Gioco di società

di
genere
etero

Sono di Milano e mi chiamo Mark. Agli inizi degli anni 2000 avevo appena compiuto 18 anni e avevo un grandissimo amico d'infanzia che abitava nel mio stesso palazzo che aveva tre mesi meno di me che si chiamava Andrea, ma che chiamavo Andy fin da quando eravamo piccolissimi. Ora, diciottenni (lui quasi) avevamo scoperto l'ultimissimo gioco dei giovani della Milano bene: io mi scopo tua madre e tu la mia. L'idea era molto gradita a tutti e due perchè le nostre madri erano veramente due bellissime fighe. In breve: mia madre, 40enne, era bionda capelli corti con due belle tette (5a misura) due bei capezzoli, un culo da urlo così come le gambe e una bella bocca carnosa da pompini e gli occhi verdi. Quella di Andy, Sarah, 42enne, era mora, occhi azzurri, tette di 4a misura, bel culo sporgente a mandolino e belle gambe. Era necessario concertare molto bene la cosa perchè sulla carta sembrava tutto facile, ma in effetti, analizzandola bene, era zeppa di difficoltà. Considerammo i tempi: erano molti importanti. Dovevamo far collimare quelli nostri con quelli dedicati a circuire le nostre madri e quando uno di noi agiva, l'altro doveva essere impegnato in qualche altra attività e non reperibile facilmente. Dopo aver parlato per circa un'ora e mezza elencando i pro e i contro, decidemmo di iniziare il gioco quella sera stessa. Andy avrebbe riferito alla madre Sarah, scusandosi per non averla informata, che la sera stessa mi aveva invitato a cena. Le telefonò e glielo disse. Lei non era molto contenta ma abbozzò. Raggiunsi casa loro alle 20. Citofonai e Andy mi aprì il portone. Suonai il campanello e mi venne ad aprire Sarah. Le porsi il mazzo di rose che le avevo comprato e lei mi disse che non avrei dovuto disturbarmi perchè ci conoscevamo bene, ci davamo del tu ed eravamo amici, io e Andy, poi, quasi fratelli. Sarah era splendida. Indossava una minigonna nera che le arrivava a metà coscia e una camicetta di raso bianca con tre bottoni slacciati sul davanti; era senza reggiseno e la trasparenza del tessuto lasciava intravedere due grandi capezzoli che una volta succhiati, pensavo, sarebbero diventati più duri e più grandi. La minigonna oltre che corta era molto aderente e le faceva risaltare il culo prominente.
Ci sedemmo a tavola e iniziammo a cenare. Come d'accordo con un nostro amico, il cellulare di Andy alle 21 e 10 iniziò a squillare. Andy rispose e disse: "Ciao Paolo, no no, dimmi.....". Si scusò con noi e andò in cucina. Sarah e io stavamo finendo di cenare ed eravamo alla frutta. Tornò Andy con il viso rabbuiato e triste. "Dovete scusarmi" disse "Devo andare da Paolo perchè ha un grosso problema e non so se riuscirò ad aiutarlo a risolverlo", "Comunque datemi un'ora di tempo e torno". "Vengo con te" - gli risposi. "No, non è necessario. Fai compagnia a mia madre. Ci vediamo fra un po'". Prese chiavi della macchina e chiavi di casa e uscì. Sarah e io rimanemmo soli. Mentre sparecchiava mi chiese: "Come va Mark?" "Come al solito - le risposi - la routine di tutti i giorni e tu?"."Nulla di nuovo sotto il sole, le solite cose quotidiane". Intanto ci dirigevamo verso la cucina e io spingevo un carrello con le stoviglie, i piatti e i bicchieri da lavare. Davanti a me il culo di Sarah ondeggiava durante la camminata e a me iniziavano a venire pensieri osceni. Ci fermammo davanti al lavello e io iniziai a passarle i piatti e le stoviglie che lei mise a bagno. Versò del detersivo nell'acqua e si mise i guanti di gomma. Ora doveva iniziare la sceneggiata. "Sai Sarah, devo dirti una cosa, ma mi manca un po' il coraggio perchè non so come la prenderai". "Cosa c'è, mi incuriosisci". Nel frattempo aveva iniziato a passare i piatti con una spugnetta e il suo culo si spostava al ritmo del lavaggio: destra, sinistra, destra sinistra. Non sapevo come sarebbe andata ma il mio cazzo era diventato gonfio e duro come il marmo. Avevo notato che lei guardava il mio inguine e il rigonfiamento che vedeva non lasciava dubbi sulla sua natura. Prese un altro piatto e lo immerse nell'acqua. Io feci un passo avanti e le appoggiai la mia stanga sul culo. "Mi sono innamorato di te" - le dissi "e da quando mi è capitato sono passati già due mesi e mezzo. Non so cosa mi è successo ma sono tornato come un ragazzino alla prima cotta. Tutte le notti ti sogno. Ti bacio e facciamo l'amore in continuazione: Ti prego, non ce la faccio più: voglio diventare il tuo amante". "Sarah, voglio stringerti e averti tutta per me". E intanto continuavo a baciarla sul collo. Mi fissò e mi rispose mentre si toglieva i guanti: "Che belle cose che mi stai dicendo. Mi fanno molto piacere e mi fai tornare ragazzina quando i miei amichetti mi facevano le dichiarazioni d'amore". "Ma in sostanza, che cosa vorresti da me?". Le dissi di getto: "Far l'amore con te tutti i giorni anche tre o quattro volte". "Ma ci riusciresti?" - mi chiese - "Prova e vedrai" - le risposi. Mi si avvicinò, aderì a me con tutto il corpo, spingendo il suo pube contro il mio cazzo durissimo e mi infilò la lingua in bocca. Mi guardò e iniziò a muovere la lingua come fosse un'anguilla. Le infilai la mano destra sotto la minigonna, salii e le accarezzai la figa. Era un lago di umori. "Hai voglia?" - le chiesi - "Sì, mi rispose, me l'hai fatta venire". "A proposito - mi disse - volevo dirti che mio marito questa sera, come del resto tutti i venerdì sera, non rientra a casa perchè ha la solita riunione di lavoro: deve scopare la sua nuova segretaria. Io non commentai la notizia. "Se vuoi puoi rimanere a dormire". In quel preciso istante squillò il cellulare di Sarah. Era Andy che le comunicava che non se la sentiva di lasciare solo Paolo che stava piangendo e che si sarebbe fermato a dormire da lui. Le cose stavano prendendo la giusta piega. Le disse anche che il mattino dopo sarebbe tornato a casa in tarda mattinata e di non preoccuparsi. Sarah a quel punto mi prese per mano e mi disse: "Vediamo cosa sai fare" e mi portò in camera da letto.
Iniziai con lo sbottonarle la camicetta. I seni proruppero e io mi chinai a succhiarle i capezzoli e a baciarglieli, poi feci scorrere in basso la cerniera della minigonna e le tolsi anche gli slip. Mi sedetti sul letto, la attirai a me e iniziai a leccarle la figa. Lei gemeva e mi diceva: "Dai, chiavami che non ne posso più". Le risposi: "Sdraiati sopra di me e sbattimi la figa in bocca. E ricominciai a leccargliela tutta. E, dopo poco, lei sborrò come uno stallone in calore e mi inondò il viso con i suoi umori.
A Andy non chiesi nulla di come fosse andata con mia madre ma ero abbastanza curioso e mi auguravo che con mia madre avesse combinato almeno la metà di quello che ero riuscito a fare io con la sua. E... due mesi dopo....


CONTINUA





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2022-01-10
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