finii per regalare a mia figlia la più intensa scopata mai provata, e finii per essere grato ad Andrea che guardò tutta la scena tra l'eccitato e il geloso nel constatare quanto godette la sua compagna posseduta dal proprio padre. E ad Andrea sarei rimasto grato per sempre; riconoscente per avermi liberato dalla gabbia delle convenzioni morali che avevano sempre condannato e imprigionato certe mie pulsioni, sempre avvertite ma soffocate.
E con la testa che mi pulsava impazzita sfilai il cazzo dalla fica di mia figlia e me ne andai da quella casa e da quella assurda e perversa situazione senza dire una parola. Soddisfatto ed ebbro di eccitazione, euforia, stordimento ma allo stesso tempo percorso da un sottile senso di vuoto e di fiacca che però subito mi si scrollò di dosso e mi abbandonò ringalluzzendomi ad un nuovo immondo pensiero, e cioè che anche Miriam, l'altra mia figlia diciannovenne, si era ormai fatta donna. E mentre mi sistemavo i pantaloni il cazzo ebbe un sussulto all'idea di come rendere possibile una scopata anche con lei.

FINE
scritto il
2022-01-04
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